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\\ CINEMA ( le recensioni del 2003 le trovate : QUI )
"Andiamo al cinema ?" Una richiesta che ci viene spesso fatta. Un film di avventure nello spazio od un film d'amore ? Come orientarsi tra le molteplici proiezioni a disposizione ? Volete divertirvi a girare un breve film ? Quali gli accorgimenti base ? Con il proprio gusto, magari affidandosi ad E-xplicity ! Dall' 11 giugno 2003 E-XPLICITY ospita articoli, reportage, notizie ed anticipazioni sul mondo del cinema di un caro amico, Leo. Ecco, corredati da interessanti ed ultimissime notizie. Ne apprezzerete lo stile e la ricchezza delle informazioni esposte. Prima o dopo il film la lettura piacevole delle nostre critiche cinematografiche ..........
Ultimissima: un film in controtendenza, THANK YOU FOR SMOKING,
coraggioso perchè affronta il tema del fumo dalla parte dei bistrattati
fumatori.
Questo è il sito per saperne di più sul film: http://www.luckyred.it/minisiti/thankyouforsmoking/
domenica 24 settembre 2006
(in coda alla recensione il link al sito ufficiale del film) SLEVIN - patto criminale
La domanda che nasce spontanea dopo la visione di questo film è la seguente: ma il regista ci va mai al cinema? Perché l’unico vero colpo di scena del film è che non c’è nessun colpo di scena, malgrado lui e lo sceneggiatore siano convinti del contrario. Ovviamente, visto che ci spenderete dei soldi per vederlo, non sto a raccontarvi di cosa sto parlando, quanto della delusione provata nello fare una scoperta sconcertante. Immaginatevi di essere al primo minuto di film e di esservi fatti un’idea precisa del film, poi la storia prosegue e sembra non cambiare mai direzione, mentre voi vi aspettate che il regista tiri fuori il coniglio dal cilindro. Ma arrivate alla fine e l’unica cosa che vi viene da dire e: ma questo lo sapevo già. Il vero problema è che in questi anni è nata l’insana voglia di fare film con colpo di scena finale, perché ehi, lo hanno fatto con i soliti sospetti, fight club, il sesto senso, anch’io voglio farne uno. Ma se si prova a fare un film strutturato per esplodere sul finale e poi l’esplosione non arriva, beh, si ha come l’impressione di avere visto il film di diploma di un neo-regista. Perché, caro Paul Mcguigan, me lo hai già detto all’inizio cosa c’è dietro, ergo dovrei poi sorprendermi? Di cosa? Il film è poi afflitto da una compiaciuta immagine videoclippata, montaggi estemporanei che servono a non nascondere eventi, scenografia che sembrano uscite dalla pubblicità di un profumo. Ancora più ovviamente, tutti gli attori sono bravi, anzi bravissimi. Ma quando prendi nomi come Morgan Freeman, Ben Kingsley, Bruce Willis, Stanley Tucci e la splendida Lucy Liu, non è che corri grandi rischi. Ma la storia dov’è? È tutta nella prima scena. Tutto il resto lo avete già visto. È vero, ci sono due giochetti sul finale, ma non sono molto più di questo. Voto 6 Sito ufficiale, italiano: http://www.slevinpattocriminale.it/
Domino Rispetto al film precedente questo ha un grande caratteristica: è sporco. È così sporco che alla fine vorrete andare a casa a farvi una doccia, così sporco che vi aspettate che il mondo fuori dal cinema sia esattamente uguale a come lo avete visto sullo schermo: virato in acido, pieno di pazzi ed autodistruttivo. La storia è semplice e malsana: una ragazza, realmente esistita, che aveva tutto,compreso un gran desiderio di autodistruggersi. Non è cattiva domino, ma non appartiene a questo mondo. Così lascia gli agi da figlia di un attore famoso e si mette a fare la cacciatrice di taglie. Incontra un mickey rourke davvero grande ed imponente e crea una delle famiglie più allucinate del cinema, ma che in qualche modo assurdo, funziona. Ma tutte le famiglie hanno una mela marcia ed il disastro è dietro l’angolo. Domino non è un film facile, è stremo in tutto ed il montaggio, vorticoso e virtuosistico, possono dare anche un gran mal di testa. Ma è la rappresentazione del mondo e della mente di Domino e non poteva essere altrimenti. Grandi attori, conosciuti e non, ed una incredibile keira knightley ci immergono in un mondo fatto di fango dai colori irreali, la cui unica uscita e l’inferno. E nei titoli di coda, fatti solo con i nomi degli attori (keira, mickey, christopher), scopriamo anche il sorriso triste della vera domino, morta poco prima della fine delle riprese. Ma in cuor nostro speriamo che, come la sua controparte filmica, abbia trovato un po’ di pace. Da vedere, anche se non per tutti Voto 8 Sito ufficiale: http://www.dominomovie.com/
sabato 3 giugno 2006
Eccovi una selezione dei film che usciranno nei prossimi mesi, come indicato anche dal mitico cinema Arcadia di Melzo (02/95416445) 1 GIUGNO POSEIDON Forse siete troppo giovani x ricordarlo, ma negli anni settanta nacque il venerando genere “catastrofico”, il quale aveva sicuramente una trama semplice (qualcosa crolla/esplode/tracima/trema) ma in compenso aveva effetti speciali pazzeschi, per l’epoca. Una delle pietre miliari del genere fu proprio la storia (fittizia) del Poseidon, mega transatlantico da crociera che, causa tremenda tempesta, si ribaltava, lasciando i sopravvissuti in un mondo ribaltato da cui dovevano trovare l’uscita. In pratica, dovevano raggiungere il fondo della nave, che era diventato il tetto. E x conseguenza l’intera scenografia era sottosopra, provate ad immaginare lampadari sul pavimento porte, scale al rovescio e discese che diventano salite, aggiungete, crolli, la nave che sta affondando e l’acqua che travolge i corridoi bui ed avrete un’idea precisa del casino in cui si trovano i protagonisti. Passano gli anni e la warner ne fa un gigantesco remake, che già dai titoli ti fa venire il mal di mare. Inoltre tra i protagonisti possiamo riconoscere kurt russell ed il grande richard dreyfuss, insieme a queljosh lucas che inseguiva l’aereo impazzito in “stealth”. È un film da vedere decisamente al cinema, altrimenti vi perderete tutto il disastro nello splendore del thx! http://www2.warnerbros.com/poseidon/
CAPPUCCETTO ROSSO E GLI INSOLITI SOSPETTI Con l’avvento della computer grafica i cosiddetti cartoni animati hanno scoperto che non devono essere x forza melensi o infantili, che si può anche essere cinici ed irriverenti, nonché mostruosamente divertenti! Qui si parte con l’arrivo della polizia della foresta sulla scena del crimine: la casa della nonna di cappuccetto rosso! e così avremo l’interrogatorio delle persone coinvolte, cioè cappuccetto rosso, il cacciatore, la nonna, tutti che hanno qualcosa da nascondere, mentre il commissario ranocchio cerca di scoprire quale mistero si nasconda nelle parole dei sospettati. Che sono tutto degli scemi, per la cronaca. Divertente ed grottesco, appartiene sicuramente alla felice e beffarda famiglia di shrek, x cui se volete ridere della parodia di generi seri, questo film fa per voi! http://www.hoodwinkedthemovie.com/
RV Una tipica commedia x famiglie diventa una grottesca avventura se messa in mano al regista dei men in black ed a robin williams. Il protagonista parte per le vacanze con un gigantesco camper (RV è il nome che gli danno negli usa) ma, tra la famiglia più disfunzionale ed assurdi compagni di viaggio, la vacanza, come diceva il titolo di un altro film, diventerà una guerra! Successo a sorpresa negli usa, garantisce un po’ di sano divertimento http://www.sonypictures.com/movies/rv/
RADIO AMERICA Già definito un brillante capolavoro, questo nuovo film del prolifico robert altman racconta gli eventi dietro le quinte dell’ultima trasmissione (in senso definitivo) di una radio, in un alternarsi di bisticci, gelosie e manie di protagonismo. Come sempre, cast stellare che vede tra gli altri kevin kline e meryl streep ed un altro affresco corale che rappresenta tutte le nostre familiari nevrosi. Da vedere http://www.aprairiehomecompanionmovie.com/ 9 GIUGNO AMERICAN DREAMZ Parodia gustosa e sarcastica della mania dei reality show, il film parte dall’ennesima stagione di uno dedicati ad aspiranti cantanti in erba. Solo che il produttore, hugh grant, è diventato un filo nevrotico e vuole cambiare un po’ registro, mentre il presidente degli stati uniti (guarda caso un po’ scemo) ovvero dennis quaid, desidera parteciparvi xchè è il programma di maggior successo della stazione. Così vengono selezionati dei nuovi partecipanti, tra cui la bellissima mandy moore che interpreta la più ingenua del gruppo, ed un arabo aspirante cabarettista che viene spinto dai familiari a partecipare x poter far saltare in aria il presidente stesso. Commedia nevrotica e satira insieme è sicuramente un film da vedere! http://www.americandreamzmovie.com/index1.html
PAPÀ CHE ABBAIA NON MORDE Più classica commedia familiare, ma pur sempre divertente, con tim allen (santa cluase, galaxy quest) padre indaffarato e quindi un po’ assente che x motivi da scoprire si trasforma in un grosso cane gioviale ed ha quindi la possibilità di scoprire cose pensano davvero di lui in famiglia. Ma seguiranno equivoci a catena! http://disney.go.com/disneypictures/shaggydog/index.html
IL CALAMARO E LA BALENA Piccolo film che ha fatto innamorare critica e pubblico, è una commedia drammatica su una famiglia disfunzionale che potrebbe somigliare a quella del bellissimo “i favolosi tenenbaum”, ma ha il vantaggio di essere autobiografica e quindi basata su una storia vera. Il capofamiglia, bill pullman, è un aspirante scrittore frustrato e quando la moglie (laura linney, vi ricordate the mothman’s prophecy?) raggiunge il successo che lui non ha mai visto le nevrosi portano a rovinare i rapporti con i figli (uno dei quali, nella realtà è anche il regista del film) ed a cercare relazioni esterne.se cercate qualcosa di diverso dal solito questo film fa per voi. http://www.squidandthewhalemovie.com/
ULTRAVIOLET Il regista kurt wimmer sembra essere bravo solo a pasticciare con i film degli altri: qui mescola i vampiri di underworld con il mondo di matrix, il tutto con una quantità esagerata di effetti speciali. Si spera solo che sia meglio del suo precedente “equilibrium” che era solo un “vorrei ma non posso essere matrix”. Il lato positivo è dato dalla presenza della stupenda Milla jovovich, se c’è lei vanno bene anche i pasticci fantascientifici! http://www.sonypictures.com/movies/ultraviolet/
HALF LIGHT Demi Moore torna al cinema e lo fa seguendo una delle due mode horror dell’ultimo periodo. Non potendo ovviamente fare film orridi come hostel e saw, si infila invece nel filone “the ring” e ci racconta di una scrittrice in crisi (tanto per cambiare) dopo la morte del figlio (tanto per cambiare) che se ne va in una casa isolata in scozia. Solo che lì comincia a sentire una oscura presenza… Nulla da dire, comunque è meglio un film di fantasmi che uno splatter di rara stupidità, ma non basta l’aggiunta thriller a nascondere la vera identità di questo film. Ma anche in questo caso, c’è la bellissima Demi, c’è un’ombra nel buio e forse c’è qualcuno di ancora vivo che lavora nell’ombra. È già qualcosa no? http://www.imdb.com/title/tt0412798/trailers
23 GIUGNO THUMBSUCKER Il titolo originale significa letteralmente “succhiapollice” ed è esattamente di questo che parla: Justin ha 17 anni ed un brutto vizio: si succhia ancora il pollice. Da qui nasce una lunga sequela di situazione più o meno assurde in cui si trova a sperimentare i rimedi più assurdi (marijuana, psicanalisi, psicofarmaci etc.) x liberarsi di quello che è un vero disturbo compulsivo. Un po’ commedia sulla difficoltà del passaggio all’età adulta, un po’ satira di un mondo nevrotico, il film è tratto da un romanzo inedito da noi, diretto da un novello regista, ma ha un cast che vede anche Keanu Reeves e vincent d’onofrio ed almeno un vantaggio: è qualcosa di diverso dal solito. Volete provare? http://www.sonyclassics.com/thumbsucker/
LAKE HOUSE Si riforma la coppia di speed in una commedia/dramma/sentimentale/fantastico in cui sandra bullock e keanu reeves vivono in questa “casa sul lago” del titolo e si scrivono lettere senza potersi incontrare, per uno strano motivo: in realtà vivono in due anni diversi. Si, avete capito bene, c’è un distacco di due anni tra di loro e dovranno scoprire come mai questo stia accadendo, prima che sia troppo tardi. Interessante no? http://thelakehousemovie.warnerbros.com/
ANNAPOLIS Classico film di ambiente militare che rimanda parecchio ad “ufficiale e gentiluomo” ma in chiave moderna, racconta l’arrivo di james franco (il figlio del goblin negli spiderman) alla famosa accademia militare e la sua scoperta che per diventare un marine devi farti un mazzo colossale. In fondo questi film non sono brutti, solo un po’ dejà-vù. Se vi piace il genere però, fa al caso vostro. http://annapolis.movies.com/
IMAGINE ME & YOU Questo è uno dei film più interessanti della stagione, anche se richiede un minimo di mentalità aperta. Piper perabo (la protagonista del “coyote ugly”) sta per sposarsi con il suo fidanzato inglese, quando incontra una ragazza (la splendida lena headey dei “fratelli grimm”), dichiaratamente gay, e comincia a chiedersi se stia facendo la scelta giusta. La cosa notevole del film è che si tratta di una classica commedia romantica, con due protagoniste invece di un lui ed una lei. Ed in più, niente psicodrammi, niente tragedie in agguato, è una bella storia d’amore, nonché divertente, che parla di due persone che cercano di capire cosa è davvero importante nella vita. Niente male no? http://www2.foxsearchlight.com/imaginemeandyou/
7 LUGLIO UN PUGNO DI EROI – THE GREAT RAID L’anno scorso non è stato il migliore per i film di guerra o di ambiente militare. Se “annapolis” in qualche modo se l’era cavata questo “great raid” ebben un destino meno fortunato e fece un tonfo al botteghino, il che in fondo è un peccato perché aveva era la rivisitazione moderna dei vecchi film di guerra, con gli eroi, le missioni pericolose, gli atti di eroismo e dei combattimenti notevoli. La trama, basata su una storia vera, è semplice: durante la seconda guerra mondiale,una squadra di rangers decide di andare a salvare 300 prigionieri di guerra in un campo di concentramento nelle filippine. Per farlo dovranno infiltrarsi per 30 km nel territorio nemico. Beh, se vi piacevano i film di una volta questo fa per voi. http://www.miramax.com/thegreatraid/
GLI SCALDAPANCHINA Rob schneider è il principe delle commedie sicuramente sceme e sicuramente divertenti, se avete visto “perle” come i due deuce bigalow ed animal avrete un’idea precisa del tipo di film in cui potreste imbattervi. Qui si schierano in campo ben 3 comici, lui, jon heder e david spade, che interpretano 3 sfigati che decidono partecipare al campionato di baseball della little leauge, ovvero contro degli adolescenti! La trama è poco di un pretesto per una girandola di situazione demenziali, ma se volete ridere senza vergogna, allora questo film fa per voi! http://www.sonypictures.com/movies/thebenchwarmers/
14 LUGLIO UNA SCATENATA DOZZINA 2 Seguito del successo a sorpresa di un paio di anni fa, riporta tutto il cast originale, compreso il clark kent di smallvill e le due splendide hilary duff e piper perabo. Per cui torniamo a rivedere la famiglia composta di 12 figli i cui genitori sono steve martin e bonnie hunt, che ci vogliono ancora far credere che è bello avere una famiglia numerosa. Come no, ma soltanto al cinema! http://www.cheaperbythedozen2movie.com/
IL COLORE DEL CRIMINE (FREEDOMLAND) Uffa, onestamente non se ne può più di questi film: in soli due anni abbiamo avuto almeno 4 film in cui una mamma si perde il figlio e qualcuno investiga per scoprire cosa è successo e soprattutto se il figlio esiste davvero. In pratica un’ora e mezza di film basata tutta su “è vero o no?”. Verrebbe voglia di risparmiarvi i soldi e dirvelo, ma forse sarete attirati da julianne moore (che già ne aveva perso uno di figlio) e samuel jackson, per cui vi lascio quel minimo di sorpresa, posto che non siate in grado di capirlo da soli dopo due minuti! http://www.sonypictures.com/movies/freedomland/
IL PIÙ BEL GIOCO DELLA MIA VITA Un nuovo film sul golf, uno sport (?) che notoriamente acquisisce un senso solo al cinema, dove sembra il contenitore ideale di svariate metafore, basta ricordare il bellissimo “bagger vance”. Qui siamo nel 1913 e si racconta la storia vera di un 20enne che battè l’allora campione del mondo, ovviamente a sorpresa. Bella fotografia, bravi gli attori, in fondo un clichè narrativo ma ehi, se riesce a farci credere che le cose positive possono succedere, non può che farci bene. http://adisney.go.com/disneypictures/greatestgame/
FAST AND FURIOUS 3: TOKIO DRIFT Per motivi misteriosi, la produzione di una serie che ha visto crescere il suo successo invece di diminuire, ha deciso di cambiare ambientazione e cambiare attori ambientanto il film/videogame nella città del titolo. Gli ingredienti dei primi due film ci sono tutti: corse sfrenate, belle donne, ma può la serie resistere alla mancanza di paul walker, dopo avere avuto la defezione di vin diesel? Non resta che aspettare e vedere. http://www.thefastandthefurious3.com/
21 LUGLIO NACHO LIBRE Torna jack black con una delle sue commedia surreali, qui si racconta di un poveraccio che vive In un monastero/orfanotrofio. Quando viene a sapere che il posto sta x chiudere x mancanza di fondi, decide di seguire il suo sogno infantile di fare il wrestler e, in pratica, imita ray misterio. Seguiranno comiche complicazioni, anche xchè lui si è innamorato di una suora, che è così giovane e bella che non ci crede nessuno possa esserlo davvero! http://www.nacholibre.com/
LITTLE MANHATTAN Un altro piccolo film ben fatto e da noi sconosciuto, parla di una ragazzino di circa 11 anni al suo primo innamoramento. Intorno a lui una famiglia disfunzionale in via di sfascio ed una città tanto nervosa quanto vitale. Sembra poco, ma il film merita di essere visto. http://www.littlemanhattan.com/
4 AGOSTO GLORY ROAD Ongi anno esce un film sportivo di impronta classica, di quelli che però diciamolo, ci piace vedere. Dopo “remember the titans” con denzel washington, ecco una storia al contrario: se lì c’era il primo allenatore di colore in una squadra di visi pallidi, qui c’è un allenatore bianco che guida la prima squadra di basket tutta di colore. L’anno è il 1966, la storia è vera e le complicazioni razziali non mancano. Ma anche delle stupende sequenze sportive. http://www.grandmasboymovie.com/grandmas_boy.php?
GRANDMA’S BOY Una commedia goliardica, folle e demenziale fa sempre bene alla salute e questa sembra essere la regina di quest’anno. La trama: alex, 35 anni, di mestiere testa videogiochi e divide l’appartamento con due amici, uno più stordito dell’altro. Così tanto che si giocano i suoi soldi e lo costringono ad andare a vivere da sua nonna (da cui il titolo che più o meno suona come “il prediletto della nonna”), che a sua volta vive con due arzille signore. La fusione dei due mondi avrà esiti folli. Da vedere! http://www.grandmasboymovie.com/grandmas_boy.php?
25 AGOSTO UNITED 93 Il primo film che parla dei tragici eventi del 9/11. ha avuto l’ovvio effetto, in patria, di risvegliare dolori subiti, ma lo ha fatto con una storia umana e non manipolata, che racconta solo le ultime ore dei passeggeri del volo schiantatosi a washington (ci penserà oliver stone alla storia delle torri gemelle). Partendo dalle registrazioni, dalle telefonate fatte ai parenti, viene ricostruito ciò che accadde su quel volo e si ricorda, a chi lo avesse dimenticato, che su quell’aereo c’erano persone comuni che hanno perso la vita e famiglie che non li hanno visti tornare a casa. http://www.united93movie.com/
CARS Nuovo film in computer grafica della pixar, appare come una operazione alquanto strana. Si racconta infatti di un mondo di auto animate e di una di queste che, partendo dal suo piccolo “paesino” vuole diventare ehm ,auto da corsa nelle gare Nascar, che se non lo sapete, sono quelle del film “giorni di tuono”. Il punto è che, non sembra far ridere molto mentre le scene automobilistiche sono spettacolari, come si conviene alla nascar. Ma a quel punto non era meglio fare un film normale? Ovviamente in originale c’è un cast di voce notevole che vede (pardon, sente) Owen wilson, michael keaton e paul newman. Da noi sicuramente verrà demolito da ciccio pasticcio e gli amici suoi. Ovvero un qualsiasi babbeo che arriva da un programma tv. http://www.disney.go.com/disneypictures/cars/
HILLS HAVE EYES Ed ecco il film più brutto e inutile dell’anno. Lanciato nella scia dei cosiddetti horror moderni (già brutti di loro), ovvero quei saw, hostel, cry wolf e tutti quelli che come trama hanno solo una serie di scene sadiche attaccate l’una all’altra, questo remake inutile di un film inutile parte dalla solita solfa: una famiglia in caravan finisce in una zona infestata da umani deformi e cannibali. Indovinate cosa succede? Violenza efferata sulle donne, gente fatta pezzi, finale sadico. Insomma uno spreco di tempo e di neuroni ed un altro chiodo sulla bara del vero horror. Da evitare. E niente sito ufficiale! J
lunedì 22 maggio 2006
IL CODICE DA VINCI Penso che sia il caso di rispondere per prima alla domanda più importante per tutti coloro che hanno letto ed apprezzato il romanzo che più ha (giustamente) dato una scossone alle nostre coscienze intorpidite da troppi reality-show. La domanda è: il film è fedele al romanzo? La risposta è: è così fedele che quasi non c’è bisogno di vedere il film! Esistono due passaggi che Howard ha dovuto lasciare fuori, ma che vi lascerò scoprire da soli. Vi dico solo che uno è rimasto fuori per una semplice questione di tempo, il film già così dura due ore e mezza, se aggiungeva quella particolare scena, arrivava bellamente a 3 ore. L’altro passaggio lasciato fuori dalla sceneggiatura invece presumo sia stata una scelta strategica, già aver raccontato fedelmente la storia principale era un rischio, ma arrivare fino al punto in cui si smantella un’altra credenza secolare, gli faceva correre il rischio di non poter più uscire di casa. Il vero fulcro di tutta la storia è semplice: impara a pensare con la tua testa e non con quella degli altri. Motivo reale per cui i critici si sono sbizzarriti nei loro patetici tentativi di sminuire qualcosa di più grande di loro: dai giornalisti ai più impediti dei deejay, sembrano tutti checche isteriche (senza offesa per gli omosessuali che di sicuro sono migliori di loro) impegnate a fare commenti maliziosi che oltretutto sottolineano lo loro totale ignoranza dell’argomento. Si parla male di libro e film perché ci si sente fighi nel farlo, ed anche perché fare il contrario ti farebbe mettere contro un certo tedesco vestito strano e con un pessimo carattere. Detto questo e sottolineato il buon vecchio (e realistico) detto “chi può fa, chi no critica”, la realtà è questa: il film è ottimo e ben girato, anche se la scelta di usare una resa visiva “europea” a noi può sembrare strana, e riesce benissimo nel intento di raccontare fatti e dettagli intriganti che fanno pensare. O che vi irriteranno, ma per lo stesso motivo, non volete pensare. Ovviamente bravo tom hanks (ma lo è anche quando dorme) e si rivela una scelta azzeccata audrey tatou, che vista nel contesto narrativo appare più adatta di quanto non sembri, grazie anche ad alcune scene e battute aggiunte ma perfette per rappresentare il suo personaggio. Ian mackellen è davvero bravo nel rendere simpatico il suo personaggio, mentre paul bettany riesce a donare un alone di dolorosa umanità al suo letale personaggio. Persino Jean Renò dona spessore al suo poliziotto incazzoso, mentre intorno a loro oscuri personaggi ed intrighi muovono i loro fili per un solo motivo: non perdere il potere conquistato nel peggiore dei modi. Che è poi quello che fanno tutti no? Solo per i buoni propositi e per la tematica, questo film merita un voto alto, se poi ci mettiamo anche la fedeltà al testo beh, diventa un film da non perdere. E che molti non hanno perso: nel solo primo week end di programmazione il film ha incassato 277 milioni di dollari in tutto il mondo. Certo, tutti i critici repressi diranno che si tratta di svariati milioni di stupidi. Meno male che ci sono loro con tutta la loro intelligenza, no? :-DDD Voto 9
mercoledì 17 maggio 2006
Se ne parlava da un anno, con sentimenti contrastanti, ma adesso è una realtà: da oggi è possibile vedere on line i trailer del film “world trade center” che racconta cosa accadde dentro le torri gemelle il giorno dell’infame attacco a new york. I motivi x cui non tutti vedevano di buon occhio l’operazione erano sostanzialmente due: 1- noi da qui non ce ne rendiamo conto, ma negli usa quegli eventi hanno segnato profondamente la gente comune, che ancora oggi vive il senso di spaesamento dato da una tragedia insensata che ha cancellato ogni sicurezza. 2- alla regia c’è Oliver stone, che quando vuole è molto bravo, ma più spesso apre bocca senza controllare cosa ne esce. Ecco quindi le preoccupazioni (legittime) su cosa avrebbe mai potuto fare su un argomento del genere.
A placare un minimo gli animi concorse sicuramente la presenza come protagonista di nicholas cage, insieme ad un cast di attori tutti disposti a lavorare nel film a patto che non venisse lesa l’immagine delle vittime degli attentati (che, se ve lo siete dimenticati, erano gente come voi che andava a lavorare, aveva famiglia ed a casa non c’è più tornata). A ciò si aggiunsero poi le dichiarazioni di stone, il cui senso era “non farò stronzate”, anche se quale sia il suo concetto di quando le stronzate iniziano può essere alquanto dubbio.
Ora però possiamo vedere le prime immagini in anteprima e fin qui si direbbe che stone abbia lasciato a casa i giochetti visivi e la polemica inutile per realizzare una cronaca umana dell’evento che cambiò per sempre il corso della nostra storia. Ed è davvero strano rivedere, nello skyline di manhattan, due sagome che ora non ci sono più. Ed p anche molto triste.
Se volete scoprire il film ed i trailer, andate qui:
il film uscirà ad agosto negli usa e chissà quando da noi ma, secondo me, sarà un film da vedere e da ricordare.
venerdì 12 maggio 2006
Non si può parlare di questo film senza accennare al suo autore, nonché novello regista. Chiunque conosca il nome di J.J. Abrams sa che è il genio che ha creato due delle serie tv più belle mai concepite: Alias e l’enorme Lost, che ci sta rubando il sonno. Siccome nel mondo reale (che non è quello in cui viviamo noi, sappiatelo) il talento viene premiato il 35 Abrams ha avuto modo di realizzare la più grande spy story di tutti i tempi con Alias, regalandoci lo splendido personaggio di Sidney bristow e di tutti i suoi co-protagonisti, che sono stati immersi x 5 stagioni in un tale turbine di complotti, misteri e tripli/quadrupli giochi, da far impallidire qualsiasi autore di spy story. Ed è stata proprio questa serie ad attirare l’attenzione di tom cruise come produttore, portandolo a contattarne l’autore x realizzare la nuova avventura dell’agente Ethan Hunt. E l’impronta ormai consolidata di abrams si vede: tensione da cardiopalma, azione altamente distruttiva, ed una ansia crescente che porta a toglierti il respiro. Questa terza missione impossibile è di fatto così tanto simile ad alias che avrebbero fatto prima a dire che ethan humt lavora per l’APO (o l’SD6, due strutture segrete presenti in Alias), ma questo non vuol dire che abrams si si ripetuto, anzi: ha portato la sua visione del genere e la sua capacità di manipolarla in un genere molto difficile da realizzare, riuscendo in pieno nel tentativo. È fin dall’inizio che il film ci intrappola e poi ci fa correre a perdifiato per due ore che ci sembrano cinque minuti e ci lasciano stremati a chiederci come faccia un agente segreto a vivere in quel modo. Si percepisce poi un tema sottile quanto persisente negli ultimi tempi: come le sottovalutato “stealth” (che vi consiglio). Come nel prossimo “the guardian” con michael douglas, kiefer sutherland ed eva longoria ed ancora di più in altri thriller/spy story di prossima uscita, il nemico è interno alle strutture del governo, in una rappresentazione di una nazione spezzata in due: la parte pulita che cerca di operare costruttivamente e quella sporca che usa i mezzi peggiori nascondendosi dietro falsi ideali. È chiaro contro chi viene puntato il dito in questi film (un certo presidente ed il suo operato) ma c’è pur sempre un aspetto positivo: qualcuno gioca sporco, ma ci sarà sempre qualcun altro a cercare di fermarlo, anche se questo mette a rischio la propria vita. chi conosce i precedenti lavori di abrams si divertirà a scoprire i cameo nascosti nel film e sorriderà rivedendo “felicity”, l’agente weiss di Alias (l’attore che abrams porta con sé in tutto ciò che fa e di cui è amico fin dall’università), ma anche riferimenti indiretti, citazioni. Mission impossible è un gioco dannatamente pericoloso e dannatamente divertente e se avete modo di vederlo nel mitico Arcadia di melzo, beh, allora sarà come essere insieme ad ethan hunt mentre il mondo che credevate di conscere vi si ribalta intorno. Voto 9
mercoledì 10 maggio 2006
Anche se ha all’attivo solo due film si può ormai dire che la Fox (twentieth century fox, x gli amici) si è imposta alla grande nel ristretto e competitivo mondo dei film in computer grafica, che poi sono la next generation dei cartoon classici. Partita con una idea piccola ma geniale, anche se a tratti un po’ troppo disneyana, con questo seguito la storia del nostro gruppo di scombinati animali preistorici scopre un respiro molto più ampio senza perdere minimamente in ritmo e comicità. Fin dall’inizio è evidente l’impegno profuso: lo schermo è affollato da centinaia di buffe creature, i personaggi principali si moltiplicano, le gag si fanno più elaborate e, soprattutto, c’è una storia del tutto nuova e non una banale ripetizione del primo film. Tra gag così surreali da portati a ridere fino alle lacrime e battute fulminanti appare chiaro che il nuovo modello di ispirazione della Fox è lo humour sarcastico ed adulto della dreamworks e del suo caposaldo Shrek, ma ehi niente male avere un punto di riferimento del genere. Una nota riguardo il doppiaggio: malgrado qui i danni inflitti da inverecondi personaggi televisivi incapaci (che poi è un assioma, se sei un personaggio tv sei un incapace, altrimenti non lavoreresti lì) sia ridotta al minimo ed anzi x la maggior parte si ha l’impressione che si siano rifatti alle voci originali (uno dei nuovi personaggi in originale ha la voce dello Stifler di american pie, e si sente!), almeno due scelte sono almeno discutibili: x nessun motivo valido uno dei nuovi personaggi è doppiato da uno dei componenti della boy band “blue” e, x quanto si impegni, proprio non ce la fa, ma il peggio arriva dalla voce della nuova protagonista femminile: la moglie di pino insegno. Ora, caro pino, tu sei un grandissimo doppiatore (ed un pessimo conduttore di un pessimo gioco a premi buono solo x bambini scemi), ma perché infliggerci quella voce da risponditore automatico tua moglie? Avete bisogno di soldi a casa? Hai perso una partita al mercante in fiera? Stai ragionando con la parte sbagliata del corpo? Ad ogni modo, un errore madornale. Ma a parte questo, il film è pura follia geniale e si rimane con la speranza di rivedere di nuovo, in futuro, i nostri cari, glaciali, amici. Voto: il film 9 il doppiaggio 7
probabilmente penserete di trovarvi di fronte ad un atto di lesa maestà, ma la verità è che questo remake è decisamente all’altezza dell’originale, a cui aggiunge un tocco in più. Innanzitutto, onore al merito del regista x due ottimi motivi: 1- aver mantenuto intatta l’atmosfera cupa e suggestiva dell’originale 2- non averci rifilato raccapriccianti ed inutili omicidi buoni x un pubblico di pischelli Per chi non conoscesse la storia: all’alba di una manifestazione per il centenario di un paese che si trova sull’isola di san antonio, una strana nebbia comincia ad avvolgere l’isola. Ed in mezzo alle spire di fumo, antichi fantasmi cominciano la loro vendetta. Per la prima volta dopo almeno un decennio di stupidate horror, i fantasmi hanno buone ragioni per essere di pessimo umore, ma se la prendono anche con le persone più vicine a quelle che tali li hanno fatti diventare. Il film originale del mitico john carpenter aveva il ridicolo budget di seicento mila dollari ed aveva dalla sua un’atmosfera che ti faceva venire la pelle d’oca; questa nuova versione ha visto un budget di venti milioni di dollari senza però perdere la capacità di spaventare solo con il non visto e senza ricorrere a inutili bagni di sangue. Inoltre, laddove x una ovvia mancanza di tempo e denaro, l’originale doveva lasciare una parte della storia “avvolta nella nebbia” (ovvero non aveva la possibilità di raccontarla), questo film la amplia, ci fa empatizzare con i fantasmi grazie ad un suo sapiente del flashback e fa un passo oltre rispetto al finale originale. In breve questo remake contiene tutto il film originale e vi aggiunge dell’altro, compresa una suggestiva scena all’alba sulla spiaggia, che comunica sensazioni profonde e inconoscibili. I due protagonisti principali sono notissimi attori di telefilm di grande successo: tom welling è il giovane clark kent di smallville, maggie grace arriva direttamente dall’isola del bellissimo telefilm Lost. Ma x la prima volta, è il personaggio femminile che ha più peso di quello maschile ed anche questo conferisce al film un valore particolare. Se amate il vero horror (che non è quello rappresentato da porcate come hostel e saw), questo film fa x voi. Voto 8
SCARY MOVIE 4 Torna la banda al gran completo della serie di film parodia più dissacrante del mondo ed è nuovamente un successo, nonché una serie ininterrotta di risate senza freni. Scritto con un tono sarcastico e decisamente (nonché sanamente) politicamente scorretto, SM4 ha due obiettivi: 1- sputtanare tom cruise e tutte le scemenze che ha detto ultimamente 2- rendere ridicoli film seriosi e sicuramente bellissimi, ma che dopo avere subito la “scary movie cura” non potranno mai più essere visti allo stesso modo. Così al centro del mirino compaiono “million dollar baby” (probabilmente la sequenza più comica di tutto il film) e “brokeback mountain” (la più bastarda ma incredibilmente divertente. Ma l’altro grosso bersaglio sono gli orridi horror orientali che ,certo, fanno ridere già di loro, ma dopo essere stati investiti da scary movie si manifestano x quello che sono: immonde boiate. Così è The grudge che viene rappresentato come un’assurdità senza senso, mentre tocca al villaggio di “the village” di diventare il luogo di ritrovo dei personaggi più scemi mai visti. Anna Faris conduce sempre il gioco con il suo innato talento comico, affiancata dall’altra veterana regina hall (che è sempre spettacolarmente divertente) e dal padre putativo del genere il mitico leslie nielsen, che qui prende in giro un presidente degli stati uniti che ben conosciamo e che se lo merita parecchio. E poi ci sono volti nuovi (tra cui la bambina dei 4400) e gag a ripetizione, x un film che non si ferma mai e ti ti travolge con tutta la sua irriverente comicità. Speriamo arrivi in fretta il…5° capitolo della trilogia! Voto 9
lunedì 17 aprile 2006
Il rischio di buttare alle ortiche una serie horror è sempre in agguato e già quando si venne a sapere che sarebbe uscito il primo seguito di Final Destination, era più i dubbi che gli entusiasmi. Poi il nuovo regista decise di cambiare tono e realizzò un numero 2 che era un gioiello di humour nero con un’idea di fondo interessante. Quindi quando poi arrivò la notizia che il 3° capitolo avrebbe visto il ritorno del regista originale, eravamo già più propensi a pensare che la serie fosse al sicuro Niente di più sbagliato. Questa 3 puntata ha una serie di grossi difetti: 1- non ha senso 2- pasticcia con le basi create dai due film precedenti e soprattutto con quelle create dal regista stesso 3- dopo ¾ di film mediocre, si arriva ad un finale assurdo su molti, troppi livelli. Già si rimane sconcertati da una sequenza iniziale che riesce ad essere lenta e ridondante assieme. Laddove nel primo c’era più tensione sotterranea qui non solo è tutto palese, ma arriva a livelli da comica quando inquadra enormi demoni di cartapesta, pile di ossa finte, mentre la voce di un diavolo da parco divertimenti non fa che profferire minacce da operetta. Mah… Quando poi arriva l’atteso disastro, beh è solo una frazione di quello che era stato fatto con l’incidente a catena del 2° film e con il disastro aereo del primo. Semplicemente, non si capisce nulla e comunque si scopre dopo che gli indizi erano già stati “fotografati”. Ma fin qui potevamo anche starci, solo subito dopo il film si sfalda su sé stesso: i sopravvissuti muoiono in modo poveri di idee, il film si trascina tra un funerale ed un dialogo ripreso dagli altri due film e in una botta di snobbismo il regista quasi ignora gli eventi del film precedente, forse xchè non l’ha girato lui, col risultato di buttare a mare alcune idee davvero buone. Al tutto si aggiunge un’ingombrante e pesante riferimento all’11/9, decisamente fuori luogo nelle intenzioni e nei risultati. Poi arriva il gran finale, il quale ti lascia solo con la domanda “ecchecavolo sarebbe ‘sta cosa?” Banalmente, è possibile che regia e produzione si siano voluti agganciare all’attuale moda dei finali sadici tanto in voga oggi in quello che viene chiamato horror, col solo risultato di fare un gran pastrocchio insensato. Senza una trama, un’idea di fondo ed una direzione, il film deraglia prima metaforicamente e poi letteralmente. Piacerà ai 15enni, ma se siete tra quelli che avevano dieci anni in più quando uscì il primo e vi piacque, questo lo definirete in solo modo: una ca$%£” pazzesca| Voto 4 (e solo in ricordo dei film precedenti, non perché lo meriti)
LA PANTERA ROSA Capita però che le delusioni annunciate rivelino sorprese inaspettate. È il caso di un film x cui praticamente tutti avevano storto il naso e che la critica internazionale aveva bollato come un fallimento annunciato. Ma non avevano considerato l’asso nella manica, uno steve martin incredibilmente a suo agio con il poliziotto francese più sconsiderato e famoso del mondo. La mutazione è palese fin dall’inizio: quando entra in scena per la prima volta vediamo Clouseau, non steve martin e più andiamo avanti più è clouseau che vediamo compiere disastri a catena, con una flemma ed un distacco eccezionali. In pratica, non avrà il volto di peter sellers, ma tutto il resto è ancora lì e questo Clouseau è perfetto. Il film poi è un concentrato di situazioni comiche frenetiche e senza un attimo di sosta, nel più puro stile dei film originali, in pratica di quelli che fanno davvero cadere sotto la poltrona! I comprimari sono tutti ovviamente al servizio di un clouseau incontenibile: un jean reno che fa da spalla in modo impeccabile ed un kevin kline genialmente e stupidamente cattivo. Su tutti spicca x inutilità cronica beyoncè knowles, che soffre della sindrome bellucci: finchè sta zitta è bellissima, quando apre bocca ti porta alle lacrime. Va da sé che la sua doppiatrice è più brava di lei ed una ulteriore nota di merito va alla voce italiana di steve martin. Stargli appresso non deve essere stato facile, eppure anche lui è stato un ottimo clouseau. Unico punto a sfavore: una regista migliore avrebbe reso anche migliore anche il film Ebbene, se volete ridere come ai bei vecchi tempi, questa è la vostra occasione. E speriamo di rivedere presto al cinema il nostro mitico clouseau. Grazie steve! Voto 7,5 (colpa del regista)
DOOM Una recensione realistica di un film di questo tipo non può partire dalle basi usuali che si usano con gli altri film, ma da una semplice domanda: è come il videogame? Il gioco in questione è ormai un vero oggetto di culto e nessuno ha mai dimenticato gli ambienti ed i mostri dei due DOOM originali, ma soprattutto la folle e divertita ultraviolenza che li animava. Aveva tonnellate di munizioni, armi devastanti e miriadi di mostri da spiattellare. Non serviva nemmeno una trama, basta il buon vecchio motto “se si muove sparagli”. E via col divertimento. Ecco, il film è così: ultraviolento a livelli grotteschi, con personaggi quasi tutto folli e armi che fanno buchi nei muri impressionanti. E poi corridoi bui, fogne mefitiche e mostri nell’ombra. Dopo un po’ ti sembra che non uscirai mai di lì. E poi arrivano i cinque minuti che rendono il film mitico. In una surreale citazione diretta dal gioco, cominceremo a vedere il film attraverso gli occhi del protagonista, quindi arma che spunta da sotto l’inquadratura, appostamenti dietro gli angoli e soprattutto, quintali di mostri da spiattellare. E non solo, quando il nostro eroe viene colpito vedremo la soggettiva cadere a terra, andare a nero per poi ritornare in vita. In quel momento il film diventa genialmente folle! In tutto questo troviamo un gruppi di marines di cui solo uno sano di mente, un the rock a suo agio nel suo ruolo amorale ma anche, sottilmente, una velata critica/interpretazione di guerre molto più reali. X’è però un dettaglio che non torna: qui non troverete i mostri dei primi doom, ma un classico esperimento andato a male su marte. Ed in certi momenti il film sembra più vicino a Resident evil che a un film di alieni cattivi. Anche se probabilmente era un problema di budget (creare i mostri del gioco sarebbe costato una cifra, che non avevano) in questo il film non ha molto a che fare con l’idea originale. Ma è divertente, folle e sanguinario in modo socialmente accettabile. Quindi armatevi con il vostro bfg e aprite crateri ovunque: marte ed i suoi pericoli vi aspetta! Voto 8
Giovedì 2 marzo 2006
Penso sia opportuno iniziare questa recensione con un semplice dato di fatto: questo film è INCREDIBILE! Le aspettative del sequel di un film che aveva avuto un successo inatteso due anni fa, erano così alte che in pratica, si era portati ad essere delusi prima ancora di vederlo. Ma, appena il film prende vita davanti ai nostri occhi scopriamo, con grande soddisfazione, che questa nuova puntata è “più grande, più bella e più sanguinaria” che mai. Il primo punto di forza è la storia: lungi dal ripetersi o limitarsi a qualche combattimento insensato, questo seguito è una VERA continuazione e non solo riprende da dove si era fermato ma svela il passato con una delle aperture più visivamente impressionanti mai create. Ma non fermatevi alla parte puramente visiva, qui c’è una vera trama da seguire, un retaggio familiare nascosto e personaggi che vogliono nascondere verità scomode che invece, non vedono l’ora di attaccare. In tutto questo i due protagonisti del film precedente si ritrovano non solo in un fuoco incrociato, ma ulteriormente seguiti da un altro misterioso personaggio i cui scopi sono intrinsecamente legati al passato di Selene, la bellissima e splendida guerriera interpretata da kate Beckynsale. Il film offre un fotografia davvero eccellente, che risplende di vita (e cupezza) propria se vista nella mitica sala energia del cinema Arcadia di melzo e soprattutto una ritmo ed una tensione narrativa ineguagliabili. Ma ulteriore punto di forza sono gli incredibili combattimenti di rara forza e distruttività: scordatevi i pugnetti molli di film per bambocci alla xmen, qui se il nemico di prende ti fa letteralmente a pezzi e nessuno esce illeso dallo scontro, al punto che viene da pensare che metà del budget sia stato speso in bidoni di sangue finto. È un film di scoperte questo seguito, ma anche di “evoluzioni” in cui si perdono i confini tra gli schieramenti e non c’è più una parte da cui stare, c’è solo da scoprire chi sopravvive e chi no e quali segreti sono nascosti in un certo maniero diroccato, il cui ricordo è celato nella memoria della stessa Selene. La fotografia super ricercata, le scenografie gotiche e impressionanti, una trama davvero complessa e sequenze d’azione di rara spettacolarità, fanno di questo film il degno seguito di una gran bella storia e ci fa lascia davvero esausti e affascinati, con la sola speranza di poter tornare ancora nel mondo di Underworld, che è certamente cupo e violento, ma così intenso da volerne fare parte e poter scegliere da quale parte stare. Da vedere, al cinema! Voto 9
Domenica 12 febbraio 2006
Per conoscere tutte le anticipazioni sui film che vedremo fino ad aprile cliccare QUI e QUI.
Quest'anno uscirà la versione cinematografica di uno dei
più famosi pubblicati recentemente e che ha suscitato parecchio scalpore: IL
CODICE DA VINCI.
"La columbia pictures ha messo in rete il primo teaser dell'attesissimo film tratto dal "codice da vinci", che riunisce un cast di tutto rispetto, come potete scoprire attraverso il link riportato qui sotto: http://www.sonypictures.com/movies/thedavincicode/ preparatevi, tra poco al cinema verra` risolto il mistero del "codice da vinci"!"
martedì 6 dicembre 2005
Non so se ve ne siete accorti, ma il precedente film della serie era perlomeno, come dire, loffio. Il tanto lodato regista messicano aveva trasformato Hogwarts in una mensa aziendale, la magia era finita nel dimenticatoio, tutto era diventato sciatto e squallido. Probabilmente rifletteva la personalità del regista, ma il risultato era un film che, se nelle intenzioni voleva essere “cupo” di fatto sembrava solo piatto e monocromatico. Poi finalmente al timone è arrivato il regista inglese Mike Newell, che ha portato si il tono cupo necessario al progredire della storia, ma anche un ampio tono spettacolare. I tempi e le atmosfere dei due primi film, ottimamente girati da chris columbus, sono ormai passati, la storia sta entrando nel pieno della sua drammaticità, gli eventi si fanno funesti, il tutto immerso in una atmosfera nebbiosa e carica di attese. Hogwarts non è più un luogo sicuro e, se ance non mancano i momenti divertenti, è anche vero che alcune situazioni fisse dichiaratamente comiche sono uscite di scena. Rispetto al 3° film qui si riesce meglio a salvare tutti i passaggi fondamentali, i personaggi sono ben sfaccettati e la loro personalità si è evoluta, e il famigerato torneo tra maghi diventa un vero tour de force avventuroso e spaventoso insieme. Di grande forza visiva e davvero coinvolgente, il film ci mostra anche la rinascita del tanto temuto “colui che non può essere nominato” in una incarnazione carica di terrore e di oscura potenza. È vero “ i tempi oscuri sono in arrivo”, ma se questo è il vero inizio, non vediamo l’ora di sprofondare ancora di più nel lato oscuro di harry Potter. Voto 8
Ben difficile capire bene il lavoro svolto da Terry Gilliam: un regista che ha creato due grandi capolavori come “l’esercito delle 12 scimmie” e “la leggenda del re pescatore”, ha fondamentalmente girato un film “gemello”, ma non di qualcosa di suo. Perché, dopo pochi minuti di film, se non già dai trailer appare evidentemente, troppo evidente, ilk parallelo con il bellissimo “Sleepy Hollow” di Tim Burton, di cui condivide la stessa struttura di base. Solo che laddove c’era una trama tanto forte quanto visionaria, qui sembra esserci più un sorta di gioco metaforico, in cui si vuole far vedere la verità dietro le favole ed una satira della natura umana. Cosa che normalmente riesce benissimo all’autore, che qui però sembra più che altro ripetersi e preferire il livello onirico del film. Sia chiaro, il film è spettacolare, divertente, con una buona atmosfera. Quello che gli manca è un senso generale, ovvero, un motivo. Laddove “sleepy hollow” voleva essere una storia di fantasmi nella visione di Burton, qui sembra di trovarsi davanti ad un peculiare esercizio di stile che vuole anche essere giocoso ed un tantino gotico, peccato che queste 3 anime non convivano alla perfezione, né del resto sarebbe stato tanto semplice. Il fattore simpatia è salvato dalla strana coppia Heath ledger/Matt Damon, che hanno un innato affiatamento e rappresentano due visioni opposte ed antitetiche della storia che stanno vivendo. Poi c’è la bellissima lena Headey, col suo personaggio di donna forte e sicuramente più matura rispetto ai due fratelli ed infine c’è il personaggio del generale francese, simpatico come tutti i francesi, ovvero per niente, ed un italiano quantomeno folle ma che è forse il personaggio più forte di tutta la storia. Peccato che il bersaglio principale sia stato mancato. C’era, in mezzo a tutta la confusione, l’idea che alla base delle favole ci fossero delle vere leggende, di quelle tramandate solo oralmente e quindi perdute nei secoli, ma il regista non sembrava interessato a sviluppare il tema, che rimane così solo accennato e poi dimenticato. Certo, fa nascere il desiderio di saperne di più sui due fratelli Grimm, ma quando scopri che erano due barbosissimi studiosi tedeschi, preferisci sicuramente la versione cinematografica! Ah si, c’è anche la Bellocci, per circa 3 minuti di film, ma almeno stavolta ha visto la luce: si è fatta doppiare da qualcun altro! Voto 7
Se siete ancora in grado di recuperarlo nei cinema, non dovete perdervi uno dei più intensi gioielli di poesia, morte e rinascita, che si sia mai visto al cinema. Il film parte dal punto più basso della vita del protagonista, così in basso in effetti, che poco dopo l’inizio prepara il proprio suicidio. ma come spesso accade, anche questo è solo l’inizio. Ricevere una telefonata, un’altra brutta notizia, partire, il tutto senza provare più nulla. Al punto di non sentire davvero le chiacchiere della vitalissima hostess, interpretata da una splendida Kirsten Dunst. Eppure sarà lei a travolgere la vita di una persona che pensava di non averne più una, ed indicargli la strada per tornare a sentirsi vivo. È un film fatto di emozioni, di incontri all’alba, di grandi fallimenti e di speranze che sembrano sempre più lontane. E la lunga sequenza finale rimane impressa per sempre nel cuore, facendovi desiderare fortissimamente di poter credere ancora in una piccola forma di redenzione. Un film unico, che resta nella memoria. Voto 9
martedì 8 novembre 2005
Quando in un film uno dei protagonisti pronuncia la frase “ Emily, tra di noi non può funzionare. Tu sei morta!” sai che quasi di sicuro sei caduto nel geniale e visionario mondo di Tim Burton, l’unico autore in grado di darci due grandi film in un solo anno e che possono vantare lo stesso carismatico protagonista. Il mondo della “sposa cadavere” riporta in auge uno dei più antichi effetti speciali, la stop motion, che Burton aveva utilizzato anche nel precedente “nightmare before christmas”. In breve, i personaggi e gli ambienti stralunati che vedete prendere vita nel film non sono frutto della computer grafica, ma di un certosino lavoro fatto con miniature realizzate alla perfezione. La città dove si svolge la storia ed i personaggi stessi sono, per così dire, reali, dei pupazzi che vengono animati al ritmo di un solo fotogramma alla volta x realizzarne poi la dinamicità che vedete sullo schermo. Il risultato è una fiaba romantica, gotica e molto divertente, su un ragazzo alquanto imbranato che alla vigilia delle nozze commette, come dice il sottotitolo, un lugubre equivoco. Ma non fatevi confondere dalle apparenze, il tema del film è semmai l’opposto: tanto quanto è lugubre il nostro mondo, quello dei vivi, tanto è vitale e divertente quello dei morti, dove dimora la titolare della storia, una ragazza dolcissima e divertente che ha solo qualche problema alle ossa, visto che alcune sono alquanto esposte, e di inquilini saccenti, ovvero un vermetto che vive dietro il suo occhio. Eppure è inevitabile per il pubblico innamorarsi di lei e dei suoi occhi stralunati mentre seguiamo il viaggio avanti e indietro tra i due mondi da parte del personaggio maschile, che ha la voce ed anche le fattezze dell’alter ego di burton, ovvero johnny depp. Raccontare qui la storia sarebbe inutile, quello che conta è l’allegria e la poesia che pervade il film, quel tono folle e vitale di chi vuole esorcizzare la paura della morte e soprattutto mostrarci che in quando a vitalità, il nostro mondo è un po’ carente. Così, quando in quella che è una rappresentazione del senso di halloween vediamo i morti tornare in città per partecipare al matrimonio, non possiamo che renderci conto che forse ci siamo persi qualcosa, tipo la voglia di vivere davvero. Intelligente e divertente, il film ha un solo difetto: dura solo 75 minuti. E quando finisce vorresti rimanere ancora un po’ in quell’universo di fantasia e di colori, che ci ricorda cosa davvero conta nella vita. Voto 8 (ma solo perché volevo fosse più lungo!)
