LIBRI

 

Oggi vi parlo di 3 libri che, a vari livelli, funzionano oppure proprio no.

 

 

I CODICI DEL LABIRINTO di kate Mosse

Come forse vi ho detto, il titolo originale del romanzo è “labyrinth”, ora provate a indovinare xchè da noi inserito la parola “codice”?

In qualche misura il romanzo si inserisce nel filone dell’ormai mitico codice da vinci, ma molto meno di quanto sembri, per un semplice motivo: non si capisce dove l’autrice voglia andare a parare.

La storia è divisa su due livelli paralleli ed in teoria destinati ad incontrarsi. Ma già qui c’è un primo problema: non solo le due storie sono pressochè indipendenti l’una dall’altra, ma al massimo potrebbero costituire l’una il prequel (o sequel) dell’altra.

La prima storia è ambientata nel 1200 e qualcosa e ci parla di una giovane donna , Alais,che vive nella francia in cui gli gnostici hanno libertà di espressione. Solo che la storia inizia quando il papa, con il tatto tipico della chiesa, decide che sarebbe una buona idea accopparli tutti, perché non la pensano come lui. E visto che non è buono a fare le cose da solo, si fa prestare eserciti e materiali dal governo. Non sembra poi così lontano nel tempo, vero?

La ragazza scopre che il padre nasconde un segreto e che qualcuno, tanto per cambiare, è disposto ad uccidere x impadronirsene.

Bene, saltiamo ai giorni nostri. qui incontriamo Alice (notata l’assonanza dei due nomi?), che sta lavorando come volontaria ad alcuni scavi archeologici nella stessa zona in cui viveva Alais. Ed ha delle strane allucinazioni, sogni, tutto l’armamentario di questo tipo di romanzo insomma.

Quando, all’inizio della storia, scopre una certa caverna che non doveva trovare, mette in allarme molte persone, alcune pericolose altre ben disposte, che x vari motivi sono interessati alla caverna.

Ora, qual è il problema?

La parte storica, come tutti i romanzi storici soffre di una dilungata descrittività e della volontà di non arrivare mai al punto. Perché ovviamente di mistero da svelare ne ha un solo ed il resto è descrizione della vita dell’epoca e poi lunghe cavalcate nei boschi mentre i cattivi inseguono i buoni. Ovviamente se il genere storico vi piace, questa parte vi appassionerà molto. Se pensate che a livello di trama serva a qualcosa beh, meno di quello che pensate.

La parte odierna è un ottimo thriller, x quanto di un tipo ben consolidato e codificato; alice trova o riceve strani indizi, i cattivi inseguono, lei scappa, incontra i buoni, va a sbattere contro i cattivi se no la scena finale come la facevi?

Il vero problema del romanzo è una certa prevedibilità: se non siete stati su marte finora, saprete dieci pagine prima quello che accadrà e dopo un po’ non aspetterete altro che vedere cosa si nasconde nella caverna e quale legame c’è tra Alais e Alice. Che poi in pratica voi avete già capito mentre tutti gli altri protagonisti no.

Ma la delusione arriva proprio nella scena finale e attenzione che qui segue uno spoiler, anche se poi tale non è:

su una delle pareti della caverna compare un volto.

Poi, pensate un po’, crolla tutto e chi deve morire muore.

Solo che, arrivati all’ultima pagina non c’è modo di aver capito:

1- cosa c’era nella caverna

2- se alice è una reincarnazione o una discendente

3- se dopo gli eventi lei è diventata una sorta di nuova immortale custode del segreto, quale che esso sia.

E questo non dipende da una qualche forma di complicazione della trama, che anzi è di una linearità quasi banale. No, dipende dal fatto che l’autrice proprio non te lo dice. Di fatto non dice proprio nulla. Che sia perché vuole scrivere il sequel o perchè in cuor suo era convinta di aver creato un alone di mistero poco importa. Si arriva alla fine del romanzo con una sola domanda:

e allora?

Il romanzo è scritto bene e nella parte moderna c’è la sua bella dose di tensione, solo che non arriva da nessuna parte. Forse vuole che siamo noi ad approfondire, nel mondo reale, questo segreto?

Può darsi, ma dovevi renderlo più interessante?

Volevi che scoprissimo la vita degli gnostici nel 12oo? Dovevi renderlo più interessante e senza tante descrizioni di ciotole, piante e boschi.

In conclusione, né brutto né particolarmente brillante.

Voto 6,5

 

DI SANTI E D’OMBRE di christopher golden.

Questo romanzo è la prova che i fumettisti dovrebbero fare solo quello che sanno fare, il che esclude la narrativa. Perché tale è l’origine dell’autore, fumetti del tipo hellboy, serie tv come buffy (e si vede anche troppo), da cui ha attinto idee senza però inventarsene di sue.

