Sfigato – di Kyle Smith

Questo romanzo riesce ad avere due record negativi ed uno molto positivo, il versante negativo è dato da due punti:

il titolo italiano più stupido e non attinente che mai si sia visto (anche se in materia l’editoria italiana raggiunge sublimi livelli di demenza, avete presente “l’ombra dello scorpione” di stephen king? In realtà si intitola “the stand”, cioè, “la sosta”. Sigh.)

la copertina italiana più brutta che si potesse concepire, così brutta in effetti che fa nascere due ipotesi:

1-     i raccomandati stanno distruggendo il mondo

2-     le cose editrici lo fanno apposta x allontanarti dal romanzo e farti avvicinare a qualche entusiasmante romanzo europeoide dal titolo “tragica morte di un solitario morente mentre fuori piove”

ma se superate la repulsione verso una delle peggiori campagne editoriali mai concepite, allora scoprirete l’unico degno erede del mitico “alta fedeltà” di nick hornby, che con l’ultimo “come diventare buoni” ci ha fatto nascere il dubbio che si fosse completamente rimbambito.

Così, mentre aspettiamo che hornby la smetta con le droghe pesanti o prenda le medicine che deve aver trascurato, e soprattutto dopo dieci anni di cloni indecenti, finalmente possiamo salutarne il migliore discepolo.

Più veloce e cinico della sua controparte inglese, “Sfigato”, titolo reale “love monkey”, ci racconta la vita quotidiana di tom farrell: trentanni e qualcosa, newyorkese, giornalista per una rivista scandalistica che parla di tutto dagli alieni al gossip, e costantemente fermo sulla soglia di qualsiasi decisione.

Non si ama molto ma ama una ragazza col cappotto giallo, la quale però si ostina a stare con un altro (anche se tiene tom sempre sulla corda) e passa il tempo con altre due ragazze, che a giorni alterni apprezzano la sua compagnia o non lo vogliono vedere nemmeno dipinto sui muri.

Fin dall’inizio spiazzante scopriamo il mondo di tom attraverso i suoi occhi. Ci racconta la sua agenda degli impegni, impeccabile e ricca di cose da fare dall’alba al tramonto, e poi ci fa scoprire che sarebbe fantastico fare tutte quelle cose, se solo riuscisse a strisciare fuori dalle coperte prima di mezzogiorno.

Tom ci racconta il suo mondo, a tratti ironico,  spesso cinico e disilluso, segretamente romantico ma sempre indeciso e del resto, quale profonda decisione dovrebbe prendere? Ha un lavoro, una casa, quel minimo di certezze che ti fanno dormire sonni tranquilli.

Che però così tranquilli non sono per Tom, che sente una sottile inquietudine che non sa concretizzare.

Sarà il rapporto frustrante con la sua cosiddetta ragazza? O i rapporti non costruttivi con le altre due ragazze da favola, che sembrano dei riempitivi (per tutti e tre)?

Ma la vita a NY scorre veloce ed il suo mentore, amico di lunga data, gli snocciola perle di saggezza sulle donne e sulla vita, consigli umoristici ed alquanto amorali (ed anche moooolto realistici) mentre tom osserva la variegata fauna umana e le loro nevrosi che lo circonda, sradicando le loro alquanto fragili certezze con la sua pungente ironia, che per fortuna solo noi possiamo sentire.

Per fortuna? Chi lo sa. Quanto assomigliamo a quei genitori che devono costantemente raccontare a chiunque quanto sia bello il loro bambino? Quanto a quella coppia che dopo essersi messa insieme è diventata più nevrotica di prima?

E la vita corre, corre in fretta, mentre accadono cose di gran lunga più grandi di noi, travolgendoci e portandoci a ripensare a quei brevi momenti in cui siamo stati davvero felici ma non ce n’eravamo accorti.

Tom è egoista, ma in un mondo in cui lo sono tutti, è un finto superficiale laddove tutti lo sono per davvero ed è un romantico che deve fingere di non esserlo perché togliersi la maschera e rimanere indifesi è un invito a farsi dare un pugno in faccia dal destino.

“Sfigato” ha questa rara particolarità di partire in tono super brillante ed ironico per poi diventare sottilmente più serio, sottilmente profondo. Prima di fa ridere, poi ridere e riflettere, infine ti fa vedere il riflesso di te stesso in uno specchio. Ed è lì che scopri cosa ti piace di te. E cosa invece decisamente no. E poi magari ti ritrovi davanti ad un parcheggio, a ricordare quel momento in cui sei stato davvero felice.

Niente di epocale nella storia di tom farrel, non ci sono grandi eventi, solo la vita di tutti i giorni le scelte che facciamo e che evitiamo, le piccole e grandi vittorie e sconfitte, raccontate con tagliente ironia con un sottofondo più personale di quanto non si possa immaginare dall’orrenda copertina o dallo demente titolo italiano, proprio come il suo ispiratore Nick hornby, che una volta sapeva raccontarci la nostra vita con una lucidità ed un humour che ci facevano, paradossalmente, pensare un casino.

Kyle Smith è alla sua opera prima e fin qui tutto bene.

Da scoprire!

Voto 8