Dopo più di 5 anni di pausa, torna nei cinema uno dei nostri eroi mascherati preferiti e lo fa alla grande: la sequenza iniziale è rutilante e virtuosistica e fa chiedere quanti stuntman ci siano voluti per realizzarla, per proseguire con dialoghi brillantissimi ed un tono colorito ed allegro. Non è nemmeno necessario aver visto il capitolo precedente, in quanto non si fanno praticamente cenni al passato, ma si vede la famiglia ormai conclamata di alejandro della vega, che tende avere un clima alquanto vivace. A dare ritmo al rapporto marito moglie concorre una stupenda e davvero brava catherine z. jones, capace di creare una quantità di problemi al marito (per buone ragioni, sia chiaro) e poi perdonarlo come se fosse lui il responsabile. Con loro un figlioletto che appartiene alla categoria “tale padre, tale figlio” e che ha solo due difetti: 1-non può in nessun caso essere figlio dei due coniugi visto che ha la forma di un pomodoro 2-come tutti i bambini, è insopportabile! La trama si snoda poi tra un francese ugualmente antipatico (del resto è francese :-)), un complotto a base di società segrete che ricorda un tantino il codice da vinci ed una sequenza finale da applauso. The legend of Zorro è un film spettacolare e divertente che vanta soprattutto dei dialoghi davvero eccezionali, sottolineati da una coppia così affiatata che se fossi michael douglas mi preoccuperei. Unico nota stonata, l’onnipresente pippotto cattolico, appena accennato ma sempre presente e del tutto squallido. Sembra che il suddetto “codice da vinci” abbia fatto preoccupare non poco persone che hanno paura di perdere il loro potere, se lo usano per infilare della ingombrante propaganda anche nei film. Senza contare che non funziona. Voto 8
Questo non è un articolo su un film in uscita o su produzioni future, ma su un paio di deprimenti storture che si sono palesate nel nostro paese nel suddetto ambiente. È di pochi giorni fa la notizia che il film “the interpreter” è stato tolto da tutte le sale cinematografiche, ma i motivi tendono ad essere messi in secondo piano per ragioni ovviamente utilitaristiche. Non che discuterne qui possa cambiare qualcosa, ma tentare di ricordarvi cosa è giusto e cosa è sbagliato non fa mai male. La storia è semplice e squallida insieme: la società distributrice Eagle italia ha deciso di vendere tutto il pacchetto dei loro film di prossima distribuzione alla società telefonica chiamata 3. la vendita prevedeva anche la possibilità di rendere disponibili i film sui loro telefonini ad una solo settimana dall’uscita al cinema. In breve, potete scaricarvi il film per 9 euro e vederlo sullo striminzito schermo del cellulare per una settimana. Alla eagle italia poco importa di danneggiare il mondo del cinema, ha preso i soldi ed è scappata, ma la ragione di fondo è anche più triste: viviamo in un paese in cui la gente non distingue la differenza tra uno schermo da 3 pollici e la sala energia del cinema Arcadia di melzo, ma peggio ancora, non interessa loro proprio per niente. A questo si aggiunge che ovviamente in brevissimo tempo qualcuno troverà, se non ha già trovato, il modo di riversare il film su dvd e vederselo direttamente a casa, tanto che differenza pensano ci sia tra il cinema ed il loro televisore? In tutto ciò gli esercenti si sono trovati però all’oscuro, con tanto di costi rimasti inalterati per noleggiare un film che chiunque poteva vedersi sul telefonino. A questo si aggiunge la notizia, non confermata, che anche un altro distributore voglia realizzare lo stesso accordo e che la loro prima vittima sarà “Mr e Mrs Smith” con brad pitt e angelina jolie. Ora, vi do una notizia se per caso non lo sapete: entrambi i film sono stati campioni di incasso in patria ed hanno avuto un ottimo successo in tutto i mondo. Ma da noi tutto quello che interessa è prendere i soldi e scappare, motivo x cui sono stati stabiliti questi accordi che si basano su un unico presupposto: quanto sono apatici gli abitanti di questo paese. Mi piacerebbe dire che non tutti sono così o sperare che questo articolo serva a qualcosa, ma temo che l’unico risultato sarà che qualcuno penserà di cambiare telefono. E questo è davvero triste. Per frovvie ragioni si finirà con l’avere i film solo in download, mentre la fruizione in sala, il luogo per il quale i film nascono, se ne andrà giù per lo scarico e alla maggior parte degli spettatori italici nemmeno interesserà, visto che così possono restarsene seduti davanti alla tv. Apatia, appunto.
A ciò si aggiunge un altro dato deprimente: il prossimo film di animazione della disney, ovvero “chicken little”, che nel doppiaggio originale vanta attori di notevole calibro, come sempre accade in occasioni del genere, da noi verrà doppiato dal 104° comico di zelig, Gabriele cirilli, che si aggiungerà alla vasta schiera di cabarettisti incapaci che hanno danneggiato gli ultimi film di animazione usciti da noi. Dopo lo scempio compiuto con “shark tale” che sembrava il palinsesto di canale 5, il vuoto cosmico della voci italiane di “Madagascar”, adesso anche “chicken little” verrà ammazzato da un doppiaggio mirato ad un pubblico, toh guarda un po’, televisivo. Ah si, a ciò si aggiunge che il film/documentario “la marcia dei pinguini”, che nell’originale aveva il commento di morgan freeman, da noi avrà la voce di Fiorello. E se non sapete cogliere la differenza, avete un problema. Pensate che i due fatti non siano correlati? Oh, io penso di si, rappresentano un rimbambimento culturale, il desiderio della gente di involversi davanti alla tv. Be, complimenti, missione compiuta.
giovedì 20 ottobre 2005
Caso incredibile di traduzione quasi corretta (ma il quasi era inevitabile a causa del gioco di parole) dal titolo originale “monster in law”, il film che ha segnato il ritorno sullo schermo della mitica jane fonda si è rivelato un delizioso gioco al massacro in forma di commedia. Malgrado le apparenze, il film ha più punti in comune con “la guerra dei rose” che con “ti presento i miei”, anche se condivide parte dello spunto iniziale di trama: il giovane Michael Vartan, in vacanza dalla notevole serie “alias”, incontra la donna dei suoi sogni nella persona (e che persona) di jennifer Lopez, la quale per la prima volta da anni abbandona il look iperpatinato da replicante e si ricorda che i suoi tratti ispanici sono la cosa migliore che può far vedere. I due sono di estrazione diversa, lei è fa mille lavori, è una aspirante stilista ed ha un appartamento che potremmo definire almeno “caotico”, lui arriva dal jet set ed ha un grande futuro davanti. Ma soprattutto ha una madre, giornalista pluripremiata, che si comporta come se fosse in “via col vento” e che ha avuto la pessima notizia di essere stata buttata fuori dall’emittente per cui lavorava da anni. Con lei, un’assistente di enorme pazienza con la quale compone una coppia comica spettacolare e che ricorda il duo Jack lemmon/walter matthau in chiave femminile. Ma se già gestire le follie della fonda era un lavoraccio normalmente, l’arrivo della nuova fidanzata del figlio non aiuta a migliorare la situazione ed il fatto che lui le chieda di sposarlo davanti alla madre fa scattare l’immediato piano di guerra! Ed inizia così una silenziosa quando velenosa battaglia da parte di jane Fonda per logorare la sua nemica mentre continua ad ostentare un atteggiamento cordiale e disponibile davanti a chiunque altro. E qui la fantasia degli sceneggiatori si scatena per rendere la vita della povera Lopez un vero incubo, almeno fino al momento in cui deciderà di ricambiare il favore. Il film si dimostra così molto più divertente di quanto chiunque si aspettasse e mostra un lato comico della Fonda che mai avevamo immaginato ma che accogliamo volentieri. tra colpi bassi e sorrisi acidi, nonché un povero ragazzo che come sempre si fa manipolare dalle due donne della sua vita senza nemmeno rendersene conto, scopriamo che Jennifer Lopez può essere anche simpatica ed umana (sempre che duri) e che la nuova vita della commedia è nel cinismo più sfrenato. Da vedere per ridere senza remore delle disgrazie altrui! Voto 8
Un film decisamente anomalo ma non per questo meno riuscito, questo film parte da una idea almeno peculiare: invece di limitarsi a rifare il telefilm in chiave moderna e al cinema, racconta la storia di un attore (will ferrel, nuovo comico usa) che dopo un disastro cinematografico si ritrova a poter fare solo tv ed in particolare ad interpretare il marito di Samantha nel nuovo telefilm “vita da strega” (che in realtà si intitola “bewitched” che più o meno vuol dire “stregata”). Insomma, in realtà il film è una satira del mondo folle della televisione, in cui però entra in scena una splendida Nicole Kidman che strega lo è per davvero. Ma non solo, da quello che si intuisce nella sequenza iniziale, lei arriva da un altro mondo ed è totalmente impreparata al nostro. Nasce così un personaggio genuino, strambo e naif che prende alla lettera tutto ciò che le viene detto e che viene scoperta dal suddetto Ferrell per il ruolo di samantha. Solo che lui vuole tutta l’attenzione su di sé, motivo x cui il telefilm si ritrova con una protagonista che non ha una battuta e lui che non smette mai di parlare, anche se il pubblico continua a preferire lei. In tutto ciò ci sono le folli comparsate dei parenti della Kidman, maghi e streghe veri, una shirley mclaine che forse non è così matta come sembra, ma soprattutto dei geniali giochi magici che riavvolgono e trasformano la realtà, confondendo la distinzione tra reale ed immaginario. È un film buffo e fuori dagli schemi e per questo è stato aspramente criticato, ma in realtà nasconde una vena di geniale follia ed una punta di femminismo che non fa mai male e soprattutto ci fa vedere che con l’immaginazione si possono fare cose incredibili. L’unico limite è dato dalla regista, nora ephrom: se come sceneggiatrice è una delle più brave in circolazione (a lei dobbiamo “harry ti presento sally” e “affari di cuore”), le sue capacità registiche sono limitate e non possono controllare un copione così ambizioso. Ma la kidman è stupenda nel suo essere così infantile, ferrell è nato per fare ruoli surreali ed il corollario di attori è perfetto nei loro ruoli. Non cercate una trasposizione fedele e scoprirete un film davvero originale! Voto 7
venerdì 7 ottobre 2005
Ci sono volte in cui un film supera le aspettative. Prendete i “Fantastici quattro”: erano nati sotto i peggiori auspici: un cast che poco aveva in comune con la loro controparte, la storia del quartetto alquanto cambiata rispetto all’originale, ma soprattutto una produzione che sembrava mirare ad un target decisamente adolescenziale rispetto al tono del fumetto vero e proprio. Invece, incredibile ma vero, a volte da una serie di aspetti negativi capita che nasca qualcosa di buono ed ecco quindi un film che, cambiando tutto, riporta il soggetto originale in tutta la sua fedeltà. Il film è genuinamente divertente, nel senso sia della sua spettacolarità che nella capacità di riportare i momenti comici che costellano il fumetto, unita al pieno rispetto delle personalità dei personaggi e dei loro rapporti interpersonali- così Susan Storm è sempre una donna bellissima, grazie a Jessica Alba, e con un carattere forte e deciso, il personaggio che tiene gli altri con i piedi per terra; Johnny Storm è un ragazzo che non ha mai superato la pubertà, ma anche quello che accetta senza problemi i suoi nuovi poteri e che anzi si comporta come se gli avessero fatto il regalo di natale che si aspettava; Ben Grimm/la cosa è quello che reagisce peggio, vista l’immutabilità della sua situazione ed è in fondo una sorta di fratello maggiore per Jhonny; infine, Reese Richards è quello così immerso nei suoi calcoli scientifici da non avere alcuno senso pratico, come del resto ci si aspetterebbe da un genio del suo calibro. Il gruppo è unito ma questo non impedisce i fraintendimenti, i litigi, la ricerca di un contatto umano, l’impossibilità di essere normali. Insomma, esattamente come il fumetto, il film è forse la rappresentazione più realistica del concetto di famiglia, allargata o meno che sia, ovvero un gruppo di persone che devono imparare a convivere. Ma naturalmente c’è un nemico da combattere, oltre alla difficoltà di accettarsi per ciò che si è ed il film decolla subito senza tentennamenti, mescolando abilmente le due anime dei “fantastici quattro”, grazie anche ad un gruppo di attori affiatati e che si sono visibilmente divertiti nei loro ruoli. I meriti del film sono quelli di non prendersi mai troppo sul serio, di non avere personaggi bambocciosi e di non sembrare un videogame asettico. È spettacolare, veloce, divertente e mai stupido e giustamente ha dominato l’estate americana mandando prematuramente in pensione quel “the island” di cui abbiamo già parlato, che era costato il doppio ma valeva meno della metà di questo “FF4”. E per nostra fortuna, del più riuscito gruppo di supereroi potremo vedere il seguito delle loro avventure. Se volete un buon film d’evasione, questo fa sicuramente per voi. Voto 8
sabato 1 ottobre 2005
Il primo effetto che fa entrare nel mondo di Willy Wonka è quello di ritrovare un vecchio e geniale amico: non tanto Wonka quanto il talento visionario di Tim Burton. Questo film è un altro splendido inno alla genialità di uno dei più grandi autori dei nostri tempi, che tramite il suo stile gotico/poetico, ci dimostra con sempre maggiore intensità quanto sia folle la vita che viviamo. Ma un altro punto di forza del film, per il quale merita un applauso, è la liberazione dalla straclassica, pallosa e totalmente falsa icona del bambino/adolescente che forse è problematico ma che ha della grandi capacità e salva il mondo da chissà cosa. Ebbene no, qui il tema è invertito per essere riportato alla sua reale natura: i bambini/adolescenti sono dei rompiballe di prima categoria, narcisisti, egocentrici e, soprattutto, insopportabili. Coraggio, ripetete questo mantra più volte al giorno e forse riuscirete a liberarvi dalla frustrazione che nasce dalla domanda “perché ho messo al mondo questo sgorbio?” Solo che Burton, usando come base il romanzo originale di roald dahl e non il film degli anni settanta, fa un passo oltre e porta alla luce un’altra scomoda verità: i figli sono lo specchio delle nevrosi dei genitori. Per cui sicuramente il pargolo è nato con una sua personalità asociale ma il condimento della vostra personalità ho contribuito parecchio a farlo diventare quello che è. L’esplorazione della fabbrica diventa così una sorta di viaggio iniziatico alla scoperta del nevrotico mondo chiamato “famiglia”, già pronto ed imballato per lunghe sedute di psicoanalisi, tenute in modo esemplare dal proprietario della fabbrica, un incomparabile Willy Wonka in arte Johnny Depp. E come sempre, il connubio Depp/Burton produce scintille memorabili: da una parte un mondo visionario ed uno humour tagliente, dall’altro un personaggio che sembra fuori dal mondo ma che nasconde una intelligenza affilata in grado di svelare le follie dell’animo umano. L'uno o l’altro sono del tutto intercambiabili al riguardo, ma il risultato è un film, come sempre, eccezionale. Se avrete il coraggio di ammettere i vostri errori, altrimenti potrebbe irritarvi parecchio! L’unico punto incongruo è il pippotto finale sullo stesso concetto di famiglia, rappresentata da quella di Charlie, che sarà sfigata e poverissima, ma che taaaaaaaanto unita (con 4 suoceri in casa sempre a letto più che unita è cementata e gettata in fondo al mare, ma tant’è…). Questa parte poco ha a che fare con lo stile usuale di Burton, ma è comprensibile se si pensa che lui e la consorte Helena Bonham Carter hanno dato da poco alla luce un pargolo, per cui un minima parte dovevano salvarla. E comunque, si tratta di un solo bambino su cinque, gli altri fanno venire voglia di scappare senza lasciare traccia! Concludendo: film bellissimo, folle, beffardo, unico, incredibile, intelligente, da vedere! Voto 8, 5 (mezzo voto in meno x via del pippotto)
martedì 13 settembre 2005
Oggi ben 3 recensioni! Madagascar Mai come in questi ultimi anni è accaduto che film così originali fossero rovinati da doppiaggi orrendi. È accaduto disastrosamente con “Shark tale” il cui doppiaggio era stato ammollato ad un cumulo di penosi personaggi tv e ad un ancor più penoso cantante pop, si è poi ripetuto, in chiave minore, con “robots” dove dj Francesco faceva al film quello che Latrina ha fatto a New Orleans (ma almeno il danno lo faceva solo lui), fino ad arrivare a “Madagascar”, dove un'altra badilata di ignominiosi personaggi tv ha fatto del suo meglio per trascinare nel fango un film altrimenti geniale. Ma partiamo con le buone notizie: Madagascar è il film più divertente che vedrete quest'anno, eccezion fatta per “la guida galattica per autostoppisti” buttata via durante il periodo estivo e di cui vi parlerò in separata sede. L’animazione è eccellente nel creare quella buffa forma di realismo irreale, ovvero con ambienti e personaggi caricaturali ma così perfettamente disegnati da sembrare veri lo stesso. La loro caratterizzazione poi è ineccepibile: Alex, la star dello zoo di New York, è la star di sé stessa, gode del calore della folla ma rimane comunque un ottimo amico per la zebra marty, che ha un inespresso desiderio di tornare alla misteriosa “natura” di cui ha sentito parlare ma che non ha mai visto. A corollario abbiamo una ippopotama che si comporta come una grossa gatta pigra, ma che si rivela essere poi la più intelligente del gruppo ed infine la zebra ipocondriaca, innamorato di tutti i suoi mali immaginari. Inoltre, con loro troviamo il più geniale gruppo di comprimari mai creati: una squadra di pinguini con un talento innato per la fuga, che si rivelano essere i veri assi nella manica del film. Così dopo l’intro cittadina i nostri si ritrovano proprio in mezzo a quella “natura” che per lo più non ambivano a vedere da vicino, a parte Marty ovviamente. Da quel momento è un susseguirsi di incontri surreali e di incredibile comicità mentre i nostri, paradossalmente, tentano ancora una volta la fuga al contrario. Tra personaggi di contorno (in alcuni casi letteralmente!) tanto brillanti quanto folli ed un minimo di tema come quello di accettarsi per quello che si è, il film ci trasporta in un mare di sane ed intelligenti risate che ci accompagneranno anche molto dopo che saremo usciti dalla sala. Ma attenzione, esattamente come “Shrek” ed il vituperato “shark tale”, questo è un film creato pensando ad un pubblico adulto, in grado di capire lo humour di cui è permeato. I bambini al contrario non lo capiranno per niente, il che al limite è un bene, xchè non faranno casino durante la proiezione. Il lato negativo è dato da un doppiaggio sciatto anche se volenteroso (laddove quello di shark tale era sciatto e disinteressato, se non per il numero di zeri sull’assegno), dove il peggio è dato da michelle hunziker che non doppia e non interpreta, ma si limita gridare tutto sperando che nessuno noti i suoi danni (michelle, tu sei simpatica, ma il doppiaggio lascialo fare a chi sa farlo santocielo!), seguito da fabio de luigi, imparagonabile all’istrionismo del Ben Stiller originale (persino il leone recita fisicamente come la sua controparte vocale, ve lo garantisco!) e che, malgrado gli sforzi è grigio ed anonimo, fino ad arrivare ad Ale e Franz, i migliori comici in assoluto dello zelig e gli unici che hanno capito che doppiare è recitare ed entrare nel personaggio, non leggere il foglio che hai davanti (quello con tutto gli zeri, per intenderci). Quindi, come capita ultimamente dobbiamo sdoppiare la valutazione, almeno fino al giorno in cui le voci italiane degli attori originali potranno riprendere il loro posto. O peggio, fino al giorno in shrek sarà doppiato da maria de filippi! Il film 9 Il doppiaggio 5
La guida galattica per autostoppisti Per parlare adeguatamente di questo film bisogna fare un breve preambolo: alla sua base si trova il libro più geniale, irriverente ed intelligente di tutti i tempi, basato prima su un programma radiofonico inglese, poi su una serie tv ed infine diventato una serie di 5 libri scritti dal grande e scomparso Douglas Adams che, per spiegarci, scriveva per i Monty Piton. E se non li conoscete, non avete mai visto niente. Ad ogni modo, di cosa parla la “guida galattica”? il primo romanzo, come il film del resto, parte dalla semplice distruzione del pianeta per fare posto ad una nuova autostrada galattica. Ma è chiaro fin dall’inizio che questo è solo uno spunto per fare della divertentissima satira sulla stupidità umana e sui danni che può fare e che fa ogni giorno. Si salvano solo in 3, due umani ed un extraterrestre in gita esplorativa per la guida per cui lavora, indovinate quale? Descrivere cosa accade dopo è impossibile, diciamo che ad esempio i personaggi verranno trasformati in divani, una balena si porrà domande sul senso della vita, un vaso di gerani dirà “oh no, di nuovo!” ed un gigantesco computer troverà la risposta alle grandi domande dell’universo,peccato che dopo bisognerà scoprire qual è la domanda! Totalmente surreale, comico, satirico, pungente, irriverente, anticlericale(ma più il romanzo che il film, onde evitare roghi davanti ai cinema), filosofico e di rara intelligenza, il film come la serie da cui è tratto ci trasporta in un'altra visione del mondo e della vita, facendoci capire che lungi dall’essere al centro dell’universo, siamo forse all’estrema periferia e che dobbiamo ancora capire quanto siamo realmente fessi. Questo film in patria, negli usa e nel resto del mondo è stato un enorme successo, i romanzi sono considerati ancora oggi dei capolavori di satira e di comicità, da noi sono nascosti dietro thriller copiati da cabarettisti e altri libri scritti da altri cabarettisti che pensano che per far ridere basta fare un accento strano. Se volete scoprire che esistono battute più intelligenti di “ahò” (sembra impossibile ma è così), se volete scoprire quanto può essere intelligente la comicità, fatevi un favore e andate a fare un giro nell’universo della guida galattica, così potreste scoprire come la guida stessa ci definisce: praticamente innocui. Voto Film 9 Romanzo 10
The island È ormai evidente che si va a vedere questo film per trovare una risposta alla domanda “cosa non ha funzionato?” Il nuovo film di Michael bay, noto x dei blockbuster altamente distruttivi come “the rock” e “armageddon”, sembrava nato per essere il successo dell’estate Usa, ma si è rivelato invece quello che in patria chiamano “train wreck”, ovvero un disastro ferroviario! Inevitabile quindi investigare le ragioni della catastrofe e cercare i responsabili. Ebbene, il colpevole è uno e si chiama Michael Bay, ovvero lo stesso regista. Qual è stato il problema? Il film ha due anime che non solo non si miscelano bene, ma non si conoscono proprio. Bay aveva delle ambizioni, grandi ambizioni, voleva dimostrare di essere il nuovo James Camerun, addirittura il nuovo Steven Spielberg, per questo motivo ha cercato ricreare le atmosfere di “Minority report” uniti al senso del Mega spettacolo degno di Camerun e ci ha aggiunto una chilata di Matrix e Matrix reloaded tanto x far vedere che anche lui sa farlo. Il problema è che no, non era in grado farlo. Bay è bravo, anzi bravissimo, a far esplodere le cose, ha creare degli inseguimenti lunghissimi e devastanti, a dare ritmo al film, in questo al momento è il migliore. Ma volendo dimostrare che può fare film con una sorta di morale sociologica, ha scoperto di non capirci un acca. Sempre posto che lo abbia capito. Tutte le parti narrative sono diligentemente girate ma, come ha detto giustamente la mia complice di cinema Barbara, senza un filo di anima. In pratica, Bay non ha un messaggio da lanciare al mondo e quelli inseriti nelle sceneggiature non li vede. Le legge, le gira, ma intanto pensa a come devastare la città con un inseguimento così lungo che dopo un po’ ti ritrovi a chiederti cose del genere “come ci siamo arrivati qui?”. Così, tutti i momenti in cui il film avrebbe anche potuto avere un minimo di profondità spariscono senza lasciare traccia, sepolti sotto le macerie e se cominciate a provi delle domande sullo svolgimento dei fatti scoprite che le risposte non ci sono o sono almeno nebulose. Inoltre, la similitudine più ovvia, quella con Matrix, uccide il film stesso e l’eccesso di riferimenti cinematografici di gente molto migliore di bay rende tutto il film un fritto misto di citazioni che potrebbe dar vita ad un quiz cinematografico, ma non a una storia coerente. A questo si aggiunge una fotografia così leccata da essere intollerabile e che è un retaggio del passato pubblicitario del regista, ma qui portato ad un estremo nauseante al punto che, in certe scene, sembra di vedere lo spot di un profumo invece di un film e in un scena, c’è davvero un vero spot su un profumo! Il product placement poi raggiunge apici epocali: i protagonisti usano un NOOOOOOOOOOOOOKIA! leggono le pagine gialle MSSSSSNNNNNN!, ewan mcgegor ha un orologio TAAAAAAAAAG HAAAAAAAAAAAAAUER! E guida una MEEEEEEEEEEEERCEEEEEEEEEEEEEEDESSSSSSSSSSSS! Tutti i prodotti inseriti nel film gridano i loro nomi a caratteri cubitali al punto da farti pensare che ci sia un orrido stacco pubblicitario. Ma questo è il minore dei mali, molto peggio è l’incapacità cronica del regista di capire la sceneggiatura ed il suo volersi atteggiare a grande autore. Quindi anche in questo caso il giudizio non può che essere sdoppiato, anche se va dato merito agli attori di essere riusciti a dare un filo di emozione a questi cloni che guardano il mondo che li circonda con occhi infantili. Ma è l’unico momento vero del film. Voti: per la sequenza d’azione 8 per la trama 5
venerdì 9 settembre 2005
Anche se siamo ormai in settembre, l’elenco delle uscite parte dalla fine di agosto, x sottolineare alcuni film già usciti che vale la pena di recuperare, basati sulle prossime uscite del mitico cinema Arcadia di Melzo:
19 AGOSTO Amityville Horror Remake del classico horror dei primi anni ottanta, si distingue dall’originale per una carica orrorifica molto più pesante (e non necessaria) e claustrofobica. Laddove nel primo film era tutto atmosfera e toni lugubri, qui prevale un malsano senso di sadismo, come purtroppo si addice all’horror 8se così si può chiamare) moderno. Da notare i due protagonisti, Ryan reynolds, che sembrava molto più portato per la commedia ma che negli ultimi tempi si è tuffato prima in Blade:trinity ed ora nel filone horror. Infine Melissa george, che per gli appassionati della serie Alias, sarà ricordata come l’infida moglie dell’agente vaughn.
Tu chiamami Peter Biografia delle nevrosi e delle infelicità di un genio comico quale era peter Sellers, lascia il dubbio se vlesse davvero la pena di far vedere il dietro le quinte di un genio. Il cast è però di prim’ordine e vede geoffrey Rush, capitan barbossa della “maledizione della prima luna” (ma che qui torna alle corde che gli fecero vincere l’oscar col bellissimo “shine”) e la Dea Charlize Therone, più unica che rara.
Indovina chi - Guess who Strambo e divertente miscuglio del film anni 50 “indovina chi viene a cena” (da cui riprende parte del titolo originale) ed il più moderno “ti presento i miei”, il film parla di una coppia che va a conoscere i genitori di lei, solo che la ragazza in questione è di colore, mentre il protagonista Ashton Kutcher decisamente no. Ed al padre di lei i bianchi non vanno molto giù. Buon successo in patria ha confermato il talento comico del giovane fidanzato di quell’altra Dea che è Demi Moore.
26 AGOSTO The Island Incredibilmente votato all’insuccesso, questo kolossal del regista Michael bay sembra voler mettere troppa carne al fuoco, ma a livello visivo è impeccabile. In una situazione futuristica che ricorda molto un reality show, alcune persone aspettano di sapere se saranno scelte x andare a vivere in un luogo da songo chiamato appunto “l’isola”. Ma chi ha visto i trailer sa già che di isole non c’è ne sono e che i nostri protagonisti sono solo cloni usati x recuperare parti umane. Da qui, tutti gli inseguimenti ed esplosioni che mente umana può concepire. Quindi, un po’ “l’uoo che fuggì dal futuro” di george lucas, un po’ “minority report”, un po’ di tutto ma dove forse latita un minimo di personalizzazione e fa nascere il sospetto che Michael bay creda di essere il nuovo James Camerun. Michael, sei bravo, ma non così bravo!
Sballati d'amore Altra prova comica di Ashton kutcher, che da noi esce praticamente in contemporanea con “indovina chi?”, ma che in realtà era uscito parecchio prima, anche qui si riprende un vero classico, “harry ti presento sally”, attualizzandolo (ce n’era bisogno?). la coppia kutcher/peet però fa scintille ed il film è godibile.
Deuce Bigalow 2: Puttano in saldo Il triviale sottotitolo italiano è leggermente in contrasto con quello vero, ovvero “european gigolò” (uguale no?). Il protagonista Rob Schneider è a suo modo un genio della commedia goliardica e le risate sono più che garantite, inoltre malgrado il 2 messo davanti al titolo, non c’è nessuna necessità di aver visto il primo film, riderete lo stesso senza vergogna!
LE USCITE DI SETTEMBRE
02 SETTEMBRE Madagascar Orribilmente ridoppiato da inutili personaggi televisivi italiani quali l’imbelle michelle hunziker, arriva in italia il campione di incassi della commedia in computer grafica. Non potremo godere di un doppiaggio decente come avrebbero fatto i doppiatori veri di ben stiller, chris rock e david schwimmer, nonché della bellissima jada pinkett smith, ma almeno speriamo non sia un danno come quello schifo perpetrato ai danni di “shark tale”!
The Dukes of Hazzard Forse sarebbe bene non rivedersi le puntate della serie originale, onde evitare di irritarsi per nulla. I tempi cambiano e anche le venerabili serie tv diventano vecchie, ergo c’è la necessità di attualizzarle. Ecco qui comparire la bellissima Jessica Simpson, che non ci fa rimpiangere la Daisy Duke originale, Sean william Scott (ovvero lo Stifler di american pie) che interpreta un Bo tutto suo e il protagonista dell’assurdo programma tv “jackass” che non c’entra niente con nessuno ma che si trova lì x allettare il pubblico di mtv. Ok, chiudete gli occhi e pensate che sia un altro film. Fatto? Bene, ora potete andare.
09 SETTEMBRE Stealth - Arma suprema super film sulla guerra high tech e come sempre, su come non esista il termine “a prova di stupido”. L’esercito inventa un aereo da guerra che può agire da solo, ma viene colpito da un fulimine e gli vengono strane smanie distruttive nel posto sbagliato (ovvero, direttamente a casa sua). Urge mandargli dietro i piloti da cui avevano copiato le capacità, ma non sarà un gioco da poco, perché l’aereo è furbo, molto furbo ed ha un obiettivo inquietante. Il film non ha avuto in patria il successo immaginato ma nemmeno ha floppato come “the island” e visto al cinema regala delle sequenze da vertigine pura. In scena il recente vincitore dell’oscar jamie foxx e la bella jessica Biel (anche lei in Blade:trinity)
Skeleton Key Festeggiamo il 150° clone di “the ring” con un film che ci prova a nascondere le sue origini ma tant’è, è come se un gemello si facesse crescere i baffi per non somigliare al fratello. Qui c’è la bella e brava kate Hudson (perché poi bravi attori comici si buttano nell’horror?) va a fare la babysitter in una casa della new Orleans pre katrina (il che probabilmente rende il film ancora più inquietante) e si ritrova circondata da fantasmi, pratiche voodoo e paralitici che se ne vanno a spasso. In patria lo hanno preferito all’altro clone “dark water” con un'altra bellissima donna che risponde al nome di jennifer connelly. Da parte mia, l’horror vero è andato in vacanza, speriamo che torni.
Cinderella Man Altro film che non ha avuto il successo auspicato malgrado il valore intrinseco. Ma siamo dalle parti di “million dollar baby” e non è mai bello arrivare secondi e confrontarsi con un capolavoro. Chi lo sa, forse se fossero usciti al contraio… Ad ogni modo, durante la depressione americana (anni 30), russell crowe è un operaio che più disperato non si può che cerca una via di uscita diventando pugile. Diventerà anche il simbolo di chi non si arrende mai. Grande cast (crowe, zellweger) e grande regista, ron howard, per un gran bel film. Ah se solo fossi uscito prima di Million dollar baby…
2 single a nozze – the wedding crasher Grande successo di pubblico, che dimostra il sacrosanto bisogno delle persone di farsi una risata (vista l’alternativa) racconta di John e Jeremy, ovvero la coppia comica owen wilson/vince vaughn (metà del film “starsky and hutch”, ovvero Hutch ed il “cattivo”), che abitualmente di infiltrano ai matrimoni. Uno (vaughn) conoscerà una ragazza tanto simpatica quanto inquietante , l’altro (wilson) la bellissima rachel mc adams, astro nascente usa, malgrado il loro intento di non aver mai storie serie. Saranno scintille .
16 SETTEMBRE Red eye E Rachel mc adams è anche la protagonista di questo thriller di wes craven, che x una volta non ha a che fare con maniaci mascherati (ovvero “scream”). Ma non sempre i mostri hanno la maschera e lo scoprirà proprio Lisa, che sull’aereo notturno che la riporterà a casa dopo il funerale della nonna, incontrerà cillian murphy (lo scarecrow di Batman Begins) che, dopo aver fatto il simpatico le rivelerà una terribile verità: se lei non ucciderà una certa persona lui farà uccidere suo padre. Il tutto mentre l’aereo si trova 20 mila metri di quota. L’idea è buona, se craven riuscirà a metterci un po’ di tensione, cosa che non sempre gli riesce. Il titolo si riferisce al soprannome dato all’ultimo volo della notte, ma in questo caso diventa il male nascosto dietro le apparenze.
I fantastici 4 C’è qualcos’altro da dire su questo film? La parte positiva: c’è jessica alba La parte negativa: hanno infantilito il fumetto, sembra che al cinema ci vadano solo i 16enni! Comunque almeno con gli effetti speciali ci siamo. Staremo a vedere.
23 SETTEMBRE Vita da strega La trama di questo film da sola è almeno peculiare: will ferrell (comico molto noto negli usa) è un produttore che vuole fare il remake del telefilm “vita da strega” e quando incontra Nicole Kidman decide che lei è perfetta per la parte. Ma la kidman è una strega per davvero e lui non lo sa e non solo, i parenti di lei non amavano moltissimo il telefilm! Un film divertente che per una volta ci regala una Kidman leggera, solo per questo vale la pena di vederla!
La Fabbrica di cioccolato Visionario e brillante remake dell’omonimo film degli anni 70, baciato da un successo sfacciato in patria, il film è la dimostrazione che tim burton è un genio e che quando lavora in coppia con johnny depp fanno scintille entrambi, da vedere! La trama in sé non dà l’idea di cosa c’è dietro: alcuni bambini vincono un concorso per visitare la fabbrica di cioccolato più famosa del mondo, che si rivela essere un mondo folle ed incantato come solo burton poteva immaginarlo, gestito da un willi wonka/johnny depp, che proprio non vede i bambini di buon occhio. Magico, folle e personale come tutti i film di burton ( a parte “il pianeta delle scimmie”, ma non era colpa sua) è uno dei film più attesi della stagione!
30 SETTEMBRE Four Brothers Inaspettato successo in patria, il film riunisce due ragazzi bianchi e due di colore, che si definiscono fratelli in quanto cresciuti dalla stessa donna che li aveva in affidamento e che li aveva salvati dal finire dalla parte sbagliata della legge. Ma quando la donna viene uccisa in quella che sembra una rapina, i 4 cercheranno vendetta, tremenda vendetta e scopriranno che ci sono più verità di quante credessero. Un bel film duro e senza infantilismi con un gran gruppo di attori, tra cui mark Wahlberg (italian job) e andrè benjamin, che sembra cavarsela meglio come attore che come cantante (avete presente “eeeeehia!”). da vedere.
LE USCITE DI OTTOBRE
21 OTTOBRE Dark Water 149° clone di “the ring” elogiato dalla critica e definito noioso dal pubblico, il film vive solo per la bellissima jennifer garner, ma la trama, implausibile ed illogica come tutti i film made in china, e soprattutto una totale incapacità di fregarsene del materiale orginale (come ottimamente avevano fatto con “the ring” x l’appunto) rendono questo film ottimo per i caso di insonnia. E dire che una volta facevano “poltergeist”…
28 OTTOBRE The Legend of Zorro Finalmente arriva l’atteso seguito di zorro. Più spettacolare e divertito, sembra più un misto di indiana jones e batman (si, si può fare) che non qualcosa che abbia a che fare col film originale. Banderas e la stupenda chaterine z. jones ritornano ed il film merita, che volete di più?
The Interpreter Thriller di grande successo all’inizio del 2005 (in orario come sempre, vero?) racconta la storia di una interprete (nicole kidman) che durante una rinuione dell’onu sente in cuffia un dialogo in cui si organizza l’omicidio di un politico. Ad aiutarla comparirà Sean penn, ma le cose saranno molto più ingarbugliate di così- Da vedere.
LE USCITE DI NOVEMBRE
04 NOVEMBRE Tim Burton's Corpse Bride Geniale e folle come sempre, burton realizza un nuovo film in computer grafica sulla falsa riga di “nightmare before christmas2 e ci racconta di un promesso sposo che inavvertitamente infila la fede ad una ragazza alquanto defunta, la quale però torna in vita, da cadavere e dice di essere sua moglie. Atmosfere da fiaba gotica ed un bel po’ di humor surreale per un gioiellino che spero non venga rovinato con un altro doppiaggio fatto da idiotissimi personaggi tv italiani!
11 NOVEMBRE Sky High A metà tra gli xmen, harry potter e soprattutto i film per teenager (cheppalle), il film ha almeno il merito di non prendersi affatto sul serio. La trama è semplice: i supereoi sono parte integrante delle nostre vite ed esiste una scuola fatta apposta x loro, la “sky high”, così chiamata perché si trova sospesa nel cielo. Kurt russel e kelly preston, due noti supereoi, mandano lì il loro figlioletto, il quale però sembra non avere alcun superpotere e si ritrova circondato da una serie di teenagero dagli stranissimi poteri eppure idioti come al solito. Ma come sempre, un nemico si profila all’orizzonte, anche lui dimostrerà di valere qualcosa. Se lo immaginate in chiave commedia e fate finta che “gli incredibili” non sia mai uscito, bè, potreste pure divertirvi.
25 NOVEMBRE Harry Potter e il calice di fuoco Superattesa per la 4° avventura del mago più famoso del mondo, protagonista di ottimi libri e di buoni film. La novità è data dal cambio di regista, che diventa l’inglese mike newell, di cui ovviamente tutti ricordano “quattro matrimoni ed un funerale” e che si occuperà di raccontarci del passaggio alla maturità del maghetto. Speriamo metta da parte le opinabili scelte stilistiche del 3° film, che sembrava più un videoclip decadente (del resto, non lo sono tutti?) che un film.
LE USCITE DI DICEMBRE
02 DICEMBRE Mr. & Mrs. Smith Una annoiata coppia di sposini nasconde l’uno all’altra la sua doppia identità. Entrambi sono killer professionisti che lavorano per due società segrete all’insaputa l’uno dell’altro. Ma poi entrambi ricevono l’ordine di uccidere un certo bersaglio, indovinate quale? Così dopo aver tentato allegramente di accopparsi a vicenda, in un versione iperadrenalinica della “guerra dei rose”, i due dovranno scoprire chi li voleva morti. E saranno anche un bel po’ irritati. Dal regista di “bourne identity” un film che unisce l’azione all’ironia, nonché due divinità del cinema: l’unica e sola Angelina Jolie e…ok, anche brad pitt. Da vedere!
The Cave Appena uscito negli usa, il film racconta di un gruppi di speleologi che vanno ad esplorare una grotta profonda e misteriosa, peccato che I mostruosi abitanti del posto non li vedano di buon occhio. Definito fin troppo frenetico e con una suspence insopportabile, il film almeno si propone come un horro classico migliore delle stupidate attuali.vedremo se ne varrà la pena.
Chicken Little Nuovo film in cg della pixar, di cui ofrse avete potuto vedere il teaser durante I primi mesi di quest’anno, ci racconta delle folli avventure di un piccolo pollo che lancia un allarme incredibile: il cielo sta cadendo. Solo che, dopo aver creato il panico, la gente appurerà che il cielo è ancora lì e per little inizieranno i problemi! Divertente e folle come ci si aspetta dalla pixar,è un altro gioiellino da non perdere.
16 DICEMBRE King Kong Peter jackson, il regista dei 3 signori degli anelli, ha deciso di rifare KK riportandolo alle origini, ovvero il film originale degli anni 30 (ebbene si, il cinema esisteva molto prima degli anni 80! :-) peccato che il risultato sia un’assurdo mischione tra jurassic park (king kong e i dinosauri??) ed il film di mostri giganti che distruggono la città. Il tutto pervaso dalla cronica incapacità del regista di avere il dono della sintesi. Caro peter, ogni tanto devi accorciarle le scene. Le buone nuove sono i 3 protagonisti: la bella e brava naomi watts (the ring), adrian brody (the village) e jack black (un altro comico che vuole dimostare di essere un attore, chissà perché hanno ‘ste fisse). Ah già, il tipo con la tuta blu che impersonava gollum qui invece fa KK. Una grande carriera invisibile eh?:-)
21 DICEMBRE The Chronicles of Narnia Basato su una serie di romanzi fantasy scritti ai primi del novecento ed ancora ampliamente pubblicati anche da noi, il film parla di un mondo nascosto dietro un armadio e del…solito, insopportabile, onnipresente gruppo di adolescenti che ci si inoltrano e deovranno affrontare un qualche cattivo. Del resto che trama vi aspettate da un fantasy? Molto atteso ovunque, mescolerà cg e personaggi reali e vedrà tra i protagonisti un leone parlante. Speriamo non sia il solito clone di harry potter.
sabato 6 agosto 2005
L'ALTRA SPORCA ULTIMA META
Remake del famoso film degli anni settanta”quella sporca ultima meta” (che in effetti nell’originale mantiene il titolo “the longest yard” e non si capisce perché da noi ci abbiano aggiunto “l’altra”), che vedeva burt reynolds come protagonista, la pellicola si rivela essere un ottimo modo di rivedere in chiave moderna una storia tanto forte quanto dura. Tutto inizia quando un campione di football in declino (adam sandler, che riprende il ruolo di burt reynolds) già accusato di aver venduto una partita, finisce in prigione x avere causato uno degli inseguimenti della polizia più eclatanti di tutti i tempi, terminandolo con la distruzione di una quantità di auto, ivi compresa quella della sua rancorosa fidanzata (la notevole courtney cox, che avendo appena avuto un bambino sfoggia un decolletè davvero distraente!). La bravata lo fa finire in un penitenziario perso nel deserto del nuovo messico, ma soprattutto nel mezzo di un pericoloso fuoco incrociato: il capo delle guardie lo accoglie a colpi di manganello, imponendogli di non accettare le assurde idee del direttore del carcere, ma il suddetto lo minaccia di rendergli la vita un inferno se non realizzerà il suo sogno: allenare la squadra dei detenuti per il prossimo campionato di footbal tra carceri, che da anni non riesce a vincere. Cosa che però vorrebbe fare il capo delle guardie con la sua squadra. Dopo aver capito a sue spese che essere neutrale è impossibile, comincerà a portare avanti un sogno impossibile: donare un minimo di redenzione a sé stesso ed ai suoi compagni di sventura, vessati oltre ogni regola dai secondini. È un film estremamente dinamico, sanguigno, che alterna momenti divertenti ad altri non poco drammatici, ma che soprattutto parla del desiderio di rinascere, di recuperare una umanità perduta. Ma la strada per riuscirci è costellata di minacce, scontri e terribili incidenti, fino alla tanto agognata partita. Dove ognuno tirerà fuori il meglio ed il peggio di sé. Adam sandler ci offre un’ottima interpretazione al di fuori dai suoi canoni più consoni, circondato da un ottimo casti di comprimari, in cui spicca un chris rock che finalmente sa fa ridere (grazie alla vicinanza di sandler?) ed allo stesso burt reynolds, che qui compare come l’allenatore della squadra nonché detenuto del carcere in cui finisce sandler, in uno strambo rispecchiarsi di situazioni. Energico, ipercinetico, ricco di personaggi folli e giganteschi, nel senso di struttura fisica, il film scorre via veloce ed intelligente, tra scricchiolii di ossa fratturate e spettacolari azioni sportive. L’unico mistero è la dubbia uscita in agosto: perché buttare via un film che in patria è stato un enorme successo ed è più intelligente di tante vaccate europeoidi? Ah già, mi sono risposto da solo. Voto 8
sabato 30 luglio 2005
Licantropia Innanzitutto è necessario fare un po’ d’ordine: il ridondante titolo italiano nasconde in realtà l’originale “ginger snaps: the begininng”. Perchè la parola “beginning” (inizio, origini) dopo il titolo? Perché questo film è in realtà un prequel di due film di grande successo sia in patria (ovvero in questo caso il canada, luogo di produzione) che negli usa, dove sono diventati dei cult movie. I primi due film, ovvero “ginger snaps” del 2000 e “ginger snaps:unleashed” (scatenato, liberato) del 2004 sono ambientati ai giorni nostri e parlano di due sorelle (ginger e brigitte) molto, troppo unite e decisamente strane le quali scoprono a loro spese che i licantropi esistono davvero quando ginger viene morsa da uno di loro. I due film ambientati ai giorni nostri si distinguono notevolmente dalla marea inarrestabile di film a base di ammazzamenti e teenager rimbambiti perché preferiscono concentrarsi su una atmosfera cupa e vagamente morbosa e su due attrici giovani si, ma di incredibile bravura, nonché su uno sviluppo della trama che sfugge ai clichè così in fretta da far nascere spontanea la domanda : perché non lo fanno anche gli altri horror? Dopo il secondo film, “unleashed” la produzione decide di fare un passo indietro e realizzare il prequel della storia delle due sorelle, x svelare qualcosa sulle loro origini. Ma anche in questo caso, siamo davanti ad un film fuori dai canoni. “the beginning”, ovvero “licantropia” inizia in un bosco innevato freddo ed inospitale nel canada del 1800. due figure avvolte in mantelli scuri si muovono su un cavallo decisamente troppo stanco. Saranno degli strani suoni nella foresta a farci scoprire le due sorelle, anche se in pratica le loro antenate, che si sono perse da tempo e non sanno neppure dove andare. La trama prosegue tra apparizioni spettrali, premonizioni e l’arrivo ad un fortino perso nel nel bosco dove abitano persone molto, molto strane. Ma il vero punto di forza è dato dall’atmosfera: magnetica, inquietante, sospesa, dove uno sguardo ed un’ombra ti tengono in uno stato di tensione continua senza alcuna necessità di effettacci e stupidi maniaci con lascia o altri utensili. Così anche se ginger non può sfuggire al suo destino, la sorella farà di tutto pur di tentare l’impossibile ed in una notte di gelida paura tutti i personaggi dovranno affrontare i loro mostri, interiori ed esteriori. È un piccolo film questo “ginger snaps” ma di grande impatto visivo e con un ottima regia ed interpretazione, al punto che non conoscendo le due attrici credi ciecamente in quello che vedi. Resta solo da augurarsi che la distribuzione italiana decida di recuperare anche i due titolo che compongono questo strano e affascinante trittico…licantropico! Voto 8
venerdì 29 luglio 2005
Visto che quest’estate il cinema non va in vacanza vi riporto le notevoli anteprime estive, prese dal sito del bellissimo cinema Arcadia di Melzo. se ne avrete la possibilità questo sarà un bel modo di portarsi avanti con le uscite previste da settembre a dicembre, di cui vi parlerò nel prossimo articolo: THE AMITYVILLE HORROR Di Andrew Douglas con Ryan Reynolds, Melissa George, Jesse James, Jimmy Bennet. Genere: Horror Anteprima sabato 13 Agosto Remake dell’omonimo film anni 70 si distingue dall’originale per aclune scene un troppo orrorifiche rispetto all’idea originale. Sembra che ormai non si possa fare un film horror dove sia l’atmosfera e la storia e creare tensione, ma solo tonnellate di effettacci. Il sito ufficiale: http://www.amityvillehorrormovie.com/
I FANTASTICI QUATTRO Di Tim Story con Jessica Alba, Michael Chiklis, Chris Evans, Ioan Gruffudd, Julian McMahon. Genere: Fantastico Anteprima sabato 13 Agosto Film di grande successo in patria ma anche, tragicamente, versione alquanto falsata dell’ottimo fumetto originale, qui abbiamo i fantastici quattro più giovani mai visti (forse tutti insieme fanno l’età di uno solo della controparte fumettistica) tanto x ingraziarsi il pubblico teenageriale. Il che vuol dire: una storia basica e lineare ed effetti in computer grafica a badilate giusto per promuovere il relativo videogame che, la cronaca, è orrido. I fans adulti del fumetto lo troveranno irritante, i pischelli faranno “oooh”! Sito ufficiale: http://www.fantasticfourmovie.com/flash_index.html
THE ISLAND Di Michael Bay con Ewan McGregor, Scarlett Johansson, Djimon Hounsou, Steve Buscemi. Genere: Azione Anteprima giovedì 18 Agosto Questo film appena uscito negli usa si è contraddistinto x non aver raggiunto il successo che tutti si aspettavano: 12 milioni di dollari nel primo week-end significa che i 100 e passa spesi per realizzarlo non torneranno mai a casa! La trama al momento è un po’ confusa: in un una sorta di istituto di ricerca un gruppo di persone aspetta di sapere se verrà selezionata per andare in un mondo perfetto chiamato “l’isola”. Ma la realtà è un po’ più sinistra e fantascientifica e sarà ewan mcgregor a scoprirlo, anche se questo metterà a repentaglio la sua vita. Superspettacolare come ci si aspetta dal regista di armageddon, con l’aggiunta di una trama che, una volta rivelata, suonerà alquanto familiare. Ma del resto quello che conta è quanta divertita distruzione ci troveremo davanti, non cosa sia davvero “l’isola”, no? Sito ufficiale: http://www.theisland-themovie.com/
HERBIE Di Angela Robinson con Linday Lohan. Genere: Commedia Anteprima sabato 20 Agosto È quasi imbarazzante dirlo, ma questo è il remake del “maggiolino matto”, qui trasposto ai giorno nostri nel campionato nascar (e senza che le altre auto lo appiattiscano contro un muro!), sempre per un pubblico adolescenziale, come la presenza di lidsay lohan lascia ben capire. Simpatico di sicuro, ma necessario? E michael keaton poi, non lo si vedeva da anni e ricompare così? Situ ufficiale: http://disney.go.com/disneypictures/herbie/
MADAGASCAR Di Eric Darnell, Conrad Vernon. PRESENTATO IN DIGITALE Genere: Animazione Anteprima mercoledì 24 Agosto Bellissimo e divertentissimo nuovo film dellla dreamworks, che verrà tragicamente rovinato dal doppiaggio di inetti totali quali: ale & franz, fabio de luigi e michelle hunziker, laddove nell’originale c’erano: chris rock, ben stiller, david schwimmer e jada pinkett smith. La differenza, x chi non lo sapesse è che i doppiatori dei suddetti attori americani sono degli ottimo attori loro stessi, i cabarettisti indicati sopra invece no. E la hunziker non è nemmeno una cabarettista. Sito ufficiale: http://www.madagascar-themovie.com/
CINDERELLA MAN Di Ron Howard con Russell Crowe, Renée Zellweger, Craig Bierko. Genere: Drammatico Anteprima Lunedì 5 Settembre Arrivare secondi non è mai una buona idea, ed farlo dopo “million dollar baby” potrebbe sembrare un suicidio artistico. Ma qui abbiamo ron howard e russel crowe che quantomeno garantiscono un ottimo livello ed una storia di miseria e redenzione ambientata nel periodo della depressione econonica usa che dona un tocco di originalità. Inoltre è basato su una storia vera. Insomma, ci stanno provando a distaccarsi dall’ombra ingombrante della “million dollar baby” e noi gli facciamo i nostri migliori auguri! Sito ufficiale: http://www.cinderellamanmovie.com/index.php
SBALLATI D'AMORE di Nigel Cole con Ashton Kutcher e Amanda Peet Durata: 1h 47' Genere: Commedia Anteprima 13 agosto Simpatica commedia che prende un po’ le mosse dal mitico “harry ti presento sally”. Anche qui i due protagonisti si incontrano (in aereo) e scontrano per un bel po’ di tempo prima di smetterla di litigare e cominciare a vedersi in modo diverso. Kutcher e peet sono una coppia comica notevole.