Il primo grosso problema è che lungi dall’essere un romanzo è un fumetto senza le immagini. Questo perché la trama è alquanto scontata ( ci sono i buoni, ci sono i cattivi), c’è il solito tentativo tutto fumettoso di ribaltare i concetti ( i buoni dovrebbero essere i cattivi ed invece no e viceversa) il tutto condito con abbondanti dosi di scene così splatter da diventare comiche e che soprattutto, non servono a niente. Se non a riempire le pagine di un romanzo che altrimenti sarebbe stato lungo al massimo 60 non interessantissime pagine.

L’altro problema è che tutta la storia si può riassumere in una sola parola:Angel.

Avete presente la splendida serie “buffy” da cui era poi nato lo spin-off sul vampiro ex cattivo ora buono? Ecco, il protagonista di questo romanzo è un clone di angel, con tanto di background (già pronto per qualche prequel, ovviamente) secolare in cui ha fatto di tutto, come ci tiene a comunicare in partenza.

Anche l’unica nota positiva si perde subito: l’idea sarebbe che il vaticano è il cattivo (molto molto cattivo), ma visto che farsi nemici così pericolosi nella realtà non è una bella cosa, l’autore svicola con un artificio alquanto banale: non sono tutti cattivi, solo alcuni. Che però a quanto pare sono centinaia. Insomma christopher, deciditi, sono cattivi o no?

La struttura di ogni singolo capitolo poi, è una ripetizione ossessiva: entra in scena un personaggio, vediamo la sua vita di ogni giorno, ci annoiamo, il personaggio viene fatto a pezzi.

Oppure si salva, ma non cambia il fatto che tutti i capitoli siano uguali.

A ciò si aggiunge che i buoni sono antipatici, i cattivi sono antipatici e la protagonista femminile è la rappresentazione del concetto di dejà-vù.

Non si può dire che sia un romanzo noioso, lo diventa xchè non c’è niente di nuovo. Inoltre dovrebbe essere la prima parte di una trilogia (tanto x cambiare). La domanda che nasce spontanea è: la  trilogia di che?

Voto 6,5

 

 

LA MAPPA DI PIETRA di James Rollins

E finalmente veniamo a qualcosa che, per lo più , funziona.

Anche questo romanzo si inserisce nel filone “da vinci”, ma almeno segue un’idea sua e sviluppa un concetto molto, molto interessante e che sul finale da di che pensare. Cosa che non accade tutti i giorni, come abbiamo appena visto.

Bisogna dire che in partenza il romanzo lascia un po’ perplessi, perché sembra un riciclone di altri autori, così posizionati:

capitolo 1- clive cussler, che apre ogni romanzo nel passato

capitolo 2- tom clancy, ma anche meglio di lui, con un bel po’ di spionaggio high-tech e azione senza tregua

capitolo 3- il codice da vinci, of course.

Dopo questa stramba apertura-puzzle, la storia prende quota in fretta, ma per almeno metà della storia sembra un romanzo di propaganda cattolica anti codice da vinci, il che lo rende parecchio sospetto e ne inficia la lettura. Sia chiaro, c’è molta azione, ci sono misteri da risolvere, ma anche tanti pippotti cattolici ed almeno due idee involontariamente umoristiche:

1- i servizi segreti del vaticano: magari esistono pure e sono anche pericolosi, ma fanno ridere lo stesso. Non sarà un caso se clancy non li ha mai usati, no?

2- l’idea che i  carabinieri abbiano una superunità speciale che si occupa di opere d’arte rubate e che avrebbe arruolato all’università la protagonista x addestrarla con gli ultimi ritrovati e studi approfonditi. Caro vecchio idealismo usa, così illuso da credere che qui si creino unità speciali che non siano composte da raccomandati fancazzisti! Ma il personaggio femminile funziona bene e quindi da lei accettiamo tutto.

E quando superiamo la metà che l’autore scopre le carte: visto quanto il mondo aveva dato addosso a dan brown, solo xchè aveva detto che un certo personaggio aveva avuto una sana vita sessuale (al punto che anche a me tocca di dire “un certo personaggio” onde evitare gente incappucciata con roghi purificatori :-)), lui ha preferito girarci intorno confondendo le acque. Ma il risultato è lo stesso: quello che ci dice è che la realtà è diversa da quella che ci vendono e che qualcuno (indovinate chi) ci tiene a far sparire tutte le tracce che portino a rivelazioni compromettenti.

E quando arrivi al gran finale, salta fuori un’idea molto molto originale.

Ma soprattutto, questo è solo l’inizio: gli schieramenti sono stati preparati, i personaggi definiti. Questo romanzo è solo l’inizio di quella che si presenta come una gran bella serie.

Da leggere, anche l’autore doveva osare di più.

Voto 7,5 (così ti impegni di più James)