Sito ufficiale: http://alotlikelove.movies.go.com/
TU CHIAMAMI PETER Di Stephen Hopkins con Geoffrey Rush Durata: 2h 02’ Genere: biografico Anteprima 17 agosto Biografia del genio comico e non solo che era Peter Sellers (l’ispettore clouseau per intenderci) qui visto nel suo aspetto più reale e tormentato fino al crollo definitivo. Ma sarà giusto vedere la parte più fragile dell’uomo o meglio ricordarlo per ciò che ci ha regalato sullo schermo? Il film è in realtà stato realizzato per la tv via cavo hbo (quella di sex and the city) ma ha avuto una tale quantità di recensioni positive che spingere la produzione a farlo uscire anche nei cinema. Sito ufficiale: http://www.hbo.com/films/petersellers/
venerdì 8 luglio 2005
Prima di parlarvi di questo attesissimo film vorrei riportarvi un peculiare esempio di incarognimento fine a sé stesso che sta diventando usuale nel nostro paese: la settimana scorsa un certo sito italiano riportava la recensione di questo film con il voto “mediocre”; la cosa strana era che l’articolo era stato postato mercoledì mattina, mentre l’uscita mondiale della pellicola era prevista per mercoledì sera! Forse si potrebbe obiettare che negli usa si fanno abitualmente delle proiezioni anticipate per la stampa e che il sito in questione ne avesse tradotto uno, ma avendo io letto le recensioni usavi posso garantire che il tono e la professionalità erano profondamente diversi. Passando quindi oltre l’ormai patetico antiamericanismo vigente da noi, posso dire che la prima parola che viene in mente vedendo “la guerra dei mondi” è “impressionante”. Proseguendo nella sua visione tesa e drammatica della realtà, vista attraverso il filtro della fiction come nel bellissimo e cupo “minority report”, Steven Spielberg ci racconta una storia dai toni estremamente drammatici e che non nasconde gli aspetti più forti della vicenda. La quale peraltro, ha uno scopo evidente e interessante: la guerra dei mondi diventa infatti un enorme esorcismo della tragedia dell’11/9, vista però non in chiave politica ma da un punto di vista totalmente umano, ovvero non solo di chi ci si è trovato in mezzo, ma ponendo lo spettatore stesso nel mezzo della catastrofe. Difficile infatti non rivedere l’11/9 nelle scene di panico per strada, nelle foto affissi sui muri e nella metaforica “caduta di abiti” che ricorre nel film. Lo scopo primario di Spielberg era sfogare la rabbia e la paura che quella tragedia ha fatto nascere nelle persone, un po’ come un buon film horror può fare: far emergere le proprie paure per fronteggiarle e, con un po’ di fortuna, liberarsene. È quindi in quest’ottica che va visto questo attacco alieno tanto improvviso quanto devastante, così come la susseguente guerra contro gli alieni rimanda alle conseguenze degli eventi reali. Ma Spielberg non ne fa un apologo politico e gli alieni non sono metafora dell’islam. Tutto quello che vuole fare è parlare del terrore paralizzante dell’uomo comune e di come imparare a superarlo. Qui entra in gioco il personaggio di tom cruise: lontano dal clichè dell’eroe Ray è non solo un comune mortale, ma è persino un po’ basico e superficiale, con un divorzio alle spalle e due figli che non lo vedono affatto come una figura paterna. Motivo x cui diventa una doppia sfida sopravvivere all’inferno che seguirà, perché oltre alla sopravvivenza fisica, dovrà tenere insieme i pezzi di una famiglia alla deriva, verso una meta che appare sempre più utopica, non molto distante da quella del finale di “duel”, quando il protagonista si ripete “se arrivi in cima alla collina ce l’hai fatta”, anche se tu spettatore ti chiedi cosa possa cambiare. Ed il senso di precarietà pervade tutta la storia e lo spettatore, che continua a “lottare” tanto quanto il suo alter ego sullo schermo. Il film ha uno sviluppo tanto veloce quanto inarrestabile ed epocale, al punto da entrarti sottopelle e rimanerci a lungo, facendoti provare quella sensazioni di chi combatte e non sa se riuscirà a sopravvivere. Basato pressoché fedelmente sul romanzo di H.G Wells che, per chi non lo sapesse, è l’inventore di tutta la fantascienza che ancora oggi conosciamo (sua è l’idea dei viaggi nel tempo, dell’uomo invisibile, degli attacchi alieni, persino delle guerre aeree prima che esistesse un’aviazione), anche se ovviamente attualizzato rispetto all’ambientazione di inizi novecento, il film ha come una pecca un finale troppo veloce che, quanto chiaro sia, risulta più evidente a chi conosce i romanzi dell’autore, ma avrebbe forse necessitato di due minuti in più di spiegazione per tutti gli altri. Scapperete, vedrete scene infernali, rischierete la vita e vi chiederete come potete anche solo pensare di sopravvivere e solo alla fine vi ricorderete che stavate solo guardando un film. Ma la metafora di un mondo pericolosamente sull’orlo dell’abisso vi rimarrà in mente a lungo. Voto 8
giovedì 23 giugno2005
Imponente, cupo, aspro ed evocativo questo film si può riportare ad una sola parola: perfetto. Incredibilmente immune dalla pixchellizzazione degli altri supereroi (daredevil a parte), l’immersione in questo film ci ricorda una cosa che pensavamo impossibile: partendo dai fumetti si possono anche fare film adulti ed intelligenti se si ha il coraggio di approfondire il materiale e soprattutto di considerare che al mondo esistono anche persone che hanno più di 15 anni. Così, potrà essere persino scioccante scoprire che Batman è davvero “il cavaliere oscuro”, in grado di spaventare tanto i “cattivi” quanto noi spettatori nel renderci conto di quanto profonda sia la sua ansia o desiderio di giustizia (vendetta?). La qualità più notevole del film sta nell’aver cercato una cifra stilistica diversa dai quattro film precedenti, creando un mondo che ci è sia alieno che terribilmente familiare. Uno dei punti di forza è dato dal raccontare la storia su due binari paralleli, in uno sdoppiamento del personaggio Bruce Wayne che rappresenta di fatto la sua dualità. Così mentre seguiamo la sua ossessiva ricerca di un qualcosa che gli sfugge (vendetta, morte, la pace interiore, oppure tutte e tre queste cose) su un binario destinato a collidere col primo andiamo scoprire come e perché bruce è diventato ciò che è, in un sottile e drammatico gioco analitico. Intorno a lui compaiono paesaggi che rappresentano il suo animo, sterminati ghiacciai su cui è impossibile muoversi ma sui quali lui cerca comunque una strada, picchi di arida roccia nera quanto ciò che gli si agita nell’animo, una città decadente in cerca di redenzione. Impossibile non rivedere bruce wayne nel mondo in cui si muove, ma si resta sicuramente sconcertati, se non ci si è abituati, nello scoprire che un film tratto da un fumetto può avere ben più spessore di “da grandi poteri derivano grandi seghe mentali”. Ed è doppia anche l’incarnazione paterna con la quale avrà a che fare: da un lato l’umanità del mitico alfred (interpretato magnificamente da un mito vero quale è Michael Caine), dall’altro la fredda determinazione di un Liam Neeson in grandissima forma. È tutto doppio e opposto in questo film. L’apparenza opulenta della città contrastata dalla visione dei quartieri poveri, vere bidonville, l’ipotetica ipertecnologia decadente, un bruce wayne vanesio e superficiale ed un Batman letale e spaventoso come le persone che deve affrontare, che siano l’avidità dell’amministratore delle Wayne industries (ed è sempre un piacere rivedere Rutger Hauer) o lo psichiatra decisamente pazzo che si fa chiamare Scarecrow, spaventapasseri. Dall’altra parte, sempre in un binomio inscindibile di divisione tra luce e tenebra, un manipolo di idealisti disillusi ma non sconfitti, tutti grandi attori: morgan freeman, che ci svela chi si trova dietro le diavolerie del cavalieri oscuro, la bella Katie Holmes, che finalmente si distacca da dawson’s creek e gary oldman nei panni di quello che probabilmente è l’ultimo poliziotto onesto. Ma non aspettatevi infiniti pippotti fine a se stessi come nello stupidissimo Sin city, né epocali seghe mentali come in spider man (e non dimentichiamoci il vuoto cosmico degli x men. Di che cavolo parlano? Perché diciamolo, la discriminazione è solo un bieco pretesto), qui la drammaticità è data da eventi che ci sono inquietantemente familiari, come un mondo in cui i potenti sono sempre più potenti e le persone comuni sempre più povere a causa di un crisi economica tutt'altro che casuale (non vi ricorda qualcosa?), dove la corruzione è istituzionalizzata e dove la mancanza di una vera giustizia porta le persone alle estreme conseguenze. Il tutto in una cornice di grande spettacolarità, immense scenografie, inseguimenti d’auto ed una batmobile che vorremmo anche noi. Se l’intelligenza non vi spaventa, se una regia forte ed evocativa non è per voi qualcosa di insopportabile, allora scoprirete un grande grande film, che rimane nella memoria anche parecchio dopo che lo si è visto grazie a bellissime scelte stilistiche e ad un cast, sia tecnico che recitativo, di primissimo ordine. Una sola preghiera per i fratelli Warner: se farete un seguito per favore, non cambiate una sola virgola! Voto 9
venerdì 17 giugno2005
Sin city In teoria dovrei iniziare questa recensione segnalando che ci potranno essere degli spoiler, ovvero anticipazioni, per chi ancora non avesse visto il film. In realtà vi consiglio di leggerla proprio per scoprire come e perché un film può essere così cretino e comportarsi come il vincitore di un nobel! Prima di tutto è necessario sfatare un mito tanto falso quanto duro a morire, ovvero l’assioma secondo cui una qualsiasi forma di narrazione può essere definita “arte” solo quando essa è deprimente, triste, nichilista, pessimista, con personaggi tristi, depressi e che devono morire per forza, tristi e soli in un mondo triste, freddo e brutto e cattivo. Ve l’hanno inculcato fin dalle elementari, rifilandovi elefantiaci mattoni provenienti da cosiddetti autori che, nei secoli e soprattutto in europa (quella politica, non quella geografica, il che significa “a parte il regno unito”) avevano in comune gli stessi tratti: erano tutti di estrazione sociale altolocata, erano tutti annoiati e depressi, alcolizzati, tossicomani, ma soprattutto inetti ed incapaci e quindi buoni solo a lamentarsi di tutto e a dire quanto il mondo fosse un posto cattivo. Questo perché magari il mondo non vedeva l’ora di far loro rotolare la testa lontano dal corpo, ma questo dettaglio i ponderosi critici che nel corso dei secoli vi hanno fatto sentire stupidi, di certo non desideravano sottolinearlo. Comunque sia, per qualcosa come cinquecento anni (e lo scrivo a parole x favore notare la lunghezza del periodo) abbiamo avuto: da una parte nobili depressi che ci raccontavano non quanto erano tristi lor, ma quanto lo eravamo noi (probabilmente per via del motto “mal comune…”) e dall’altra critici che lodavano forme depressive a cui avrebbe meglio giovato una energica cura psichiatrica o una giornata in miniera, e sminuivano tutti quegli scrittori che invece si divertivano ad inventare i generi letterari prima e cinematografici poi. Succede quindi che in tutte le varie incarnazioni artistiche si fece largo l’idea che per sembrare “autori seri” (qualsiasi cosa voglia dire) si doveva aderire alle suddette regole ed è questo il motivo per cui ci siamo poi ritrovati con canzoni di amori impossibili, film su ipotetiche società moderne tristi e disperate e romanzi da orchite su personaggi messi peggio che peggio, che fanno una fine peggio che peggiore. Ah si, nel mentre vivono una vita che peggio di così non si può. Fino agli anni settanta gli unici a sfuggire alla regola erano i gloriosi fumetti di supereroi, dove ancora sopravviveva il “sense of wonder”, ovvero il senso della meraviglia, del fantastico, della grande avventura. Ma poi cosa accade, per motivi inesplicabili i fumettisti decidono che anche loro vogliono essere chiamati “autori seri” e le famigerate regole di cui sopra arrivano anche laddove prima c’era la grande avventura. E così nascono aberrazioni come “sin city”, un tale trito riassunto di stereotipi depressivi da sembrare già la parodia di sé stesso. Di cosa parla il suddetto film, nonché fumetto (visto che i due sono praticamente identici)? Di personaggi sudici e malati, in un mondo sudicio e malato, che fanno una fine sudicia e malata. Wow, che novità. Non c’è una vera storia univoca, ma sarebbe meglio dire che non c’è una storia del tutto. Il film è composto da 3 episodi, collegati tra loro solo dal fatto che il barista è sempre lo stesso, il che non è proprio il colpo di scena dei “soliti sospetti”, il primo episodio dura circa dieci minuti e sembra una brutta barzelletta, il secondo dura più o meno quanto un’era glaciale ed ha lo stesso impatto emotivo, del 3° non si vede la fine e si comincia a pensare a scappare dalla sala prima che sia troppo tardi. Questo perché le 3 “storie” sono identiche, con identiche situazioni, luoghi e persino comportamenti. Tutti vogliono porre rimedio ad un torto, tutti fanno una brutta fine, tutti in realtà sono alquanto ridicoli. La cosa che più colpisce è l’assurdo desiderio di essere pedissequo al fumetto originale (cioè uguale identico) al punto che i ben 3 registi (o almeno così li chiamano) si dimenticano delle evidenti differenze nel linguaggio dei due mondi, ovvero cinema e fumetto e realizzano scene di rara ilarità. Un esempio è dato dall’inquadratura di una stradina decrepita, di notte, con personaggi squallidi sparsi in giro ed un po’ di bidoni dell’immondizia debordanti perché se no come si fa a dire che il mondo fa schifo, no? Ebbene, mentre il personaggio si avvia nella suddetta strada sentiamo la sua voce raccontare: “mi trovavo in una stradina decrepita, intorno a me personaggi squallidi e spazzatura sparsa in giro.” Ma va? Oppure gli eventi mitici del tipo: il personaggio che butta la giacca sul letto e raggiunge la ragazza alla finestra: “entrai nella stanza, buttai la giacca sul letto ed andai dalla ragazza alla finestra”. Chi lo avrebbe detto! Forse sono i sottotitoli per non vedenti? E questo succede per TUTTO IL TEMPO DEL FILM. A ciò si aggiunge l’incredibile riassunto degli eventi: ogni dieci minuti il personaggio in carica ci racconta quello che abbiamo visto poco prima, letteralmente: “gina era morta, allora avevo parlato con jack, che mi aveva mandato da john. Avevo pestato john, che mi aveva mandato da pippo, lungo la strada ero stato inseguito dai cattivi, li avevo sistemati e sono arrivato qui da te”. Scusate, ma forse i 3 registi ritengono che il pubblico sia idiota quanto loro e non ricordi cosa è avvenuto sei minuti prima, visto anche che non è accaduto nulla?! Ed anche questo accade TUTTO IL TEMPO DEL FILM. Ma veniamo al peggio: ci sono due solo tipi di personaggi nel film: le donne: nella visione di quel povero psicopatico di frank miller e dei suoi due emeriti amichetti, le donne sono zoccole, cattive, pazze ed assassine e devono morire in modo orrendo. In alternative alcune sono innocenti, ed allora devono morire torturate. Complimenti frank per non avere mai superato la pubertà, periodo in cui era brutto e grasso, le ragazze non te la davano e tu le odiavi. Qualcosa del genere deve essere accaduto anche a rodriguez e del resto che tarantino sia un misogino è un dato di fatto. Che siano tutti e 3 dei gay misogini repressi? Mah, fatto sta che mai tanta compiaciuta violenza sulla donne si era vista tutta in un solo posto e mai era stato esposto così apertamente un manifesto misogino in un opera di finzione. Adesso da bravi tutti e 3 predente le medicine e mettete le camicie di forza! Gli uomini: sono tutti una sorta di superuomini capaci di azioni degne di superman (salti di duecento metri, sfondamento di muri, schiodamento di grate di prigione), ma che x svolgere le loro azioni fanno le peggio cose, mutilazioni, omicidi, scegliete voi. Però guarda caso, sono sempre rappresentati come dei puri. Tirate voi le conclusioni. Quindi per entrare a far parte del club degli “autori seri” cosa manca? Che devono morire tutti! Dei trenta personaggi che girano nel film se ne salvano misteriosamente tre, ma gli altri pur di morire in modo tanto atroce quanto imbecille fanno gli straordinari:mickey rourke si dimentica di poter buttare giù le pareti e si lascia condannare a morte, bruce willis, che fino a poco prima non aveva esitato ad accoppare che minacciava Jessica alba (lo farei anch’io del resto!), invece di accoppare chi gli crea il problema che fa? Si accoppa. Perché? X entrare nel club ovviamente, visto che la logica, sconvolta da tanta stupidità , se l’è data a gambe. Fatelo anche voi ed evitate questa sciocchezza. Voto IDIOTA
giovedì 9 giugno2005
Si conclude in un crescendo drammatico questo ideale collegamento alla venerabile serie originale. Ed è un finale dalle tinte alquanto cupe, per quanto necessarie alla particolare storia che si sta raccontando: stavolta il male non solo vince, ma lo fa nel peggio dei modi. Avevamo lasciato un anakin skywalker senza una mano e già vittima delle sue insicurezze ma anche di una pericolosa latenza aggressiva. Ed in questa puntata conclusiva raggiunge infine non solo il “lato oscuro della forza”, ma soprattutto il lato oscuro di sé stesso. E malgrado ci venga fornita anche una motivazione forte e razionale è ben chiaro che il travaglio interiore del personaggio è il primo responsabile della sue scelte non solo sbagliate ma in ultima analisi, aberranti. Ma non è il solo apice drammatico della storia: la sequenza del tradimento ai danni degli jedi colpisce letteralmente alle spalle lasciandoci spiazzati per la modalità con cui avviene e le manovre politiche di palpatine ricordano in modo sinistramente reale i politici della nostra “galassia vicina vicina”, tant’è che è della senatrice Padme Amidala, la bellissima natalie portman, la battuta più emblematica del film: “così viene cancellata la democrazia, in uno scroscio di applausi. Natalie portman ci regala un personaggio di grande intensità e fragilità, divisa tra l’amore per l’uomo che credeva di conoscere e la tremenda realtà che le si para davanti, mentre ewan mcgregor/obi one (finalmente in parte, visto che nei primi episodi non mi era sembrato molto convinto) dovrà scontrarsi e confrontarsi con la peggiore delle verità. Nessuno si salva e nessuno ne esce illeso. Certo, c’è speranza per il futuro, ma si tratta di un futuro molto, molto lontano. Tra grandiose e virtuosistiche battaglie spaziali, che raggiungono la perfezione sullo schermo del mitico cinema arcadia, personaggi di rara cattiveria e buoni destinati a soccombere, combattimenti con la spada laser ed un breve quanto intenso momento di romanticismo, la saga si chiude con la sua nota più alta ed amara. Impossibile non vederci una metafora dei nostri tempi ma altresi, è impossibile credere che nella nostra galassia arriverà mai un luke skywalker a salvarci dal buio che ci avvolge. Perfetto, ineccepibile, con rimandi che connettono perfettamente tutti e sei i film al punto da dare una visione completa della trama generale con geniali passaggi narrativi, questo episodio (ma sarebbe più corretto chiamarla puntata) si rivela il più sontuoso, triste, epico e drammatico della serie, anche se per ovvie ragioni fa venire forte il desiderio di rivedere la trilogia originale, per scoprire che, malgrado tutto, alla fine i buoni vinceranno. E se fate molta attenzione, nella sequenza al senato potreste vedere il mitico George Lucas far parte degli spettatori. Grazie george, e che la forza sia con noi. Voto 9
mercoledì 11 maggio 2005
La prima cosa che colpisce in questo film, fin dalle battute iniziali, è l’intento di voler capire il nostro periodo storico attraverso l’analisi ed il parallelo con un evento storico che ha avuto influssi notevoli anche ai giorni nostri. Così Ridley Scott ha studiato e creato una struttura drammatica ed una ricerca dell’immagine profondamente diversi da quello che è il suo paragone più ovvio, ovvero il mitico “gladiatore” che ha fatto rinascere, nel bene (Troy) e nel male (Alexander) il genere del film storico. “le crociate”, meglio conosciuto come “kingdom of heaven” è un complesso arco narrativo che va letto sia a livello visivo che narrativo, in quanto, come spesso accade con Scott, le immagini hanno lo stesso valore della storia che raccontano e formano un tessuto narrativo forte ed intenso. Così non è causale la scelta della gelida atmosfera nella sequenza iniziale del film, che trova poi sbocco in quella finale in cui scopriamo un inizio di primavera in quello che prima era un mondo freddo come la vita interiore del protagonista, Baliano , ovvero Orlando Bloom. Anche i simboli religiosi, i dialoghi, le micro situazioni all’interno del tono epico del film, compongono un puzzle di sensazioni, riflessioni, analisi di un mondo che sta perdendo di vista il senso della realtà inseguendo illusioni o falsi miti. E questo, ad onore del vero, accade da entrambe le parti del conflitto, mirabilmente dipinte due mondi separati eppure identici, dove idealisti disillusi si scontrano con l’egoismo e l’odio dei propri commilitoni e dove il desiderio di dominio rivela la sua vera natura rispetto alla facciata dietro cui si era nascosta. Non ci sono buoni totali né cattivi totali, da entrambe le parti si prendono decisioni opinabili, da entrambe la parti ci interroga sul senso del conflitto, ma come spesso accade, sarà la fazione più violenta a prevalere, xchè non si fa scrupoli lungo la strada. Ma anche l’eccesso di idealismo porta a commettere errori, come Baliano sarà costretto a scoprire. “le crociate” è un film imponente, gelido, forte, ricco di sottintesi e di immagini pittoriche e dimostra che un giovane attore come Bloom può reggere benissimo il peso di una tale storia, eliminando ogni traccia dell’attore visto nella “maledizione delle prima luna” quasi non fossero nemmeno la stessa persona. A corollario della sua performance ci sono attori del calibro di Jeremy irons e liamNeeson, ma anche gli attori che rivestono i panni di guy de lusignac e di Saladin offrono spessore ai loro personaggi, per quanto su fronti decisamente diversi. E su tutti si staglia il più clamoroso cammeo della storia del cinema: per almeno metà del film uno dei personaggi più importanti è interpretato dal bravissimo Edward Norton, eppure non lo vedrete mai in faccia, ma lascerà il segno. A volte la verità si nasconde dietro una maschera, oppure dietro la finzione di un film, chi può dirlo. Onore al merito di ridley scott, che ancora una volta è riuscito nel compito di essere epico e riflessivo anche se con un tono quasi gelido e distaccato, necessario al tipo di narrazione. Certamente non cambierà le cose e ci sarà chi non potrà esimersi dall’esprimersi negativamente nei confronti di questo film, ma del resto, più ci si avvicina alla verità più la cosa darà fastidio a qualcuno e qui la realtà storica, antica e moderna non può che essere fredda e disillusa, come una guerra che non finisce mai, da più di mille anni. Voto 9
martedì 3 maggio 2005
Cominciamo subito col dire come stanno le cose: questo film è bellissimo! Iperavventuroso, divertente, iperbolico, folle, senza un attimo tregua, con una regia degna di un giovane Spielberg ti cattura e ti immerge in una avventura rutilante e virtuosistica che ha anche il merito di non prendersi troppo sul serio ma di non mancare di punte di sano cinismo (che vi posso dire, per me è un pregio!). Clive Cussler è il re del genere avventuroso, autore di questo romanzo, in realtà il 9° (su 15, finora) della mitica serie dedicata alle avventure dell’ancora più mitico Dirk Pitt. Con Dirk possono accadere solo due cose: o lo ami o lo odi. Questo perché Dirk, in teoria un ingegnere navale a capo delle operazioni speciali della NUMA (dopo vi spiego cos’è) in realtà è l’incarnazione dell’eroe a tutto tondo: prendete james bond, macgiver, sherlock holmer, rambo e indiana jones, elevateli al cubo ed avrete una minima idea di cosa è in grado di fare. Le sue avventure non sono comuni, sono iperboliche ed epocali, sono il non plus ultra dell’avventura. Nei suoi romanzi non c’è solo il cattivo che vuole distruggere/dominare il mondo, o qualche catastrofe di immane proporzioni o migliaia di persone in pericolo: no, ci sono tutte queste situazioni tutte insieme, senza rallentamenti ne punti morti. L’avventura inizia in modo clamoroso fin dalle prime pagine e poi continua a correre come un rollercoaster impazzito. E Cussler gestisce con perizia ed entusiasmo il mondo che circonda il suo spettacolare eroe/uomo qualsiasi. In pratica l’uomo Cussler ed il personaggio Dirk, inscindibilmente uniti, formano una incredibile coppia d’azione che oscura chiunque altro nel campo dell’avventura, provare per credere. A patto di non voler fare gli snob ed avere ancora il desiderio di sognare ad occhi aperti di incredibili avventure per salvare il mondo, la bella di turno e far fuori il cattivo nel modo più creativo immaginabile of course. Prima di questo “Sahara” c’era stato un solo alto tentativo di trasporre uno dei romanzi di Cussler. Nei primi anni ottanta infatti era stato prodotto “raise the Titanic” da noi “recuperate il titanic”, 4° romanzo della serie, in cui il nostro Pitt doveva recuperare un oggetto misterioso che forse era stato la causa dell’affondamento del tristemente noto transatlantico, scontrandosi però con i russi (i cattivi storici del periodo) che non erano così d’accordo). Purtroppo, tanto era coinvolgente il romanzo, tanto faceva schifo il film, che fu un fiasco apocalittico e che rese un filo nervoso il buon Cussler, che da allora non volle più vendere i diritti cinematografici dei suoi romanzi. Difficile dargli torto, visto il livello generale delle trasposizioni cinematografiche in generale, quando non c’è un regista geniale a gestirle. Vent'anni dopo il cinema ci ha voluto riprovare e come sempre sono cominciati i problemi. Cussler nel frattempo è diventato un nume tutelare, un autore di enorme successo mondiale che anche qui da noi è conosciutissimo e che ovviamente ha il potere di evitare che gli mandassero in vacca un altro romanzo, in quanto un brutto film si può ripercuotere sui lettori della sua saga, senza contare le estreme semplificazioni che spesso il cinema apporta a trame troppo complicate per i suoi (non quelli del pubblico) gusti. Così l’autore diede l’autorizzazione ma fece mettere nel contratto la clausola per cui lui doveva dare il benestare alla versione definitiva della sceneggiatura. Solo che Ops!, la casa di produzione si dimenticò questo dettaglio e mise in cantiere il film come pareva lei, apportando le sue soggettive modifiche (anche queste ve le spiego dopo). Ed il buon Cussler, alquanto irritato, fece loro causa. Il film è uscito da poco sia da noi che negli usa e sta andando bene, anche se a breve dovrò scontrarsi con alcuni pesi messimi che sarebbe meglio evitare (un tale darth vader ed un altro di nome Batman!), ma la controversia tra casa di produzione ed autore prosegue. Va detto però che questo film è davvero mirabile e notevole per l’incredibile dose di avventura a rotta di collo e per la coppia di protagonisti più buffa e adrenalinica mai apparsa sullo schermo. Le differenze sono nei dettagli: La NUMA, nella serie narrativa è una gigantesca società con agganci nel governo usa (per quanto sia un rapporto tempestoso) che si occupa sia di ricerche ecologiche che di recupero di navi affondate e quant'altro. La NUMA è ultratecnologica, una vasta flotta di navi è impegnata sul fronte ecologista e ogni tanto riceve richiesta di collaborazione da parte del governo usa. Nel film la suddetta struttura è privata e si occupa, all’apparenza almeno, solo di recuperare tesori affondati, ha una sola nave non particolarmente messa bene e, all’inizio, nessun contatto governativo. Poi ci sono i personaggi: Dirk Pitt ha circa 40/45 anni, ha una costituzione fisica che ricorda un orso, la barba ed un atteggiamento da eroe malinconico di chi ne ha viste tante (e negli ultimi romanzi si chiede se ha ancora tutta ‘sta voglia di proseguire con questo genere di vita). Pitt è un Macho, un superprofessionista, un eroe romantico, le sue entrate in scena sono spettacolari, le sue capacità illimitate ed ogni volta si ritrova a dover far fronte a situazioni oltre la soglia di sopravvivenza. Chi ha letto i romanzi ormai sa tutto di lui, il film al momento non fa cenno ai suo background, ma soprattutto, lo ha ringiovanito di brutto (matthew macconaghuey decisamente non ha 40 anni), lo reso un po’ sbruffone e soprattutto gli ha tolto tutte le conoscenza tecniche che contraddistinguono il suo alter ego, ben definite da un dialogo tra lui ed il suo compagno di avventure, Al Giordino: nei romanzi Pitt ha una conoscenza approfondita di qualsiasi attrezzatura professionale, nel film proprio per niente. Al Giordino è la controparte di Pitt: tarchiato, muscoloso, progettista di apparecchiature all’avanguardia ma soprattutto tosto come un pitt-bull, don giovanni, sbruffone. Nel film Giordino è in realtà piuttosto simile al suo alter ego, ma solo nel carattere. Infine l’ammiraglio sandecker: tostissimo e senza remore, gestisce la NUMA con forza e decisione e gli unici scrupoli che si fa sono, paradossalmente, mirati ad avere nuovi fondi per le ricerche a sfondo ecologico. Solo che per farlo non si ferma davanti a nessuno e le sue decisioni non sono sempre condivisibili. Inoltre non è proprio un santo, ma visto l’ambiente in cui si muove, c’è poco per cui biasimarlo. Anche qui ci sono delle differenza caratteriali e fisiche, ma fondamentalmente William H. Macy coglie benissimo lo spirito del personaggio che incarna. C’è solo un momento in cui sandecker viene travisato ed è quando dice “non posso chiedervi di correre questo rischio”. Nei romanzi non solo lo chiede, ma lo ordine e lo vuole per le nove di domani mattina. Però recupera abilmente sul finale del film, davvero azzeccato. Nel film compare anche Rudi Gunn, che nei romanzi è il direttore sella sezione di Pitt e che qui è alquanto ridimensionato, ma non travisato. Questo è in fondo il succo della diatriba e delle differenze tra le due versioni, ma c’è da dire onestamente una cosa: malgrado i cambiamenti avvenuti nei dettagli, di fatto il film e gli attori hanno perfettamente salvato lo spirito ed il concetto di base della serie e Pitt, per quanto ringiovanito (e quando passerà la moda di avere come target solo i pischelli faremo tutti una grande festa), è sempre il supereroe umano e sbruffone che conosciamo. In pratica è come se la NUMA nascesse adesso, dettaglio spiegato abilmente nella sequenza finale, così come le avventure di Pitt. È il possibile inizio di una serie e come inizio promette bene, anzi benissimo. Certo, nel romanzo mi viene spiegato da dove arriva il piccolo aere che i nostri trovano nel deserto e la trama ha subito qualche alterazione, eppure il film funzione alla grande e ci regala due ore di grande, grandissima avventura. Persino Penelope “ragnetto” Cruz sembra quasi brava recitare e quanto meno risulta più accettabile e persino femminile. Di conseguenza, se volete godervi una sana, sbruffone e super spettacolare avventura, tuffatevi nel mondo di Sahara, vi divertirete come non succedeva da tempo! Voto 9!
giovedì 21 aprile 2005
BECOOL Inutile, irritante, vuoto. Sono questi i primi aggettivi che vengono in mente dopo venti minuti di proiezione di questo “so called” film. E andando avanti la situazione peggiora, quando si scoprono le due peggiori verità: 1- questo film non è il seguito di niente 2- questo non è un film. Di fatto la tremenda realtà si fa strada nella nostra mente quando ci si rende conto che un personaggio marginale ,nonchè un po’idiota, presente sulla scena, non fa che cantare. Ma non brevi pezzi che potrebbero servire a raccordare due sequenze o creare lo stacco, no, questa persona entro la fine di questo spreco di pellicola avrà cantato ben SETTE dico SETTE pezzi di roba hip hop. Perché in effetti quello che vi ritrovate a vedere, se decidete di buttare via 15 mila lire (o 7,5 euriiiii) e 100 minuti del vostro tempo, è un lungo, noioso e vagamente arrogante special di mtv su una cantantina hip hop uguale alle altre 3000 che ammorbano l’etere, ma che evidentemente aveva bisogno di un lancio pubblicitario esasperato perché qualcuno la notasse. Peccato che notarla in questo caso vuol dire desiderare di non averlo mai fatto. Il film inizia una quantità di anni non specificata dopo il brillante capitolo originale, ovvero “Get Shorty”, ma si suppone che sia la stessa quantità di anni che dividono i due film nella realtà e comunque poco importa. Chili Palmer, ovvero John Travolta è in macchina con un suo amico (james woods, che è sempre un piacere rivedere, ma che qui è alquanto fuori parte) che fa il produttore discografico. Quando questi viene accoppato dalla mafia russa, Chili va a trovarne la moglie (uma thurman, bellissima e qui virtualmente inutile) e decide di infilarsi nella produzione musicale. Questo perché ha incrociato questa cantantina di cui sopra che cantava i suoi profondissimi “yo, a-ha, you knowwhatimean” e pensa che sia un genio nascosto. Da cosa lo deduca, a parte i vestiti succinti di lei, è un mistero. Questo però non va bene al produttore di lei, ovvero harvey keitel, non va bene ad un produttore di roba hip hop e la sua banda di rapper-gangster (più gangster in effetti) e non va bene alla mafia russa. Ora, questa parte della storia nasce dal romanzo di elmore leonard che porta lo stesso titolo e che di fatto è il sequel del “get shorty” romanzesco. Però cosa accade: laddove il regista del primo film era il brillante e folle Barry Sonnenfeld, regista delle due famiglie addams, dei due man in black, di wild wild west e del genialmente folle “big trouble”, il regista del secondo arriva da “italian job”, che peraltro non era affatto male, ma che qui sembra improvvisamente aver scoperto di essere un nero e di dover realizzare un manifesto sulla superiorità dei neri, dell’hip hop e di quanto sono fighi in generale. A venti minuti dall’inizio del film, la parte succitata, la trama per intenderci, è andata perduta e ciò che rimane è: 1- una quantità enorme di rapper armati di pistola che fanno i fighi (cool in inglese, in pratica il regista ha pensato che quello fosse il senso della storia) 2- la cantantina hip hop che saltella in giro 3- john travolta e uma thurman che continuano a dire che genio sia la suddetta, come se avessero trovato la reicarnazione di Mozart e non il 110° clone di beyoncè, che già di lei non avevamo tutto questo bisogno. Inoltre qua e là compaiono riferimenti al primo film che creano solo confusione e sul finale abbiamo un concerto degli aerosmith in cui viene, di nuovo, propagandata la cantantina che ci ha sfracellato le cosiddette per tutto il tempo. Ah si, travolta e la thurman ballano, solo per citare “pulp fiction”, peccato che questa sequenza di ballo duri un’eternità e porti ad attacchi di narcolessia il pubblico. Infine, x svelare il trucco, la pischella riceve il premo agli “mtv musci awards”, giuro che è vero. Della trama nessuna notizia. Nella noia epocale che avvolge il film si salva solo The rock, che ha una delle sequenze più comiche della storia del cinema e che dimostra di sapersi davvero prendere abilmente in giro. Ma il resto, come diceva qualcuno, è silenzio. Voto 3
sabato 16 aprile 2005
Una avvertenza è d’obbligo per chi si appresta alla visione di questo film: le connessioni col primo film non vanno oltre un paio di citazioni e le due trame sono quanto di più lontane tra loro possibile, anzi il seguito si apre con un’evidente buco logico tra i due capitoli: laddove il finale di “the mask” vedeva il cagnetto di jim carrey tuffarsi nel fiume E recuperare la maschera del titolo, il seguito si apre con la stessa maschera che galleggia in un torrente e viene ripescato…da un cagnetto identico ma di un altro proprietario. Il che naturalmente fa nascere il dubbio se i produttori del sequel abbiano mai visto l’originale, ma del resto, viste le differenze tra le due pellicole, questo dettaglio diventa marginale. Entra quindi in scena Tim avery, che non si capisce bene che lavoro svolga in una casa di produzione specializzata in cartoon, ma che ha naturalmente il sogno di diventare un cartoonist. Tim è sposato e la moglie sembra avere solo un’idea in testa: avere un figlio. In effetti è così ossessiva sull’argomento che qualsiasi uomo in platea prova il forte desiderio di uscire a prendere le patatine e non tornare più, ma Tim invece resiste e rimbalza i tentativi della consorte. Già nel contesto di questo film si nota la più grossa differenza tra i due capitoli: laddove l’elemento folle/fantastico nel primo film era ambientato in un mondo del tutto reale, così che la differenza fosse più grottesca e divertente, qui abbiamo una totale immersione in un mondo alla tim burton (ultimamente pare che tutti vogliano essere lui), per cui il quartiere in cui vive Tim è identico a quello di Edward mani di forbice (ed i vicino sono ugualmente assurdi) e la città assomiglia non poco a gotham city. A complicare le cose ci si mette lo spunto del film: veniamo infatti a sapere che la maschera è stata creata dall’ultimo e meno riuscito figlio di Odino, il padre degli dei e che i due non si amano moltissimo. Loki, questo il nome del suddetto figlio, è il dio delle malefatte ed aveva creato la maschera per fare ulteriori danni, anche se non è chiaro il motivo, visto che già normalmente può fare di tutto, ivi, trasformare la sua faccia in una maschera, o forse mostrando il suo vero volta, non si è capito ed ad ogni modo, poco interessa. Quindi si creano due percorsi: Tim con la maschera e Loki che la cerca. Paradossalmente è proprio la suddetta la grande assente del film, infatti viene usata solo due volte, all’inizio ed alla fine, per il resto si tratta per lo più di “dov’è la maschera, voglio la maschera”, mentre il cagnetto nasconde per nascondere o indossa la suddetta, creando una lunga sequenza degna di wily coyote e beep beep. Questo perché la prima volta che Tim inavvertitamente indossa l’oggetto ovviamente si trasforma, diventa l’anima folle della festa dell’ufficio e finalmente dà a sua moglie quello che vuole, regalandoci la scena più divertente del film, quella della gara tra spermatozoi verde ghignanti per chi arriva prima alla meta. Questa sequenza merita da sola la visione del film, vi assicuro. Ovviamente il figlio della maschera viene fuori normale all’apparenza, ma capace di acrobazie degne dei looney toones nella sostanza, il che scatena una serie di gag a base di rivalità tra lui ed il cagnetto mascherizzato. Il film raggiunge vette di follia notevoli, ma risente di una sceneggiatura che non ha le idee ben chiare, risultando così confusa e, fondamentalmente, fine a sé stessa. Ad aggiungere i danno alla beffa ci si mette pure un incongruo pippotto finale sui rapporti padre/figlio, che coinvolge pure odino e loki e che rovina l’atmosfera delirante del film. Inoltre, il pensiero che non ti abbandona mai è :ma cosa c’entra questo film con il primo? Ai posteri l’ardua sentenza. Voto 6/7
Le uscite cinematografiche (elenco preso dal sito del multisala Arcadia): si prospetta un periodo incredibilmente fertile a livello cinematografico, culminante con due attesissimi pezzi da novanta, a partire da:
9 APRILE 2005 AFTER THE SUNSET Pierce brosnan passa dall’altra parte della barricata e diventa un famoso ladro in ritiro che forse però non si è così ritirato come sembra. Toccherà a woody harrelson, agente fbi e nemesi di brosnan, scoprire i piani segreti della coppia di ladri più famigerata di tutti i tempi. Infatti insieme a pierce ci sarà anche la stupenda salama hayek. E che la caccia abbia inizio!
THE RING TWO Credevate di essere liberati di Samara? Vi sbagliate. Ora il fantasma della vhs torna più terrificante che mai e stavolta, vuole uscire definitivamente dallo schermo tv e distruggere la vita di naomi watts e del suo inquietante figlio. Negli usa il successo è stato tale che già stanno preparando un “ring 3”. Del resto lo sappiamo benissimo, il terrore non muore mai! 15 APRILE 2005 Be Cool Con john travolta e uma thurman Vediamo un po’ cosa ancora non sapete di questo film? Si riforma la mitica coppia di pulp fiction, che si cimenta in una dichiarata citazione dallo stesso film (la scena di ballo), anche se “be cool” non ha nulla a che fare con il suddetto film. Anche se si tratta di un sequel, più precisamente di quel gioiellino di “get shorty”, con un cast notevole composto da gene hackman, la bellissima renè russo ed il suddetto travolta, del tutto a suo agio nel ruolo di chili palmer, ganster sornione e cinefilo. Qui vedremo tornare solo lui, stavolta immischiato in un incredibile casino nel mondo della musica pop, contornato dai più improbabili personaggi che si possano immaginare! A metà strada tra la commedia folle e la storia di gangster, “be cool” è tratto dal romanzo del veterano elmore leonard, da noi uscito col titolo di “chili con linda”. Chi ha visto il prequel ritroverà intatta la follia da cartoon del primo film, che non lo conosce avrà di che divertirsi con i criminali ed i produttori discografici più impediti di tutti i tempi! Litigi d’amore L’eclettica coppia kevin costner/joan allen (l’avete vista in “face off”), disillusa dalla vita e dall’amore, si incontra e scontra in un rituale di corteggiamento cinico ed ironico, con l’ulteriore ostacolo delle 3 figlie 3 della protagonista e del carattere burbero del personaggio di costner, ex giocatore di baseball che gestisce una rubrica radiofonica sull’argomento. Peccato solo che ormai detesti cordialmente quello sport! Spanglish Un altro ruolo fuori dai canoni per adam sandler, accompagnato dalla stupenda Tea Leoni, la cui coppia borghese e meno felice di quanto creda viene radiografata dalla nuova cameriera (paz vega), che non parla una parola di inglese. Commedia intimista, si presenta davvero bene! 22 APRILE 2005 Missione tata Chiamato anche “the pacifier”, è il primo tentativo di vin diesel di prendersi un po’ in giro. Tentativo baciato dalla fortuna visto il successo in patria. Qui interpreta un ex agente segreto che si ritrova, a corto di lavoro, a fare la guardia del corpo ad una famigliola alquanto caotica che trasformerà il suo compito in un disastro, mentre noi ci rotoleremo dal ridere sulla poltrona!
SAHARA Tratto da un romanzo di Clive Cussler, vero grande autore del genere avventura e creatore del mitico personaggio di dirk pitt, Sahara ha avuto non poche traversie durante la preproduzione x via del contratto di ferro dell’autore. Giustamente sfiduciato dal mondo del cinema dopo la prima esperienza con “recuperate il titanic”, che lo aveva (e ci aveva) abbastanza disgustato, aveva preteso il controllo della sceneggiatura onde evitare ulteriori danni alla sua serie di grandissimo successo. Puntualmente la produzione aveva fatto danni e puntualmente cussler li ha portati in tribunale. Un anno, appianate le discussioni finalmente il film vedeva la luce. Quanto sarà fedele al romanzo omonimo è presto per dirlo, ma dai trailer sembra un gran bel film d’avventura e se avrà successo, potrebbe essere il primo di una serie, anche se in realtà è tratto dall’8° romanzo della saga di dirk pitt. Ma non si può avere tutto, no?
29 APRILE 2005 MISS FBI Finalmente vedremo tornare quella gran donna di sandra bullock, dimostratasi negli anni oltre che un vero talento comico anche una produttrice davvero in gamba (tutti i suoi ultimi film li ha prodotti personalmente). Qui riprende il ruolo della poliziotta “tutto fuorchè femminile” Di “miss detective”. Ormai diventata, come da titolo, un agente dell’fbi, si ritrova a dover investigare sul rapimento due persone che conosce benissimo dall’episodio precedente. Ed ancora una volta dovrà andare in incognito nel mondo vanesio e superficiale che da sempre detesta, quello dei concorsi di bellezza.
CELLULAR Vera sorpresa dello scorso anno in patria, ha un’idea di partenza tanto semplice quanto geniale: kim basinger viene rapita da degli sconosciuti, nel tentativo di utilizzare un telefono distrutto dai suddetti si ritrova a parlare con un ragazzo qualsiasi che diventa la sua sola chance di salvezza, anche xchè sembra che i rapitori non abbiano alcuna intenzione di lasciarla andare via, quantomeno viva. Dal regista di “final destination 2” un film veloce e soffocante ricco di scene d’azione e con una suspance che cresce senza sosta.
XXX 2 Nato sotto pessimi auspici questo film ha rapidamente riguadagnato punti a dispetto della defezione di vin diesel, che x motivi del tutto illogici aveva deciso di non voler proseguire il successo del primo capitolo. Ma un nuovo attore, quell’ Ice T già fortunato al botteghino con “are we there yet?” di cui avevo parlato tempo fa, il ritorno di samuel jackson come filo conduttore della serie e soprattutto una trama a base di complotti interni al governo, fanno si che questo sequel si presenti persino migliore del suo predecessore, che in fondo era una versione alquanto truzza di James Bond. A ciò si aggiunga che stavolta non ci sarà quel ragnetto inguardabile di asia argento. Solo x questo sarà un capolavoro!
IL VOLO DELLA FENICE Remake di un famoso film degli anni 50, racconta in chiave moderna la storia dell’equipaggio di un aereo sopravvissuto ad un incidente aereo nel deserto che lotta contro le avversità x recuperare le parti del velivolo e salvarsi la vita. Nel cast il redivivo dennis quaid a cui il divorzio da meg ryan ha fatto più bene che male Mirando otto, che dal signore degli anelli in poi ha visto crescere la sua popolarità. Il film originale era notevole, non resta che scoprire se il remake sarà all’altezza.
6 MAGGIO 2005 LE CROCIATE Epico, spettacolare e virtuosistico, ecco in arrivo il nuovo kossal firmato da ridley scott, che finalmente riporta in vita il tumultuoso periodo delle crociate in chiave più corretta: non più i “buoni” cristiani contro i “cattivi” arabi ma la cronaca di una invasione e della distruzione di una cultura che, x lo meno all’epoca, era persino più evoluta di quella che i crociati andavano propagandando. Un cast sontuoso completa l’opera: Orlando Bloom, Liam Neeson, Jeremy Irons e Edward Norton.
20 MAGGIO 2005 STAR WARS EPISODIO 3 –LA VENDETTA DEI SITH Come recita il sottotitolo “la saga è conclusa”. Dopo un primo capitolo che conteneva un bimbetto di troppo, un secondo che io in effetti ho apprezzato per la complessità della trama, finalmente arriva l’ultimo epico e drammatico capitolo del prequel più famoso del mondo: gli jedi stanno per affrontare lo scontro più aspro di tutti i tempi, la principessa leia scoprirà che l’uomo al suo fianco ha un lato oscuro e annakin skywalker si preparerà ad indossare la maschera che lo renderà tristemente noto nella galassia. In mezzo a tutto ciò gigantesche navi da battaglia infuocheranno lo spazio, le spade laser brilleranno come non mai, mentre la galassia conoscerà la sua ora più buia. Perché l’epoca di luke skywalker è ancora, troppo lontana.
27 MAGGIO 2005 WHITE NOISE Il film che segna il ritorno sulle scene di michael “batman” keaton in un film che dire inquietante. il protagonista scopre di poter sentire la voce e vedere il volto della moglie persa di recente nel mezzo del “rumore bianco” tra una stazione radiofonica e l’altra e nello schermo vuoto del televisore quando non è sintonizzato su nulla, quello che viene chiamato l’effetto neve. Se a questa aggiungete che la base del film sono dei reali esperimenti compiti in questo campo, non guarderete più la televisione allo stesso modo. E attenzione a non soffermarvi troppo nello spazio tra una frequenza radio e l’altra. Qualcuno potrebbe volervi parlare.
SIN CITY Film di grande successo dell’attuale stagione cinematografica usa, è basato su un fumetto (che quando vogliono fare i seriosi gli autori chiamano “romanzi grafici”. Ma per favore!) di Frank Miller e include il cast più incredibile degli ultimi anni:
Ho dimenticato qualcuno?:-) E tutti si ritroveranno per le strade di sin city, in cerca di vendetta, redenzione o distruzione in una cornice che richiama il fascino dell’hard boiled, ma soprattutto, le idee visive di “sky captain and the world of tomorrow”. Del resto, non si può sempre arrivare primi, no?
10 giugno 2005 WIMBLEDON Commedia romantica che vede per una volta kristen dunst non impegnata a dare retta a quell’ idiota di spiderman (ma durerà poco, stanno già preparando il 3° capitolo della serie) e paul bettany, fortunato marito di jennifer connelly nella realtà e da noi conosciuto per “a beautiful mind” e “command and conqueror”, sullo sfondo del mondo del tennis professionistico a base di un tennista in crisi e di una giovane campionessa che gli darà una buona ragione per riprendersi.
17 GIUGNO 2005 BATMAN BEGINS Ed ecco tornare in tutto il suo cupo splendore il cavaliere oscuro. Guidato dal regista di memento e incarnato da christian “american psycho” bale, questo film non sarà una sciocchezza per teenager rimbambiti, ma un film dai toni ancora più cupi di quelli impostati dal mitico tim burton nel bellissimo e sottovalutato “batman returns”. Ma qui si torna indietro nel tempo, scoprendo le origini dell’uomo pipistrello e vivendo in prima persona il buio che sente dentro di sé. Con lui un cast di prim’ordine: michael caine, morgan freeman, liam neeson e gary oldman. Da vedere
24 GIUGNO 2005 LA GUERRA DEI MONDI Infine eccolo qui: devastante, cupo e senza speranza arriva la fine del mondo firmata da uno Spielberg più incazzato del solito, ma sempre e comunque enorme nella sua bravura. Il mondo sta x finire, potrà in qualche modo salvarci Tom Cruise? Ai posteri l’ardua sentenza.
E a tutti voi, buona visione!
venerdì 1 aprile
2005
Questo nuovo film in computer grafica si rivela essere una sorprendente sorpresa. Dopo il promettente esordio della Fox in questo campo con “Ice age”, che forse risentiva di una base un po’ disneyana, controbilanciata però da una salutare dose di follia di fondo, la casa di produzione ha deciso di fare un passo avanti e creare una storia decisamente divertente e, finalmente, basata su uno humour più adulto. Più vicino alla geniale follia dei looney toones che non al racconto morale Disney, Robots segue le vicende di Rodney, robot di estrazione popolare (suo padre è un robot lavapiatti, cosa fa la madre non è chiaro) che cresce con i pezzi smessi dai parenti, che decide di affrontare la grande città x inseguire i suoi sogni e raggiungere il suo idolo, che dalla televisione sembrava spronare tutti a realizzare grandi cose. Ma ovviamente le cose sono cambiate da quando era un robottino con i denti di latta e l’ingresso nel mondo adulto si rivelerà letteralmente una sfida. Viste queste premesse potrebbe sembrare un prodotto classico con un’ambientazione insolita, ma la trama serve solo da sfondo ad una delle creazioni più bizzarre ed eccentriche degli ultimi anni, che più procede e più svela il suo vero desiderio: raggiungere la follia e lo humour irriverente del mitico “Shrek” in entrambe le incarnazioni. E bisogna dire che “Robots” raggiunge da vicino il suo predecessore, con una serie di sequenze folli e grottesche, personaggi che più strambi non si potrebbe (ed ovviamente brilla il robot doppiato da robin williams, ma anche gli altri non sono da meno) ed tocchi di genialità ad ogni angolo, visto che non c’è parte della città che sia a modo suo “viva” e quindi interagisca con gli eventi. E quando si arriva allo scontro finale il film diventa magistrale nel suo non prendersi sul serio nemmeno per un minuto. Unico punto a sfavore, ovvio e tragicamente atteso, l’orrido doppiaggio di quell’idiota che risponde al nome di deejay francesco, capace insieme a quell’altro essere inutile di tiziano ferro (in shark tale) di distruggere il doppiaggio originale, che nel caso di Robots era dato da Ewan Mcgregor. Per fortuna qui l’unico danno è causato da lui, mentre tutti gli altri sono veri ed eccellenti doppiatori e non fanno rimpiangere l’originale, mentre Sharktale era diventato il palinsesto delle reti mediaset con tutti gli orridi doppiaggi che vi avevano inserito. Per concludere, “robots” è un viaggio brillante e demenziale sulle montagne russe, ricco di dettagli comici e di rara intelligenza e fa ben sperare per il suo sequel, che messo in cantiere dalla fox. Possiamo solo sperare che per la sua uscita deejay francesco abbia un gran mal di gola! Voto 9
mercoledì 23 marzo
2005
Hitch - Lui sì che capisce le donne Ogni tanto torna a trovarci la commedia brillante/sentimentale e ritrovarla è sempre un piacere. Aggiornata poi alle manie e alle nevrosi del nostro periodo diventa anche, di fondo, una sottile analisi della capacità che abbiamo di rovinarci da soli la vita. Will Smith fa un lavoro quantomeno peculiare, insegna ai classici sfigati come riuscire a conquistare la donna dei suoi sogni. Ma ancora di più, li aiuta a superare i loro limiti e le loro nevrosi, perché la sua meta è far si che cominciamo a capire un po’ di più quel mondo misterioso ed attraente che è l’universo femminile e soprattutto a non esserne più spaventati. Non c’è di fatto nulla di sbagliato in quello che Hitch insegna, anzi la sua meta è far si che finalmente le si veda per quello che sono, ovvero estremamente migliori di noi maschietti eternamente adolescenti. Un ritocco al guardaroba, l’imparare a guadagnare un po’ di sicurezza, scoprire cos’è che la donna dei nostri sogni ama e desidera, imparare l’arte di comunicare sicurezza, il modo di poter dire “ehi, ci sono anch’io”. Hitch è un mito per le abitanti di new york, ma una solida realtà per gli uomini, soprattutto quelli buoni ma parecchio impediti, mentre gli arroganti decisamente non sono ben accetti al suo “corso intensivo”. Ma anche l’insegnante avrà di che imparare quando incontrerà La donna, la stupenda Eva Mendes, dalla personalità forte ed un tantino aggressiva ma che ovviamente nasconde solo il desiderio di non essere presa in giro. L’incontro/scontro, seguito in parallelo alle “lezioni” di Hitch produce scintille e stupende sequenze genuinamente divertenti, che i due protagonisti attraversano con eleganza divertita ed una salutare dose di autoironia. Naturalmente (forse troppo naturalmente, ma vabbè, ci sono clichè duri a morire), qualcosa dovrà andare storto e qualcuno dovrà correre dietro ad un auto prima che si arrivi al gran finale, ma a parte questo scivolone nell’ovvietà narrativa (praticamente il pre-finale è identico a quello di “come farsi lasciare in 10 giorni”) “hithc” ha classe, è estremamente divertente ed ha della annotazioni intelligenti ed ironiche sulle nostre incapacità e sul fatto che dovremmo davvero superare le nostre nevrosi. Certo la morale ultima è che bisogna accettarsi per quello che si è ed essere se stessi, ma in fondo è questo il bello del cinema…che ci racconta il mondo come potrebbe essere, non com’è! Voto 8-
mercoledì 16 marzo
2005
Questo film si può agevolmente dividere in 3 parti: 1/3 di pippotti cattolici 1/3 di buone idee 1/3 di sottile humour
Il primo e più evidente segmento tracima velocemente nell’operetta nello stesso momento in cui tenta disperatamente di farsi prendere sul serio: il mondo è una sorta di gigantesca scacchiera di dio e il diavolo,i due però hanno stabilito di non agire attivamente ma di mandare i loro emissari a farci pendere da una parte o dall’altra della bilancia. E di chiamo stiamo parlando? Di angeli e diavoletti of course, ma tanto x complicare un po’ le cose, le due fazioni non possono “attraversare i piani”, quindi esistono i mezzo sangue, che anche se non spiegato, dovrebbero essere ibridi uomo/angelo uomo/diavolo. Come però sia stato possibile se i due mondi non possono essere collegati è un mistero e del resto nemmeno ci si pone il problema. In mezzo a tutto ciò c’è il nostro john constantine, che vent’anni fa aveva tentato il suicidio,aveva visto l’inferno (ah si, è rappresentato come la scena della catastrofe di terminator 2, ma con la grafica del film “spawn”, che poi è un altro fumetto con sospette similitudini) ed era poi ritornato in vita. Perché? Boh, sicuramente i cultori del fumetto saprebbero rispondere all’incognita, ma anche di questo a noi in fondo importa poco. La missione di constantine è combattere i demoni che cercano di far compiere azioni cattive agli uomini (e donne, per le pari opportunità immagino), in altri termini, compie esorcismi. Ma a quanto pare qualcuno ai piani bassi sta giocando pesante e lui è l’unico che può impedirlo. Questa è l’elaboratissima trama alla base del film, che evidentemente, come il fumetto da cui deriva, ritiene che l’atmosfera basti da sola a riempire due ore di film, insieme a qualche occasionale scontro con entità di malumore. Il resto è tuuuuuuuuutto lo scontatissimo repertorio cattolicheggiante dei peccati, delle colpe, dei comandamenti, di figli buoni e cattivi di entità astratte e “se non fai il buono vai all’inferno”, insomma il bigino del buon cattolico in saturazione. Tant’è che poi si scopre che se fumi vai all’inferno, perché fumare è un lento suicidio e chi si suicida non lo vogliono in paradiso, hanno una clientela selezionata! In mezzo a ciò si infila a fatica la bellissima rachel weisz (la mummia 1,2 e “about a boy”) con tanto di gemella. E via con tutti gli stereotipi sui gemelli, ma proprio tutti nessuno escluso. Ah constantine ha la capacità di viaggiare tra i piani (perché poi lui si e gli altri no? Boh) e così ogni tanto il film svela la sua vera natura: matrix 4, ma senza il budget e le idee innovative, anzi più tradizionali meglio sono. Infatti ad un certo punto del film mi sono chiesto se non fosse prodotto direttamente dal vaticano, vi assicuro che ci sta dentro benissimo.
Ma veniamo alla parte positiva: il film funziona benissimo quando non ci sono effetti speciali e quando riesce a sfuggire ai suddetti stereotipi. Ci sono molti dialoghi che riescono da soli a creare atmosfera, un’ottima fotografia che parla da sola ed effetti speciali fatti solo da “smoke and mirrors” come dicono gli americani, ovvero i cari buoni movimenti nel buio, tende che si agitano, movimenti di macchina da presa, suoni inquietanti. In questi momenti il film tira un sospiro di sollievo e prende vita, raccontandoci davvero qualcosa di interessante, ma subito dopo si ricordano del target “adolescente rimbambito” (di tutte le nazioni) e quindi ci infilano badilate di computer grafica che preludono al videogame (che esiste già e non è nemmeno malvagio, visto che ricorda toh guarda “enter the matrix”!). A ciò aggiungiamo un keanu revees che assolutamente a suo agio nel personaggio ed in grado di recitare in modo impassibile le più trite battute (un complimento va anche al suo bravissimo doppiatore) ma anche a stemperarle con dosi pulite e perfette di humor tra il cinico e l’ironico.
E qui veniamo all’ultima parte. La vera parte azzeccata del film sta nel non prendersi completamente sul serio e quando la spara grossa con le sue pallosissime litanie religiose subito dopo butta lì una battuta o una mini gag che accende una scintilla nel buio. Sono sempre a sorpresa e sempre dove meno te le aspetti e funzionano maledettamente bene!
Tutto qui, il resto è un miscuglio di citazioni (perché dire copiature pare brutto) da 1652 fumetti più noti, 2345 film, dove l’originalità è come la mosca bianca: tutti ne parlano ma nessuno l’ha mai vista e fa nascere spontanea la domanda: ma i fumetti hanno ancora qualcosa da dire? Da quando i loro autori hanno sentito il bisogno di fare i nichilisti e di confondere lo stile di disegno con la narrazione tutto quello che abbiamo sono immagini cubiste e personaggi che si piangono addosso, pure il buon vecchio superman. I tempi d’oro erano altri tempi. Ed infine chiudiamo con la morale del film, intelligentemente colta dalla mia amica barbara: “dio c’è ma se ne frega”. Ed infatti la guest star del film, nonché la miglior performance, arriva da moooolto più in basso, ma in fondo anche il cattivissimo “Lou”, ho più problemi che altro, persino in famiglia. È proprio vero, la vita è un inferno. Voto 6/7
giovedì 10 marzo
2005
Ecco un film che riesce a contenere due giudizi completamente opposti e fondamentalmente scollegati l’uno dall’altro, ovvero: il film in sé è così divertente e deliziosamente folle da poter essere comparato al geniale “Shrek 2” (che peraltro è sempre una produzione della mitica Dreamworks di Steven Spielberg), ma… il doppiaggio è probabilmente il peggiore che orecchie umane abbiano mai auto la sventura di sentire! La prima scoperta che facciamo è che ci troviamo davanti a praticamente tutto il cast di un qualsiasi programma di canale 5, la seconda è che sono tutti dei cani persi e che sarebbe stato meglio non ritrovare. Il primo e più dannoso esempio è dato dalla voce del personaggio principale, Oscar, che nella versione originale è doppiato brillantemente da Will Smith, che riesce a dare genio e follia al suo pesce simpatica canaglia in cerca di gloria: da noi per motivi che appaiono più oscuri di una nebulosa di Vega, la voce è del cantante per teenager in calore che risponde al nome di Tiziano Ferro. Se le prime voci sul doppiaggio dicevano che i suoi danni si sarebbero limitati alla parte cosiddetta canora del film, la tragedia scoppia quando ci si rende conto che non esiste una sezione del genere nel film e che invece il dannoso cantante ha invaso tutto il film con una delle performance più piatte, stupide ed incolori che si siano mai sentite, uccidendo di fatto tutto il brio del personaggio a cui ha rubato la voce. Perché la vera particolarità di oscar è il suo strano misto tra parlato e cantato in un tuttuno omogeneo e divertente, come solo will smith sa fare e come ferro non solo non saprà mai, ma nemmeno è in grado di comprendere. Al secondo grado del disastro si palesa il coprotagonista, Lenny lo squalo vegetariano (e non solo) che in originale è doppiato dal genio comico di jack black (school of rock, alta fedeltà, amore a prima svista) e che da noi ha la voce di Laurenti, incapace di fare niente che non sia sé stesso. Già responsabile dell’abbruttimento dei due Stuart Little (che per la voce originale aveva Michael j. Fox), qui si limita a rifare costantemente il suo ruolo migliore, ovvero lo spot lavazza, distruggendo ogni traccia delle caratteristiche originali del personaggio a cui ha tolto la voce. Poi arriva nientemeno che luisa corna, che ruba la voce al personaggio originalmente doppiato da angelina jolie, limitandosi a cercare di venderci qualche materasso, cristina parodi che doppia il personaggio di una pesciolina giornalista (in originale doppiato da kate couric, una vera giornalista americana) e per finire i “pali e dispari” di zelig, che proprio non considerano a chi stanno dando la voce e si limitano a rifare una qualsiasi scenetta del loro repertorio.
Una volta definito lo scempio, operato al doppiaggio non senza essrci chiesti come mai i doppiatori italiani abbiano lasciato che accadesse e se la dreamwork ne sappia qualcosa, passiamo al film in sé: “shark tale” arriva direttamente dalle menti folli e geniali che ci hanno donato i due shrek e che qui raggiungono nuovi livelli di comica genialità. Innanzitutto una specifica, questo film è tutto fuorchè per bambini, che non capirebbero minimamente lo humor adulto del film (esattamente come accadeva in shrek 2). I riferimenti cinematografici, musicali, nonché le ironiche strizzate d’occhio al mondo reale sono molteplici e vanno oltre ciò che accade in primo piano per nascondere mille dettagli sullo sfondo, che, se colti, strappano delle risate extra. Osservate il posto in cui vivono gli squali, il dipinto che ha in camera il personaggio di don lino, guardate i cartelloni ed i locali della città dei pesci, scoprirete delle vere perle di comicità, che unite alla follia da looney tunes della trama, ci regala un film intelligente, mai scontato e del tutto privo di bambinate, con tanto di team di fondo più intelligente di quanto non finga, perché ovviamente lenny non è solo vegetariano e la discriminazione nei suoi confronti non dipende dal fatto di essere uno squalo!
Ironico, dissacrante e completamente opposto ai canoni Disney, questo film dimostra una volta di più il desiderio della dreamworks di far uscire il cartoon e la computer grafica dal bambinismo in cui sono sempre stati relegati e soprattutto di voler raggiungere un pubblico che sa far funzionare un po’ più il cervello ed un po’ meno gli ormoni. Una bella sfida, che sta dando però notevoli soddisfazioni e di cui non possiamo che rallegrarci. Voto 9
Vero mostro sacro del cinema, clint eastwood ci colpisce in faccia ed al cuore con un film che ha meritatamente vinto i 4 oscar più importanti e che si ferisce con la sua dolorosa e reale intensità in un modo che è difficile se non impossibile dimenticare. Perché? Per un semplice quanto reale motivo: la rappresentazione di una vita in cui bisogna lottare per conquistare un minimo di dignità e dove comunque siamo tutti perdenti. Il film è raccontato con lo stile che ha reso grande l’eastwood regista: secco, immerso in un mondo pieno di ombre e privo di colori, in cui si agitano personaggi ai margini, sconfitti dalla vita ed aggrappati disperatamente ad un sogno irraggiungibile, il tutto sotto lo sguardo di chi ha già già perso e tutto e capito quanto fredda ed inospitale la vita possa essere. La storia è semplice, eppure profonda e lacerante: eastwood gestisce una fatiscente palestra pee pugili che più secondari non si potrebbe, morgan freeman è il tuttofare che vive in un angolo della stessa e funge da voce della ragione del suo capo (ed i dialoghi tra i due ci regalano i momenti più divertenti del film), hillary swank è una cameriera con una famiglia che si può senza dubbio definire di m£$%&, che si porta a casa gli avanzi dei clienti e che insegue il sogno folle di diventare una boxeur e si infiltra nella vita di eastwood, portandogli la cosa che più lo spaventa, la scintilla della speranza. Ma le cose non vanno mai come ci si aspetta ed ognuno di noi ha una balena bianca con cui dovrà vedersela, quasi che la vita non potesse accettare che noi si trovi un piccolo posto al sole. E così ci fa precipitare all’inferno. Varrà la pena aver vissuto per un singolo momento o si dovrà passare il resto della vita con il peso delle scelta fatta, ovvero aver voluto sfidare il muro invalicabile della realtà che ci circonda? La fiamma di hillary swank brilla di incredibile bravura, clint eastwood con uno sguardo sa raccontarci la disillusione e la sconfitta, mentre morgan freeman cerca di dare un senso alle cose, di impedire che tutto precipiti nel caos, ancora aspettando quell’ultimo incontro di boxe, quell’ultima scintilla. Non posso che inchinarmi a tanta bravura e sperare in cuor mio, che qualche volta, in qualche modo, si possa ancora vincere. Voto 10
martedì 8
febbraio
2005
Prosegue senza sosta l’opera di devastazione dei propri personaggi portata avanti in modo chirurgico dalla marvel. Così, dopo aver trasformato il punitore in un tipo un po’ confuso e stordito, hulk in un documentario del national geographic (ma molto molto più noioso) ed essersi misteriosamente distratti un attimo con Daredevil, sono arrivati finalmente ad uno dei loro personaggi più di nicchia, violento, cupo ed alquanto psicopatico e di conseguenza molto interessante. E l’hanno trasformata in una single problematica in vacanza su un’isola. Credo che il riassunto migliore che si possa fare di questo film venga dalla mia ormai celebre amica Barbara, fonte di ogni saggezza, quando ha detto: è un videoclip con ambizioni. Il problema di questo film sta nel fatto che è talmente prevedibile che, mentre state ancora parcheggiando fuori dal cinema, sapete già cosa accadrà in tutta la storia e, dopo una sequenza iniziale comunque rispettabile (e che sembra girata da un altro regista x quanto è avulsa dal resto del film) personaggi e situazioni si ritrovano a brancolare in un vuoto cosmico laddove dovrebbe esserci una sceneggiatura. Vorrei fare un riassunto della storia, ma vi assicuro che non ce ne bisogno, vi faccio solo un esempio: elektra viene spedita su un isola x un omicidio su commissione, ma non le hanno fornito l’identità del bersaglio. Sull’isola ci sono solo lei ed una coppia composta da padre e figlia, secondo voi chi è il bersaglio, l’uomo degli hot dog? All’inizio del film si parla di un personaggi femminile di immensi poteri. Subito dopo ci tengono a dirci che non si tratta di elektra. In scena ci sono sempre gli stessi 3 personaggi, ora, secondo voi chi può essere il suddetto personaggio? Eppure elektra brancola nel buio mentre il suo addestratore mentore invece di dirle le cose come stanno fa finta di niente. Inoltre, tanto x cambiare la bimbetta adolescente è una tale rompipalle che dopo dieci minuti ti chiedi com’è che elektra non l’abbia ancora buttata fuori di casa, visto che tu l’avresti fatto senza problemi! Nel frattempo vediamo infiniti flashback che appaiono chiari a tutti tranne che a lei, un personaggio minore decide di farsi accoppare senza alcuna ragione, elektra che ha delle premonizioni che riguardano eventi che avverranno da lì a 10 secondi, del tipo “la casa è circondata”. Ma dai? Cosa si salva del film? Jennifer Garner, bellissima ed atleticissima, ma che in Alias fa di meglio e di più e le scene di combattimento, insieme all’atmosfera generale del film. Ma è come una bella confezione regalo con dentro un bel niente. Insomma, una buona occasione buttata nel cesso, se mi permettete il francesismo. Adesso sono preoccupato per il prossimo “Blade”. Essendo della marvel anche lui, non sarà che invece di uccidere i vampiri vorrà reinserirli nella società? Voto 5
E veniamo all’attuale classifica usa, così com’è riportata dal mitico imdb.com USA Weekend Box-Office Summary 4 February 2005 (Sunday Estimates)
Il film attualmente in testa alla classifica è di fatto uscito nel week end appena trascorso ed ha sorpresa ha conquistato la vetta, segno che l’horror sta vivendo un periodo davvero d’oro, probabilmente complice il successo di “the ring”. In “Boogeyman” (che in inglese è un termine x indicare il “cattivo” nei film horror, rispetto al “vilain” dei thriller) si racconta la storia di un ragazzo che torna al suo paese natio x cercare di scoprire se gli orribili eventi che lo avevano fatto fuggire quando era bambino erano reali o frutto della sua immaginazione. Voi che ne pensate?
Dalla parte opposta del ring invece brillano le commedie di vario tipo. “the wedding date” vede la splendida debra messing (grace di “will & grace”) affittare un fidanzato x poter portare qualcuno al matrimonio della sorella e contemporaneamente far ingelosire il suo ex. Ma le cose non andranno come si potrebbe aspettare!
Altra commedia, un misto tra road movie/commedia goliardica/film x famiglie è questo “are we there yet?” (più o meno “siamo arrivati?”)in cui il redivivo ex cantante rap ice cube (che presto vedremo protagonista del sequel di XXX al posto di vin diesel) cerca di conquistare la simpatia dei due figlia della donna che ha incontrato da poco. Il viaggio avrà tutti i connotati del disastro!
Di Hide and Seek ho già parlato nei film in uscita, posso solo aggiungere che sembra un clone di “the ring” ma senza vhs e con de niro che sembra scegliere i film in base al compenso!
Anche di million dollar baby ho già parlato, ma vi consiglio caldamente di vederlo quanto uscirà, è uno dei veri sfidanti all’oscar contro “aviator”!
I 3 film seguenti sono già stati trattati, tenete presente che “meet the fokkers” è il titolo originale di “mi presenti i tuoi?”, seguito del mitico “ti presento i miei” (meet the parents, quanta attinenza nei titoli vero? :-) e che ha sbancato ampiamente i botteghini, come potete vedere!
“racing stripes” è un film a cartoni animati in cui si racconta di una zebra abbandonata che cresce convinta di essere una cavallo e che insegue il suo sogno di diventare un cavallo da corsa!
Infine, “coach carter” è un classico film sul nuovo allenatore di una squadra di basket messa male che cerca di trovare la sua rivincita. Spettatori e critica hanno lodato l’interpretazione di samuel jackson e l’approfondimento umano dei componenti della squadra.
Non resta che aspettare di vedere questi nuovi arrivi anche da noi e buona visione!
mercoledì 2
febbraio
2005
tempo fa lessi il termine “caviale cinematografico”, relativo ad un film in uscita al cinema e finalmente posso usarlo anch’io per definire al meglio questo splendido esempio di cinema, in grado di far perdonare Martin Scorsese per quel disastro insensato di “gangs of new york”.
Innanzitutto non preoccupatevi a priori della durata del film, le 2,43 ore di cui è composto vi sembreranno durare la metà. Il film è un trionfo di ritmo, inventiva, ironia ma soprattutto di uno stile elegante e sofisticato in cui ci si perde presto e volentieri. Credo sia impossibile cogliere gli infiniti dettagli che riempiono ogni inquadratura, l’eleganza dei movimenti della macchina da presa, la scelta non casuale delle luci ed il modo in cui l’audio accompagna e racconta letteralmente ogni evento che si succede sullo schermo. Avvolti nel vortice di quella che è una vera e propria danza seguiamo le vicende di un uomo visionario, di rara intelligenza ma condannato a vivere sull’orlo dell’abisso. Howrd hughes aveva due grandi amori: il cinema e l’aviazione e non esitava a tuffarsi in progetti ritenuti folli pur di seguire il suo istinto. Vero e proprio precursore se non creatore di innovazioni tecnologiche avulse dal suo periodo storico, hughes scardinava le consuetudini, le ipocrisie ed i limiti della sua società x inseguire un sogno, un ‘onda che lo portava a vedere oltre i limiti dei suoi contemporanei. Perennemente agitato, nervoso, ma con un occhio ai dettagli lucido e analitico, hughes attraversa il film con la sua energia, con la sua incipiente malattia mentale con cui ha combattuto fino all’ultimo, così come faceva con le trappole ed i meccanismi politici che lo circondavano. Nella sua vita ebbe modo d incontrare donne eccezionali, intelligenti, esuberanti, vitali e con un carattere forte ed indipendente. Meriterebbe un oscar cate blanchette x aver riportato in vita il carattere unico di katherine hepburn, così ironic, tagliente, romantico e vitale, tale che si può davvero dire che la blanchette sparisce x lasciare il posto all’attrice che interpreta, in una metamorfosi unica ed incredibile. Ed è davvero un donna d’acciaio l’ava gardner incarnata da kate beckynsale, forte e mai incline a farsi sottomettere da nessuno. Sono queste due le donne in grado di trattenere hughes ogni volta che si affacciava troppo oltre l’abisso, dandogli modo di recuperare il contatto con la realtà. Ed il termine metamorfosi è l’unico in grado di rappresentare la recitazione di leonardo di caprio: sparisce l’attore, rimane il personaggio che si muove nervosamente sullo schermo, che tutto vede e tutto scruta, che combatte contro i suoi demoni mentre concepisce idee che travalicano limiti e confini. Quando il cinema è arte e la narrazione raggiunge l’eccellenza nascono film come questi, che ti entrano nel cuore e non ne escono più. E le 11 candidature all’oscar sono totalmente meritate. Vola in alto howard, hai vinto la tua scommessa. Voto 9
sabato 29 gennaio
2005
Acquatici Lunatici dal regista del bellissimo “i favoloso tenenbaum”, un film che vede riunirsi quasi tutto il cast precedente per un film dalla trama tanto surreale quanto venata di quei sottili significati umani che avevano contraddistinto il film precedente. Qui si parla di una stramba missione subacquea composta da personaggi peculiari che si ritroveranno a convivere nelle profondità marine, in un surreale scontro di personalità. Da venerdì 4 marzo.
Elektra Lo spin off di Dare devil vede il ritorno della stupenda e bravissima Jennifer garner nei panni di elektra. Ma il ritorno in vita (tornano tutti in vita nei fumetti?) comporterà un profondo cambiamento nel personaggio, diviso tra luce e ombra e agli ordini di un setta che le affida missioni da sicario. Visivamente affascinante e con notevoli scene di combattimento, si presenta come degno erede del film originale. Da venerdì 4 Febbraio.
Mi presenti i tuoi? L’attesissimo sequel di “ti presento i miei” sbarca finalmente da noi dopo l’enorme successo in patria (240 milioni di dollari di incasso!), presentandoci la famiglia di ben stiller, che vede due genitori d’eccezione: dustin hoffmann e barbara streisand! E lo scontro con de niro e la paziente consorte sarà all’ultimo sangue! Da venerdì 11 Febbraio
Il mercante di Venezia Tratto dal dramma shakespiriano un film che al pacino desiderava da tempo realizzare e che vede riunito un cast notevole: oltre al suddetto ci sono infatti Joe Fiennes e jeremy Irons, in una trama dove le discriminazioni razziali portano un uomo a gesti estremi per reclamare la sua dignità. Gli amanti del teatro lo ameranno! Da venerdì 11 Febbraio
Squadra 49 Un film di notevole impatto visivo ed emotivo con due protagonisti eccezionali: john travolta e joaquim phoenix (x chi non se lo ricordasse, lo abbiamo visto di recente in “the village”, “signs” ed era il cattivo nel “gladiatore”). John, eroico pompiere e padre di famiglia, resta intrappolato in un violentissimo incendio. Nella sempre più tenue speranza che i soccorsi arrivino in tempo, ricorda la sua vita: dai suoi esordi come pompiere al suo incontro con l'amata Linda, dalla nascita dei suoi figli alla morte dei colleghi più cari... Da venerdì 4 Febbraio
Million Dollar Baby Supercandidato ai prossimi oscar ed elogiato dalla critica, clint eastwood ritorna con un film forte ed intimista in cui un allenatore di boxe si ritrova ad allenare una ragazza difficile in fuga dal passato ed in cerca di riscatto per il futuro. Un dramma sottile ed intenso che promette di essere un vero gioiello. Con lui ci saranno hilary swank (boys don’t cry) ed il mitico morgan freeman. Da venerdì 18 Febbraio.
Sideways Un altro film incensato dalla critica, guadagnandosi 5 candidature ai prossimi oscar, è la storia di un lungo viaggio compiuto dal protagonista, uno scrittore fallito, ed il suo migliore amico, che diventa l’occasione per fare un bilancio delle propria vita. Il regista è lo stesso di “a proposito di schmidt”, che onestamente era un po’ una palla, ma questo non implica che con in suo 2à lavoro non sia riuscito a rendere il suo stile un po’ meno monotono! Da venerdì 18 febbraio
The Forgotten Telly Paretta ha perso il figlio Sam di soli 8 anni in un incidente aereo e anche se è passato più di un anno, non riesce ad accettarne la morte e non trova pace. Nel frattempo si sta allontanando anche da suo marito Jim, così decide di andare in cura dal dottor Munce, uno psichiatra. Questo la informa che in realtà i suoi ricordi non sono reali, ma è la sua memoria che le sta giocando un brutto scherzo per le troppe delusioni. Telly rimane sbalordita e inizia a cercare testimonianze dell'esistenza di Sam, ma sembra scomparso tutto: video, foto e disegni. Tutto è sparito nel nulla. Le cose si complicano quando incontra Ash Correl, padre di un altro bambino amico di suo figlio, che le confida di avere lo stesso problema. Insieme decidono di investigare su cosa sia successo veramente per sostenere così anche la loro sanità mentale... Il film vede il ritorno alla regia di joseph ruben ,che anno fa fece andare julia roberts “a letto con il nemico”, mentre la protagonista è la bravissima julianne moore. Da venerdì 18 febbraio
Shark Tale E finalmente arriva anche da noi questo gioiellino in computer grafica, che l’anno scorso ha avuto un successo fenomenale. Protagonista uno squalo pacifico e vegetariano male accetto dalla famiglia di squali che somigliano tanto a boss mafiosi alla “soprano” ma con la voce di De niro e di un pescetto che sogna di diventare un eroe. Nonché dell’ammaliante pesciolina che porta i tratti e la voce della stupenda angelina jolie. Un film folle e divertente che fa la parodia al look degli anni 70. Nell’originale il protagonista ha la voce di will smith, qui da noi il danno sarà fatto, nella parte vocale, dall’idolo delle bambine che risponde al nome di tiziano ferro. Si potrà vedere il film in lingua originale? Da venerdì 25 Febbraio
Nascosto nel buio (Hide and Seek) De niro sembra essersi avvicinato al cinema “di paura” e soprattutto, quello che ha a che fare con bambini almeno inquietanti. Dopo “godsend” si ritrova ad essere il padre di una bimba che ha da poco perso la madre e che si è creata un amico immaginario. Che però forse non è così immaginario, ma non è nemmeno umano… Il titolo originale è l’equivalente italiano di “nascondino”, che qui assume aspetti inquietanti! Da venerdì 25 Febbraio
Constantine Basato su un fumetto indipendente, parla di un uomo che ritornato in vita dopo la morte, scopre di vivere a metà tra i due mondi, quello dei vivi e quello dei morti e deve impedire che le persone a cui tiene vadano incontro ad un oscuro destino. Cupo e ricco di scene altamente spettacolari vede keanu reaves tornare nel suo ambiente prediletto, la fantascienza con radici in significati profondi ed inconoscibili. Da vedere! Da venerdì 4 marzo.
Robots Il nuovo film in computer grafica dei creatori di ice age ci parla di un mondo di robot, ma decisamente meno inquietante di quello del film con will smith. Rodney Copperbottom è un piccolo e geniale robot di città che inventa congegni e nutre la speranza di superare i confini del suo mondo bizzarro e pittoresco, lavora in un ristorante al fianco del padre (che è una vera e propria lavastoviglie), ma ambisce a qualcosa di più. Armato del suo speciale talento inventivo decide di partire per Robot City, dove spera d'incontrare il suo idolo, l'autorevole inventore Bigweld. Il risultato è una commedia fiabesca e senza tempo che allarga i confini dell'animazione, mescolando personaggi ricchi di umorismo e temperamento a una storia commovente che prova che, qualunque sia la materia di cui è composto, un robot può risplendere di luce propria le voci dei molti personaggi sono affidate a Ewan McGregor, Robin Williams, Halle Berry, Mel Brooks, Amanda Bynes, Jim Broadbent, Jay Leno, Dianne Wiest e Stanley Tucci. Per la versione italiana a rovinare tutto ci pensa la voce di DJ Francesco. Mi chiedo se era possibile fare peggio. Da venerdi 25 Marzo.
venerdì 21
gennaio 2005
Mai titolo fu più indovinato per un film che, esattamente come il suo predecessore, riesce ad incasinare una storia che avrebbe potuto essere trasposta così com’era dal libro originale, diventando un vero gioiello. Ma invece no, per motivi ignoti al mondo sia nel primo film che nel secondo i punti di contatto con i due romanzi omonimi sono così labili da ridursi praticamente solo ai nomi dei personaggi, mentre tutto quello che poteva essere stravolto, travisato e rimbecillito è stato fatto senza alcun ritegno. Questo naturalmente vale per chi, come me, ha letto i due romanzi molto prima che a qualcuno venisse in mente di rovinarli con due brutti film, chi invece fosse ancora vergine delle disavventure della mitica bridget, si troverà davanti un film comunque divertente anche se con non poche pecche a livello di ritmo. Per cui, facendo finta che mai sia esistito un romanzo con lo stesso titolo, mi limiterò a parlare del film suddetto. innanzitutto, un plauso generale va fatto ai 3 protagonisti: Reneè zellweger, Colin Firth e Hugh Grant sono perfetti nei loro ruoli, con un punto a favore per Grant che evidentemente si diverte parecchio a fare il bastardo carismatico, dovrebbe farlo più spesso! La Zellweger già nel primo film aveva dimostrato di aver capito in pieno tutti i pregi, i difetti, le peculiarità e le follie di uno dei personaggi più azzeccati dei nostri tempi, di quelli in cui mooolto facilmente riusciamo ad identificarci. Colin Firth a sua volta ha l’ingrato compito di essere il più sveglio dei tre, anche se nel romanzo ha un po’ meno la scopa nel…ehm di quanto non avvenga nel film. Ma del resto, quale romanzo? Non esiste nessun romanzo!:-) La trama poi si snoda tra una miriade di situazioni comiche, spesso scollegate tra loro al punto di sembrare vignette ma comunque capaci di farci ridere senza ritegno. Un punto a favore anche alla nuova regista, l’indiana bebaan Kidron, sicuramente più in gamba di quella che l’ha preceduta e sicuramente più in grado di usare la macchina da presa e la fotografia! L’unica pecca riscontrabile è che a momenti di incredibile comicità si alternano momenti di noia sublime, che forse vorrebbero essere più prettamente romantici, ma che all’interno di un film dichiaratamente comico stonano parecchio! Quindi un film divertente con bravi attori, in grado di farvi uscire dalla sala di buon umore, il che è sempre un bene! Voto 6
Ci sono invece film capaci di farci uscire dalla sala con lo sguardo basito e la domanda cosmica “PERCHE’?” Lasciate perdere coloro che si stanno clamorosamente arrampicando sui vetri per salvare questo disastro cinematografico, non ascoltate i detrattori di quel gioiello di puro cinema che è “Troy”, la tragica realtà è questa: ALEXANDER FA SCHIFO e lo fa in modo intollerabile! Ora vado a spiegarvi nel dettaglio perché è bene che risparmiate i vostri sudati 7, 5 euro, nonchè le ben 3 ore che questo presunto film vi spremerebbe, poi deciderete voi:
primo disastro:la storia non esiste alcuna storia da raccontare nel film, nessuna struttura, nemmeno una sceneggiatura. Il film è interamente e solamente composto di lunghi, noiosi ed interminabili monologhi e dialoghi che vanno da 10 a 20 minuti di durata senza mai arrivare a qualcosa di concreto. Si comincia con un monologo di anthony hopkins (che è anche la voce narrante del film), si prosegue con un monologo di angelina jolie, si passa a quello di val kilmer, poi a colin farrell e così via. Ogni attore che entra in scena ha il suo monologo composto interamente di aria fritta.
Secondo disastro: le scene di guerra Oliver stone ha voluto fare lo snob ed ignorare che prima di lui ci sono stati autentici capolavori quali “il gladiatore” e “braveheart”, ma peggio ancora che poco prima di lui erano arrivati “King arthur” e “Troy”, che hanno ridefinito il modo di rappresentare le suddette sequenze. Ci sono due battaglie nel film, una più incoerente dell’altra: la prima si svolge nel deserto e finchè la macchina da presa riprende gli eserciti dall’alto sembra persino una cosa spettacolare. Subito dopo cominciano le comiche: il capo dei persiani dice “ha commesso un errore”, ma non ci spiega quale sarebbe, visto che tutto ciò che Alexander ha fatto è stato cavalcare verso sinistra. Poi ci sono gli stacchi sull’esercito di colin farrell: vediamo alcuni soldati e la scritta “ala est dell’esercito”, senza che ciò abbia un qualsiasi fine narrativo o strategico. Il combattimento poi è così scombinato che sei certo di stare vedendo una sconfitta da parte di alexander, ma ci pensa la voce fuori campo di hopkins a rassicurarci: malgrado le apparenze alexander ha vinto. Davvero? La seconda è anche peggio: le possibilità sono due, o stone non ha mai visto “il gladiatore” o ha fatto finta di niente, perché ci troviamo davanti ad una battaglia in una foresta (come nella sequenza iniziale del gladiatore) e ricomincia la confusione. Ma vorrei essere chiaro, non si tratta di caos organizzato come metafora della follia della guerra. No, è solo che stone non sa girare le scene di guerra! Così abbiamo che gente che grida, fumo e stacchi troppo veloci su inquadrature troppo strette, al punto che non si capisce letteralmente cosa accada e a chi.
Terzo disastro: il personaggio storico Se pensate di andare a vedere un ritratto storico del personaggio di Alessandro Magno, sappiate che andate incontro ad una delusione. Alla fine di queste esasperanti 3 ORE non avrete capito una beneamata fava su cosa ha mai combinato nella vita questo personaggio. Per tutto il tempo sentirete dire “tu diventerai più grande di achille, più grande di chiunque”, ma il tutto si riduce ad un’estenuante camminata sulle montagne. Tutto il film è imperniato sulla più trita ed stereotipata analisi psicologica del personaggio. Che si risolve in un bigino della psicanalisi e nella domanda: ma nel 330 a.c. chi cacchio mai ha psicanalizzato alessandro? E dove hanno trovato gli appunti del suo analista ante litteram? L’idea di stone è questa: Alessandro era un nevrotico psicolabile omossessuale, perché? Perché aveva la mamma incestuosa e paranoica ed un paparino che cercava sempre di accopparlo (cosa che del resto lui ricambiava). Quindi, per prima cosa stone non aiuta la causa gay, visto che invece di rappresentarli come le persone normali quali sono li fa diventare dei pazzi da operetta, e in secondo luogo si limita a ripetere lo stesso concetto ad oltranza, senza mai andare oltre. Quindi abbiamo colin farrell che strabuzza gli occhi, peraltro rifacendo il suo stesso Bullseye di “Daredevil”, unito a 7milioni di inquadrature dei suoi amanti gay, in qualsiasi occasione: stanno parlando di una battaglia? Stacco sull’amante gay numero uno. Stanno decidendo cosa fare? Stacco sul numero 2, il quale peraltro non ha una battuta che sia una per tutto il tempo e dire che ne hanno a iosa!
Dopo 3 lunghe, noiose ed innervanti ore arrivate solo alle seguenti considerazioni: 1- non ho capito chi era e cosa ha fatto Alessandro Magno 2- non ho capito perché stone ha fatto un film su di lui, visto che sembra stargli parecchio sulle palle 3- ho buttato via 3 ore e 7,5 euro della mia vita! Nel disastro si salvano solo Angelina Jolie e Val Kilmer, i migliori in campo in un film inutile, lento e noioso oltremisura. Povero Alessandro, hai conquistato il mondo, ma sei stato sconfitto da un regista rimbambito! Voto 0!
venerdì 24 dicembre 2004
Ebbene si, il film dell’anno è finalmente arrivato anche da noi, dopo un’attesa di ben sei mesi rispetto al resto del mondo! Ma è stata un’attesa ben ricompensata, “Shrek 2” è il capolavoro dell’anno! Dissacrante, ironico, intelligente, surreale, non ci sono aggettivi sufficienti per descrivere un film che rimanda a quell’aura di geniale follia che era propria dei fenomenali looney toones, quando Ancora gli orrendi cartoon giapponesi non erano arrivati ad inquinare le nostre giovani menti. A ciò si aggiunge la satira al vetriolo sui cartoon melensi (disney e non) ed una valanga di citazioni cinematografiche che non solo si inseriscono alla perfezione, ma compongono perfettamente il quadro degli intenti del film. Non è sicuramente un film per bambini questo seguito ed anche se molti genitori avevano portato i loro schiamazzanti pargoli in sala, durante tutta la proiezione le risate si alzavano ininterrotte solo dal pubblico adulto, mentre i minori decisamente non potevano capire il 90% dei riferimenti, prova che finalmente il film in computer grafica stanno uscendo dal guscio ristretto del target bambinesco, grazie proprio all’episodio precedente di questo formidabile film. Questo nuovo episodio aggiunge una nuova definizione dell’immagine ma soprattutto nuovi e folli personaggi in grado di creare da soli delle situazioni tanto surreali quanto divertenti e regalandoci uno stupendo gioiello di comicità adulta. Succede di tutto in questo seconda puntata, ci sono così tante trovate visive e narrative che sarebbe necessaria una seconda visione per coglierle tutte: provate a dare un’occhiata ai cartelloni cinematografici, alle insegne della città di Far Far Away ed alla città stessa, tutte deformazioni di luoghi reali, il tutto mentre in primo piano proseguono le vicende dei nostri beniamini, scoprirete delle chicche incredibili! Senza contare i dialoghi di fenomenale comicità ed un ritmo che no perde mai un colpo. Alla fine risulta chiaro il motivo x cui siamo così affezionati al protagonista ed alla sua banda: un po’ ci rivediamo nel burbero e simpatico orco, nel carattere forte di Fiona, nell’esuberanza di ciuchino, sono parte di noi e noi siamo parte di loro e sempre grazie a questi personaggi impariamo nuovamente la lezione alla base dei due film. Accettarsi per quello che si è, invece di voler essere solo un’immagine superficiale. Ma mi raccomando, non alzatevi subito quando iniziano i titoli di coda e preparatevi alla scena più assurda e divertente di tutti i tempi. Signori, il Re è tornato è sta benissimo, l’unico difetto che possiamo trovare in questo film è che come tutte le belle cose, finisce troppo presto. E poi ci toccherà aspettare il 2007 per vedere il già annunciato “Shrek 3”! Ma nell’attesa potremmo recuperare quello “shrek 3d” uscito solo in vendita e a nolo come sorta di collegamento tra i due film e poi rivederlo all’infinito per quei 3 anni che ci separano dalle prossime avventure del brutto più scombinato, intelligente ed assurdo che ci sia. Grazie Shrek, Fiona, ciuchino e gatto con gli stivali, ci avete fatto chiudere il 2004 in bellezza! Voto 10!
martedì 21 dicembre 2004
Ogni tanto a sorpresa, la grande avventura torna a farci visita, facendosi largo tra psicodrammi europeoidi tanto grevi quanto inutili, facendo capire quanto la gente reale abbia ancora il legittimo desiderio di volare sulle ali della fantasia. E questo, x nostra fortuna, accade in entrambi i titoli succitati, regalandoci due gran belle avventure ad occhi aperti.
Il “mistero dei templari” è un azzeccatissimo mix tra Indiana Jones (di cui tutti sentiamo la mancanza) ed il notevole romanzo “il codice da vinci”, di cui questo film sembra quasi un’avanguardia. Nicholas cage si è decisamente divertito ad indossare i panni dell’ultimo (in ordine di tempo, non nel senso che non ce ne sono più) discendente di una famiglia che custodisce un ipotetico segreto a cui in realtà non crede nessuno, ivi compreso il padre del protagonista, il sempre benvenuto Jon Voight. Ma Cage ne è invece ossessionato e non ha mai smesso di cercare le tracce di questo “tesoro”, anche se dispone di un’unica indicazione, che naturalmente nasconde un indizio. E non caso il disilluso Jon Voight parla di “indizi che portano ad altri indizi, senza fine”, perché la ricerca ha il sapore del miraggio o forse di una ricerca più personale, della dimostrazione di un proprio valore. Nel corso di questa avventurosa ricerca Cage sarà affiancato dalla notevole Dina Kruger, che con i suoi profondi occhi azzurri aveva già scatenato la guerra di troia nel film “Troy” (ma in fondo era più colpa del suo innamorato che sua diciamolo), da un ragazzo intraprendente e frustrato dall’incapacità di vedere gli indizi nascosti che appaiono palesi a Cage e che ci fornisce il supporto comico del film, regalandoci almeno una scena da oscar ed ovviamente dai cattivi, ugualmente ossessionati dal misterioso “tesoro dei templari”, impersonati, guarda caso dall’Ulisse sempre di Troy, ovvero Sean Bean. Rocambolesco e superavventuroso, col pregio di non prendersi mai troppo sul serio, ma anche con l’intento di ripulire l’immagine vituperata dei templari, il film corre veloce, ci affascina, ci fa desiderare di poter credere che esistano ancora tesori da scoprire e che questo nostro mondo moderno abbia ancora un alone di antichi misteri capaci di farci sentire vivi. Caso alquanto raro, ci sono stati degli applausi alla fine del film, segno che noi comuni mortali abbiamo ancora il sano bisogno di sognare la grande avventura. Chi lo sa, forse dentro di noi siamo un po’ meno cinici di quanto diamo a vedere. Voto 8
Ed i i cinici disillusi è bene che stiano alla larga da “Polar Express”. Quelli che ormai danno x scontato che babbo natale non esista, che il polo nord sia solo una distesa di ghiaccio e, soprattutto, che la fantasia sia una cosa inutile se non dannosa (e poi magari sono convinti che certi reality show siano intelligenti!) proverebbero solo irritazione davanti ad un film che desidera solo una cosa: che noi crediamo ancora nella fantasia e che le cose possano accadere. Immerso in un mondo evocativo e visionario il film ci trasporta in un vortico viaggio in treno che è anche e soprattutto un percorso di iniziazione e di crescita, il cui scopo e di far si che crescendo i bambini e gli adulti non inaridiscano dentro, come invece succede sempre. Così, in mezzo a sequenze all’apparenza giocosa vengono portate avanti metafore adulte e significati su cosa conti davvero nella vita e quanta importanza abbia non perdere mai il “senso del meraviglioso”, in grado di farci sentire sempre vivi e darci la possibilità di cambiare. Visivamente stupendo, con un grande Tom Hankx in grado di recitare alla grande anche in computer grafica, interpretando ben 5 personaggi, il film è un inno alla gioia, al calore ed al desiderio che si possa avere, un giorno, un mondo migliore. O almeno, prendere atto che noi potremmo cambiarlo, se solo dessimo più spazio alla fantasia. Il senso è questo. Se ci credi succederà, se non ci credi, non succederà mai. Sei tu che devi decidere. Concludo con la frase della sempre saggia Barbara, che alla fine della storia ha detto: Robert Zemeckis non sbaglia un film Voto 9
USA Weekend Box-Office Summary 10 December 2004 (Sunday Estimates)
E finalmente riesco a pubblicare nuovamente la classifica usa! Come si nota, usciti nel week end hanno già trionfato sia il sequel di “ocean’s eleven”, che si preannuncia persino migliore del primo, a parte la fotografia da mentecatto da cui sembra soderberg non possa allontanarsi da quando ha fatto “Traffic” e il ritorno del mitico “Blade”, finora l’unico personaggio marvel che non sembri un rimbambito. Ma con la suddetta casa editrice non si sa mai, incrociamo le dita ed attendiamo l’uscita italiana!
Così come si nota il crollo totale dell’atteso “alexander” filmone in teoria epico sulla vita di Alessandro Magno, con Colin Farrell e la stuuuuupenda Angelina Jolie. Dico in teoria perché 1- già dai trailer il film sembrava un po’ loffio, rispetto all’epicità di un “troy” che aveva abbondantemente fatto salire il livello qualitativo del genere “epico/storico” usando una fotografia immensa ed un senso del cinema ipercinetico. tutte cose che sembrano mancare ad “alexander” 2- il regista Oliver Stone sembrava più interessato a parlare dei gusti sessuali del grande condottiero (è l’unica cosa di cui parlava nelle interviste) che non delle sue gesta, un po’ come se in “braveheart” avessimo visto William Wallace sempre e solo a letto con qualcuno…mah!
Risultato, il film costato intorno ai 100 milioni di dollari, in quasi un mese di programmazione ha incassato la cifra che vedete. Forse con gli incassi mondiali gli andrà meglio, ma certo Stone avrebbe dovuto rivedersi i più recenti film del genere e non seguire solo le sue seghe mentali!
“National treasure” è il film che da noi si intitola “il mistero dei templari”, di cui potete leggere la rece qui in giro e che sta spopolando, a ragione, un po’ dovunque. Speriamo che un bel dì ne facciano un sequel, non ci sono mai abbastanza film d’avventura non credete?
“polar express”, “the incredibles” e “closer” sono titolo ormai noti anche da noi, anche se l’ultimo deve ancora uscire e si preannuncia molto interessante e molto adulto, basato su una piece teatrale e girato dal grande Mike nichols, molto specializzato nella recitazione. Il quartetto composto da Julia roberts, Clive Owen (ovvero King Arthur), Jude Law e Natalie Portman, impegnati a testare i limiti delle loro relazioni (nel film!), si presenta davvero notevole.
“christmas with the Kranks” è tratto dal romanzo di John Grisham “fuga dal natale” e vede Tim Allen, uno dei re della commedia, impegnato a fuggire, letteralmente, da tutte le paturnie natalizie. Si presenta divertente!
“SpongeBob” è un personaggio dei cartoon molto conosciuto dai più piccoli, ma tragicamente non da me! So solo che nel film il suddetto “spugna bob con i pantaloni quadrati” dovrà cercare la corona rubata a nettuno, il dio dei mari. Credo che anche questo sia divertente ma non ne ho mai visto i trailer, sorry!
Infine “finding nerverland” è la biografia di J.M Barrie, l’autore del mitico Peter Pan, e del modo in cui creò questa figura che ancora fa parte del nostri immaginario. Nel ruolo del protagonista il camaleontico Johnny Depp, che a parte quella schifezza di “secret window” è sempre una garanzia di qualità. E l’anno prossimo tornerà in coppia con il suo alter ego Tim Burton, quando uscirà la peculiare versione del regista di “Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato”. Quella si, sarà un esperienza da non perdere!
E per ora e tutto, ci sentiamo lunedì prossimo con la recensione del mitico “SHREK 2”!
giovedì 2 dicembre 2004
Cosa si può dire di questo film oltre al fatto che è formalmente perfetto? Visto al meglio delle sue possibilità, il che vuol dire nello splendore di quell’altro capolavoro di perfezione che è il cinema Arcadia di Melzo (mi si passi la pubblicità, ma quello che è giusto è giusto), in edizione digitale e con il mitico THX (marchio depositato, non vorremmo mai avere problemi con George, vero?:-) in azione, questo film in computer grafica raggiunge l’apice della sua missione: sembrare assolutamente vero. Può sembrare un paradosso, perché i personaggi sono decisamente disegnati classicamente, le auto surreali e la città, x quanto sia una metropoli, sembra più quella di “Sky captain” (altro mito di film) che non una città reale. Eppure è tale la definizione dell’immagine, la ricchezza del dettaglio e la ricerca dell’effetto reale anche nei materiali (e basta vedere la scena in cui la bambina tiene in mano la tuta per rendersene conto: sembra un vero capo di abbigliamento), che dopo un po’ non pensi più di stare vedendo un “cartoon”, ma un film di supereroi con tutti i cromosomi al posto giusto, al cui confronto Spiderman diventa una pallida copia. L’altra novità che colpisce è la storia: qui sembra che la Pixar abbia voluto dimostrare che si può realizzare un vero e proprio film senza cercare ad ogni costo l’effetto comico (che non manca comunque, ma non è più basilare). Per cui si va oltre la comicità di “Monster inc.” o la trovata infantile alla “Toy Story” (di cui la Disney vuole realizzare un seguito per conto proprio, cioè senza Pixar. X cui salutate la saga finchè potete), qui siamo di fronte ad una vera sceneggiatura con riferimenti precisi al mondo reale e a situazioni e battute decisamente più vicini agli adulti che ai bambini. Per intenderci, tutte le sequenze di mr incredible al lavoro nella società di assicurazioni risulteranno certamente noiose x un pargolo ma tragicamente vere per i suoi genitori (nonché x chiunque abbia mai richiesto un rimborso). Lo sviluppo della storia ha una vera costruzione e, per quanto finga il contrario, è meno buonista di quanto appaia. Per intenderci, dimenticatevi scemenze alla “Hulk” in cui trenta elicotteri vengono abbattuti senza che i piloti si facciano male e soprattutto dimenticatevi i cattivi che “poverini sono solo persone che hanno sbagliato”, per quanto sottile il messaggio è diverso e decisamente apprezzabile. Ancora più sottili sono i riferimenti politici, si può essere d’accordo o meno con loro ma è innegabile che ci siano, se li si vuole vedere. Tutto questo fa sì che “gli incredibili” abbia una profondità maggiore dei suoi predecessori e riveli una ricercatezza sia nell’immagine che nei contenuti. I personaggi poi sono sfaccettati alla perfezione nei loro comportamenti ed elastic girl è davvero una donna tosta, contornata da pargoli eccentrici quanto i genitori ma altrettanto intelligenti. Certo, il pippotto di fondo sulla famiglia è inevitabile e fa parte della tradizione Disney, ma ho preferito mille volte l’immagine di una famiglia sopra le righe ma unita (alla famiglia Addams per intenderci), all’icona nevrotica intrisa di sensi di colpa del pesciolino Nemo. Sicuramente ha ragione la mia amica Barbara (la voce della coscienza cinematografica!) quando dice che la versione di “Nemo” è più realistica: un genitore mancante, l’altro nevrotico e iperprotettivo con figlio idiota a carico (questa descrizione è mia, non sua), ma io ho preferito credere, per un momento, che un nucleo familiare alla “incredibles” possa esistere: folle ed eccentrico, ma sicuramente vitale. Del resto è questo che il cinema ci ricorda sempre: mantenere un minimo di follia, di vivacità mentale, ci fa restare vivi. Allora si che potremo affrontare tutti i supercattivi di tutti i giorni ed uscirne vincitori. Infine, una lode ai doppiatori, tutti enormemente in gamba con una nota di merito ad Edna Mode: Amanda Lear la doppia in modo encomiabile! Da supervedere in un supercinema! Anche se, ovviamente, quando il 17 dicembre arriverà “Shrek 2” non ce ne sarà più per nessuno! Voto 9
lunedì 29 novembre 2004
Entrare nel mondo di Sky captain significa essere catapultati in un’atmosfera unica ed irripetibile (sequel a parte of course!), immersa in una sontuosa fotografia fatta di contrasti che avvolge delle immagini ricche di dettagli e di riferimenti al glorioso cinema che fu, quello puramente eroistico dei temerari, delle eroine belle e testarde, dei cattivi da affrontare per far tornare tutto alla normalità.
il(la?) regista ha voluto omaggiare il puro "sense of
wonder" dei fumetti anni 30, quelli in cui accadevano fatti superfantasiosi e
veniva chiamato l'eroe a risolvere la situazione, ma questo prima di qualsiasi
batman, superman etc. e prima delle inutili turbe psichiche che hanno rifilato
ai protagonisti dei fumetti attuali.
Così abbiamo l’Hinderburg III che attracca al mitico Empire
state building, aeroporti galleggianti ed una squadriglia di caccia che compie
azioni al di là di ogni immaginazione, eppure questo non è che una parte di un
film sontuoso, brillante,epico ed unico.
Infine onore al merito della bellissima Angelina Jolie: il suo è un personaggio secondario, ma è più eroico di tanti altri, bella, tosta e sexy anche con la benda sull’occhio. Un mito.
Voto 8,5
sabato 20 novembre 2004
Accostandosi per la prima volta a questo film bisogna tenere ben presente una cosa: di tutto si tratta fuorchè di un film horror o anche solo di paura. Intendiamoci, ha i suoi bei momenti in cui ti fa saltare sulla poltrona, ma di certo non usa artifici e non vedrete litri di sangue che ridipingono le pareti, né peraltro era quello l’intento del regista. Che Shaymalan ami giocare con i genere più conosciuti, reinterpretandoli a modo suo era chiaro fin dal primo, mitico “sesto senso”, dove ci faceva credere di aver fatto un film di fantasmi fino alla fine, x poi svelarti quale fosse il vero tema del film. Quindi dopo aver smontato il mondo dei supereroi con “unbreakable” e giocato a nascondino con gli alieni in “signs”, arriva al “villaggio” inseguendo i mostri che si nascondono nei boschi. Già, ma solo x dirci che i mostri stanno altrove, forse più vicino di quanto credi. Malgrado non sia giusto svelare nulla dei segreti del film prima di averlo visto (ed infatti non lo farò), credo sia importante dire che quello che ci si appresta a vedere è in realtà più un racconto morale (o parabola) che non un film di genere. Qui i mostri servono a tenerci sul filo della tensione mentre la storia raccontata è un'altra, una storia fatta di scelte difficili ed utopiche e delle conseguenze delle scelte. Parla di illusioni e di come non si possa sfuggire alla violenza xchè purtroppo è insita nell’animo umano e soprattutto degli eccessi a cui si può arrivare per cercare di difenderci da essa. Si, forse ci sono dei mostri nel bosco della nostra vita, ma il vero problema è un altro, il vero problema siamo noi e le scelte che facciamo. Il tono del film è sospeso e rarefatto, la recitazione minimale e di una rara intensità, con un tono quasi teatrale nella messa in scena, al punto che molto spesso le vicende ci vengono raccontate senza montaggi macchinosi, in controtendenza alla moda odierna, lasciando che la storia scorra in tutta la sua forza drammatica. Un grande cast dona energia al villaggio, dall’incredibilmente fragile Sigourney weaver, che non sembra nemmeno lontanamente Ellen Ripley, al volto dimesso di William hurt all’introversione buona di joaquim phoenix, alla follia di Adrian Brody, fino a tutti i comprimari, volti visti in mille film e che costituiscono l’ossatura di tutta la storia. Ma su tutti brilla di luce propria Bryce Dallas Howard, figlia del grande regista Ron Howard (futuro regista del “codice da vinci”). Vera forza motrice del film, il suo personaggio possiede una tale intensità che non può lasciare indifferenti: fragile, forte, decisa, spaventata da ciò che non conosce ma ciò nonostante determinata a superare i limiti imposti dalla società, i limiti del villaggio e del…bosco. Se non bastasse la storia e la fotografia evocativa, da sola la giovane attrice (classe 82), vale completamente il prezzo del biglietto. Ma, attenzione, x vederla, dovrete entrare nel bosco… Voto 8 Alla settimana prossima con la recensione di “sky captain and the world of tomorrow” ma soprattutto l’attesissimo “alien vs predator”!
domenica 14 novembre 2004
USA Weekend Box-Office Summary 29 October 2004
Eccoci qui con la rinnovata classifica usa. Come anticipato tempo fa, brilla ancora quel “the grudge” che era uscito alla grande nella settimana di halloween. Remake di un film orientale ha due grandi particolarità: 1-sarah michelle gellar libera da Buffy ma non da situazioni horror 2- a detta della critica e di chi l’ha visto, una trama incomprensibile! La colpa principale di questo interesse per i peggiori horror mai prodotti nasce dal successo del “the ring” americano, di cui peraltro vedremo il sequel l’anno prossimo. Dopo che nessuno si è chiesto come facesse un fantasma in un pozzo a spedire in giro delle vhs (nonché come le ha girate, montate e duplicate ma tant’è) è stato chiaro che la trama era un optional se, tanto x cambiare, c’erano tonnellate di omicidi. E chi è in grado di realizzare horror senza senso? Gli orientali! Dov’è finito il mitico “poltergeist”, era forse troppo difficile?
A seguire compare la biografia di Ray Charles, mitico cantante blues non vedente che ci ha lasciato da poco, in odore di oscar grazie alla grande performance di jamie foxx, che evidentemente ha smesso la carriera di tassista iniziata in “collateral” ed anche quella di quarterback del grande “ongi maledetta domenica”. Unico appunto fatto al film , l’eccessiva lunghezza, 3 ore per raccontare la vita di Charles dall’infanzia ai giorni nostri. Ma forse il vero problema è una certa assenza di ritmo visto l’argomento. Comunque, immensamente più interessante dei fantasmi incazzosi di “the grudge”!
“saw” è stato definito il fratello piccolo di “Se7en” di cui condivide l’idea ma non i risultati. Il miliardesimo serial killer della storia del cinema crea una trappola mostruosa per le sue vittime:piazza una bomba intorno alla loro testa e comunica che la chiave x sbloccarla si trova nel corpo della persona per terra davanti a loro, che si suppone morta. Hanno quindi sessanta secondi x decidere se “aprire” la persona o saltare in aria. Il tutto xchè queste persone capiscano il valore della vita. Ma cos’è, periodo di trame assurde? Ad indagare il sottoutilizzato Danny glover di “arma letale” ed il cary Elwes che avete visto nelle ultime edizioni di x-files. Finale identico a seven, con la variante di un sequel già previsto per il 2005. Come diceva Martaugh “sono troppo vecchio per queste stronzate!”
“Shark tale” è il primo film della classifica davvero atteso, insieme alla coppia “gli incredibili” e “shrek 2” (che ormai ce lo stiamo sognando!). Bizzarra storia di squali vegetariani figli di squali mafiosi che somigliano a De Niro (e ne hanno anche la voce), garantisce un cast (originale, non so che danno faranno qui da noi) stellare delle voci (will smith, de niro, angelina jolie etc.), humor demenziale ed adulto (altro che i pescetti Disneyani) ed una grafica da stato dell’arte (di nuovo, altro che pescetti su fondo blu, guardate solo il ristorante subacqueo!). Da vedere!
Shall we dance è già uscito anche da noi, vede come intepreti Richard gere che ritrova la passione grazie al corso di ballo gestito da jennifer Lopez (così truccata che sembra Robocop), il tutto diretto dal bravo regista di “serendipity”. Lo vedrei, ma prima c’è “the village” da non perdere!
“Friday night lights” a dispetto del titolo che fa tanto “febbre del sabato sera” è un film sul football americano, intriso di toni sociali. Basato su un romanzo inedito da noi parla di una squadra che arriva alle semifinali in texas, partendo da un paesino che sta vivendo un periodo di crisi economica e che vede in loro il simbolo del riscatto. Che ci volete fare, io x queste storie ci vado matto! L’allenatore è l’ormai noto Billy Bob Tornthon (bandits) alla regia il giovane ma già valido Peter Berg, attore in “collateral” (era il poliziotto biondo) e regista di “cose molto cattive” e “il tesoro dell’amazzonia”. Eclettico no?
Ladder 49, epico dramma su una squadra di pompieri che deve liberarne un altro imprigionato in un edificio, vede un gruppo di grandi attori capitanati da John “caviale per cena?” Travolta e Joaquim Phoenix (signs, the village, il gladiatore), che si spera un bel dì nessuno collegherà più allo sfortunato fratello. Altro film da non mancare!
Team america è un film delirante fatto con i pupazzi (come quel veeeechio telefilm, avete presente?), feroce parodia contro Bush e le follie della guerra, creato dagli ideatori di “south park”. Il tono folle è lo stesso, in america non sono mancate le polemiche e sean penn si è arrabbiato perché nel film viene detto di non andare a votare. Forse sarebbe stato meglio!
Surviving christmas è l’ultimo fiasco di bek Affleck, che dimostra x la 3° volta di non saperci fare con le commedie. Qui parla di un single che er non passare un natale solitario si noleggia una famiglia. L’idea suona anche buona, ma temo che nessuno gli abbia perdonato di essersi messo con quell’esempio di classe e raffinatezza di J.Lo! Ben per favore, torna a fare Daredevil!
Infine Taxi è la versione all black di quel “taxxi” francese di qualche anno fa. Già pensavo che fosse idiota quello, dubito fortemente che questo cambi qualcosa!
Ma attenzione, la settimana prossima usciranno:
Briget jones: the edge of reason, 2° capitolo delle avventure della single più famosa del mondo Alexander, biografia in chiave oliver stone della vita di alessandro magno, che dovrà vedersela con il ricordo dell’epico Troy National treasure, con Nicholas cage, vera anticipazione del “codice da vinci”, di cui parleremo la prossima settimana. The Polar express, interessante esperimento di Robert Zemeckis che torna a lavorare con Ton Hanks, ma in chiave “digitale”! Infine una news davvero particolare: siamo in pieno periodo di remake/sequel di titoli di culto: na emittente tv sta preparando la miniserie “the thing”, che sarà un vero sequel del mitico film di John Carpenter. E sempre da un’idea dello stesso regista, vedremo presto il remake del cult “the fog”, storia di fantasmi che tornano a vendicarsi in un paesino di mare, durante una festa annuale, mentre la nebbia comincia ad avvolgerlo… niente male! E per finire, anche “the blob”, b-movie horror che negli anni 50 lanciò Steve Mcqueen e che venne già rifatto negli anni 80 da Cuck Russell (e non era male per un b-movie), indosserà presto i suoi terzi panni. Rivedremo quindi la letale gelatina rosa che ingloba e fonde tutto e tutti, kitch, ma davvero orrorifico. Tremate, i mostri sono tornati! A presto, con la rece di “the village”!
lunedì 1 novembre 2004
Si prospetta un mese di fuoco, tra alieni alquanto aggressivi, zombie di cattivo umore ed epici attacchi alla terra in stile anni 30! Ma vedrà anche il piacevole ritorno dell’eroe al femminile, e che femminile!
5 Novembre: Dodgeball Delirante commedia di gran successo negli usa, che vede riunirsi quasi tutto il cast del celebrato “Old school” (ma non è un seguito, sono solo amici che amano lavorare insieme), racconta di due squadre che partecipano allo sport più stupido del mondo, il suddetto Dodgeball, che si compone di un semplice obiettivo: tirare la palla addosso ai concorrenti finchè non ne rimane in piedi neanche uno! Nel cast brilla Ben Stiller nei panni di un personaggio che più idiota non si può, ma anche la sua splendida moglie (reale), già vista nel mitico “Zoolander”. Un film fuori di testa che non vedo l’ora di vedere!
Resident evil: apocalypse Ricordate dove avevamo lasciato la splendida Milla Jovovich? Con indosso solo un completino di carta ed in mano un fucile a pompa, scopriva che la ridente cittadina in cui si risveglia non è poi così ridente e che i suoi abitanti hanno molta, molta fame… E da qui riprenderà il film, tra scene superspettacolari, militari senza pietà ed un non morto che Milla troverà molto familiare… Tremate, gli zombie sono tornati e non si fermeranno più, visto il successo di questa 2° puntata!
12 Novembre The manchurian Candidate Remake dell’omonimo film degli anni 60, ma aggiornato ai nostri tempi, parla di una complessa macchinazione politica per creare il candidato perfetto alla presidenza, quello che si può letteralmente “manipolare”. Tra spystory e lavaggi del cervello, toccherà al sempre grande Denzel Washington, diretto dal redivivo Jonathan Demme (il silenzio degli innocenti), scoprire chi è “il candidato della Manciuria”, che è ormai un modo di dire americano per definire tutti i politici fantocci.
L’esorcista: genesi La febbre del prequel colpisce anche il classico film dell’orrore di matrice religiosa più famoso di tutti i tempi, tra l’altro baciato da un successo sorprendente negli usa pochi mesi fa. Qui si torna indietro, addirittura prima del primo film, per parlare del giovane prete Callahan e del suo primo incontro con il demone che poi affronterà nel leggendario film. Attori noti ma non famosi ed alla regia uno specialista degli action movie (scelta strana, ma evidentemente vincente), ovvero Renny Harlin, conosciuto per “Cliffhanger” ed il recente “Driven”, nonché il da noi sconosciuto “Mindhunters” uscito in pieno periodo estivo e quindi bellamente ignorato. X gli amanti del genere credo sarà una bella sorpresa. Io preferisco aspettare “Final destination 3”!
12 Novembre Sky captain and the world of tomorrow O anche “il mondo di domani” a seconda di come decideranno di intitolarlo, è quello stupefacente film di retro fantascienza di cui stiamo vedendo I trailer in questi giorni. Che vede come protagonisti Jude law, Gwyneth Paltrow e la bellissima Angelina Jolie in versione comandante di aviazione. Supertecnologico, superepico, con una fotografia che più raffinata non si può, sarà un trionfo dell’avventura e dell’effettistica, ma se funziona, a chi importa? La trama è semplice: c’è uno scienziato cattivo che vuole dominare il mondo ed il nostro eroe che deve impedirglielo, mentre l’intrepida giornalista indaga sulla scomparsa di eminenti scienziati e la coraggiosa pilota di caccia aiuta il valoroso Sky cap. E chi se lo perde!
19 Novembre Alien Vs predator Forse il film più atteso dopo il suddetto e naturalmente “Shrek 2” (che però vedremo a dicembre), il film fa incontrare e scontrare i due alieni cattivi più famosi del cinema (a parte “la cosa”, che però non ha mai avuto sequel, anche se sta x arrivare una miniserie tv nuova di pacca) ed un gruppo di sfigatissimi scienziati che vanno ad esplorare un antico tempio scoperto al polo nord. Pessima idea, visto che non è esattamente disabitato e che i proprietari sono impegnati in una guerra fra bande! Saranno scintille, fauci, sangue velenoso e armi letali, che ci auguriamo vengano tutte usate sul quel pirla di Raul Bova, misteriosamente presente nel cast!
26 Novembre La tela dell’assassino.
Ritorna la sempre bella ed intrepida Ashley Judd, che ama interpretare personaggi forti (anche se non come Milla Jovovich, ma non si può avere tutto) ed i thriller alquanto foschi. Qui è una investigatrice che indaga su una serie di delitti e rapidamente scopre che, ops, sono tutti suoi ex! Insieme a lei ritorna il sempre bravo Andy Garcia, che vediamo sempre troppo poco.
Gli incredibili – the incredibles Ultimo e folle cartoon in computer grafica della pixar, per fortuna non minato dalle pippe Disney che avevano affogato il pesciolino Nemo in un mare di melassa, parla di una assurda famiglia di supereroi, in cui anche i figlioletti hanno poteri che ricordano alquanto gli x-men. Che vengono intelligentemente presi in giro. Demenziale e superdivertente è, insieme al capolavoro “Shrek 2” e l’imminente “Shark tale”, il film da vedere a natale. Naturalmente, dopo essere sopravvissuti ad alieni, zombi e distruzione di mondi.
Sarà un Novembre di tutto relax!
A presto con la classifica Usa, dove brilla l’horror “the grudge”, che vede protagonista Sarah Michelle “Buffy” Gellar!
martedì 26 16 ottobre 2004
Dubbi e perplessità sono le sensazioni che accompagnano l’uscita dalla sala dopo aver visto il suddetto film, vediamo il perché: Innanzitutto Michael mann è una sorta di Ridley Scott americano, quindi molto improntato ad una ricerca stilistica ed un po’ meno a quella narrativa, nel senso che entrambi sono più portati nel comunicare temi ed emozioni con la ricercatezza nell’aspetto visivo che non nel racconto vero e proprio. Se non fosse che nel tempo Scott è riuscito a coniugare abilmente le due cose, forse xchè ha cercato storie più forti o solo xchè aveva un fratello che stava diventando migliore di lui, mentre mann pare non essere riuscito davvero ad evolversi dalla sua originalità da spot televisivo che lo ha visto crescere, parecchi anni fa. Quindi ancora una volta dopo “Heat” “Insider” “Alì” ci troviamo davanti ad un interessante sperimentazione visiva che risulta spettacolarmente carente dal punto di vista narrativo. All’inizio scopriamo la vita del tassista, talmente immerso nella quotidianità da sembrare quasi un documentario con una bella fotografia, subito dopo passiamo, letteralmente, dal giorno alla notte ed il protagonista carica prima una donna stupenda (nella realtà la moglie di will smith) e poi l’uomo che gli ribalterà la vita, nonché la macchina. Tom cruise è in città per lavoro, nello specifico deve accoppare 5 persone connesse ad un non meglio chiarito processo che coinvolge un non meglio specificato capo mafia. Il motivo x cui non prende una macchina a nolo ma preferisce il taxi viene spiegato attraverso un dialogo tra i due poliziotti che seguono lo strano caso che comincia a prendere forma nel corso di una notte che si fa di momento in momento più strana ed enigmatica. Va detto che il pretesto potrebbe anche essere valido, ma funziona davvero se usato due volte? Prima o poi non sembrerebbe un po’ strano? Ad ogni modo, le cose fin da subito non vanno come dovrebbero e Cruise si trova a dover improvvisare, facendo anche cose che a me risultano un po’ incoerenti (qualcuno mi spieghi perché si carica nel baule il primo cadavere invece di lasciarlo dov’è) e a dover scambiare profonde e filosofiche riflessioni con il tuo tassista in ostaggio, il quale cerca di impedire gli altri omicidi. Sembrerà strano, ma i dialoghi tra i due personaggi sono i momenti migliori del film, in cui Cruise esprime nuovamente una bravura innata nell’interpretare personaggi almeno amorali (vedi “intervista col vampiro”), raccontandoci una realtà spietata e cinica ma molto, molto verosimile. Man mano che andiamo avanti ci rendiamo conto che il suo personaggio è una metafora di quanto la vita sia bastarda e senza speranza e ci troviamo paradossalmente a trovare più simpatico lui che il tassista, che in fondo fa solo il buono di turno. La città fredda e vuota immersa in una notte sospesa fa da sfondo ad una storia che, purtroppo, più procede e meno senso ha e che raggiunge vette di irritazione nel finale più banale e prevedibile che mente umana potesse concepire. Quasi avesse paura di portare le sue convinzioni (o quelle della sceneggiatura) alle sue estreme conseguenze, all’improvviso Mann prende una brusca svolta verso il finale classico e rassicurante, laddove non lo era stato per niente fino a quel momento e con buona ragione. Un po’ come se “Seven” finisse con Pitt che torna a casa dalla mogliettina per intenderci. La sceneggiatura inoltre soffre di varie incongruenza narrative, tra cui elicotteri che scompaiono e personaggi che misteriosamente non fanno più il loro dovere, mentre Cruise riesce a fare 118 piani di un palazzo in 30 secondi, trovando anche il quadro generale della corrente al primo colpo e senza perdersi al buio in un posto che non conosce. E poi, se togli la corrente, gli ascensori funzionano ancora? Mah… Alla fine si salva un grandissimo Cruise e ¾ di una bella sceneggiatura poi buttata alle ortiche. Il resto è immagine patinata e asettica. Bella, ma fine a se stessa come tutto il film del resto. Voto 7
– quando la fantascienza si diverte La prima impressione che si ricava durante il film è che ah dei momenti genuinamente divertenti, il che vuol dire non involontari. Siamo solo 20 anni avanti nel futuro, che però appare più roseo di quanto non saremmo disposti a credere, una sorta di versione positiva di Blade runner per intenderci, ma anche qui gli omicidi non sono sconosciuti. In questo caso un importante scienziato sembra essersi suicidato buttandosi giù dall’ipertecnologico palazzo della Usrobotics x cui lavorava, solo che l’agente Will Smith non è proprio d’accordo con questa teoria ed un robot reticente come testimone non è la prova migliore che si possa avere. In questa società futuristica i robot fanno ormai parte del quotidiano per tutti i lavori più pesanti che loro compiono con grande precisione e persino dedizione, anche se vengono visti alla stregua di poco più che frullatori troppo cresciuti. La metafora del razzismo c’è ma in fondo è meno approfondita di quanto si potrebbe pensare, così come il tono generale del film, c’è anche un cattivo che sembra avere le stesse idee di un certo supercomputer che in un’altra serie di film mandava dei cyborg indietro nel tempo, ma non esiste una vera esasperazione drammatica e la storia si dipana tra effetti speciali da stato dell’arte e scene d’azione così virtuosistiche da strappare un applauso, anche se sembra impossibile sfuggire alle citazioni da “Matrix”. La storia, fondamentalmente semplice, prende una strana piega contorta nella spiegazione finale, che lascia qualche dubbio sugli eventi, mentre Will Smith se la gode parecchio nel fare il poliziotto robofobico e misantropo e la bellissima Bridget Monayahan (al vertice della tensione) si comporta come un robot, il che in questo caso significa più umana degli umani. Così tra auto che nessuno si sognerebbe mai di guidare manualmente, devastazioni dentro enormi tunnel sotterranei e robot inquietanti, nonché un vago sentore di Man in black 3, ci divertiamo nel perderci in un mondo che in fondo non ci dispiacerebbe, una volta spiegato ai supercomputer che forse è meglio se i problemi ce li risolviamo da soli. Supereffettistico, divertente e più positivo di quanto non finga (il mondo non è un rudere post atomico, mica male!) “Io robot” ci regala una grande interpretazione da parte di un robot virtuale, vero protagonista del film ed il desiderio di vedere una nuova puntata, magari ancora in mano al sempre bravo Alex Proyas (il corvo), che stavolta si è sfogato potendo sparare a quasi tutti i protagonisti. Ehi, in fondo, sono solo robot! Voto 8
sabato 16 ottobre 2004
– la soap opera
Il genio di Sam Raimi sta conoscendo punte di bassezza che probabilmente nemmeno lui si aspettava. Se già il primo film era decisamente mirato ad un pubblico adolescenziale ed il tutto sembrava già pronto per un’abile campagna di merchandising (che va detto, ha funzionato benissimo), questo secondo capitolo riesce nel tentativo di fare “di meno, di peggio”. Spiderman 2 è diviso in due sezioni completamente avulse l’una dall’altra: la prima è la sezione soap opera. In questa parte i personaggi hanno dei lunghissimi dialoghi, se non monologhi, incentrati su due temi: 1- ti amo ma non posso amarti (testuali parole!) 2- mi sento in colpa (un po’ alla volta tutti si sentiranno in colpa, fino ad arrivare anche a JJ jameson, notoriamente poco propenso a queste cose) quando ciò accade ci troviamo con inquadrature di rara staticità, in cui gli attori parlano a ruota libera fino a svenire, seguiti a ruota dagli spettatori. Esemplare in questo senso è l’incredibile monologo della zia di Peter Parker, quando deve spiegare al nipote cos’è un supereroe. Questo lunghissimo monologo diventa via via più surreale, fino al punto che la mia cara amica Barbara, e con lei tutto il resto del pubblico, si è chiesta “ma di che cavolo sta parlando?”. La stessa domanda si poteva leggere sul volto di Tobey Maguire (cioè peter/spiderman), che dopo un po’ sembrava dormire in piedi. Ma questo è solo un esempio dei bruschi stacchi che ci regalano questi momenti da soap opera nel corso del film, così stonati ed assurdi che non appare chiaro se vi fosse un intento parodistico (non credo proprio) o se facessero sul serio (temo di si). Ma Raimi, cosa pensava mentre girava questa sorta si soap opera, all’assegno che avrebbe incassato? Penso sia l’unica possibilità, perché ti tracce del genio responsabile di gioiellini come “darkman” e le 3 case, non c’è più traccia. Ed anzi è proprio a queste pellicola che si devono i pochi, fuggevoli momenti di interesse del film: il cattivo del film, il dottor octopus, diventa così una bella citazione dal suddetto darkman, al punto che il laboratorio improvvisato è esattamente uguale a quello dello scienziato sfigurato, ma soprattutto condivide la personalità schizzata. Inoltre ,c’è un brevissima ma fulminante sequenza in cui si ritrova tutta la follia delle 3 mitiche case, con inquadrature folle ed irreali ed una motosega che balena per un momento, quasi a rivendicare il suo diritto ad esistere. Anche il cammeo di Bruce Campbell è un siparietto divertente, ma non basta a salvare un film che ha l’aria più povera del primo film ed in cui, in effetti, non succede quasi nulla. Due sono le cose di un certo rilievo e quindi è bene che chi ancora non ha visto il film si astenga dal leggere quanto segue: 1- da un certo momento in poi tutta la città scopre la vera identità di Spiderman, ma in fondo non gliene frega niente a nessuno 2- la sequenza del treno, che però risulta inferiore rispetto ai canoni delle scene d’azione viste in “matrix –reloaded” e nel recente “bourne supremacy”. Senza voler infierire citando “Van Helsing”, che rende questo film un relitto del passato. Alla fine cosa rimane? Un film che sembra fatto per i bambini, al punto che spiderman dice ai bambini che per diventare come lui bisogna mangiare sano (ma lui non è un mutante tecnicamente?) e la possibilità che infine peter riesca a conoscere Mary Jane in senso biblico. Ma il resto purtroppo, non esiste. Rispetto a Daredevil, Spiderman rimane uno sfigato nevrotico. Magari è voluto per colpire un certo target, ma è lo stesso una tragedia. Voto 6
Infine, devo comunicarvi che è venuto a mancare il grande Christpher Reeve, che resterà conosciuto nella storia del cinema come “Superman”. Ma la sua grandezza si è vista nel modo in cui aveva affrontato la peggiore disgrazia della storia, lottando come un vero eroe fino all’ultimo momento, dispensando un coraggio che ben difficilmente io avrei avuto. Ci ha donato un messaggio di umanità, forza e sfida alle avversità che rimarrà per sempre. Addio superuomo, sei stato più grande del tuo stesso personaggio.
leo
sabato 9 ottobre 2004
The Bourne Supremacy come ben sottotitolato in originale, “avrebbero dovuto lasciarlo da solo”. Due anni dopo gli eventi del grande “Bourne Identity” la vita di jason Bourne conosce una temporanea quanto fragile quiete, destinata ad interrompersi bruscamente e tragicamente in fretta quando viene messo in mezzo in un gioco di spie di cui non è nemmeno a conoscenza. Ma quello che gli altri non possono conoscere è il livello di determinazione e pericolosità di Bourne, che qui si rivela per quello è realmente: silenzioso, letale ed infallibile. Non c’è nulla che inquieti di più nella storia del fatto che lui sia costantemente un passo avanti a coloro che gli danno la caccia, trasformandoli rapidamente ed a loro insaputa , da cacciatori a prede. È un film molto più teso e nervoso del primo questo “Supremacy”, arricchito da un approfondimento della conoscenza del passato di Bourne, che lo porterà a nuove e tragiche scoperte, mentre intorno a lui si sta scatenando una colossale caccia all’uomo, che di grande ha soprattutto la sua inutilità. Perché non solo Bourne è imprendibile, ma si ha la sottile sensazione di una verosimiglianza inquietante. Non c’è nulla di esagerato nei due film, anzi si ha l’impressione che personaggi del genere non solo possano esistere, ma che si comporterebbero realmente così. Non ci sono salti o colpi spettacolari nei loro combattimenti, qui è solo una veloce e letale battaglia per la vita, a base di mosse veloci e e repentine, filmati con uno stile che ne sottolinea la tensione e la drammaticità fino a farla esplodere nella sua durezza. Bourne è contemporaneamente una specie superiore e l’ultimo della sua “stirpe”, una specie in via di estinzione ma dalla corazza indistruttibile, anche se deve portare il peso di un passato terribile. Personaggi vecchi e nuovi si danno il cambio, tutti cercando di scoprire o coprire la verità su questo agente segreto frutto di un’operazione segreta, con tanti, troppi misteri che qualcuno non vuole vengano scoperti. Il film è veloce e silenzioso, quasi mai troviamo della musica di commento, a sottolineare il mondo silenzioso in cui Bourne vive, fatto di poche parole e atti devastanti. Come devastante è l’inseguimento finale che fa sembrare quello di “Matrix Reloaded” una passeggiata in campagna, arrivando ad un ritmo sempre più sincopato fino all’intollerabile climax finale. Poi sarà tempo di chiedere perdono e scoprire cosa ci riserva il destino. Immerso in una luce grigia, umido, rarefatto, il film ti immerge nella sua atmosfera soffocante, facendoti prima di tutto chiedere quanto di ciò che vedi sia poi invenzione e quanto realtà, ma soprattutto, quanto è cupo il mondo in cui vive Bourne, il mondo in cui noi viviamo. E tutto viene perfettamente rappresentato da una scena silenziosa, in cui bourne si rifugia in un bagno pubblico per lavarsi le ferite, guardandosi per un attimo nello specchio. Come ha ben detto la mia amica barbara, in quella breve scena, in quella inquadratura, c’è tutto il mondo di Bourne, la sua tristezza e la sua ineluttabilità. Ma noi continuiamo a sperare che possa esserci un po’ di luce del sole anche lui. Anche per noi Voto 8,5
KING ARTHUR Non è solo un film questo, ma un monumento al cinema, agli ideali che porta avanti da sempre, accomunati dal profondo idealismo che da sempre si accompagna al personaggio mitico/storico di questo Re Artù, sovrano prossimo venturo che cerca di unire un popolo contro gli invasori e creare un regno di pace. Partendo da una delle possibili realtà storiche legate a Re Artù, il film ci porta agli inizi della sua storia, nel momento in cui l’impero romano sta perdendo i suoi colpi ma ancora riesce a fare danni, mentre le tribù originarie lottano per mantenere le loro origini e tradizioni, guidate da un Merlino che sa essere forte ed evocativo con pochi gesti ed uno sguardo che sembra vedere più lontano di quanto noi mai potremo. Non sarebbe corretto riportare qui gli eventi che si succedono nel film, né rivelare le origini di Artù come vengono riportate nella storia. Penso sia giusto lasciarsi immergere in una delle atmosfere più epiche, romantiche e dure, mai viste al cinema, in una fotografia sontuosa e monumentale che avvolge i personaggi e noi per tutto il tempo, facendoci desiderare di essere parte di quel mondo, di quel periodo, forse più duro del nostro, ma dove almeno gli ideali avevano ancora un senso. Una regia immensa, che sceglie inquadrature quasi pittoriche e mai casuali, in grado di creare l’icona dell’eroe prossimo venturo, un uomo, un guerriero, un re con dubbi ed incertezze che deve finalmente scoprire che è davvero e qual è il suo mondo. Così come gli altri personaggi, perfettamente definiti, immersi in una immagine forte, che sia il vento impetuoso delle coste che accolgono l’arrivo dei sassoni o la neve sospesa nel territorio difeso da Artù e dalla popolazione di Ginevra e Merlino. A rendere più forte la storia troviamo la decisione di scegliere attori provenienti dai paesi rappresentati, per cui un italiano interpreta il vescovo romano, un danese si cala nel ruolo del capo dei sassoni e sono attori inglesi e scozzesi ad indossare i panni dei loro antenati. Forte, immenso, evocativo, con sequenza che rimarranno nella memoria, questo non è solo un film, ma un inno ad un mondo perduto, ad ideali perduti, che ci fa desiderare di essere stati lì, vicino ad Artù, i suoi cavalieri, merlino e Ginevra, a combattere per un ideale perduto nel tempo. Voto 9
sabato 2 ottobre 2004
USA Weekend Box-Office Summary 24 September 2004
Eccovi la nuova classifica Usa, in cui ci sono stati non pochi ribaltamenti nell’ultimo periodo. Innanzitutto va detto che secondo le case di produzione questo è un periodo un po’ più fiacco del previsto, il quale paradossalmente ha portato a far emergere il film in testa alla classifica:
The forgotten segna il ritorno al thriller pure del regista Joseph Ruben, che negli anni novanta aveva realizzato “a letto col nemico”, contribuendo a lanciare la bravissima Julia Roberts. Adesso Ruben ci racconta la storia di una donna (julianne Moore) che mentre cerca di riprendersi dalla perdita del figlio di 8 anni, si sente dire dal suo analista che il suddetto bambino, semplicemente, non è mai esistito. Cercando di capire se è davvero stato il frutto della sua immaginazione fa un’altra scoperta inquietante: non è la prima persona a cui è successo! Non male eh?
Sky captain and the world of tomorrow si presentava come il blockbuster della stagione ed infatti era partito alla grande due settimane. Solo che la sua ascesa si è repentinamente interrotta ed ora pare dubbio che possa riuscire a riportare a casa il budget speso per la sua realizzazione. Peccato perché questo misto di fantascienza e look retrò anni 40°, con tanto di Angelina Jolie temeraria pilota di caccia, ha un fascino encomiabile e da molti critici è stato ritenuto un ottimo lavoro.
Mr 3000 è una commedia basata su un attore comico molto noto negli usa, Bernie mack, e del tutto sconosciuto da noi. Il protagonista è un ex giocatore di baseball diventato imprenditore di successo anche grazie al suo soprannome “mr 3000”, dovuto al fatto che nella sua carriera aveva realizzato 3000 homerun. Tranne scoprire all’età di 47 anni che non erano effettivamente 3000, ma di meno. Cosa fare quindi? Tornare a giocare per recuperare i colpi perduti e probabilmente la giovinezza perduta. Del resto il baseball si è sempre presentato come una metafora della vita, almeno dalle loro parti, basti ricordare il bellissimo “L’uomo dei sogni” con kevin Costner.
Resident evil: apocalypse è il vero successo della stagione, confermano il successo del primo film e aiutando Milla Jovovich a diventare una stella di prima grandezza (in questo tipo di film) e portare il suo cachet a 20 milioni di dollari.
Bè, il primo film era buono, quindi attendo con piacere di rincontrare la nostra discinta eroina alle prese con un nugolo di zombi con un brutto carattere.
First Daughter è il secondo film sullo stesso argomento che esce negli usa. Trama: la figlia del presidente degli stati uniti desidera una vita normale, si sottrae al controllo del paparino e si innamora di un ragazzo “normale”. O qualcosa del genere. La differenza fondamentale sta che nel primo film (non mi chiedete il titolo, comunque è uscito anche da noi), c’era la bellissima mandy Moore, che ha pure un’aria molto simpatica, qui invece abbiamo kathy Holmes, che è anche lei molto bella, ma x chi avesse visto il serial “dawson’s creek” lei rimarrà sempre quella rompipalle di Joey, senza contare che l’attrice è ben lungi dal dimostrare di sapere fare espressioni diverse da quella imbronciata.
Cellular ha riportato (di nuovo) in auge la bella Kim Basinger con un thriller mozzafiato. La protagonista viene rapita per scopi poco chiari e, usando un telefono distrutto cerca di chiamare qualcuno che l’aiuti. Solo che a rispondere è un ragazzo qualsiasi, che si ritrova coinvolto in un doppio tentativo di salvataggio (la basinger e la sua famiglia) mentre il tempo passa velocemente. Fa un “24” ma dai trailer è un gran bel film. Inoltre il regista è lo stesso di “final destination 2”, x cui ha ampiamente dimostrato di saperci fare con le situazioni ansiogene!
Shaun of dead è una parodia inglese dei film di zombie, che nell’ultimo periodo hanno ripreso a invadere i cinema. Qui si parla di un gruppo di amici intrappolati in un pub mentre la città viene appunto invasa dai morti viventi. A quanto pare il difetto principale del film è che non fa ridere, il che non è bello se si voleva confrontare con “scary movie”! ahm “Shaun” è anche il nome del protagonista.
Wimbledon è una commedia sentimentale/brillante ambientata nel mondo del tennis. Protagonisti kirsten “spiderman” dunst e Paul bettany, che avrete visto in “a beautiful mind” e “master and commander”. Carina, simpatica, divertente, con una protagonista che sta diventando sempre più bella man mano che il numero progressivo davanti al titolo “spiderman” aumenta. Quando aumenterà anche il livello di intelligenza del supereroe sarà un gran risultato!
Without a paddle Ho capito solo adesso di cosa parla questa commedia: 3 ragazzi newyorkesi decide di fare una vacanza all’insegna della vita selvaggia ed avventurosa. Sarà l’inizio di una catastrofe! Qualcuno ricorda “scappo dalla città”? ecco, ringiovanite i personaggi ed avrete lo stesso film! Magari è anche divertente, secondo i commenti su www.imdb.com lo è.
Il titolo impossibile che si vede al 10° posto si riferisce di fatto a “hero” che stanno pubblicizzando anche da noi in questi giorni. In realtà negli usa il film è andato piuttosto bene ed è così in fondo alla classifica solo xchè è fuori da più di un mese. Detto questo e avendo visto i trailer, spero che il film non si prenda troppo sul serio, se no rischia di essere un mattone come “la tigre ed il dragone” a cui manifestamente si ispira!
X ora è tutto, alla settimana prossima con la recensione di “the bourne supremacy”!
giovedì 16 settembre 2004
Steven Spielberg è uno dei più grandi Autori della storia del cinema, l’unico capace di comunicarci quelle emozioni e sensazioni che tanto vorremmo vivere nella vita. nel corso degli anni ci ha fatto vivere grandi avventure, ci ha commosso, ci ha spaventato, mai in maniera fine a sé stessa, sempre con una profondità che sfugge a registi che vengono usualmente osannati per quello che di fatto, non sono. Con “The terminal” Spielberg riesce in un’impresa davvero peculiare e molto cara agli autori anglosassoni, usare i toni della commedia per raccontarci un storia umana e fondamentalmente triste e, sotto sotto, tratteggiare una metafora di grande intensità. Così, mentre ci racconta la surreale storia di un uomo che rimane intrappolato tra due mondi in una specie di limbo grottesco, riesce a divertirci, mentre ci racconta la sua particolare metafora: siamo tutti in attesa di qualcosa. Questa è la morale del film, semplice e difficile insieme. Ognuno di noi si imbarca in un viaggio, in una speranza, in un desiderio ed ognuno di noi si ritrova in attesa che questo possa avvenire realmente. Solo che il tempo passa e dopo un po’ sembra che non debba accadere mai, che sarai per sempre bloccato in un loop impossibile e senza fine. Esemplare in tutto questo è un Tom Hanks grande come non mai, nuovamente naufrago su isola, dove in teoria c’è di tutto, ma in pratica è ancora più isolato che mai. Non capisce, non ha indicazioni, non ha i mezzi, è perso da qualche parte nel mezzo del tempo e dello spazio, ogni possibilità è sparita nella notte senza lasciare traccia. È cosa fare allora? Andare avanti, trovare quel minimo di forza necessaria e non cedere mai, costruirsi la propria zattera personale nella follia che lo/ci circonda. Non si perde mai d’animo Viktor Navorsky, cerca ogni soluzione possibile per andare avanti, per sopravvivere, ogni giorno tentando di scoprire se sarà quello giusto. In fondo, usando le sue parole, è pur sempre una questione di 50 e 50, no? Così il direttore dell’aeroporto è la metafora della vita che ti mette i bastoni tra le ruote e quei simpatici spostati che ti danno una mano sono quella speranza che ti impedisce di impazzire. È tutto qui, si combatte, si ride, si piange, si viene sconfitti, ci si rialza, in attesa che l’attesa finisca, in attesa di trovare il nostro posto nel mondo. Rispetto alla profonda tristezza di “prova a prendermi” qui Spielberg riesce comunque a gettare un po’ di luce nel buio in cui vive il protagonista, ma non cerca mai soluzioni facili, non fa mai accadere ciò che suonerebbe facile e risaputo. Il sorriso luminoso e triste di Catherine Z. Jones, che attende da sette anni ma non sa più cosa, il ragazzo che porta i cibi precotti in attesa di una risposta, l’anziano uomo delle pulizie, la cui morale è quella di tenere la testa bassa e nascondersi per sempre, lo stesso direttore dell’aeroporto, che in fondo vive il suo potere intrappolato nel suo stesso aeroporto, compongono un puzzle, il cui disegno ultimo sarà rappresentato da quella porta, quel passaggio ostinatamente chiuso, che ci tende trappole, che ci abbatte ogni giorno e che noi ogni giorno affrontiamo di nuovo. Siamo tutti in attesa di qualcosa, dice il film, ma non dimentichiamoci ma di cosa, non smettiamo mai di crederci. Chi lo sa, forse un giorno quelle porte si apriranno. Voto 9
LE USCITE DI OTTOBRE
Continuiamo il nostro giro nella prossime uscite cinematografiche, almeno quelle interessanti:
1 OTTOBRE KING ARTHUR Rielaborazione in chiave superavventurosa ed epica, come solo il produttore Jerry Bruckheimer (la maledizione della prima luna, armageddon, bad boys) sa fare, delle gesta del leggendario Re Artù, l’unico re che valesse la pena di avere nella vita. Al di là della ipotetica fedeltà alla realtà storica (che può essere vera o no), saremo di fronte ad un grande film avventuroso e romantico, con in più la presenza della bellissima protagonista del suddetto film di pirati, ovvero Keira Knightley, qui impegnata nei panni di una regina guerriera forte e coraggiosa, che ci farà sognare di poterla incontrare. Da vedere!
8 OTTOBRE HELLBOY Ultima trasposizione da un fumetto, ma non per questo la peggiore, nasce da un personaggio “underground” rispetto ai supereroi più conosciuti, ma questo gli ha permesso più libertà d’azione ed un gusto per il grottesco che rende il film sicuramente più divertente e non affossato da incredibili “mental saw” su improponibili “superproblemi” che si quantificano sempre in una vita assurdamente psicotica e deprimente e mi riferisco sempre al solito, stupido, ragnetto incapace di agire. Qui avremo sicuramente una dose di follia superiore alla media, il che però è un pregio, non un difetto, non vi pare?
15 OTTOBRE COLLATERAL Tom cruise torna a fare il cattivo in un film del grande regista Michael Mann (insider, alì, heat) che se eviterà di mettere la tecnica davanti alla storia, potrebbe anche riuscire a proporci un gran bel film. La trama è semplice, anche se magari dobbiamo lasciare fuori dalla porta io concetto di verosimiglianza: un killer professionista prende un taxi per andare ad eliminare i testimoni di un processo, l’autista (il quarterback di “ogni maledetta domenica” Jamie Foxx) scopre la natura del suo lavoro e si ritrova ad essere autista/ostaggio del suo cliente, mentre cerca di trovare un modo di fermarlo. Non male no?
22 OTTOBRE I,ROBOT Uno dei film che quest’estate ha contrastato lo strapotere di “Spiderman 2”, realizzando degli incassi stratosferici ed ottenendo il plauso della critica. Partendo dal primo volume della saga creata dal venerando Isaac Asimov, il regista Alex Proyas, che ci ha donato nel corso degli anni un gioiellino da riscoprire come “Dark City” ed il cult movie “Il corvo”, ci parla di un detective (Will Smith) che deve investigare su un omicidio commesso…da un robot. Si, perché nel futuro i suddetti faranno parte della società, impiegati nei lavori più umili e pesanti. Capita la morale? Il film è straricco di effetti speciali e di azione, ma ha come valore aggiunto una trama ed una metafora di una società, la nostra, dove i più forti prevaricano i più deboli. Del resto Isaac Asimov voleva proprio portare avanti l’idea di una società in cui scomparissero le prevaricazioni e lo strapotere. Non ci è riuscito nel mondo reale, ma ha lasciato comunque un messaggio che, ci si augura, un giorno trovi la sua strada.
29 OTTOBRE THE VILLAGE Il nuovo film dal regista del mitico “il sesto senso”, ha avuto molta fortuna ai botteghini USA, sconfiggendo anche il ragnetto, che ha trovato per la prima volta dei più che degni avversari. Ambientato nel 1897, ci parla degli abitanti di un paesino della Pennsylvania che vivono apparentemente felici e tranquilli, a parte il fatto che la notte si chiudono dentro ed hanno paura di ipotetiche creature che vivono nel bosco che circonda il paese. Sarà Joachim Phoenix, già visto in “Signs”, a sfidare leggende e paure, x scoprire che cosa si nasconde nel bosco. Non male!
X ora è tutto, a presto con la recensione di “30 anni in un secondo”, le uscite di novembre e la nuova classifica Usa!
martedì 14 settembre 2004
Preceduto dal notevole successo in patria finalmente arriva anche da noi una delle commedie più divertenti e surreali dell’anno. Prendendo spunto dall’omonima serie ormai di culto, ma di fatto virando in tutt’altra direzione, S&H dà nuova vita e personalità ai due personaggi, rendendoli diventare, di fatto, completamente nuovi. Così abbiamo uno Starsky che più ligio al dovere e rompipalle non si potrebbe essere, mentre Hutch vive col motto “se non puoi battere i poliziotti unisciti a loro”, ovvero con una visione della giustizia almeno elastica. L’alchimia tra i due personaggi ed i rispettivi attori è perfetta ed è nella opposizione che il film trova la sua vitalità, senza contare una trama che trova nell’assurdo il suo punto di forza. In tutto il film troviamo i camei degli attori che hanno interpretato l’hit “old school” e che formano una vera e propria compagnia comica intinerante, che ritroveremo presto nel delirante e divertentissimo “dodgeball”. Bel Stiller e Owen Wilson sono una coppia comica conclamata, dai tempi comici perfetti, serviti da una serie di comprimari che adorano stare al gioco e da una regia che si diverte da matti a creare situazioni folli, molto da cartoon. Ci sono momenti in cui vengono “citate” le inquadrature tipiche dei telefilm anni ’70, quando andava di moda zoomare su qualsiasi cosa, le quali aggiungono altri momenti di ilarità, facendoti ricordare di quando quelle cose ti piacevano da matti. Insomma, un “guilty pleasure”, ovvero piacere colpevole, che ti da uscire dalla sala decisamente divertito. Ed attenzione al passaggio di consegne, meno casuale di quanto si immagini: nel prossimo futuro è già previsto un sequel del film, in cui Ben Stiller vorrebbe far incontrare i due poliziotti con le tre investigatrici più famose del loro stesso periodo storico, ovvero le “charlie’s angels”. Sarebbe uno scontro di titani, non credete? Voto 8
Pensando di farvi cosa gradita, vi segnalo i film di una certa rilevanza in uscita tra settembre ed ottobre:
Venerdi 3/9:
The Terminal Bellissimo film del grande Steven Spielberg, con il mostro sacro Tom Hanks, commedia dolce-amara e tratta da una storia vera di un uomo che non può né tornare indietro né andare avanti rispetto al suo viaggio e a cui tocca di vivere in un aeroporto. Oltre al suddetto brilla la bellissima Catherine Z. Jones ed un cast di comprimari di prim’ordine.
30 anni in un secondo Divertente commedia con la beeeeellissima Jennifer Garner, che rivive a modo suo l’esperienza già toccata al suddetto Hanks negli anni ottanta: il giorno del suo compleanno una ragazzina adolescente esprime il desiderio di diventare grande ed il giorno dopo si sveglia nella sua vita da 30enne, come se il nastro della sua vita fosse corso avanti veloce. Negli usa hanno molto elogiato la recitazione della Garner, dicendo che ha messo di suo una freschezza ed un entusiasmo notevoli
Venerdì 10/9:
Man on fire Con Denzel Washington, regia del superlativo Tony Scott Di questo film abbiamo già parlato, ma vi riassumo brevemente la trama: Washington viene incaricato di fare da guardia del corpo ad una bambina, ma qualcosa di brutto le accade lo stesso e lui, che è già una “pecorella smarrita”, decide di fare l’unica cosa possibile. Sarà una vendetta monumentale ed implacabile.
Godsend Horror stranamente simile (almeno nelle intenzioni) al vecchio “pet sematary” ma con implicazioni nella scienza moderna, parla di una coppia (rebecca romjin e Greg Kinnear) che perde il figlio di otto anni e a cui viene data la possibilità, da parte dell’inquietante robert de niro, di clonarlo. Ma quello che torna a vivere potrebbe non essere un “dono di dio”.
Venerdi 16/9
Spiderman 2 Torna il supereroe più complessato ed impedito di tutti i tempi. La stessa sceneggiatura del primo, un cattivo diverso, stesso svolgimento, ovvero le prende come un punchball per tutto il tempo. Che fine ha fatto il Sam Raimi di “Darkman” e del mitico “l’armata delle tenebre”? Comunque, colossale successo in patria, quindi preparatevi al 3° round.
Venerdi 24/9
Garfield Sull’onda del successo di sccoby doo ci riprovano a riportare nel mondo reale un cartoon di culto. Stavolta è il turno del gatto più infido del mondo, che nell’originale ha la voce del grande BIll Murray e che stupidamente da noi quella di Fiorello, il che mi fa venire in mente il famoso paragone tra due cose dello stesso colore. Comunque, dai trailer americani risultava un film buffo e cartoonoso, quindi le risate sono assicurate.
The Bourne Supremacy I servizi segreti hanno la pessima idea di andare a rompere le scatole al superagente segreto a riposo del primo film, jason Bourne (ottimamente interpretato da matt Damon), coinvolgendolo in un attentato e minacciando la vita della sua ragazza, la stessa del primo film. Meglio avrebbero fatto a lasciarlo in pace. Grande successo in patria e 2° parte di una trilogia di romanzi di Robert Ludlum, da cui però x ragioni di rinnovamento si è dovuta allontanare (nell’originale Bourne aveva che fare con il terrorista Carlos “lo sciacallo”), è un film altamente adrenalinico, girato con i combattimenti e gli inseguimenti che hanno reso famoso il primo episodio.
Al prossimo appuntamento con la recensione di e le uscite di ottobre!
sabato 4 settembre 2004
Benvenuti nel medioevo prossimo venturo, quando la prossima crociata avrà come motto “convertiti o muori”. È passato un po’ di tempo dal finale di “Pitch Black”, nuovi e tumultuosi eventi stanno sconvolgendo la galassia. Si narra di un altro universo, chiamato “altroverso” dove evidentemente non c’è niente di buono, perché l’unico ad esserci entrato ed uscito è tornato con poteri spaventosi ed il desiderio di annichilire tutti i pianeti. E ci sta pure riuscendo benissimo, al punto in effetti, che ti viene da chiederti “ma quando avrà finito, cosa cavolo avrà ottenuto?” Questo però non è da considerarsi un limite della trama, perché di fatto, il film rappresenta solo l’inizio di un’ipotetica saga, dove si suppone gli interrogativi avranno una risposta. Chi lo sa, magari nell’altro verso. Comunque, abbiamo un conquistatore di mondi, una flotta spaziale immensa ed un’arma che distrugge i pianeti che non si sottomettono (di fatto, anche se lo fanno, ma questa è un’altra storia). Nel fare tanto casino, inevitabilmente il cattivo finisce col pestare i piedi alla persona sbagliata, che già era incasinata con altre faccende personali. Ed ecco tornare in scena il mitico Riddick, uno dei personaggi più riusciti della fantascienza moderna. Laconico, letale, di certo non imparentato con quel deficiente di spiderman, lui prima mena e poi fa le domande. E se non gli piacciono le risposte, non ti divertirai per niente! Così le strade di riddick e quelle del distruttori di mondi che una volta era umano ed ora è qualcosa in più, si incontrano e si scontrano. Il bello del film è che non segue mai binari consueti, ha una sua vita ed originalità, ci porta a spasso nella galassia in prigioni su pianeti infuocati,, in lande di ghiaccio, attraverso avventure decisamente inusuali e spettacolari. È un film altamente sofisticato, con una ricercatezza nelle immagini fuori dal comune e con scene d’azione di rara bellezza ed epicità. Al punto che quando il regista nonché autore del film si concede l’unico stereotipo della storia (un’antica profezia dice…quando finiranno ‘ste profezie?) glielo si concede senza problemi, perché tutto è uno spettacolo per gli occhi e per la storia che ci viene raccontata, che accidenti, è una storia non un pretesto! Un applauso poi per il finale, decisamente tra i più originali del cinema. Certo, alcune cose non sono chiare e l’uso dei due altri personaggi sopravvissuti al film precedente è almeno opinabile, ma “Chronicles” rimane un film di vera fantascienza come non se ne vedevano da anni e Vin Diesel ritrova il suo personaggio migliore, regalandoci un paio di battute da storia del cinema. In conclusione, se volete viaggiare nello spazio, assistere a battaglie epiche e combattimenti incredibili, sedetevi comodi e tenetevi forte, il viaggio sarà indimenticabile. Voto 8
sabato 31 luglio 2004 USA Weekend Box-Office Summary 23 July 2004
E’ iniziato alla grande il contrattacco al successo del supereroe più idiota di tutti i tempi, che vede il suo trono insidiato da titoli notevoli:
“The bourne supremacy” è il seguito dell’inatteso successo “the bourne identity”, e vede il ritorno di Matt Damon nei panni del superagente Jason Bourne, che voleva solo un po’ di meritata pace e si vede invece nuovamente braccato dal suo passato, che non ha nessuna intenzione di lasciarlo andare. Ma quando ad essere in pericolo è la vita della sua ragazza Marie (l’attrice tedesca Franla Potente, già presente nel film precedente), la sua ira sarà alquanto devastante per tutti. Dai trailer si prospetta un film persino superiore al precedente.
“I, robot”, come anticipato precedentemente, è un grande film di fantascienza tratto dalla serie creata dal grande isaac Asimov. Qui non solo abbiamo come protagonista Will Smith nei panni di un investigatore in un mondo in cui i robot fanno parte della società, ma alla regia compare il nome di Alex Proyas, già autore del “Corvo” e del piccolo gioiello che è “Dark city”. Questo film viene visto come il contendente principale allo strapotere del ragnetto e si parla già di un sequel.
“Catwoman” è appena uscito nella sale e si sta comportando bene, peccato che la critica lo abbia già più che massacrato (e probabilmente a ragione) a causa di una regia imbelle ed anonima. Del resto un francese che risponde al nome di Pitof deve essere lontano anni luce dal mito creato da Tim Burton. E mi dispiace dirlo, anche dalla bravissima Micelle pfeiffer. Qui si perde lo spessore psicologico, le motivazioni e la trama ed a quanto dicono anche le scene d’azione non fanno gridare al miracolo. Peccato, l’idea era buona, ma richiedeva un vero autore dietro la macchina da presa. Lo attendiamo sui nostri schermi per scoprire se la situazione è così tragica come sembra.
“ A cinderella story” chiama in campo una delle favole più famose (cinderella = cenerentola), rivisitata in chiave “college-adolescenti-storia d’amore”, con Hilary Duff, famosa negli usa da noi un po’ meno, che qui interpreta Sam, una ragazza maltrattata dalla matrigna (se no che cenerentola sarebbe), che nessuno si fila a scuola (ma l’avete mai vista Hilary Duff? Chi vuoi che ci creda) finchè un bel dì perde il cellulare, che viene trovato da un ragazzo col quale inizia una lunga serie di messaggi via mail- sms e tutto ciò che gli spot odierni ci insegnano essere alla moda, fino ad arrivare al temuto/desiderato incontro alla festa di halloween. Intendiamoci, magari è un bel film, ma davvero non ci sono altre età oltre all’adolescenza di cui parlare? Che palle!
Degli altri titoli abbiamo già parlato, va solo menzionato il fatto che purtroppo l’ottimo “King Arthur” non ce l’abbia fatta contro il ragnetto. Spero davvero che abbia maggior fortuna da noi, perché il film emerita. Ma attenzione, non è finita qui, perché questo week end negli usa esce anche “The village”, il nuovo film del regista di “Il sesto senso” e “Unbreakable”. Qui si parla di un piccolo paese in Pennsylvania immerso in una foresta, in cui nessuno mai si addentra per la supposta presenza di creature diaboliche che condizionano pesantemente la loro vita. Il regista Shamalyan si conferma ancora una volta un grande autore di storie al limite dell’horror con annesso colpo di scena che ormai è il suo marchio di fabbrica. Ed inoltre, a breve uscirà l’attesissimo “Alien vs predator” vera hit dell’estate. Ed io non vedo l’ora di vedere l’insulso Raul Bova sbrindellato dai nostri mostri preferiti. Per una volta, io faccio il tifo per loro!
martedì 27 luglio 2004
Il successo fa male alla marvel, o almeno così parrebbe dopo avere visto quest’ultima trasposizione da un loro fumetto. Alle origini del danno intellettivo causato a personaggi che potrebbero anche avere una loro ragione d’essere ci sono due grosse cause: gli adolescenti e spiderman, che poi sono la stessa cosa. Il problema nasce quando il suddetto film incassa più di quanto si aspettasse chiunque, grazie ad un ben mirato target, ovvero i teenager, per i quali pare necessario rimbambire qualsiasi storia vada sottoposta. Così ci ritroviamo con supereroi che tutto sono fuorché super, mutanti che sanno solo prendersi a mazzate e poi amici come prima (interessante insegnamento ai giovani! :-) e in generale film con l’estetica che arriva direttamente dai giochini che farai poi uscire sul mercato, detti anche “merchandising”. L’unico a salvarsi in extremis (ma solo x stavolta, temo) è stato “Daredevil”, il cui regista, misteriosamente, ha avuto mano libera per fare ciò che era successo solo a tim burton, reinterpretare il personaggio. Ma siccome le atmosfere cupe ed i supereroi che fanno il lavoro sembrano spaventare il consiglio di amministrazione marvel (a quanto pare più di quanto spaventi quello della rivale DC comics, che ci sta preparando un Batman davvero inquietante), ecco che al momento di mettere in scena un loro personaggio decisamente di nicchia e decisamente estremo, decidono di fare l’unica cosa possibile (per loro): rimbambirlo. Per chi non lo conoscesse Frank Castle/the punisher, è un ex poliziotto che dopo aver visto morire la sua famiglia per mano dei cattivi, decide di sterminarli tutti, ma proprio tutti e con qualsiasi mezzo, ovvero arma. Frank castle è un terminator, come atteggiamento, lui non le prende, le dà di santa ragione, non lascia in piedi nessuno, non ha cattivi ricorrenti e dove passa lui non cresce più l’erba. È un fumetto divertente dichiaramene di serie b e con una sana dose di violenza politicamente scorretta: i cattivi devono morire ed anche male e tu sei perfettamente d’accordo mentre lo leggi. Ma ehi, questo film deve mirare agli adolescenti di oggi (che manco lo conoscono il punitore) e non si può essere così letali, il protagonista non può fare il suo lavoro, deve essere una brava persona solo un po’ incazzata. Eh? E così ci ritroviamo con un punitore che passa ¾ del film a prenderle di santa ragione, arrivando addirittura a dire che i pugnali sono pericolosi (ma dai!) ad uno stordito alquanto aggressivo, ricordandosi solo sul finale del motivo x cui si trova lì. Addirittura un paio di scene violente avvengono fuori scena, così da non urtare la sensibilità del consiglio di amministrazione. Eppure i precedenti c’erano, il buono che si vuole vendicare e che fa secchi tutti i cattivi lo vediamo da più di ventenni e lo apprezziamo, non si poteva rifarlo uguale? No, qui frank castle è in fondo un tipo un po’ depresso ed i cattivi fanno il bello ed il cattivo tempo fino alla fine, quando si arriva ud uno scontro finale almeno soffio. La sceneggiatura stessa stessa sembra un puzzle composto da tre/quattro revisioni che si sono sovrapposte nel modo più eterogeneo possibile, col risultato che si hanno momenti davvero genuinamente divertenti nella loro assurdità, scene d’azione che di azione non ne hanno ed un plot che stenta a decollare perché bisogna impedire di mostrare della violenza in un film tratto da un fumetto marvel. Ma allora perché fare Punisher? In fondo lui esiste proprio per sfogare le frustrazioni derivanti da troppi supereroi con supercretinate, e poi come risultato cosa abbiamo? Un altro personaggio rimbambito. Ok, spiderman scemo lo è sempre stato, ma il punitore decisamente no. Peccato perché poteva essere un buon film d’azione, così com’è si salvano le scene sopraccitate, un cast di comprimari di tutto rispetto (su cui spicca un john travolta che però è più intelligente della parte che fa) ed il viso bellissimo di Rebecca “Mistique” Romijin, che si impegna nel dare un tocco umano al suo personaggio. Ma il punto è che di umanità il film trabocca, di azione, tragicamente, no. Alla prossima Frank! Voto 6
Per fortuna a film alquanto sbagliati si alterano piccoli gioielli da scoprire con piacere. È il caso di questo “Stepford wives” (le mogli di Stepford, dal nome del paese in cui è ambientato) il cui titolo italiano è diventato alquanto prosaico, poco ci mancava che dicessero direttamente qual è il segreto del film. La storia è di un geniale ed intelligente cinismo nel rappresentare un mondo in cui l’apparenza è diventata talmente la norma che la gente si è bellamente istupidita e non vede l’alone scuro che permea la realtà che la circonda. Così diventa normale per tutti che le donne si comportino come la barbie, che non abbiano personalità se non quella degli spot pubblicitari ed un abbigliamento alla marylin monroe, nonché lo stesso atteggiamento. Si ci ritrova così immersi nella ridente cittadina di stepford, l’unica con il cancello di ingresso che la divide dal mondo, con le sue ville faraoniche in cui vivono in due ed i prati così ben curati da sembrare finti, come lo è del resto tutto ciò che riguarda il paese. Sono tutti felici a stepford, ma in un modo almeno folle ed inquietante e quando alla bellissima Faith Hill capita di fare (letteralmente) scintille durante una festa, alla nostra Nicole Kidman qualche sospetto comincia a nascere. Ma intanto il lato oscuro di stepford si sta avvicinando al maritino simpatico ma un po’ stressato da questa amazzone in carriera sempre sull’orlo della crisi di nervi e che non sembra capace di rilassarsi, sotto forma del mefistofelico Christopher Walken, che qui supera le vette raggiunge dal suo personaggio di Sleepy Hollow, ma questo, è bene che rimanga un segreto. Ah si, perché di mistero si tratta e di perfetto humour nero, che vi farà ridere si, ma in modo preoccupante, perché cavolo quanto vi ricorderà la vostra vita di tutti i giorni! Nicole Kidman è decisamente perfetta nel ruolo della nevrotica donna in carriera che deve scoprire si la verità, ma anche cosa conta davvero nella vita (sempre che faccia in tempo), matthew broderick è, come sempre, simpatico ed un po’ (tanto frustrato) e comincia a pensare che forse avere una moglie più condiscendente non sarebbe poi così male. Ed intorno a loro ci sono le folli mogli di stepford, c’è un club per soli uomini che ha uno strano concetto di bancomat, ma soprattutto, c’è una delle black comedy più divertenti degli ultimi anni. Il che non è poco. Da vedere! Voto 8
martedì 13 luglio 2004
Onore al merito per il mitico regista Richard Donner, che è riuscito laddove altri hanno fallito: trasporre pressoché fedelmente un romanzo di Michael Crichton, noto anche per non essere mai stato soddisfatto dei film tratti dai suoi libri (a parte ovviamente “Jurassic park”). Già questa scoperta è rassicurante per chi, come me, ho trovato l’omonimo romanzo che dà il titolo al film come una delle cose migliori dell’autore. A ciò va aggiunto che le poche varianti sono, a parere mio, decisamente accettabili. Laddove infatti Crichton tende ad essere un po’ troppo distaccato dai suoi personaggi, qui vengono creati dei collegamenti che regalano maggior spessore drammatico alla storia. Quindi Paul “fast and furious” Walker diventa il figlio del professore che compie un viaggio più lungo del solito e la ragazza mora del libro diventa un po’ meno algida nonché l’interesse romantico del suddetto. Anche se, come nel libro, lei è poco propensa perché troppo appassionata (fissata?) con l’archeologia. Persino la complessa spiegazione data nel romanzo ai viaggi nel tempo viene raccontata in modo semplice ma geniale, il che era decisamente più difficile di quanto si possa immaginare, considerata la passione con cui Crichton si inventa scenari così verosimili da sembrare veri. Detto questo è decisamente appassionante vedere sullo schermo quel bastardo di sir Oliver (l’attore Michael Sheen, già co-protagonista di “underworld”), la dolce e decisa lady Claire ed il cattivo della situazione, tale Decker a cui i viaggi nel tempo hanno fatto alquanto male. Un’altra notevole scommessa da parte di Donner è stata quella di non usare effetti speciali visivi, ovvero quello che vedi c’è davvero, al punto che la fortezza ed il villaggio sono stati ricostruiti e non generati al computer e la differenza si vede. Tutto nel film è stato rispettato o variato in maniera intelligente e chi ha letto il libro ritroverà gli elementi che lo hanno reso avventuroso ed entusiasmante. E spero che chi non lo ha letto senta il desiderio di scoprire il romanzo alla base, perché diventa un ottimo upgrade del film. Quindi non rimane che entrare nell’ultima macchina del tempo e prepararsi al viaggio ma fate attenzione: il medioevo non è proprio un posto tranquillo, ma la guerra dei cent’anni è peggio. E soprattutto, potreste scoprire che non è così facile tornare indietro! Voto 8
Altro mistero della traduzione italica, questo “ 50 first date” (cinquanta volte il primo appuntamento), si rivela un film molto più intelligente ed originale di quanto i trailer farebbero sospettare. Partendo da una dinamica narrativa che coniuga “ricomincio da capo” a “memento” (,a decisamente molto più dal primo) questo ultimo successo di Adam Sandler si scopre più maturo del previsto, donando un tocco umano alla commedia che generalmente non ti aspetteresti dal comunque notevole talento comico dell’attore. E di questo si deve ringraziare la performance della bravissima Drew “charlie’s angels” Barrymore, capace di dare spessore ed una profonda umanità al suo personaggio, senza mai farlo scadere nella macchietta ma anzi, portandolo fino in fondo nella sua condizione. Così il film non cerca scappatoie semplicistiche e ci fa vivere con adam sandler tutte le difficoltà di chi deve coesistere con un problema irrisolvibile. Dal canto suo Sandler ed il suo compagno di risate Rob Schneider reggono il gioco regalando momenti di comicità incredibili e spettacolari, che fanno da abile contrasto ad una storia che più umana non si può, laddove la vera protagonista è Drew Barrymore e Adam Sandler è così intelligente da lasciarle tutto lo spazio necessario. Tutto intorno un corollario di personaggi secondari che ci regalano dei momenti di una ilarità devastante, su tutti il fratello della protagonista, ovvero Sean Astin, il Sam del “signore degli anelli”. Beh, sono certo che qui si è divertito molto di più, prendendosi in giro alla grande. Da vedere Voto 9
USA Weekend Box-Office Summary 9 July 2004 (Sunday Estimates)
Come tragicamente mi aspettavo, il supereroe più impedito della storia ha nuovamente fatto sfaceli al botteghino, malgrado la sua assoluta incapacità di comportarsi come ci si aspetterebbe da un supereroe, o forse proprio per questo, chi può dirlo. Sta di fatto che già dai trailer, pur spettacolari si intuisce che la trama è più o meno questa: spider man le prende come un punch ball per tutto il tempo (di nuovo), si preoccupa per tutto il tempo di qualsiasi cosa (la zia, il tempo, le begonie), come sempre, gli rapiscono la non fidanzata (di nuovo), si arrampica sui muri per farsele dare di santa ragione (di nuovo) fino a quando il cattivo non si suicida dalla noia. Ah certo, come innovazione la ragazza che sarebbe ben felice di rendere la loro amicizia un tantino più intima si scoccia di aspettare che si svegli (si ciao) e progetta un matrimonio con il migliore amico. Insomma, peter parker idiota era e idiota rimane, io continuo a preferire “daredevil” se non “il punitore” e magari l’imminente “ghost rider” con nicholas cage, almeno questi il titolo di supereroi se lo meritano!
A seguire troviamo la commedia “anchorman” storia immaginari di un presentatore televisivo degli anni 70 tanto arrogante quanto stupido (mi ricorda qualcuno…in effetti mi ricorda un sacco di gente della nostra televisione!) e della sua rivalità con una sua collega. Will ferrel, noto comico americano che l’anno scorso ha sbancato al cinema con “elf” ed in gruppo con i suoi amici di sempre in “old school” rivaleggia con la bellissima Christina Applegate (the sweetest thing), una ragazza che meriterebbe un ruolo da protagonista in quella che si prospetta come una nuova commedia demenziale, ma aspettate di vedere “dodgeball”!
King Arthur è una rivisitazione del mito di re artù in chiave meno pomposa e melensa e più ricca di azione ed avventura, come piace al grande produttore Jerry Bruckheimer, che già ci aveva regalato il mitico “la maledizione della prima luna”. Qui abbiamo un artù agli inizi, interpretato dal nuovo eroe Clive owen (già protagonista di Timeline, evidentemente il passato è il suo periodo preferito) e la sempre bellissima Keira Knightley, che proprio dalla “maledizione” arriva. Un gran bel film con epiche battaglie, una delle quali ambientata su un lago ghiacciato, con una resa visiva notevole.
Fahrenheit 9/11 (2004) è il nuovo documentario dallo stesso autore di “bowling at colombine”, preceduto da una marea di proteste ma che si presenta nuovamente interessante anche se probabilmente un po’ troppo pompato.
The notebook, classica vicenda drammatica di amori persi e ritrovati durante la seconda guerra mondiale, tratto da un romanzo di Nicholas Sparks (le parole che non ti ho detto, i passi dell’amore) che dovrà sbrigarsi a scriverne di nuovi perché ormai glieli hanno saccheggiati quasi tutti!
Whitechicks è il nuovo film dei fratelli wayans, i creatori e poi disertori degli “scary movie”, qui impegnati ad interpretare due poliziotti che si devono infiltrare in una scuola di hostess minacciate di un sequestro. E come fanno? Truccandosi da donne e loro sono due uomini di colore! Patendo dallo stesso humor delirante dei due titoli che li hanno resi famosi i due wayans (che in realtà, come i baldwin, sono molti di più) creano una commedia sicuramente greve, ma bestialmente divertente!
Ma mai come il nuovo film di culto “dodgeball” che vede riunirsi i nuovi gandi comici americani, ovvero ben stiller, vince vaughn, will ferrel, owen wilson e quasi tutti gli attori di “old school” (di cui non è il seguito) nella storia di un gruppo di gente davvero strana che si scontra in un gioco assurdo chiamato per l’appunto “dodgeball” il cui scopo è tirarsi addosso delle palle, facendosi un male cane! Dai trailer il film risulta essere demenziale e mostruosamente divertente ed infatti decisamente fortunato al botteghino!
The terminal è il nuovo film di Steven Spielberg con Tom Hanks, una coppia stellare, in cui si parla di un uomo che arrivato all’aereporto di new york da un paese dell’est europeo, scopre che non può né tornare indietro né andare avanti perché il suo paese, causa una guerra, ha cessato di esistere e si ritrova a vivere in un limbo surreale, ovvero l’aeroporto stesso. Che dire, un altro grande film di una mitica accoppiata. Da stravedere.
Di Shrek 2 si è già detto tutto, tranne la cifra che vedete indicata, paurosa!
Infine “sleepover” ovvero il genere “adolescenti irrequieti (e idioti) non finisce mai”. Anche qui abbiamo delle ragazze desiderose di diventare le più conosciute del liceo e per questo fanno di tutto per entrare nel giro che conta. Ma non l’avevo già sentita ‘sta cosa?
Ciao a tutti!
The Ladykillers: quando i Coen giocano da soli Attenzione, contiene informazioni sulla storia e sul finale! I fratelli Coen sono geniali per definizione e nel corso degli anni ci hanno regalato perle cinematografiche divertenti, ciniche, surreali, sempre disegnate con un linguaggio cinematografico sofisticato ed intrigante. Anche l’anno scorso, con il cinicissimo e divertente “prima ti sposo e pi ti rovino” hanno dato prova di avere ancora gli artigli affilati con le convenzioni sociali (vedi il matrimonio) e tempi comici perfetti. D’altra parte però, capita a volte che la loro ricerca di un linguaggio cinematografico peculiare e fuori dagli schemi, finisca per portarli in territori dove ci abitano solo loro. Oppure è vero il contrario, a volte capita che facciano film che anche noi possiamo capire. L’esempio più pertinente è sicuramente “Barton Fink”, un film degli anni novanta con John Turturro nel ruolo di uno sceneggiatore degli anni 5° chiuso in una stanza di hotel a scrivere la sceneggiatura di un film sul wrestling. Ecco, capire di cosa volesse parlare quel film è un’impresa da cui anche i Coen si devono essere affrancati, oppure semplicemente, volevano davvero fare un film che parlasse del nulla, chi può dirlo. Certo era surreale, assurdo, strano, ma era come la scatola che uno dei personaggi si porta appresso, non sai mai cosa contiene (tranne forse alla fine, ma questa è un'altra storia e comunque un'altra scatola!). inoltre lo stile era freddo e distaccato, sicuramente voluto, ma la motivazione era almeno sfuggente. Vedendo il loro ultimo film, il suddetto “The ladykillers” si ha il sospetto che i nostri siano tornati a giocare un gioco che capiscono solo loro, se così è. Il film si regge su due livelli diversi ed opposti. Da una parte un linguaggio narrativo e visivo supersofisticato, con una recitazione da parte di Tom Hanks a dir poco superlativa anche nella sua essenza grottesca, dall’altra però c’è una storia che definire elementare è dire poco. E che si racconta così: un gruppo di sbandati organizza un furto ad una casa da gioco, usa la cantina di una vecchia signora fuori di testa e con tutta una serie di difetti e si autodistrugge sul finale, sistematicamente. Ora, qual è il problema? Che la storia è tutta qui e non viene minimamente approfondita. Certo non mancano i momenti comici ed almeno uno, con Tom Hanks sotto il letto, vi farà star male dal ridere. Ma a parte le gag comiche, la storia si limita ad un compitino semplice e pulito, contornato da metafore variamente interpretabili. Quindi, da una parte c’è una ricerca linguistica che esula di ciò di cui si parla, dall’altra una semplicità quasi infantile nella messa in scena della narrazione. Un po’ come quello che capita al personaggio di Tom Hanks e della coriacea vecchietta, forbito e filosofico il primo, grezza ed ignorante la seconda, non riescono mai a capirsi. E forse in questo sta il senso del film, ma onestamente, io non l’ho capito. Ho sempre il sospetto che i Coen, in fondo, si divertano a prendere in giro certo cinema snob e pseudointellettuale. Ma d’altro canto, potrebbe essere proprio il cinema che vogliono fare e che occasionalmente, diventa comprensibile anche per noi comuni mortali, boh. Comunque il film è divertente ed ha i suoi momenti, ma “prima ti sposo e poi ti rovino” o “fratello dove sei? Sono un’altra cosa. Voto 6/7
C’era una volta, tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta, un tipo di thriller che amava essere intricato e contorto e godeva del fatto di spiazzare il pubblico e tenerlo sempre sulla corda. Era un genere di thriller davvero geniale, ma col tempo è stato sostituito da un tipo più canonico, dai film d’azione, dal “indago/risolvo e tutti a casa”, quando non ti becchi la 106° storia di serial killer uguale alle precedenti 105 (a parte quel capolavoro di “seven”, che però va un po’ più in là del genere). Esempio fondamentale è stato il bellissimo “senza via di scampo” con Kievn Costner e la bellissima Sean Young, nonché il grandissimo Gene Hackman. La storia, all’apparenza semplice, diventa via via più complicata fino a toglierti il respiro e riservarti ancora una sorpresa. Da queste parti del thriller ci troviamo con “Out of time”, in cui il personaggio di Denzel Washington, sceriffo di una tranquilla cittadina, ce la mette tutta per trasformare la sua vita in un casino pazzesco, e ci riesce piuttosto bene. Qui la bravura del regista sta nel farti credere di stare raccontando una storia, per poi scoprire le carte e lanciarti in una corsa contro il tempo in cui al buon Washington (che comunque ha ragionato usando la parte sbagliata del corpo) va tutto clamorosamente di male in peggio e gli tocca fare i salti mortali perché tutti gli indizi non convergano su di lui. Il film diventa rapidamente frenetico e senza respiro, cogliendo ogni occasione (verosimile) x complicare la vicenda, mentre tu cominci ad avere le palpitazioni. E ce le avrete, vi assicuro. In mezzo a tutto ciò un cast di comprimari davvero notevoli, su cui brilla il personaggio del migliore (ed invadente) amico del protagonista, che ha il ben difficile ma riuscito ruolo, di spezzare la tensione con del sano humour. Naturalmente abbiamo un Denzel Washington in perfetta forma, che si diverte con alcuni dialoghi davvero fantastici e con situazioni pazzesche in cui, a seconda di chi lo vede, è un buono o un cattivo, in un girotondo di soggettive da cui è ben difficile per lui districarsi. Del resto, certo non è tutta colpa sua, però l’impegno ce lo ha messo per complicarsi la vita. Da vedere Voto 8
mercoledì 9 giugno 2004
L’impatto con la visione di questo film è così straniante da richiedere un bel po’ di tempo per essere metabolizzato degnamente e quindi capire se sia all’altezza dei due precedenti oppure, purtroppo, no. Questo perché la scelta stilistica seguita con questa terza puntata è completamente opposta rispetto a quella scelta da Chris Columbus, il regista dei primi due episodi: tanto quanto i colori, gli ambienti, le situazioni, erano brillanti, fantasiose e magiche nei due film precedenti, tanto qui diventano, cupe, decadenti e quasi “realistiche”, in un modo che lascia sconcertati, x quanto eravamo abituati ad immaginare Hogwarts ed i suoi abitanti in bel altri termini. Ora la grande sala in cui vengono accolti gli allievi vecchie e nuovi diventa un salone buio e freddo o una sala di studio che sembra l’antro di una caverna; Albus Silente (chissà poi xchè hanno dovuto travisare tutti i nomi originali!) perde quel tono da saggio paterno e filosofico con la lunga e fluente barba bianca, qui è più diretto, schietto, una corta barba grigia che avrebbe bisogno di una buona ripulitura; la stessa magia diventa un elemento secondario rispetto agli eventi, forse xchè ormai si può definire assodata, eppure un po’ se ne sente la mancanza; gli esterni, per quanto fotografati in modo ricercato, acquisiscono un tono così realistico da sembrare posti che hai visitato in vacanza. Insomma, quanto di più diverso dagli esordi si possa immaginare, al punto che se vedessimo passare Batman sullo sfondo ci sembrerebbe del tutto normale. Detto questo sia chiaro che si tratta comunque di un film di alto livello qualitativo e di grande intrattenimento, probabilmente chi iniziasse a seguire questa saga da questo film lo apprezzerebbe moltissimo. Per fare un esempio, è come vedere Halle Berry interpretare Catwoman nel film prossimo venturo, ti viene da dire “si, brava, ma dov’è Michelle Pfeiffer?” Ci sono però molti pregi nascosti in questa terza puntata, tutti gli attori ritornano ad interpretare i loro personaggi (eccezion fatta per il compianto Richard Harris, che passa il testimone di Silente al solido Michael Gambon), cresciuti sia nel fisico che nella personalità e così di conseguenza la storia, che comincia ad esplorare il passato della famiglia di Harry, mescolando i buoni ed i cattivi in un girotondo che molto ha a che vedere con la vita reale. Nuovi e perfetti interpreti entrano in scena, dalla spaesata Emma Thompson con la sua eccentrica insegnante di divinazione (che vorresti vedere di più in scena), al sempre grande Gary Oldman, che qui fa entrare in scena un personaggio destinato a diventare importante nella saga. E poi tutte le sequenze di volo sono straordinarie, dal Quidditch sotto la pioggia battente al volo sul grifone, sono momenti di grande potenza visiva, insieme ad una nuova maturità nei contenuti. Resta una vaga sensazione di indecisione nel montaggio, dovuta forse alle scelte stilistiche del nuovo regista, ed un eccessivo uso della dissolvenza in nero chiaramente ispirata al cinema degli anni 20-30, un bel omaggio ma ripetuto forse un po’ troppo ed almeno in un caso (alla fine della sequenza sul Quidditch) decisamente fuori posto. Ma soprattutto, resta il desiderio di tornare al più presto ad Hogwarts, per ritrovare i vecchi amici ed i nuovi nemici, perché la vita è sempre dura, ma rimane sempre una grande avventura. Voto 8
4 June 2004
Harry Potter è entrato alla grande in classifica, guadagnando la cifra soprascritta nel solo week-end ed arrivano a battere se stesso, ovvero “la camera dei segreti” che nel primo week-end aveva incassato qualcosa come 4 milioni di dollari in meno. I miei complimenti vanno alla Warner Bros x aver scommesso su un look così diverso dai primi due film da sembrare un vero azzardo! E adesso, ci tocca aspettare un altro anno x “Harry Potter ed il calice di fuoco” in cui farà x la prima volta la sua comparsa in “carne e ossa” il malvagio Lord Voldemort, che avrà il volto di John Malkovich. Nel week-end americano sono intanto previste le uscite di: The chronicles of Riddick: lungamente atteso sequel di “Pitch Black”, film culto di fantascienza che lanciò qualche anno fa Vin Diesel, ed unico suo titolo davvero di buon livello qualitativo. Così Vin riprenderà i panni del super ricercato Riddick, l’uomo con la capacità di vedere al buio. Qui dovrà vedersela con un tiranno galattico con ambizioni mica da ridere, nel contesto di un mondo ancora più alieno del precedente, qui Riddick si ritroverà su un pianeta dove si passa da temperature polari a quelle…solari! Dai trailer si evince un film con grado di spettacolarità devastante e la logica del videogame, ovvero un ottimo film d’intrattenimento! The Stepford Wives Tratto da un noir di parecchi anni fa, ad opera di Ira levin (Sliver, bello il romanzo, orrido il film), qui la storia si tinge dei toni della commedia nera. La donna in carriera Nicole Kidman si trasferisce nella ridente, troppo ridente, cittadina di Stepford, dove tutte le mogli sono ansiose di poter accontentare i loro mariti e sorridono sempre, in modo innaturale. Il marito Matthew Broderick riceverà un’offerta particolare da parte del club dei mariti del paese, un’offerta che potrebbe trovare interessante, un po’ meno sua moglie. Perché la donna perfetta si può avere, a patto di farla diventare… Ehi, non vorrete mica sapere tutto adesso! Avete presente le atmosfere di “la morte ti fa bella?” se vi è piaciuta quella commedia nera surreale, beh di questa vi innamorerete, inorridendo! Garfield:the movie Sull’onda del successo di “Scooby doo”, anche il gatto più cinico del mondo trova la sua incarnazione cinematografica, dove avrà modo di sconvolgere la vita del vicinato e della sempre affascinante Jennifer Love hewitt. La voce del gattastro è di Bill Murray, che dopo “lost in translation” (che non mi sento di consigliarvi), sta vivendo, meritatamente, una nuova primavera artistica.
Ma attenzione, nelle prossime settimane negli usa uscirà “The terminal” di Steven Spielberg, con Tom Hanks (attore baciato dalla musa della recitazione) e la bellissima Catherine Z. Jones. Hanks interpreterà il ruolo di un uomo d’affari di un paese (immaginario) dell’est europeo che arriva a New York x lavoro e si trova bloccato all’aeroporto xchè il suo paese è scomparso in seguito ad una guerra ed il suo passaporto non vale più. Risultato, non può tornare indietro, non può andare avanti. Bellissimo il trailer, una perfetta miscela di commedia e dramma umano. Hanks si candida ad un altro oscar, ormai dovrebbero mandarglieli a casa!
X ora è tutto, ci sentiamo presto con la recensione di “the lady killers” dei fratelli Coen, con il suddetto grande attore che incarnerà un personaggio portato sullo schermo negli anni sessanta dal mitico David Niven. Buona visione!
lunedì 7 giugno 2004
Due recensioni e la classifica dei film negli USA .....
Se volete sapere dove sono nati i termini “epico” e “tragedia greca”, non dovete fare altro che seguire le tracce lasciate da questo film, che riporta in vita una delle più famose storie mai scritte, in bilico tra realtà e fantasia, diventando di fatto il predecessore di tutti i film o i romanzi che da questo genere presero spunto. Il film ha una gigantesca forza evocativa nelle immagini, dove anche l’impronta forte data dai colori e dai movimenti di macchina ipercinetici concorrono a dare un impatto emotivo in cui ci si perde, lasciandoci trascinare di questa storia di avidità, amore, stupidità ed intelligenza inascoltata. Così ogni personaggio ha il suo carattere preciso ed è vittima di sé stesso, ed ognuno comunica una vitalità che va oltre gli schemi da cui prende spunto. È impossibile non percepire l’istinto autodistruttivo di un Achille vittima della sua stessa nomea di supereroe dell’epoca, unito inscindibilmente al bisogno di essere protagonista eterno della storia. Così come non si può non parteggiare per uno dei pochi personaggi dotati di razionalità, Ettore, la vittima designata da un mondo in cui le regole (già allora) non valgono più. Il ruolo più ingrato e difficile è quello di Orlando Bloom, il personaggio di un vigliacco, immaturo, incapace di comprendere la portata delle sue azioni e dei danno a cui porta tutta la sua gente. Su tutti si ergono le figure di Agamennone, brutale, smanioso di potere, a cui si deve la battuta più pungente del film (in guerra la gente ricorderà solo i nomi dei comandanti, non quelli dei soldati che mandano a morire) e del re di Troia, inerme e vittima delle sue stesse superstizioni, destinato ad osservare impotente il crollo non solo del suo mondo, ma anche della sua stessa famiglia. Sullo sfondo, una bellissima Elena, a cui si cerca in ogni modo di dare delle attenuanti (o quantomeno un concorso di colpa), che non può rimanere insensibile alle conseguenze delle sue azioni, e la moglie di Ettore, l’unica a cercare di fermare il destino segnato del marito. In mezzo Ulisse, prima consigliere pacato di Agamennone (e quindi anche lui inascoltato) e poi partecipe della fine non solo di un paese, ma di un epoca; e poi combattimenti che tutto hanno fuorchè concetti di strategia e onore, attacchi prima dell’alba immersi in una semioscurità di rara forza visiva, come nessuno aveva mai tentato ed uno sbarco sulla spiaggia di Troia che rende il soldato Ryan quasi una vacanza in Normandia. Siamo tutti vittime e tutti colpevoli in questo film e nessuno può fermare gli eventi che noi stessi abbiamo causato, possiamo solo piangere sulle macerie di ciò che resta del nostro mondo e scoprire che non c’è più niente da salvare. Un plauso al regista, capace di raccontare una storia così complessa sia con la ricercatezza delle immagini che con dialoghi capaci di sfaccettarmi personaggi e situazioni alla perfezione ed agli attori x essersi così perfettamente immersi in questi personaggi di vincitori e perdenti insieme. Tutto il film si trova nella sguardo di Ettore, un attimo prima che esca a combattere con Achille. Lo sguardo dolente di chi sa che non ci possono essere vincitori ma non si può impedire il combattimento. Voto 8
Grazie al cielo esiste Roland Emmerich, che ignorando la solita critica ipocrita e snobistica ogni tanto torna a fare quello che gli riesce meglio, ovvero distruggere il mondo, riportando il tutto ai valori più basilari. Così i libri diventano ottimo materiale per falò improvvisati a scopo di sopravvivenza e la bibbia di Gutenberg solo un riferimento per un progresso che, in ultima analisi, non ce l’ha fatta per niente ad evolversi. Partendo da una base reale ed inquietante, Emmerich preme il tasto “avanti veloce” e ci fa vedere dove arriveremo se continuiamo così, in un impeto ecologista che non risparmia battute ciniche (vedi l’emigrazione al contrario) e stilettate feroci ad uno stile di vita che,nel suo privilegiare le comodità più superflue, si porta direttamente al tracollo. E del resto questa è sempre stata la funzione del cinema catastrofico, resettare il mondo e farlo ripartire daccapo, chissà che la prossima volta non vada meglio. Paradossalmente, un discorso più ottimistico di quanto sembri. Ma per scoprire se riusciremo a non ripetere i nostri sbagli dovremo prima provocare una nuova era glaciale, realizzata visivamente con delle immagini di tale impatto realistico e drammatico da impressionare e lasciarti schiacciato sulla poltrona. Basterebbero i colori dei cieli così intensi e gelidi a dare i brividi. Ma aspettate ed andrete ben oltre, con scene apocalittiche che riflettono sicuramente i livelli qualitativi a cui si è giunti con gli effetti speciali (ormai indistinguibili dalla realtà, l’inondazione di new York è sconvolgente) ma anche quella sensazione inquietante che sentiamo dentro di noi già da un bel po’, a cui non vogliamo dare un volto. E allora ci pensa Roland Emmerich, riportando il mondo alle sue origini più primordiali, cancellando i centri commerciali, i mezzi di trasporto, le meraviglie tecnologiche così splendidamente distruttive. Lasciate trasportare dalla fine del mondo, sarà un esperienza catartica, solo che questa volta vi lascerà con qualcosa a cui pensare. Altrimenti, cercatevi un appartamento molto in alto, in una località di un qualsiasi sud, perché sarà l’unica vostra possibilità di sopravvivenza. Voto 8+
USA Weekend Box-Office Summary28 May 2004
Come si può vedere, il fenomeno “Shrek 2” non solo non accenna a diminuire ma anzi raggiunge nuovi vertici e toccando cifre che l’anno scorso solo due film avevano raggiunto, ed io sarei ben felice se superasse “alla ricerca di Nemo”, preferendo l’ironia geniale ed iconoclasta dell’orco verde all’eccesso retorico dell’ultima produzione Disney (decisamente migliore in altri casi).
Anche “The day after tomorrow” decolla bene, se si considera che queste cifre si riferiscono ai primi 5 giorni di programmazione, periodo in cui ha quasi riportato a casa il budget speso per la produzione, ovvero 100 milioni di dollari.
A parte i “film monster” rigidamente asserragliati nella classifica, debuttano “Raising Helen” con la brava e bella kate Hudson, che si ritrova a dover accudire i 3 figli della sorella scomparsa, lei che era sempre stata riluttante a qualsiasi forma di impegno, a parte godersi la sua carriera e la bella vita newyorkese. Alla regia il sempre solido regista di “Pretty woman” ovvero Garry marshall.
Convince meno “Soul plane” storia “all black” di un personaggio che decide di creare la sua linea area dei sogni, dove si sente musica funky tutto il tempo, le hostess si vestono come Beyonce e nei bagni c’è l’inserviente. L’idea era di ricreare lo spirito de “l’aereo più pazzo del mondo” ma né i critici né il pubblico hanno trovato quello che il film diceva di voler proporre, ovvero la comicità. Un dettaglio non indifferente no?
Ma nuove rivoluzioni attendono la classifica, visto che oggi in tutto il mondo esce “Harry Potter ed il prigioniero di Azkaban”. Restate sintonizzati, la settimana prossima vi racconterò come è andata questa nuova avventura, la prima non firmata da Chris Columbus.
giovedì 27 maggio 2004
Istruzioni per una perfetta recensione del film “Van Helsing”: prendete tutti gli aggettivi superlativi presenti sul vocabolario e moltiplicateli per dieci! Diccele trovare le parole più adatte per descrivere quello che si può definire come un monumento al cinema spettacolare, in grado di spostare di parecchi livelli più in alto l’apice della spettacolarità che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Tutto nel film è iper: iper epico, ipercinetico, iper gotico, scene d’azione iper spettacolari composte da un enorme capacità di innalzare ogni singolo evento ad un’esperienza incredibile ed entusiasmante. Guardando il film si finisce con l’avere due impressioni: 1- che il regista volesse raggiungere livelli mai toccati da nessuno nel campo dell’avventura 2- che avesse quasi paura di annoiarci, visto che non passa un minuto senza che ci siano combattimenti che sfidano l’immaginazione o colpi di scena che tolgono il respiro. Il regista Stephen Sommers crea e gestisce mirabilmente un mondo cupo eppure affascinante in cui ci assorbe completamente, in un rutilante viaggio nelle meraviglie di un cinema in cui, x fortuna, la fantasia riprende del tutto il suo potere inebriante. Rispetto ai due suoi film precedenti, ovvero le due “Mummie”, qui si nota una ricerca di un tono più gotico e quasi romantico (nel senso antico del termine), stemperato occasionalmente da lampi di brillante umorismo, in grado di illuminare anche l’oscuro castello del mitico conte Dracula. Ed è anche nei personaggi che il film trova la sua forza: un Van Helsing tormentato dalle conseguenze della sua missione, un Dracula che riacquista la personalità amorale e carismatica di un tempo, dimostrando tanto il suo enorme potere quanto il fascino spettrale che emana, grazie ad un attore in stato di grazia e a cui è stato concesso di personalizzare il personaggio di un cattivo ormai di culto mac che rischia sempre di diventare o un semplice mostro o un caricatura. Poi c’è la sempre bella e brava Kate Beckinsale, che qui si trova dalla parte opposta della barricata rispetto al suo personaggio di “Underworld” (e non ci dispiacerebbe vederle combattere tra di loro, sarebbe un grande scontro), ma pur sempre eccezionale personaggio di donna forte che non si lascia mettere in ombra dal protagonista maschile, ma anzi combatte alla pari al suo fianco. E poi abbiamo il frate che replica il personaggio di “Q” in James Bond, vera figura comica del film e le tre stupende e letali mogli di Dracula, da cui ci faremmo mordere senza tanti rimpianti. Intorno a loro una Transilvania selvaggia ed oscura, che fa da paesaggio ad una azione senza respiro, folli cavalcate nei boschi a strapiombo su un fiume in piena, castelli stregati, lupi mannari costretti ad essere cattivi ed un Frankenstein che, come è sempre stato, vorrebbe solo una vita normale. Il gioco dei riferimenti è colto ed intelligente, la Universal insieme a Sommers riscopre le atmosfere dei suoi Horror classici con una fotografia suadente e sontuosa, con soluzione cromatiche ricercate e mai banali, ma altre citazioni brillanti punteggiano il film, nonché una tale ricchezza visiva che necessità di una seconda visione per poter godere appieno di tanto e tale spettacolo, al punto che anche i titoli di coda sono un piccolo capolavoro. E quando si arriva in fondo all’avventura si ha quella piccola sensazione malinconica di quando qualcosa di straordinario finisce e tu vorresti che durasse per sempre. Infine, l’ultimo ingrediente per poter vivere appieno una simile grande avventura, la visione in un cinema altrettanto spettacolare e tecnologicamente perfetto come il mitico Arcadia di Melzo, lì vi troverete davvero a cavalcare insieme a questo nuovo astro nascente (di cui mi auguro un sequel), chiamato Van Helsing. Voto 9+
Non cercate un’altra Charlize Theron nel mondo del cinema, semplicemente non c’è. Molto più che bella, ha dimostrato fin da “L’avvocato del diavolo” di saper affrontare personaggi difficili, aspettando poi con pazienza la possibilità di dimostrare cosa poteva realmente fare. E la sua scelta non poteva essere più difficile, ovvero calarsi nei panni di una donna distrutta nel fisico e nella mente da una vita in cui l’orrore era reale, vittima e carnefice insieme, con cui si empatizza ma si prende nel contempo le distanze, consapevoli che quello a cui assistiamo è l’inevitabile esplosione di rabbia di una vita distrutta. Eileen vive in un mondo che più degradato non si potrebbe immaginare, fatto di cessi di stazioni di servizio, prostituzione per pochi dollari, alcool ed un passato che farebbe spaventare anche Freddy Kruger per il suo insopportabile orrore reale. Non è completamente lucida, vive in un mondo in cui sogni impossibili diventano realtà, salvo scontrarsi ogni volta con un pugno in faccia datole dal mondo. Poi un giorno incontra una ragazza e forse scambia il suo bisogno di affetto col suo, o forse ha una possibilità di esprimere un lato mai esplorato della sua personalità, sta di fatto che sperimenta una forma di felicità illusoria, destinata ad infrangersi al seguente cliente notturno. Le due cose creano un cortocircuito che mette in atto un inarrestabile piena distruttiva nel tormentato personaggio di Eileen. E nel crollo saranno coinvolti sia colpevoli che innocenti che personaggi soltanto squallidi. Charlize Theron non è brava, è molto di più, è Dustin Hoffmann in “Rain man”, Robert De niro in “toro scatenato”. Scompare nel suo personaggio e lascia che Eileen esploda in tutto il suo dolore, nei suoi tic, nella sua sgrammaticatura, nella sua rabbia nei confronti del mondo. Non vedi la recitazione, vedi Eileen e quello che vedi ti spaventa, perché sai che è vero. Nulla si salva in un mondo senza speranza ed anche l’illusione d’amore si scopre solo illusione, quando un’altra bravissima attrice, Christina Ricci, esprime al meglio un personaggio immaturo e malato quanto la sua controparte, complice indiretto nel crollo del fragile equilibrio della protagonista. A merito della regista Patty Jenkins l’aver fatto un film che non si propone come “la versione dell’avvocato della difesa”, ma come lucida analisi di un mondo perduto che scaglia le sue schegge impazzite tutto intorno a sé. Ed anche se nella parte centrale la storia mostra una certa stanchezza, derivante dalla ripetitività delle situazioni, cionondimeno siamo di fronte ad un piccolo film dolente e reale, che ci parla di un mondo che ci circonda ma che cerchiamo di non vedere. Voto 7
USA Weekend Box-Office Summary21 May 2004
Come potete vedere, un’incredibile sorpresa ho scosso i cinema americani: in soli cinque giorni l’atteso “Shrek 2” ha incassato una cifra così sorprendente che stupire anche i vertici della Dreamworks (è il doppio di quello che si aspettavano) portandoli già ad annunciare non uno ma ben due seguiti. E noi non vediamo l’ora di vederli! Peccato che per poter scoprire questo seguito che da più parti è stato definito un vero gioiello, noi dovremo aspettare addirittura Natale!
Sotto di lui continua l’ascesa del da poco arrivato Troy, che si sta comportando molto bene e prosegue inarrestabile la corsa senza fiato di “Van Helsing”, in un duello di spettacolarità che avvantaggia noi amanti del grande cinema. E tra poco arriverà il terzo gemello di questa trilogia catastrofico/avventurosa, il cataclismatico “The day after tomorrow”. Ma la domanda che sorge lecita è, cosa succederà quando il 4 giugno uscirà in tutto il mondo “Harry Potter ed il prigioniero di Azkaban”? Sarà uno scontro titanico!
In fondo alla classifica troviamo la commedia “New York minute”, con le simpatiche e molto belle gemelle Olsen (molto popolari in patria), che si ritrovano a vivere una giornata convulsa nel cuore metropolitano della città più famosa del mondo, mentre si imbarcano in una serie di tragicomiche avventure. Speriamo di poter vedere anche noi questa piccola ma simpatica commedia, di cui in fondo ne abbiamo sempre bisogno
Di “super size me” si è parlato anche da noi ed anche troppo. È un documentario su un pazzo che per un mese ha mangiato 3 volte al giorno solo da MacDonald’s, dimostrando 1- di essere un idiota 2- che se mangi x un mese la stessa cosa (quale che sia in verità), rischi di ammazzarti. Non che sarebbe stata ‘sta gran perdita no?:-)
Molto più interessante è “Breakin’ alla the rules”, in cui il neomollato Jamie Foxx (ve lo ricordate nel grande “Ogni maledetta domenica”? era il quarterback che si faceva corrompere dal successo) scrive un manuale su “come mollare la fidanzata” prima che lo faccia lei. Commedia brillante sulla giungla del mondo single, in america sta avendo un successo inaspettato, forse perché mai come oggi abbiamo bisogno di staccare un po’ e farci due sane risate. Ciao e a presto. leo
lunedì 10 maggio 2004
Innanzitutto vi prego di scusarmi se la prevista recensione di “Monster” si ritrova slittata di un paio di settimane, il tempo inclemente insieme all’incredibile capacità che hanno gli automobilisti di impazzire quando piove hanno reso impossibile il concretizzarsi in tempi utili della visione del film previsto. Dandomi però la possibilità di vedere il titolo suddetto, che si è rivelato una piacevole scoperta. “Honey” non è un film di grandi pretese, anzi era evidente da parte di tutti i personaggi coinvolti la semplice volontà di inserirsi nel solco (fruttoso) creato da “Save the last dance” e “8 mile”, con un pizzico di “Hardball” un piccolo film con kean Reeves che, partendo da una scalcinata squadra di baseball in un quartiere degradatissimo, voleva rappresentarmi la vita di chi in quell’ambiente cerca una qualche via di scampo, o di redenzione. Laddove però, almeno nei due primi titoli citati, l’eccesso di pretese faceva naufragare l’assunto di fondo, in “Honey” è proprio la loro (apparente) mancanza che li fa emergere al loro meglio. Mi spiego: Honey è la moooolto carina Jessica Alba, lanciata nel mondo dello spettacolo dalla serie “Dark Angel”, di fatto un fiasco ma che le aveva donato un minimo di rilevanza, aiutata anche da una presenza scenica che ci colpiva molto anche nel suo essere così minuta da avere paura di romperla se la si guardava troppo a lungo. Nel film si arrangia tra due lavori (barista in un locale notturno e commessa in un negozio di dischi, che sembra quasi quello di “Altà fedetlà”) e nel mezzo insegna danza hip hop nel centro giovanile del quartiere, laddove usa il suo entusiasmo per impedire ai pischelli della zona di farsi ammazzare in una qualsiasi guerra fra bande. La prima cosa che colpisce è come il tutto sia vissuto in modo del tutto naturale, senza voler tenere lezioni o fare il solito apologo su “con la volontà si ottiene tutto”. Qui siamo più dalle parti di “se stai tranquillo magari ti salvi il…”. Jessica Alba in questo contribuisce con una genuina freschezza, non artefatta da manierismi né dal forzature. Il suo personaggio balla perché le piace ed insegna perché è il suo modo di rendersi utile, se funziona, per il resto deve comunque lavorare al bar e tirare avanti come meglio può. Come nelle favole Honey viene scoperta da un regista di videoclip che è anche un produttore (capita negli States, da noi i registi sono troppo tirchi!), specializzato in video hip hop (che esattamente come nella realtà, sono tutti tragicamente uguali). All’inizio lui sembra il perfetto pigmalione, ma visto che non è tutt’oro quel che luccica (e che comunque un colpo di scena, seppur prevedibile, ci vuole), ad un certo punto tira fuori la sua parte peggiore. E qui la piccola Honey dovrà tirare fuori tutta la sua buona volontà per donare un po’ di dignità alla sua vita ed a quella di chi le sta intorno. Il film è inframezzato da scene di danza decisamente ben realizzate, dove oltretutto è evidente che Jessica Alba si è impegnata realmente, senza controfigure, da scene di vita quotidiana e di quotidiano squallore e dal semplice desiderio che si suppone tutti noi abbiamo, ovvero dare un senso alle nostre esistenze. Ogni tanto ci sono dei camei di cantanti hip hop, a me per lo più sconosciuti se si eccettua Missy Elliott, che ci regala due scene molto divertenti ma ci sono soprattutto due tematiche che restano in mente, una più genuina, l’altra più furba. Nella prima abbiamo la rappresentazione del tutto naturale ed assodata di rapporti interrazziali finalmente visti come del tutto normali, senza alcuna traccia dello psicodramma che di solito viene associato a questo genere di situazioni. I genitori di Honey sono evidentemente di due nazionalità diverse e la stessa Honey inizia una tranquilla e assodata relazione con un ragazzo di colore (che poi è il dottor Pratt di “E.R.”), che non ha volutamente rilevanza nella storia. Due persone si incontrano, flirtano, si piacciono, si mettono insieme, fine. Non è sempre così che dovrebbe essere? La seconda la si vede nel tentativo di rappresentare tutti i cantanti hip hop come brava gente, simpatica, tranquilla che ama i bambini e che è pure molto professionale, ovvero non rompe le palle su niente, ovvero esattamente l’opposto di come usualmente si propongono o come vengono venduti. Cosa sia più vicino al vero poi, resta da vedere. Unico appunto possibile, forse però frutto della mia recente visione di “The company”, avrei preferito che le scena di danza, decisamente ben coreografate, fossero state meno “clippate” e più sottolineate, perché in alcuni casi si tende a perderne l’effetto generale. Del resto il regista pur sempre dai videoclip arriva e perdere le cattive abitudini è difficile. Ma a parte questo dettagli, del tutto opinabile, il film funziona. Laddove “save the last dance” si dimenticava quale fosse la trama di partenza e si perdeva in un quartiere popolare dove tutti erano buoni ed incompresi e dove la povera Julia Stiles si perdeva completamente (nel senso che ad un certo punto non la si vedeva proprio più) e dove “8 mile” non riusciva a sembrare qualcosa di diverso da uno showcase di Eminen, con scene di vita familiare fin troppo edulcorate rispetto a quello che era l’intento originale, Honey va per la sua strada, racconta la sua storia semplice, pulita, senza pretese e finisce col vincere la scommessa. Voto 7
Grandi novità all’interno della classifica americana, ancora prima dell’avvento del film fenomeno “Van Helsing” che uscirà il prossimo venerdì:
USA Weekend Box-Office Summary30 April 2004
A parte di due titoli di cui abbiamo già parlato, ovvero “Man on fire” e “13 going 30”, sono comparsi in classifica titoli molto diversi tra loro: Uno è “Godsend” di cui vi avevo anticipato l’uscita tempo fa. Il film è, nelle intenzioni, un horror basato sulla clonazione umana, ma ha qualcosa da spartire con quel “Pet sematary” di una decina di anni fa, tratto da un lugubre romanzo di King. Qui però non abbiamo cimiteri che fanno l’opposto del loro lavoro, ma uno scienziato alquanto inquietante, ovvero Robert De Niro (che la critica americana sta alquanto criticando per questo film), che propone ad un coppia che ha da poco perso il proprio bambino la possibilità di clonarlo per riportarlo in vita. Il bambino rinasce, vive tranquillamente fino alla stessa età in cui era deceduto, ma da quel momento in poi le cose cominciano ad assumere toni terrificanti. Estremamente contestato per la tematica, che pure il film stesso contesta e quindi non mi è chiaro cosa ci sia da lamentarsi, il film vede come protagonisti anche la stupenda Rebecca Romijn (non più Stamos perché ha appena divorziato dal marito), per tutti la “Mistique” degli X-Men e Greg Kinnear, che da noi è appena arrivato nelle sale appiccicato al fratello siamese Matt Damon nella commedia “fratelli per la pelle”. Malgrado la critica non proprio tenera nei confronti del film, mi sembra ci possa essere qualche motivo di interesse se le premesse iniziali verranno mantenute.
“Laws of attraction” è invece una classica ma sempre benvenuta commedia brillante, in cui si parla di due avvocati divorzisti che litigano fra di loro fino a quando non si innamorano l’uno dell’altra. Nei panni dei due personaggi due attori molto carismatici quali Pierce Brosnan (il James bond più di classe dell’ultimo periodo) e una delle donne davvero più affascinanti di Hollywood, ovvero Julianne Moore, una quarantenne che può far girare la testa a chiunque. Al timone della regia, per non sbagliare, troviamo Peter Howitt, che già si era specializzato nel genere con “Sliding doors”.
“Envy” è invece una strana commedia surreale diretta da barry Levinson (Rain man, Bandits) in cui Jack Black è l’inventore di uno spray che cancella…la cacca di cane (lo giuro) o qualsiasi altra cosa del genere. Questo successo inatteso fa però ingelosire il suo caro e veccio amico Ben Stiller che non regge l’invidia e mira e rovinare l’amico, mentre nel duo si inserisce l’ambiguo (ma guarda un po’) personaggio di Christopher Walken, che è come il prezzemolo, sta dappertutto ma ci sta benissimo. A completare il quadro la bella e brava Rachel Weisz, libera dalle “Mummie” cinematografiche e sempre intensa presenza in ogni film.
Ma veniamo all’attuale primo in classifica, “Mean Girls”. Altro non è che la classica teen comedy ambientata in un college, dove la nuova venuta Lindsay Lohan (negli usa molto conosciuta per il film “Freaky Friday” con Jamie Lee Curtis) scopre le regole di convivenza dell’ambiente, deve scegliere se stare nel gruppo della ragazze snob o in quello delle “fuori dal giro” e commette l’errore di innamorarsi dell’ex ragazzo della “Capa” del gruppo delle regine della scuola. Da qui nasce una guerra interna a chi si comporta peggio ed in cui la protagonista, Cady, comincerà a perdere di vista il giusto senso delle cose. Commedia al vetriolo su usi e costumi nelle scuole superiori (e non pensate che da noi sia così diverso, cambia solo l’oggetto del contendere), ma anche furbamente ancorato al pubblico dei teen-ager, il film è esploso con un incasso di 24 milioni di dollari nel solo primo week-end di programmazione, rivelandosi un caso sociologico sul quale molto si sta dibattendo negli Usa. Ovvero ma i teen-ager sono così cattivi come sembrano?
E con questo per ora chiudo, ma nei prossimi giorni vi porterò le anticipazioni sulle prossime uscite americane, nonché alcune news sui progetti futuri.
Ciao!
domenica 2 maggio 2004
The haunted mansion La prima parola che mi è venuta in mente vedendo questo piccolo gioiello di film è “affascinante”. Parrebbe strano viste le premesse raccontate dai trailer, ma quando scende il buio in sala e tu entri effettivamente nella casa del titolo, scopri di avere davanti un film molto diverso da quello che ti aspettavi. Solo che, per tua fortuna, stavolta è un pregio. Solo i titoli di testa, romantici e sontuosi, ti immergono in un splendida atmosfera da fiaba gotica, riportandoci alla memoria i fasti del primo Tim Burton. Così mentre una festa di tanto tempo fa raggiunge il suo apice drammatico e antichi oggetti ci “aprono” le porte del loro mondo, Noi ci ritroviamo senza saperlo già avvinti dal mondo cupo ed intrigante della “magione stregata”. Non è un film prettamente comico, o almeno non solo, alla base c’è una solida e funzionate storia di fantasmi, di maledizioni e di amori spezzati, legati tra loro dalle nebbie del lugubre cimitero su cui la casa si affaccia e dalle stanze segrete che celano misteri. Poi ecco l’effetto dirompente della commedia, grazie al personaggio di Eddie Murphy, che ad un certo punto del film si becca la meritata qualifica di “decerebrato”, ma soprattutto a dialoghi brillanti e devastanti creati appositamente per spezzare abilmente ed in modo omogeneo un film che ha la sua residenza più nelle storie di fantasmi che nel genere “Scary movie”. E così veniamo colti di sorpresa da alcune delle battute più divertenti della stagione, da colte e raffinate citazioni da altri film, che qui finalmente raggiungono il vero senso per cui una citazione nasce e soprattutto da quella relativa ad una frase di culto di un film di fantasmi più giustamente celebrati del nostro periodo, che qui trova persino la sua collocazione più naturale e ci scoppiare in una risata liberatoria. Che altro dire? Vi spaventerete, o se vi spaventerete, ed insieme avrete occasione di ridere, di esplorare questa oscura magione che pure vi attira ed in cui desiderereste entrare, per incontrare una strana e stramba indovina, una coppia di camerieri spettrali ma con un loro orgoglio e soprattutto, un maggiordomo a cui va la battuta più irresistibile del film, per merito di Eddie Murphy. Ma siccome ci sono segreti che non è bene rivelare (non vorrei offendere il proprietario della magione!), non vi rivelo nulla, perché non sarebbe giusto. Però mi raccomando, non dimenticate di fare un giro del cimitero di famiglia, farete degli incontri davvero interessanti. Motivo per cui, prima dell’avvento dell’attesissimo “Van Helsing” che darà del filo da torcere al conte Dracula, recuperate questo buffo e perfetto incrocio tra commedia e film di fantasmi, prendete la svolta nella stradina sterrata, attraversate la palude, oltrepassate il cancello cigolante e preparatevi ad una grande avventura. Voto 9
USA Weekend Box-Office Summary23 April 2004
Come avete potuto vedere, i due film di cui vi avevo anticipato l’uscita la settimana scorsa hanno preso di prepotenza le prime posizioni della classifica. Mi riferisco a “Man on fire” e “13 going 30”, per il quale la bellissima e brava Jennifer Garner sta ricevendo il plauso della critica. È la sua freschezza e la capacità di donare alla sua adolescente nel corpo di una 30enn una carica vitale unica la vera ragione d’essere del film. E anche senza averla ancora vista, io sono perfettamente d’accordo! Ma i due film dovranno presto vedersela con l’arrivo nella sale di “Van Helsing”, lo scontro inizierà in tutto il mondo venerdì 7 maggio. E noi aspetteremo di scoprire chi ne uscirà vincitore.
Altri due grandi nomi si aggiungono al cast del prossimo “Mission: impossibile 3”. Oltre alla già citata Carrie Ann “Trinity” Moss, altri protagonisti saranno il mitico Kenneth Branagh, sempre più lanciato come attore e sempre meno come regista (un vero peccato), nonché la giovanissima protagonista de “la ragazza con l’orecchino di perla” Scarlet Johansson, ormai lanciatissima dopo il buon successo del suddetto film.
E nel frattempo è stato scelto l’attore che darà volto e carisma al celebre cattivo della serie di Harry Potter. Nel 4° film, di cui sono già iniziate le prime riprese, ad interpretare Lord Voldemort sarà nientemeno che John Malkovich, che si va ad aggiungere alla schiera di grandi attori che stanno donando lustro a questa splendida saga, ovvero Gary Oldman, Emma Thomson, Kate Winslet ed in passato Kenneth Branagh. Nel frattempo, l’uscita del 3° film della serie, ovvero “Il prigioniero di Azkaban” è prevista per i primi di giugno negli States. Saremo così fortunati da averlo in contemporanea anche noi?
Per ora è tutto, alla settimana prossima con nuove anticipazioni e la recensione di “Monster”, con il premio oscar Charlize Theron.
lunedì 26 aprile 2004
Carrie Ann Moss, la splendida Trinity della trilogia di Matrix, sarà la controparte femminile di Tom Cruise nel prossimo ed attesissimo “Mission: impossibile 3”. È previsto il ritorno di Ving Rhames, già presente nei primi due episodi, mentre al timone della regia avremo il quasi esordiente Joe Carnhan, divenuto famoso negli Usa per il film “Narc” molto apprezzato da pubblico e critica, che vedeva come interpreti Ray Lotta e Jason Patric nel ruolo di due poliziotti che hanno visioni diametralmente opposte su come applicare la legge. Ovviamente Ray Lotta è quello un po’ più drastico, ruolo che gli calza a pennello. Misteriosamente questo film da noi è finito direttamente nell’home video, ma vi consiglio di recuperarlo se ne avete l’occasione.
Ed un remake che ha dell’incredibile si profila all’orizzonte, nientemeno che quello di “Porky’s”! Visto che l’originale, datato 1982 era costato 4 milioni di dollari e ne aveva incassati all’epoca 102, Howard Stern, l’attuale produttore nonchè uno dei dee jay più famosi e controversi degli states, ha deciso di vararne la versione moderna. C’è da ricordare che “porky’s” è stato il precursore di pellicole di grande successo come “american pie”, nonché un goliardico e divertente ricordo per tutti quelli della mia generazione (e non vi dico qual è!). riusciranno i nuovi “porcelli” a rinverdire i fasti di un simile cult movie?:-)
È previsto per l’11 maggio l’uscita americana di “Shrek 2”, che vedrà il ritorno dei trio di voci composto da Mike Meyers- Cameron Diaz-Eddie Murphy nonché un nutrito gruppo di aggiunte: Julie Andrews e John Cleese daranno le voci ai genitori di Fiona, Antonio banderas sarà il gatto con gli stivali che però avrà il nome alquanto ambiguo di “puss in boot” laddove Puss (pussy) ha anche un altro significato (!) e Rupert Everett darà il suo accento inglese nientemeno che al principe azzurro. Non male la squadra eh?
Ma preparatevi ad un maggio di uscite, anche italiane, davvero inarrestabili: il 7 maggio esce “Van Helsing” spettacolare e goticheggiante film ispirato al leggendario nemico di Dracula, cui nei panni di Hugh Jakman, accompagnato da una Kate beckynsale che con i vampiri ormai ci sa fare (vedi Underworld). Solo che qui il gruppo sarà più nutrito, visto che il celeberrimo conte avrà come soci in affari Frankenstein, l’uomo lupo ed un accolita di mostriciattoli desiderosi soli di portare danno nel mondo ottocentesco (con qualche libertà) in cui la pellicola è ambientata. Alla regia il campione di incassi responsabile delle due mummie, Stephen Sommers, che può vantare almeno due grandi qualità, un innato senso dello spettacolo e la capacità di non prendersi tropo sul serio!
Il 17 maggio invece preparatevi ad attaccare Troia insieme a Brad pitt, Eric Bana e Orlando Bloom (che ormai i film li fa solo in costume a quanto pare!), nell’imminente “Troy” dove il vero oggetto del contendere, come sempre, sarà la tanto agognata Melena, solo che per ottenerla ci vorrà uno sbarco degno del “Soldato Ryan”. Anche qui un veterano dello spettacolo al timone (è il caso di dirlo), ovvero quel Wolfgang petersen che già ci aveva affondato nelle onde della “tempesta perfetta”.
Infine, la fine del mondo arriverà il 27 di Maggio, con “The day after tomorrow”, dove l'ormai rilanciato alla grande Dennis Quaid, insieme al giovane talento Jake Glynnehall (protagonista dell'intenso "moonlight mile" scoprirà che sta x arrivare una nuova era glaciale, ma non gli crederà nessuno. Ma gliene incolse. Pronto a distruggere il mondo con stile è Roland Emmerich, che del resto già lo aveva fatto con “Indipendence day” (di cui vorrebbe girare il seguito), quando non era impegnato a mandare in giro Godzilla per le strade di New York!
Con questo bell’insieme di mostri e distruzioni varie vi saluto, a presto Leo
mercoledì 21 aprile 2004
La classifica: Poche novità nella classifica USA, che però meritano una certa attenzione: USA Weekend Box-Office Summary16 April 2004
Esordiscono al cinema il secondo capitolo di Kill Bill, che di fatto è la seconda metà di un film diviso in due, è guadagna nel primo week end la discreta somma di 25 milioni di dollari, aprendo così la possibilità di un vero sequel a cui Tarantino starebbe già pensando. Visto anche che è il primo film che azzecca in dieci anni!
E compare sulle scene il tanto atteso “punisher”, da noi noto come “il punitore”, l’unico personaggio Marvel che non sia un vero idiota. Nei panni del suddetto personaggio, l’ex poliziotto Frank Castle fa strage di ogni forma di criminalità esistente in città (e dintorni), ridefinendo il concetto “dove passa lui non cresce più l’erba”. Non esistono cattivi ricorrenti nei sui fumetti, niente sensi di colpa o personaggi positivi che le prendono come un punch ball tutto il tempo. Frank Castle non ha superpoteri, non ha remore, non ha limiti, lui semina morte e distruzione e la cosa più cinica della sua serie è che per quanti ne cancelli lui dalla faccia della terra, di cattivi ce ne saranno sempre. Solo, non sono mai gli stessi! Oltre all’attore che interpreta Castle, ovvero Thomas Jane, che avrete visto in “Blu profondo” qualche anno fa, va sicuramente segnalato John Travolta in uno dei suoi ruoli preferiti, quello del cattivo. Che gli viene sempre parecchio bene, se vi ricordate “Face-off” e “Broken arrow”. Siete pronti per la punizione?
“The Johnson family vacation” riunisce un gruppo di personaggi di colore che probabilmente in patria sono molto conosciuti o hanno cognomi sconosciuti. Così, attraverso la storia (un po’ già sentita) di una famiglia in viaggio x l’annuale riunione tra parenti, con conseguenti disavventure comiche on the road, quello che abbiamo è la possibilità di far vedere “perle di saggezza” come il rapper bambino chiamato li’l bow wow (dove li’l sta x little), che è già un piccolo supponente come rapper, figurati adesso che si può spacciare come attore, una Solange Knowles, che evidentemente non deve nuuuuuuuuulla al cognome della più famosa (o tristemente nota) Beyoncè, cantante hip hop sicuramente molto bella, ma incapace di fare bene alcunché. Ehi, quanto mi ricorda la bellucci! Evidentemente ognuno ha le sue! In pratica una versione all black e con attori incapaci della ormai mitica serie “national lampoon vacations” degli anni ottanta, in cui la famigliola delirante di Chevy Chase (famoso comico di quel periodo, che ci siamo persi per strada purtroppo), attraversava gli States finendo ogni volta in situazioni oltre il surreale. Uhmmm, mi sa che è meglio vivere nel ricordo!
Infine “The Alamo” è l’ennesimo flop Disney, uno di quelli che hanno portato alla defenestrazione dell’ attuale presidente ed al ritorno in scena del nipote di Walt Disney, Roy, x ridare un senso alla mitica compagnia del topo più famoso del mondo. Comunque, malgrado gli attori famosi coinvolti (Dennis Quaid, Billy Bob Tornthon), il film era un fiasco annunciato xchè parla di una pagina alquanto discussa della storia americana. In fondo i personaggi presenti nel forte Alamo erano lì x i motivi sbagliati ed i messicani erano un po’ stufi della loro presenza. Motivo x cui fare un film che voleva essere eroico ed antieroico insieme era un po’ folle. Certo, probabilmente pensavano di poter bissare il successo di “Pearl harbor” (che contrariamente a quanto viene detto da noi, è stato un buon successo), ma hanno preso in considerazione la storia sbagliata.
Ma veniamo a qualche news:
Il film sui “Fantastici quattro” comincia un po’ alla volta a prendere forma, anche se al momento lascia un po’ perplessi. Infatti laddove si parla di Paul Walzer, l’attore protagonista dei due “Fast and Furious”, per il ruolo della torcia umana, e devo dire con un certo costrutto, la cosa che più spaventa è il nome fatto finora per il personaggio del gruppo, ovvero la donna invisibile. La domanda è, cosa cavolaccio c’entra Christina Milian, inutile cantante hip hop, con il personaggio di Susan Storm? Sarebbe come prendere Danny Devito per fare un film su Arnold Shwarzenegger, si può fare, ma solo se vuoi realizzare una parodia! Speriamo che cambino idea! Infine, la buona notizia è che si parla di Tim Robbins per il ruolo del supercattivo della serie, ovvero il Dottor Destino. Certo che sarà interessante non vedere quasi mai l’attore, il cattivo in questione infatti se ne va sempre in giro con una maschera metallica e sotto è sfigurato!
E si registrano alcuni cambi della guardia sul set del sequel di “The ring”. Se avevamo già assistito al cambio di regista, col passaggio da Gore verbinsky (impegnato col sequel di “la maledizione della prima luna”) ad uno sconosciuto regista di clip, Noam Murro (non ho sbagliato, si scrive proprio così!), ora scopriamo che anche lui ha mollato il film. X quale motivo? Xchè è stato deciso di togliere alcune scene in flashback che lui invece voleva tenere. Questo ha portato quindi alla debacle della ragazzina che interpreta (per modo di dire) il personaggio di Samara. Visto che il fantasma si vede solo in poche occasioni e per poco tempo, l’attrice originale ha deciso di non prendere parte al film e verrà sostituita. Non che sia una grande perdita, in fondo il suo era un personaggio “di poche parole”. Quello che conta è il ritorno della bella Naomi Watts e l’inclusione di Sissy spacek, che tutti ricordano per il vecchio film “carrie”, in un ruolo che viene tenuto segreto, come del resto quasi tutto il resto di ciò che riguarda il tanto atteso sequel. Ah già, che verrà adesso diretto dal regista giapponese autore dei “Ringu” originali, solo che la sceneggiatura nuova non avrà nulla a che fare con quella del sequel giapponese, perché, a dirla tutta, era alquanto incomprensibile, a detta di chi lo ha visto. Evidentemente anche secondo il suo regista!
Infine, due film molto diversi tra loro ma comunque interessanti stano per uscire negli usa:
“13 going on 30” con la bellissima e bravissima Jennifer Garner, la protagonista della serie di culto “Alias”. Prima di riprendere il ruolo di “Elektra” nello spin-off cinematografico di prossima realizzazione, Jennifer interpreterà il ruolo di Jenna, una tredicenne con l’ansia di crescere in fretta che il giorno del suo compleanno esprime il desiderio di diventare grande immediatamente. Il giorno dopo si sveglia che ha 30 anni, un lavoro ed un fidanzato e deve scoprire 1- cosa è successo 2- come si vive nei panni di un cosiddetto “adulto” La trama non è nuova, ma il film sembra essere molto divertente
“Man on fire” il nuovo film di Tony Scott, regista di “Nemico pubblico” e “Spy game”, che fa coppia con il grande Denzel Washington in un cupa vicenda di vendetta e (forse) redenzione, in cui una guardia del corpo senza nulla da perdere decide di eliminare dalla faccia della terra i responsabili della morte della bambina che era sotto la sua protezione. Montaggio serrato, fotografia dai toni sporchi e saturi, il film avrà un tono forte e disperato che fin d’ora già sussurra la parola “Oscar”.
Con questo abbiamo finito, ciao a tutti ed a presto. Leo
martedì 20 aprile 2004
L’arte di stravolgere l’opera di Stephen King King è universalmente ritenuto, a ragione, uno dei più grandi scrittori del nostro tempo e con questa definizione si intende “autore” nel più reale significato, non limitato al genere che lo ha visto nascere e gli ha dato tanta fortuna. Questo perché, al di là del campo in cui per un lungo periodo la critica, notoriamente miope e reazionaria, lo aveva incasellato, King aveva la capacità di parlare di temi più profondamente umani, di rivivere con nostalgia periodi perduti come l’adolescenza, di dirci che l’essenza dell’orrore nasce direttamente dall’essere umano, non da qualche mostro sconosciuto. Ma, cosa ancora più importante, ci racconta che possiamo affrontare le difficoltà, le paure, il mostro chiamato vita, se non perderemo di vista quella piccola luce interiore che ci illumina anche nei momenti peggiori. Perché tutto questo cappello introduttivo? Per denunciare l’ennesima, reiterata, travisazione del senso profondo delle opere di King, nonché della stessa storia che lui ci racconta. Del resto il nostro ha sempre avuto le spalle larghe ed ha sempre ammesso che la maggior parte dei film tratti dai suoi romanzi gli ha semplicemente fatto schifo, ripudiandole quasi tutte ed a ragione. Chiunque abbia letto il romanzo “Shining” sa quale sconclusionata versione ne abbia tratto Kubrick, versione che allo stesso King non era piaciuta affatto, ma che sembra si possa dire solo a bassa voce perché uno come il defunto Kubrick è intoccabile. Perché poi, non si capisce, visto che altri registi/autori, di gran lunga migliori, nel corso della loro carriera sono stata “toccati” senza alcun problema e sempre a sproposito. Delle versioni cinematografiche tratte dai suoi libri, quelle che si salvano si contano sulle dita di una mano: Cujo, di cui nel suo saggio “on writing” King dice di preferire il finale rispetta a quello del suo romanzo Misery Stand by me Le ali della libertà Il miglio verde Dolores Claiborne, uno dei suoi scritti che si allontana radicalmente, come i due succitati, dal genere di cui viene dichiarato, giustamente, il re. Personalmente ci aggiungerei “Pet Sematary”, anche se dopo aver visto il film non mi è passato neanche per la testa di replicare l’esperienza con il romanzo originale, già mi aveva inquietato parecchio la versione cinematografica! Ma tutto il resto….da stenderci non velo pietoso, ma una colata di cemento. E prima di iniziare la gettata non dimenticate di buttarci dentro anche questa indegna travisazione arbitraria che risponde al nome di “Secret window”.
ATTENZIONE, CONTIENE ANTICIPAZIONI SULLA TRAMA ED IL FINALE!!!!!!! Tratto da uno dei 4 racconti presenti in “quattro dopo mezzanotte”, che contiene anche il bellissimo e spaventoso “i langolieri” (da cui tempo fa era stata tratta una miniserie orrenda), il racconto parlava di uno scrittore di successo in crisi di ispirazione che si recludeva nel suo chalet di montagna per cercare di scrivere il suo secondo romanzo e riceveva la visita di uno sconosciuto, il quale lo accusava di avergli rubato l’opera prima. Il racconto era una riflessione del rapporto tra scrittore e scrittura, e del labile confine che si sgretola quando i sensi di colpa ti distruggono dentro. Era un bel racconto, scritto benissimo, forte ed anche particolarmente spaventoso, con una rivelazione finale che all’epoca faceva molta impressione. Probabilmente anche adesso, visto che è comunque difficile aspettarsela. Ma dopo l’incubo in cui noi lettori cadevano inarrestabilmente, dopo aver visto in faccia l’orrore nascosto nell’animo umano, quando questo tira fuori il peggio di sé (il che, è bene dirlo, non necessariamente accade, possiamo anche tirare fuori il meglio di noi, se vogliamo), riuscivamo a tirare un respiro di sollievo. Ma quanto era stato difficile! Poi arriva David Koepp, famoso sceneggiatore americano e meno famoso regista, noto solo per “echi mortali” con Kevin Bacon, non poco ispirato al “Sesto senso”. Arriva lui e sconvolge la storia originaria. La sconvolge nei personaggi, nel ritmo, ma ancora peggio la sconvolge nel suo senso ultimo, infilandone uno di raro sadismo fine a sé stesso, oltretutto in odore di misoginia del tutto priva di significato (cosa che del resto è sempre stata). Nel racconto originale la molla di tutto era una senso di colpa che faceva scattare la molla della follia del protagonista, legato al fatto che lui con la scrittura non aveva mai avuto niente a che fare ed incapace di accettare coscientemente i propri errori. Il che lo portava oltre la soglia della follia, facendogli distruggere le vite di quelli che avevano a che fare con questo segreto che si portava dietro, da cui il titolo originale. Ma una volta scoperta la maschera della follia, la storia procedeva a rotta di collo fino all’inevitabile distruzione finale del personaggio, poco prima che lui rivolgesse la sua violenza verso una moglie che ancora lo amava. C’è un senso notevole nel racconto ed anche negli altri 3 presenti nel libro succitato, che vi consiglio caldamente di leggere, evitando accuratamente di vedere questo film assurdamente cattivo e, in conclusione, fine a se stesso. Perché qui si assiste ad uno stravolgimento senza pari fin dall’inizio. Scopriamo il protagonista nel momento in cui trova la moglie a letto con un altro e se ne va urlante e distrutto. Sei mesi dopo è solo e non poco confuso nel suo chalet. Tutto questo non solo non c’è nell’originale, ma non poteva neppure esserci, perché è di una banalità sconfortante. Le linee generali vengono rispettate, sia chiaro. Arriva il personaggio inquietante che reclama però non la paternità di un romanzo ma di un singolo racconto, il quale comincia poi a distruggere la vita del protagonista. Ma poi salta fuori l’ex moglie, una dolcissima Maria Bello (vista nelle “ragazze del coyote ugly” ed in “Payback”), una specie di guardia del corpo di cui non si capisce l’importanza se non per fare da vittima, una precedente accusa di plagio. Ed il film prende una strada che King non solo non si sarebbe mai sognato, ma che mai avrebbe accettato. Il film comunque procede seguendo le linee generali del racconto (il che vuol dire che ha mantenuto la struttura scompaginando però la storia), fino alla stessa scoperta del racconto, ma con una differenza enorme: non è più colpa del personaggio stesso il delirio in cui siamo andati a finire, indirettamente, sottilmente, questa versione dei fatti ci dice che la colpa è della moglie e riesce a mettere in secondo piano anche la spiegazione da lei fornita, ovvero che lui era già poco sano da prima. Qui si potrebbe scendere nell’analisi del racconto per un tempo lunghissimo, ma quello che conta è la differenza: Secret window di stephen king ci racconta di un uomo responsabile delle sue azioni, che le rifiuta ma ci si deve confrontare per forza, non prima di aver fatto troppi danni a persone innocenti. Secret window secondo David Koepp, la colpa è di qualcun altro, il protagonista era un ragazzo simpatico, tutta colpa della moglie, della donna, in un rigurgito reazionario in cui la donna è sempre infedele. E per aggiungere il danno alla beffa viene accennato anche alla perdita di un figlio e chi lo ha perso? Lei ovviamente. Quindi si arriva la finale, carico di forzature ed inverosimiglianze da fare a gara con “Gothika”, che almeno non si prendeva troppo sul serio. Niente luce alla fine del tunnel, niente presa di coscienza del fatto che è da se stessi che si genera l’orrore. No, qui gli innocenti perdono ed il male non solo vince, ma gongola. Il che sarebbe stato anche accettabile se inserito in un contesto più elevato di questo, se alla base non ci fossero state tutt'altre e più intelligenti spiegazioni. “Seven” ci aveva regalato il finale più agghiacciante del nostro periodo, ma legato inestricabilmente all’analisi di un mondo divenuto infernale, in cui non c’è più spazio per la speranza. Cosa abbiamo qui? Motivazioni insensate, cattiveria nerissima ed un personaggio che “mangia” l’innocenza, la speranza, cosa? Perché? Così arrivi in fondo con un senso di gelo che ti risulta diabolicamente fine a sé stesso. Certo, potreste dire che la realtà è così no? Ne abbiamo la prova ogni giorno, lo abbiamo visto appena la settimana scorsa. Il male vince, il bene perde tutti i giorni e ci sarà sempre qualcuno pronto a difendere il marcio che c’è nell’animo umano. Ma l’arte è quella capacità di andare oltre ciò che vediamo per analizzarlo, per dargli un senso, per spingerci a fare di più, di meglio. Non di peggio perché tanto non ci scoprirà nessuno. È vero, nella realtà va così, ma se volevo il reale privo di significato nella sua brutalità guardavo il telegiornale invece di un film, tratto poi da un grande autore. O meglio, mi limitavo alla lettura dei suo romanzi e racconti, senza vederli distorti in maniera assurda. Certo, posso dire che Johnny Depp è bravo come sempre, ma il suo personaggio è meno difficile di quanto si pensi, posso aggiungere che ci sono delle trovate visuali indubbiamente notevoli, la macchina da presa compie delle vere e proprie acrobazie, ma sembrano ispirate al ben più riuscito “le verità nascoste” da cui Koepp sembra voler prendere spunto, creando altra confusione. Quello che rimane è il sorriso della bella attrice protagonista e della fragilità del suo personaggio e la sensazione di essere stato tradito. Lasciate perdere il film, leggetevi il libro piuttosto. Voto 3
domenica 18 aprile 2004
Dovendo parlare di un film di cui si è anche troppo discusso nell’arco di tutto il 2003, ho pensato fosse la cosa migliore farlo partendo innanzitutto dal semplice, inequivocabile fatto, che prima di tutto è un film, mentre tutte le considerazioni accessorie legate ai concetti espressi al suo interno vanno lasciate in secondo piano. Com’è quindi questa “passione secondo Gibson” come ormai viene chiamata? Innanzitutto va detto che il film è girato molto bene, ricordandoci che il regista è comunque lo stesso del vero capolavoro “Braveheart”. La fotografia è suggestiva, disegnata con colori forti, scuri, spezzati dal bianco intenso del cielo, della terra secca, dei pavimenti di marmo. È una fotografia forte, potente, mai banale. La macchina da presa non si limita a seguire gli eventi ma li interpreta, li sottolinea, è parte dell’azione quanto gli stessi personaggi, quasi fosse una delle persone presenti mentre il personaggio principale segue il suo destino. Le trovate visive sono notevole e qualitativamente elevate, a parte un paio di momenti in cui sembra esserci un’indecisione legata, io credo, alla difficoltà di visualizzare qualcosa che, visivamente, non c’è. Ma sono solo un paio di situazioni all’interno di una macchina ben oliata e sicuramente poderosa. Il fatto che tutti i dialoghi siano in aramaico e latino non è poi così insopportabile come sembra, anche perchè di fatto nel film si parla poco e quando si supera la sequenza legata a Ponzio Pilato (l’attore più bravo in campo, ma del resto anche l’unico personaggio approfondito, al punto che sembra quasi un film su di lui), beh non si parla praticamente più. Intensa è anche l’attrice che dà il volto a Maria e persino la Bellucci non può fare più danni di tanto, parla poco e quando lo fa non si capisce cosa dice, che poi è quello che succede sempre con lei. Chi non ha desiderato di vederla schiattare in “Matrix reloaded”? Cosa non funziona quindi nel film? Primo: il film, che ha un inizio promettente (o comunque si lascia seguire), cessa di esistere subito dopo la parte legata al suddetto Pilato e già all’interno della sequenza in questione ha una caduta di ritmo da cui non riesce più a sollevarsi. È anche il momento in cui il regista si autocompiace dell’eccesso di sangue e violenza con cui ha caratterizzato tutto il film. Pilato decide di far punire questo Gesù che peraltro non gli ha fatto niente, ma è pur sempre politica e lui non vuole mica una rivolta no? C’è da dire che certe cose non cambiano mai. Quindi abbiamo una sequenza di 10/15 minuti composta unicamente da: frustate, frustate, frustate e “ah si, frustiamolo anche con questa!” Qui abbiamo il dubbio onore di vedere schizzi di sangue e di parti di corpo in quantità tale da 1- far venire in mente film come “Venerdì 13” 2- scadere un po’ nella parodia infatti, quando dopo averle prese che la metà basta, il personaggio decide pure di rialzarsi, più di uno in sala ha detto “ma stai giù ca..o!” qui il film perde già ogni ragione d’essere, perché non mi sta raccontando più niente. Ed è solo l’inizio, da questo momento in poi Gesù continuerà ininterrottamente a prenderle di santa ragione, senza soluzione di continuità, al punto di diventare, letteralmente un hamburger ambulante. Ultima e ripetitiva conversazione con Pilato e poi addio, il film finisce, almeno narrativamente. Tutto ciò che segue è: Gesù viene frustato (ancora), gli caricano una croce che non avrebbe nessuna possibilità di sollevare normalmente, figuriamoci in quelle condizioni, viene frustato per tuuuuuuuuuutto il tempo, cade, si rialza, cade si rialza (ripetete x una decina di volte), mentre il film non si rialza più. Nel frattempo avvengono alcuni fatti accessori, ovvero messi lì a cercare di dare un senso alla vicenda ma è troppo poco e troppo tardi e non sarà una ragazza con un bicchiere d’acqua a dare una vita al cadavere. Tutto ciò prende un’intera ora del film, poi arriviamo sulla collina (scusatemi, non ho idea di come si chiami, ne m’importa) e qui il film diventa Scary Movie. Altre mazzate, poi le inchiodate, poi gli slogano un braccio (il che peraltro ricorda sospettosamente il Martin Riggs di “Arma letale”) e poi ancora: lo ribaltano a faccia in giù, lo ri-ribaltano a faccia in su, al che una persona ha esclamato “ma cos’è, lo stanno impanando?” a questo punto del film avete già guardato l’orologio circa cinque volte e pensate “ma come ancora dieci minuti? Che c… deve far vedere?” raggiungiamo il kitch più completo, una lacrima cade dal cielo, le nubi avvolgono il mondo, la terra trema, per circa 10 secondi, poi tutti tornano a fare quello che stavano facendo e tu ti chiedi perché invece non hai visto “Scooby doo 2” che almeno ti facevi due risate. Ah si, Rosalinda cementano fa il diavolo, perché nella visione della religione le donne sono o madri, o prostitute o diavoli. Motivo x cui Gibson ha piazzato la ragazza col bicchiere d’acqua, un patetico tentativo di non far notare la visione che la chiesa ha delle donne (e che io NON condivido). Infine Jim Caveziel ha, paradossalmente, il ruolo più semplice, in alcuni flashback sembra il testimonial di una pubblicità, tutto lindo, pulito e quasi eroico, x come viene ripreso, poi sparisce sotto litri di sangue. Quello che rimane è un lungo e pomposo spot pubblicitario per la chiesa cattolica, così rigidamente osservante di quanto propugnato da non porsi una domanda né analizzare in alcun modo ciò che viene detto, al punto da accettare supinamente alcuni messaggi quantomeno ambigui, vedi quello sulle donne ma soprattutto, ancora peggio, quello contro gli ebrei. Il problema è che non è Mel Gibson ad essere antisemita, ma ciò di cui parla, il che è anche peggio. Secondo ed ancora più importante aspetto: in un epoca di fanatismi religiosi, far sollevare un altro fanatismo è completamente sbagliato. Se invece di accontentarvi di uno spot propagandistico volete provare a vedere con occhio diverso (e più intelligente) la stessa storia, vista in un’ottica più umana ed illuminata, provate il vero capolavoro “l’ultima tentazione di cristo” di Martin Scorsese, che all’epoca rischiò la vita x aver rappresentato un Gesù più umano, una Maddalena non in odore di prostituzione ma compagna del protagonista ed un giuda in un ruolo completamente diverso da quanto propugnato. Teorie diverse, basate su vangeli apocrifi che la chiesa rifiuta categoricamente. Oppure leggete quel gioiello del “codice Da vinci” di Dan Brown, un romanzo che sotto la superficie di un grande thriller analizza da un punto di vista molto più intelligente la stessa leggenda, facendoci fare quello che il film di Gibson evita accuratamente: Pensare con la nostra testa. Voto 3
Eravamo rimasti al brillante film che vede riunito l’incredibile team composto dai grandi fratelli Coen insieme con il mito Tom hanks, ora andiamo avanti, basandoci sulla classifica pubblicata la settimana scorsa e che vedrete poi rinnovata la settimana prossima:
“Jersey girl” questo è il film che ha rischiato grosso e che ha fatto venire i sudori freddi ai fratelli Weinstein, proprietari della potente casa di produzione Miramax, ed il regista Kevin Smith, ironico ed iconoclasta regista americano, reso famoso da “Clerks”, il bellissimo “in cerca di Amy” ed il delirante “Dogma” di cui ho parlato molto tempo fa. Cosa era successo? Il protagonista del film in question è Ben Affleck, che nella storia è un vedovo di recente con annessa bambina, che deve ricostruirsi una vita, aiutato dalla bellissima ed altissima Liv Tyler. Bè, fin qui tutto bene, io vorrei vederlo questo film, ma non è questo il punto. Prima di iniziare le riprese di questo, il nostro Affleck aveva fatto due cose, entrambe rivelatesi letalmente sbagliate: 1- mettersi con Jennifer Lopez, che è un po’ come la Bellocci, brava finchè sta zitta 2- Farci un film insieme, l’ormai famigerato “Gigli”, poi diventato “tough love” e da noi “amore estremo” Premesso che ancora non ho visto questo film e che prossimamente gli darò un occhiata, quello che accadde è noto a tutti, credo. Il film subì più rimaneggiamenti prima di uscire di quanti ne abbia mai avuti “Via col vento” (ma il paragone è improprio), la critica lo attaccò prima che uscisse, x via dell’atteggiamento umile e discreto della Lopez (si nota che è una frase ironica ?:-) e quando uscì fu un fiasco di proporzioni epiche. Solo che nel frattempo Affleck aveva dato un suggerimento al regista del suo nuovo film: perché non ci facciamo recitare anche jennifer, che è tutta pubblicità? Il regista era Kevin Smith, il film quello che vedete sopra. Quando poi la furia degli elementi si scatenò sul film precedente, venne il latte alla ginocchia, anche se Smith difese il film a spada tratta, probabilmente a ragione. Cominciarono quindi le smentite, si diceva che il ruolo della Lpez fosse stato tagliato, che fosse stata tolta dalle locandine, mentre il povero Kevin ci provava a dire al mondo “Guardate che la Lopez in questo film ha un ruolo che dura 10 minuti, non è mai stata la protagonista”. Ora il film è uscito, non sarà un successone ma spero che Kevin Smith torni a dormire sonni tranquilli, se li merita.
“Dawn of dead” sta uscire anche da noi con il titolo “l’alba dei morti viventi”. È il remake del seguito del primo film di George Romero e, come nell’originale, è ambientato in un centro commerciale in cui alcuni sopravvissuti cercano di respingere orde di zombie. Il tono è però molto più mediato dal nuovo modo di fare horro, quindi con molto più ritmo ed un certo look da videoclip, come capitava anche nel recente, sanguinolento “non aprite quella porta” altro remake aggiornato al cinema dell’anno 2000. che dire, come interesse filologico potrebbe essere interessante, ma io preferisco aspettare il più intrigante “Final destination 3”!
Infine “Taking lives”. Tratto da un thriller scritto dal novello scrittore Michael Pye, uscito anche da noi col titolo “ladro di vite” è in fondo il solito film/romanzo sul classico serial killer imprendibile che ci ha pure rotto se vogliamo essere sinceri. Qui si parla di un assassino che ruba l’identità delle sue vittime e se ne va in giro per l’europa. Per cercare di fermarlo viene chiamata una delle attrici più brave e belle del pianeta: Angelina “lara croft” Jolie. Lei ha la capacità di immedesimarsi nel killer, lavora da sola, ha un carattere chiuso, le solite cose insomma. Intorno a lei kiefer Sutherland, in vacanza dalla splendida serie “24” ed Ethan Hawke, in vacanza permanente dalla moglie Uma Thurman. Le due cose che pare caratterizzino un po’ il film sono: 1-il tono cupo e malsano, comunque clonato da “Seven”, l’unico film su questo stupido argomento che valga la pena di vedere 2-Angelina Jolie, che vale più dei film che fa In pratica, se vi piace il genere è sicuramente un ottimo prodotto altrimenti, una volta di più, guardatevi “Scooby doo 2”, che vi fate due folli risate.
Per ora è tutto, ci vediamo la settimana prossima con la recensione di “Secret window”, l’aggiornamento della classifica e nuove, clamorose news sui futuri progetti cinematografici!
Ciao a tutti, Leo
mercoledì 14 aprile 2004
Recensione, news ed anticipazioni
Uscendo dalla visione di questo film si ha la netta impressione di aver vissuto un’ esperienza tra il sogno e la realtà, sospesi in un mondo in cui la danza è la forma più alta di espressione dell’essere umano. Costruito nella forma definita “Docu-fiction”, il film segue le vicende che si susseguono all’interno del vero Joffrey ballet di Chicago, intrecciando le loro vite private, le prove ed i balletti veri e propri in un insieme omogeneo, delicato, romantico ed anche distaccato, con la sensazione per l’appunto di essere immersi in un sogno da cui non ci vorrebbe svegliare. Questo quantomeno se si ha lo stato d’animo necessario per lasciarsi avvolgere dai stupendi ed evocativi balletti, dimenticando per un po’ la vita che si trova fuori dalla porta del cinema, un po’ come accade nel film. Perché se anche è vero che vediamo i ballerini anche nel privato, risulta chiaro è che la danza è parte integrante delle loro vite, quasi un seconda se non una prima natura. Ed è in questo discorso il vero è proprio cuore del film. Qui non vedrete i più stereotipati repertori del genere. Non ci sono drammi melodrammatici, rapporti sentimentali in crisi, scelte difficili, genitori che non approvano o, come si sono inventati ultimamente, malattie mortali che colpiscono inevitabilmente la protagonista (e di conseguenza il film!). Qui tutto è danza, qui la vita ha un senso nel passo sospeso della ballerina, nella forza leggera del danzatore, nelle coreografie che raccontano storie che non si possono raccontare a parole, ma solo col cuore. Questo è il punto, entri nella scuola di danza con gli studenti ed i ballerini della compagnia, vivi con loro, soffri con loro durante le provi ed insieme vivi le emozioni che la danza comunica in una delicata e rarefatta sospensione tra la vita reale e l’arte che pervade le loro vite. Lo sguardo di Altman è contemporaneamente distaccato e partecipe, affascinato (come noi) e analitico, forse alla ricerca dell’ultimo e vero Graal, il senso ultimo dell’arte, quale che sia. Perché in fondo ci troviamo di fronte a due linguaggi che si intersecano e si scrutano a vicenda, quello del cinema e quello della danza, che da sempre si incontrano e si scontrano con esiti alterni. In mezzo a tutto ciò brilla la dolcezza eterea di una Neve Campbell capace di restare in disparte malgrado sia anche la produttrice del film e di farci scoprire le sue doti ed il suo passato di ballerina classica (ha passato anni proprio al Joffrey ballet, lasciando solo dopo gli innumerevoli infortuni che colpiscono tutti i ballerini) ed il carismatico personaggio del direttore artistico, interpretato in modo ineffabile da Malcom Mcdowell, un attore che avrebbe meritato miglior fortuna ma che ancora riesce a regalarci grandi interpretazioni quando gli viene proposto un copione degno di nota. Su tutto i veri ballerini del Joffrey, il loro talento, la loro fisicità, la loro passione. Può piacere o no un film così avulso dalla realtà attuale cinematografica (mi si passi la dicotomia), ma rimane un momento in cui viviamo e respiriamo un mondo diverso, nuove e più alte sensazioni. E questo non è poco. Voto 7.5 News Visto il buon successo americano della versione cinematografica di “Starsky and Hutch”, grazie anche alla coppia geniale Ben Stiller/Owen Wilson, negli usa è dilagata ulteriormente la febbre del remake/parodia di serie che già da sole erano alquanto surreali. Col risultato che la prossima trasposizione cinematografica coinvolgerà nientemeno che “love Boat”. I produttori dicono che vogliono farne una versione comica, perché qualcuno ha mai pensato che fosse un telefilm serio?
Il regista del geniale “Final destination 2”, recensito da qualche parte qui sotto, ha confermato che la casa di produzione ha dato il via libera all’atteso “Final destination 3” che dovrebbe essere addirittura girato in 3D! siete pronti ad incontrare la morte “dal vivo”?
Ed ha già un sito ufficiale il tanto atteso seguito di “The mask”, purtroppo senza Jim Carrey. Il film si intitola “Son of the mask” e parla di un disegnatore di fumetti che diventa involontariamente il proprietario della maschera, la quale viene addirittura prima provata dal figlioletto, con esiti devastanti. Protagonista sarà Alan Cumming, che forse avete visto come Nightcrawler in “X-men 2” (forse perché era alquanto truccato) e jaime kennedy, la giovane e carina protagonista del film “il monaco”, quindi alquanto preparata alla situazioni fumettose.
Ma veniamo ad una cosa che volevo fare da tempo, ecco a voi l’attuale classifica degli incassi americani, con tanto di anticipazioni di quelle che saranno le prossime uscite da noi, così come appaiono sullo splendido sito www.imdb.com : USA Weekend Box-Office Summary2 April 2004
A parte l’evidente successo di “The passion”, compaiono alcuni titoli che stanno rivoluzionando la classifica: Hellboy è un’altra trasposizione da un fumetto, in questo caso un po’ underground, in cui si parla di un demone che x motivi a me ignoti decide di venire sulla terra e combattere i suoi ex compagni di danno. Il look del film è alquanto clonato dagli “x-men”, forse con un tono più dark ed in generale il film ha ricevuto delle buone critiche. L’attore protagonista da noi è rimasto nella memoria per il suo ruolo nel nome della rosa, in cui interpretava il ruolo del monaco che parlava in mille lingue contemporaneamente, ovvero Ron Perlman, che in realtà avete visto in una quantità impressionante di film, non ultimo “Blade 2”. Insomma una certa propensione per il fantastico, se pensate che era anche in “alien la clonazione”!
“Walkin tall” è il 3° film del nuovo re dell’action movie, ovvero Dwaine “the rock” Johnson, diventato famoso con “il re scorpione” e dotato di una grande e notevole capacità di fare dell’autoironia, che ha dimostrato nel film succitato ma anche nel da noi sottovalutato “tesoro dell’amazzonia”. Qui interpreta il ruolo di un ex marine che torna nel paese natale sperando di potersi godere una vita tranquilla, ma scopre che l’ex bullo della scuola ha trasformato il ridente paesino in una nuova Gomorra (tanto per dirne una), con tanto di spaccio di droga, delinquenza dilagante e chi più ne ha… ne consegue che il nostro si farà eleggere sceriffo e comincerà bellamente l’opera di repulisti della cittadina, applicando con scientifica precisione tutto ciò che ha imparato nell’esercito, mentre il cattivo di turno minaccia la vita sua e dei suoi familiari. Insomma, x parafrasare la legge di Murphy “se può esplodere esploderà”!
“Home on the range” è quello che viene definito come l’ultimo, in senso definitivo, cartoon Disney con animazione tradizionale. Questo perché, costato la cifra di 100 milioni di dollari (non ho idea di come li abbiano spesi!), come potete vedere non li sta recuperando per niente, dando così l’estremo saluto (per ora) al cartoon disegnato in favore di quello in computer grafica. Certo vorrei sapere come farà la Disney ora che si è giocata la Pixar, che le aveva fatto guadagnare cifre iperboliche con tutti gli ultimi progetti, ultimo dei quali il campione di incassi “alla ricerca di Nemo”. Comunque, la tram di questo cartoon parla degli animali di una fattoria che, x salvare il luogo in cui vivono, su cui pende uno sfratto, decidono di improvvisarsi cacciatori di taglie x recuperare i soldi necessari. Così avremo mucche pistolere ed altre follie. Peccato solo che la critica dica che, dietro le buone intenzioni si cela un film che non funziona un granchè, facendolo cadere rapidamente nel dimenticatoio.
“The prince and me” è una commedia romantica con la sempre brava e buffa Julia Stiles (Save the last dance, the bourne identità, 10 cose che odio di te), studentessa di medicina che si innamora di un compagno di studi, scoprendo trattarsi di un principe danese in incognito perché non vuole seguire il suo destino “regale”. Che vi posso dire? Io ci vado matto per questi film!
“The ladykiller” è il nuovo, geniale film dei fratelli Coen, il primo con quel grande attore che è Tom Hanks. Qui si parla di una banda di delinquentelli che vorrebbero rapinare un casinò (negli anni 50) ma che si trovano a scontrarsi con una vecchina che si rivelerà più battagliera del previsto. Come sempre un film già definito “un piccolo gioiello” con una coppia di registi ormai mitici che si confrontano con un altro mito. Che altro dire se non, quando esce da noi????!!!
Ma se volete saperne di più sugli altri film della classifica dovrete aspettare ..... pochissimo, quando troverete anche la recensione del tanto discusso “the passion”. Ciao a tutti. Leo
giovedì 8 aprile 2004
Storie che funzionano, storie che invece, tristemente, no. L’esempio positivo:
Esordio alla regia dello sceneggiatore dell’ormai mitico “Ti presento i miei”, il suddetto titolo si presenta come una piacevole sorpresa, perché riesce a vivere su due livelli completamente diversi eppure complementari. Nel primo abbiamo tutte le gag possibili ed immaginabili appartenenti alla serie “ridere delle disgrazie altrui”, non diversamente da quanto accadeva sempre a Ben Stiller proprio in “Ti presento i miei”. lui viveva un week-end all’inferno, noi ridevamo senza pietà delle sue ridicole tragedie. Riprendendo nella nuova commedia uno dei ruoli che più gli calzano a pennello, l’omino già frustrato di suoi vittima di uno scherzo feroce del destino, Ben Stiller è semplicemente perfetto nel raccontarci di questo personaggio che fondamentalmente ha paura di tutto e che proprio tutto si ritrova a dover affrontare. Fanatico della sicurezza, che ha fatto diventare un lavoro, il nostro eroe riesce a farsi scippare la moglie durante il viaggio di nozze ed al rientro è forse più ossessivo compulsivo di quanto non fosse già prima. Motivo x cui il destino o il caso, chiamatelo come vi pare, gli fa incontrare una sua ex compagna di liceo, che è il suo esatto opposto e che gli sconvolge, in meglio, la vita, riportandolo in vita. Ma dovrà attraversare le situazioni più assurde mai immaginate da mente umana prima di scoprire che è proprio la follia insita nella vita di tutti i giorni la parte divertente da vivere. Così il nostro neonato regista non perde un’occasione per far precipitare la situazione attorno al nostro personaggio e noi non possiamo che ridere senza ritegno di una tale valanga di sfighe! Nel secondo livello scopriamo che oltre all’effetto comico il film ci riserva anche una storia vera e propria, quella di due persone che si cambiano a vicenda, riuscendo a trovare quel delicato equilibrio tra caos e ultracontrollo. Perché laddove Ben Stiller è troppo controllato, dall’altra parte abbiamo una spumeggiante e perfetta Jennifer Aniston che non riesce a mantenere una direzione per più di cinque minuti, costantemente all’inseguimento di una gioia di vivere che sfocia un po’ troppo nella sindrome di Peter Pan. Sarà un incontro/scontro da scintille , divertente, imbranato e mai incline al solito sentimentalismo, visto che la morale finale è che per godersi la vita un po’ bisogna essere matti ed un po’ savi, forse sempre in bilico su un sottile confine, però decisamente più liberi. Unica nota stonata, a parere mio, il sottoutilizzo di Debra Messing, attrice dalle incredibili capacità comiche già regina della splendida sit-com “Will & Grace”. Ecco, lei avrebbe meritato un po’ più di spazio, mentre il suo personaggio si limita ad essere puramente strumentale. Ma rimane pur sempre un perfetto esempio di commedia folle ed a tratti grevd, che ti farà uscire dalla sala con un lungo sorriso dipinto sul volto. E questo non è poco. Voto 8 Il disastro: Per definire al meglio la situazione a cui va incontro chi si accinge a vedere il film, conviene citare due domande che si sono fatte due mie amiche: Mistral – Ma cos’è, uno Scary Movie involontario?- Barbara – Perché si intitola “Gothika”?
Questo accade perché il succitato film è fondamentalmente un puzzle di altri 3 film, in cui la via dell’originalità sembra smarrita. Ora, pensavo fosse necessario sottolineare che in questo articolo potrebbero esserci delle anticipazioni sulla trama, ma la vera tragedia sta nel fatto che a 10 minuti dall’inizio del film (ok, facciamo 12), gli unici a non aver capito cosa è successo sono i personaggi del film stesso, che brancolano nel buio per circa un ora e mezza prima di andare a sbattere contro una soluzione di rara banalità. Il terzetto dei film da cui è composto “Gothika” è, in ordine cronologico: The ring Le verità nascoste Il sesto senso Per nostra fortuna si è salvato il bellissimo “Mothman’s prophecy”, altrimenti il crollo sarebbe stato completo. Ma vediamo nel dettaglio. Il film inizia con un dialogo tra la bellissima Halle Berry e Penelope “Ragnetto” Cruz, talmente stereotipato che anticipi tu le battute e speri che il film non sia tutto così. Speranza vana. Dopodichè accade l’impensabile, a distanza di quasi dieci anni, in cui si è registrata la scomparsa (auspicata) dei titoli di testa, qui li vediamo ritornare in tutto il suo splendore, ivi compreso truccatore, scenografo, fonico, pizzaiolo e quello che che pulisce i bagni, mentre Halle Berry attraversa senza sforzo alcuno ben OTTO corridoi. Non fa altro, cammina cammina cammina, mentre sullo schermo appare il nome della nonna del regista e di tutte le sue ex con tanto di voto. Finalmente inizia il film, Halle Berry parla e poi pomicia con un marito almeno impossibile (non ci crede nessuno che lei si metterebbe con una schifezza simile), compare Robert Downey jr, prende l’auto e quindi vedete la scena che vi hanno propinato nei trailer fino alla sfinimento. Perché questo è uno dei problemi, i trailer hanno anticipato i pochi momenti di interesse del film, togliendo di fatto ogni dubbio su come la storia proseguirà. Quindi La Berry si riprende nello stesso manicomio criminale in cui lavora e che fa? Racconta a Robert Downey jr tutto quello che è successo fino ad un minuto prima, nel caso ci fossimo appisolati e qualcuno ci avesse svegliato in quel momento. Da qui in poi è un diluvio di stereotipi e momenti di tensione visti mille e duecento volte, ivi compresa l’inquadratura inventata da Brian De Palma più di venti anni fa. Avete presente, il personaggio cammina verso la mdp (macchina da presa), poi si sposta, o si china, scoprendo qualcuno alle sue spalle. funziona ancora sia chiaro, ma è un effetto, non una parte della narrazione. E di questi “salti sulla poltrona” ne incontrerete una decina, che sicuramente fanno il loro effetto, ma risultano fastidiosamente fini a sé stessi. Nel frattempo tu hai già capito tutto quello che c’è da capire e ti chiedi com’è che psichiatri plurilaureati possano essere così tonti, mentre cerchi di immaginare chi è il complice. Perché c’è sempre un secondo colpevole, come “Scream” ci ha insegnato qualche anno fa, e noi non vorremmo mai sfuggire alla regola. Anche perché il “cattivo numero uno” è palese fin da subito, per cui ci deve essere lo straclassico colpo di scena di finale, che riesce ad essere nel contempo assurdo, forzato e ridicolo. Poi abbiamo la scena post finale, in cui non ci è chiaro com’è che due pazze assassine, che perlomeno fisicamente lo sono davvero, possano essere libere di andarsene in giro, e qui assistiamo al tracollo finale del film, l’entrata in un altro film, ovvero “Halle Berry vede la gente morta”. Ebbene si, il film mi ha spaventato, perché non mi immaginavo che si potesse realizzare una simile sciocchezza. Rimangono delle trovate visive, la macchina da presa che attraversa i vetri, ma il resto è così banale da far pensare che forse era un parodia e non lo abbiamo capito. Voto 4-
sabato 27 marzo 2004
Piccoli geni crescono. Quanto è cresciuto Tim Burton in questi anni. Lo avevamo incontrato come un giovane autore introverso, visionario, con un passione per le atmosfere da fiaba gotica, attraverso le quali ci parlava di personaggi “spostati” che desideravano poter comunicare col mondo. Così era Edward mani di forbice, Ed Wood ed anche Batman/Bruce wayne, per sempre chiuso in un mondo freddo e vuoto. Poi questi personaggi avevano il loro momento di gloria con “Mars Attacks!” in cui erano gli spostati a sopravvivere e ricostruire il mondo con altre regole, più folli ma anche, sicuramente, più umane. Era arrivato ad una parentesi assolutamente tranquilla e forse un po’ anonima con “il pianeta delle scimmie” di gran successo ma di cui lui per primo si era lamentato, per le troppe interferenze della casa di produzione. Ma il tempo passa, incontra Helena Bonham Carter, ha un figlio e nasce “Big Fish”, che, forse casualmente, forse no, parla di un figlio che cerca di capire il padre. Ma non è la classica storia di un rapporto familiare difficoltoso, per prima cosa è la storia di un uomo che ha reinventato la sua vita per poter accettare le difficoltà che aveva incontrato sul suo cammino. E così troviamo Ewan Mcgregor, sorta di Edward mani di forbice per la sua ingenuità, ma anche deciso a non farsi fermare dal mondo che lo circonda e cerca di tarpargli le ali. Così le difficoltà di trovare la propria posizione nel mondo, l’affrontare le difficoltà legate alla povertà, alla guerra in ci si trova paracadutati, si trasformano in giganti buoni ma un po’ musoni, lupi mannari che vogliono giocare e streghe che ti raccontano quale sarà il tuo destino. Il tutto in un alternarsi di piani: il presente ed il passato, l’immaginario ed il reale, la metafora ed il suo significato. Il padre aveva bisogno di far diventare la sua vita, altrimenti drammatica e pesante, in una fiaba meravigliosa, il figlio aveva bisogno di un vero padre. Due fronti diversi, in apparenza inconciliabili. Almeno fino a quando non capisci che la fantasia è un mezzo per affrontare la realtà, per darle un senso, per darti un minimo di dignità. Perché siamo tutti dei grossi pesci desiderosi di tornare a nuotare liberi nel mare dell’esistenza. Non tutto è chiaro all’inizio ed alcuni personaggi sono la metafora l’uno dell’altro, ma tutto ha un suo senso anche laddove non ce l’ha e noi solo così possiamo sperare di vivere al meglio la nostra vita. Perché possiamo essere persi nella foresta di Sleepy hollow, intrappolati dai rami, attaccati da strambi ragni saltellanti. Ma finchè sapremo che non è così che finiremo, continueremo a vivere e a dipingere la vita con i colori della fantasia, reclamando il nostro posto nel mondo, in quel paese perfetto che si chiama forse Spectre, ci potremo arrivare troppo presto, o troppo tardi, ma saremo riusciti a dare un senso alla nostra esistenza. Voto 9
martedì 23 marzo 2004
Se eravate convinti che i primi due capitoli della serie fossero dei gioielli di demenzialità, ebbene preparatevi a scoprire cosa vuol dire davvero “demenziale”, grazie all’arrivo nella squadra di uno dei geniali autori di “Top secret” “Una pallottola spuntata” e ovviamente “l’aereo più pazzo del mondo”. E la differenza si vede subito, dopo la divertita improvvisazione dei primi due film, in cui i fratelli Wayans (che sono tanti quanti i Baldwin!) coprivano tutti i ruoli (regia, sceneggiatore, recitazione) senza in fondo saperne fare neanche uno, improvvisamente si scopre che anche il genere demenziale ha bisogno di una struttura, tutto sua ovviamente, e che se c’è un regista vero dietro la macchina da presa la differenza si vede subito. Innanzitutto il citazionismo tipico della serie prende una sua direzione, creando un inverosimile quanto esilarante collegamento tra tre film ovvero “Signs” “the ring” ed “Eight mile”, con una puntatine inevitabile in Matrix Reloaded, dove l’architetto va a cercarsi le parole difficili sul vocabolario! Così avremo il contadino ex prete Charlie Sheen che deve vedersela con strane apparizioni nei suoi campi ed un fratello fissato con l’hip hop, mentre una loro amica, la brillante Anna Farris, già protagonista dei primi due film, trova una strana videocassetta e riceve altrettanto strane telefonate. Ed in tutto ciò un suonatissimo presidente degli stati uniti, il mitico Lesile Nielsen, è convinto che ci sarà un’invasione aliena, creando scompiglio durante una cerimonia ufficiale. C’è un bambino inquietante che ha delle visioni ed è destinato a prendere un sacco di mazzate per puro caso, Michael Jackson che rivive l’esperienza fatta fare al suo pargolo ed un gruppo di cantanti hip-hop che non vedono l’ora di sparare a qualsiasi cosa si muova, compresi se stessi. Politicamente scorretto, delirante con punte di genialità ,il terzo capitolo porta nuova linfa al marchio Scary Movie ed apre la porta ad una 4° puntata, visti gli incassi di quella attuale. E se all’inizio il film vi sembra partire un po’ lentamente aspettate, vi troverete a rotolare sotto il sedile più velocemente di quanto credete: ma soprattutto fate attenzione, per ogni gag in primo piano ce n’è un’altra sullo sfondo, c’è un dettaglio da qualche parte che non potrete notare perché troppo impegnati a ridere senza ritegno, ma che se scoperti mi porteranno alle lacrime. Scary movie 3 non è un film da vedere, ma da rivedere, rivedere, rivedere e ridere come degli scemi! Voto 8 Ma veniamo a qualche news ...................
Una spiacevole news, peraltro ancora da confermare, ha colpito la produzione della notevole serie “CSI”. A quanto pare il protagonista della serie, William Petersen, ovvero il grande Carl Grissom, ha annunciato che l’anno prossimo mollerà la serie. Il motivo? Lo snaturamento della serie in atto, cominciata con il varo di “CSI: Miami” e che proseguirà con l’imminente “CSI: New York” (non lo sapevate eh? :-), secondo lui assolutamente negativa per la qualità della serie originale. Anche se pare un po’ strana come osservazione, la serie “Law & order” ha ormai 3 serie parallele (due delle quali sono passate su rete quattro) senza che questo infici il valore di quella originale ancora in onda. Le motivazioni, secondo me, vanno viste in un’ottica più pratica. Petersen/Grissom, se non lo avete notato, è anche uno dei produttori di “CSI” e probabilmente non gli va giù di non poter partecipare agli introiti delle due altre serie. In ogni caso la casa di produzione ha già detto che comunque lui è sotto contratto per altre 5 stagioni, motivo per cui non se ne andrà tanto lontano. E, con un po’ di fortuna, tutto diventerà una bolla di sapone. Almeno spero, perdere Grissom sarebbe un gran danno per uno dei telefilm più intelligenti degli ultimi anni.
A quanto pare invece, tutta la pubblicità negativa che il film di Mel Gibson ha ricevuto in un anno intero ha avuto come unico effetto quello di fargli incassare 117 milioni di dollari in una settimana! Che poi il film sia degno di nota, beh, questo lo dobbiamo ancora scoprire. Basta vedere gli incassi di quell’inutile bambinata che è “Il ritorno del re”, pure vincitore degli oscar!
Riguardo ai suddetti, va registrato però che oltre a quelli buttati dalla finestra, almeno quattro sono andati a personaggi meritevoli. Finalmente si è scoperto che la Dea Charlize Theron oltre che essere bellissima è sempre stata una brava attrice, capace anche di scegliere soggetti almeno controversi quello di “Monster”, ancora inedito da noi, ed anche la brava Renè Zellwegerha ricevuto il riconoscimento che meritava. Di Sean Penn e Tim Robbins poi non è neanche necessario parlare, a loro gli Oscar dovrebbero arrivare per posta ogni anno, che abbiano o meno fatto un film! Dispiace per l’esclusione del bravissimo Tom Cruise nel ruolo della sua vita in “L’ultimo Samurai” e per “Master and commander” che avrebbe meritato più considerazione. Però guardiamo il lato positivo, ormai il signore degli anelli ce lo siamo tolti di torno, l’anno prossimo i premi torneranno ad andare a chi più se lo merita e non al botteghino!
I vampiri continuano ad essere di moda. Evidentemente spronati dal successo dell’ultimo “Underworld”, stanno per tornare con “Ultraviolet”, un futuristico thriller diretto dal regista di “Equilibrium” (da noi purtroppo passato sottosilenzio), in cui vedremo Milla Jovovich difendere un bambino di 9 anni durante una guerra sotterranea tra umani e vampiri, in cui lei fa parte degli ultimi. Ma non ci ricorda qualcosa tutto ciò? Tutto questo dopo che la stessa avrà riaffrontato gli zombie nell’imminente “Resident evil 2: Apocalypse” che ripartirà esattamente da dove l’avevamo lasciato l’ultima volta, con una Milla seminuda, armata di fucile a pompa, in un paese dove gli abitanti hanno qualche problemino di pelle e, soprattutto, di carattere. Milla Jovovich ha trovato la sua strada direi!
Ed il futuro nuovo Batman, ovvero il bravo Christian Bale nella prossima rivisitazione del supereroe si inconterà e sconterà con Katy Holmes (si, sempre la stessa da Dawson’s creek) nei panni di una sua vecchia fiamma, Michael Caine in quelli del venerando maggiordomo Alfred, Liam Neeson in quelli del suo mentore, Morgan Freeman che interpreterà il personaggio di Lucius Fox (non so chi sia) e Ken Watanabe nei panni del supercattivo Ra’as Gul, probabilmente derivato dalla nuova serie di fumetti. Il tutto mentre Bruce wayne cambia vita e diventa inglese, dove la sua inquietante e gotica abitazione troverà la sua più idonea ambientazione. Ma non solo, prima di tutto ciò Bale sarà protagonista di “The machinist”, stranissima storia di un operaio in una megafabbrica che non dorme da un anno e che comincia a dubitare della sua sanità mentale. Sembra un po’ il fratellino di “Fight Club”, ma avercene di copie del genere!
Infine, l’infausto successo di quella baggianata del signore degli anelli ha provocato l’ovvia corsa al fantasy da parte di Hollywood, pensate che sono in programma: Runelords, basato sulla serie fantasy dell’autore David Farland, che però quando scrive si firma David Wolverton, forse perché i licantropi hanno la loro sede usuale nei suoi romanzi Chronicles of Narnia, prodotto dalla Disney e basata su una serie creata nientemeno che da CS Lewis, famoso scrittore ottocentesco su cui avevano basato un bellissimo film con Anthony Hopkins, ovvero il bellissimo “Viaggio in Inghilterra”. Comunque, quello che si prospetta come il primo film di una serie avrà come sottotitolo “The lion, the witch and the wardrobe” e parlerà del (solito) epico viaggio di un gruppo di eroi per sconfiggere una strega che ha creato un inverno eterno sul reame di Narnia. E per finire, addirittura l’opera “L’oro dei Nibelunghi” verrà trasformata in una serie cinematografica! E per ora vi saluto e a presto Leo
giovedì 4 marzo 2004
Underworld (Attenzione, contiene anticipazioni sulla trama!) Come recita un detto “le nuove generazioni di solito fanno cose un po’ migliori di quelle che le hanno precedute”. Magari si può questionare sul valore dell’affermazione se applicata al mondo reale, ma nel meraviglioso mondo del cinema può succedere che un film nato dall’unione di genitori come “Blade 1 e 2” (ma più che altro il 2) e “Matrix”, riesca a mostrare una sua propria personalità e seguire una strada completamente diversa. C’è una guerra in corso, da un bel po’ di tempo, diciamo 14 secoli e noi umani non ne sappiamo niente, anzi, non siamo neanche presi in considerazione. Non siamo presi in mezzo, non siamo vittime, non facciamo parte del conflitto. È già tanto che passiamo di lì per caso. Eppure i due contendenti sembrerebbero quelli che cinematograficamente ci hanno dato più problemi nel corso degli anni. Eppure no, i vampiri, qui visti come una classe nobile, ed i lupi mannari (un po’ più popolani), non ci degnano di uno sguardo, sono troppo impegnati a combattersi, inventandosi nuove e sofisticate armi, cercando punti deboli, preparando oscuri complotti. Ma, all’inizio della storia, questa guerra è stata vinta alla grande dai vampiri, come era loro diritto di nascita dice la protagonista, ed i lupi mannari sono stati pressoché sterminati. E noi ne siamo felici all’inizio, perché i licantropi sono brutti sporchi e cattivi e i vampiri camminano nel mondo con un cipiglio nobile che ci fa immediatamente tifare per loro. Selene (pronunciato “Seline”) è una vampira guerriera, una tipa davvero tosta e ben poco incline a qualsiasi vezzo di corte, ad abiti femminili ed ancora meno a riposarsi un po’ ogni tanto. Per lei la battaglia è una cosa personale, perché i licantropi le hanno distrutto la famiglia e fu solo un vampiro a salvarle la vita, anzi a dargliene una nuova, parecchio tempo fa. Ma licantropi hanno un piano ed un umano da catturare ad ogni costo, perché? Cosa cercano nel sangue di un tale chiamato Michael Corvin, un giovane dottore internista all’ospedale? Selene non sa darci pace e decide di dargli a sua volta la caccia, perché se è importante per Lycan, figurati per la sua specie. Così a pochi giorni da una cerimonia fondamentale per loro, mentre si avvicina la luna piena (che per i Lycan ormai non è più un problema, si trasformano quando gli pare), Selene comincia a scoprire un mondo che le era più sconosciuto di quanto credesse e che la realtà è ben diversa da come le è stata raccontata. “Underworld” è la storia di due popoli in lotta che non sanno nemmeno più come tutto è cominciato, di false verità, è una lotta di classe, in cui i vampiri sono il ceto superiore ed i lupi la plebe, dove i cattivi non stanno dalla parte giusta e dove forse noi abbiamo scelto quella sbagliata. Ed anche Selene. Più cupo di “Blade 2”, con combattimenti più realistici ma non per questo meno entusiasmanti di “Matrix”, ha il pregio di creare un mondo a parte, una storia così coinvolgente e verosimile che ti ci immergi immediatamente, parteggi per i buoni, scopri spiacevoli verità ed esattamente come accade nella realtà, scopri quanto le cose possano essere spiacevolmente confuse intorno a te. Kathy Beckynsale crea un personaggio diverso da come ci si aspetta, senza alcuna dolcezza, senza alcun cedimento, forte, decisa, farebbe impressiona anche a Blade. Solo che lui ben difficilmente vedrà crollare le sue certezze. Ma se nel personaggio di lei e nel mondo che la circonda risiede l’originalità della storia, è anche vero che tutti i comprimari hanno ruolo fondamentale,dove i capi riconosciuti possono essere dei vigliacchi e degli infingardi, ma sanno più cose di quanto tu ne sappia, dove i cattivissimi forse sono le vittime e dove un cerchio aperto 14 secoli fa, attende di essere chiuso. Rimarremo senza certezze certo, ma anche più liberi e consapevoli, pronti ad affrontare i pericoli che verranno, perché adesso sappiamo dove si trova la verità e per quanto difficile possa essere, cercheremo di dare un senso al nostro mondo. Selena tornerà a trovarci, la sua storia ha coinvolto un sacco di persone nella stagione passata e già altre due puntate sono in cantiere. E noi non vediamo loro di rivederla e combattere con lei. Voto 8+
martedì 24 febbraio 2004
Nuove news!
Uno dei film più particolari di prossima uscita negli usa è “Secret Window”, basato su un racconto (si fa x dire, erano quasi duecento pagine) presente in “Quattro dopo mezzanotte” ovvero “Finestra segreta, giardino segreto” (un titolo che ha più attinenza con la storia di quanto si creda), un libro composto da quattro racconti lunghi, un po’ come era successo con “Stagioni diverse”. La regia e la sceneggiatura sono di David Koepp, che come sceneggiatore è ormai un mito assoluto (basti pensare che è sua la sceneggiatura di “Alien”) ma come regista è alquanto eclettico, suo infatti è il film “Echi mortali” (Stir of echoes) con Kevin Bacon di qualche anno fa. Le particolarità sono due, innanzitutto la storia, nel racconto originale alquanto cupa e terrificante, che parla di uno scrittore in ritiro nel suo cottage isolato in montagna, che riceve la visita di uno sconosciuto, il quale lo accusa di avergli rubato un romanzo. Esattamente il romanzo che tempo addietro diede il successo al protagonista. Ma questo è solo l’inizio di una storia dai contorni da incubo, con una conclusione che all’epoca (quando uscì il racconto cioè) era assolutamente sconvolgente. Intendiamoci, sconvolgente lo è ancora adesso, solo che nel frattempo sono usciti un paio di film (e non vi dirò quali perché rivelerei troppo) che hanno virtualmente anticipato quella storia, col risultato che, temo, vedendo il film di prossima uscita verrà fatto il paragone al contrario. Ma non aggiungo altro, la storia è davvero spaventosa e non risparmia i momenti cruenti, inoltre l’altra particolarità è data dall’attore protagonista. Ad incarnare il personaggio dello scrittore perseguitato ci sarà nientemeno che Johhny Depp, che sta vivendo un meritatissimo stato di grazia in questo periodo e che, onestamente, non riesco proprio ad immaginare in quel ruolo. D’altronde capisco invece benissimo perché ci tenesse tanto ad interpretarlo eh eh eh… In ogni caso, se amate il re dell’horror (nonché grandissimo autore in generale), se sapete sopportare delle atmosfera che più cupe non si può, allora preparatevi, molto presto anche da noi qualcuno aprirà la vostra finestra segreta…
Buone notizie anche per i fans (come me) di Tomb Raider. Uno dei produttori della serie ha dichiarato che il film in tutto il mondo ha fa il notevole incasso di 156 milioni di dollari, rendendo molto probabile una terza e forse ultima puntata. Non vedo l’ora di rivedere Angelina Jolie nei panni della mitica Lara!
Altro film che mi suona alquanto improbabile è il remake di “Quella sporca ultima meta”. Ve lo ricordate? Era la storia di una partita di football tra i prigionieri di un carcere e le loro guardie, queste ultime guidate dal sadico direttore del carcere, i primi dall’allora star Burt Reynolds (parliamo dei primi anni settanta). Ora, il film, ambientato ai giorni nostri verrà prodotto ed interpretato da Adam Sandler e diretto dal regista di “Terapia d’urto”. Cosa ci dovremo aspettare? Una versione comica della storia o la svolta drammatica di Sandler?
E per oggi è tutto, ciao e a presto. Leo
giovedì 19 febbraio 2004
La giuria: burattini e burattinai Non rassicurate voi stessi dicendo che in fondo si parla di giustizia americana, perché quello che viene così perfettamente e tragicamente rappresentato in questo film è lo svilimento del concetto stesso di “giustizia” in un mondo in cui la manipolazione trasforma le vittime in pallide figure sullo sfondo, destinate a perdere due volte la loro dignità, ed i colpevoli nei protagonisti di uno show televisivo dove si trasformano, paradossalmente ed orrorificamente, in vincenti. E queste cose non succedono solo dall’altra parte dell’atlantico, vero? Basta travisare gli eventi, falsificare la realtà, sminuire o corrompere le persone che la giustizia dovrebbero applicarla x semplicemente alterare la realtà e far scomparire ogni forma di giustizia, per l’appunto. E così abbiamo, nel film, degli specialisti nel selezionare le giurie, il che significa distruggerne la privacy, ricattarle, cercare i punti deboli. Abbiamo avvocati che vogliono vincere, senza alcun interesse per la verità dei fatti (termine ormai caduto in disuso no?). abbiamo vittime stritolate da un ingranaggio che ha dimenticato, se mai lo ha saputo, cos’è la dignità umana. Meglio, molto meglio concentrarsi su quella dei colpevoli, che vanno ripuliti e trasformati in vittime della circostanza. Tutti burattini e burattinai, l’uno con l’altro, senza soluzione di continuità, in una storia drammatica e con un ritmo incessante, dove non è possibile capire le motivazioni dei personaggi, dove prevale l’interesse, in cui emerge la figura inquietante del personaggio di Gene Hackman che, se fosse necessario, dimostra di essere un attore al livello dei grandi del nostro tempo, grande manipolatore e manipolato, insensibile, che non vede persone ma oggetti, a cui non interessa la realtà ma la vittoria, anche se significa una volta di più dimostrare che i grandi industriali non si possono toccare, che la giustizia è uguale per quelli che non se la possono permettere, x gli altri c’è la versione de-luxe. In tutto ciò brilla la coppia John Cusak – Rachel Weis, di rara intensità e ambiguità i cui moventi risultano oscuri fino in fondo, quando si rivelerà la vera faccia del mondo in cui viviamo. Come immagino saprete, rispetto al romanzo di john grisham da cui è tratto, la base è stata cambiata, non più la lobby del fumo ma quella delle armi, il che dona alla storia una nota drammatica più forte ed un dibattito molto sentito. Con gran coraggio da parte di chi si è imbarcato in un viaggio così rischioso. Ma è nella battuta di culto del film che risiede tutto il senso della storia, pronunciata da Gene Hackman in uno squallido bagno del palazzo di giustizia, una frase semplice eppure letale: “Io me ne sbatto, me ne sono sempre sbattuto. E dormo benissimo la notte”. Non so voi, ma io ho avuto i brividi. Voto 8+
“La leggenda degli uomini straordinari”, in dvd uno dei film sconfitti della stagione passata arriva finalmente in dvd e si rivela una grande sorpresa. Basato su un fumetto, termine sostituito ultimamente da “romanzo grafico” (ma per favore!) forse perché nobilita più di quanto non sia necessario (sappiate che “romanzi grafici” erano anche “from hell- la leggenda di jack lo squartatore” ed “era mio padre” ovvero “road to perdition”, con Tom Hanks), parte dal presupposto che tutti i personaggi dei romanzi ottocenteschi, quelli più di genere, siano in realtà reali e che vengano radunati in caso di necessità x affrontare incredibili complotti che mettono a rischio, come sempre, tutto il mondo. Così accade che nel 1899 si realizzi l’incontro tra alcuni dei personaggi più famosi della letteratura, ovvero il dottor Jeckyll e la sua controparte, l’uomo invisibile, dorian gray (ed il suo ritratto), il capitano Nemo, che finalmente ridiventa di origine indiana come era nelle intenzioni dell’autore, Mina Arcker, direttamente dal Dracula di Bram Stoker, Tom Sawyer, cresciuto e diventato agente segreto e soprattutto, Allan Quatermain, impersonato da Sean Connery (qui anche nelle vesti di produttore), protagonista di una lunga serie di avventure romanzesche. La “lega”, come recita il titolo originale (comprensibile che sia stato cambiato da noi!) è così pronta per affrontare questa nuova minaccia, che si presenta da sola all’inizio del film. Ma non tutto è come sembra, non tutti sono così buoni e non tutti così cattivi come la loro immagine suggerisce. E tra una scena di rara spettacolarità, (come la sequenza ambientata in una Venezia di fantasia, ma persino migliore di quella vera) e l’altra c’è anche il tempo per dei vero colpi di scena, per esternare le psicosi dei personaggi, i loro lati oscuri che combattono con quelli positivi. Mina Harker è bellissima ed inquietante ma ti faresti volentieri vampirizzare da lei, l’uomo invisibile è la controparte comica e Dorian Gray ha un grosso difetto, nella realtà è il felice compagno della Dea Charlize Theron. Imperdonabile. Gli effetti speciali sono allo stato dell’arte, le trovate visive sono visionarie e la “nemomobile” diventa l’irraggiungibile oggetto del desiderio di chiunque, pure il mio! Se poi pensate che tutti gli scenari sono stati ricostruiti in grandezza naturale per una lunghezza di 250 metri, che gli attori hanno dovuto sottoporsi ad ore ed ore di trucco che poi sembra reale, avrete un’idea di quanto impegnativa sia stata questa produzione, oltretutto toccata da non poche difficoltà. Dopo la costruzione della scenografie, all’aperto, nella repubblica Ceca (se non ricordo male), un allagamento ha bloccato le riprese per due settimane e costretto poi a ricostruire quasi tutto, eppure viste sullo schermo sono semplicemente magnifiche e magnificamente pronte per essere distrutte. Preparatevi a folli inseguimenti. Preparatevi a combattimenti vorticosi, preparatevi ad un grande divertimento, paragonabile alla saga della Mummia. E lasciatevi andare per una volta, vi farà bene. Voto 8+ Le News Un progetto folle ed ambizioso sta per vedere la luce, ebbene si, nel 2005 nascerà il film, con attori in carne e ossa…dei Simpson! E sono proprio i creatori della serie ad avere messo in cantiere la produzioni, mettendo già al lavoro ben sette degli sceneggiatori storici della serie per dare anima e corpo ai personaggi più amati della televisione moderna, che siano cartoon o meno. È ancora presto per sapere chi ci sarà alla regia (compito ben difficile per chiunque sarà chiamato) e ancor di più per sapere che incarnerà Homer e Bart, ma la notizia è confermata, per cui attendete le prossime news, un po’ alla volta il film prenderà vita!
Ed un altro remake, che mi attrae non poco, è in arrivo. Nientemeno che il mitico “distretto 13” di dell’altrettanto mitico (e per ora un po’ sbiadito) John Carpenter, uno dei suoi primissimi film, dove si narrava di un distretto di polizia preso d’assalto in una notte senza respiro in un quartiere dei peggiori, quando un capomafia mi veniva imprigionato. Atmosfere cupe e buie, cadaveri che sparivano, il mondo che sprofondava nel caos, argomento privilegiato del grande John. Questa volta toccherà ad Ethan Hawke affrontare gli attacchi mentre il pericoloso boss avrà il volto di Lawrence Fishbourne, finalmente libero da Matrix (si fa per dire, non sto rivelando come finisce la saga!). L’ambientazione sarà attuale ed il regista lo sconosciuto Jean Francoise Richet, che malgrado il nome dirige una produzione americana.
Mentre il 4° Indiana Jones si ferma di nuovo. A quanto pare malgrado tutto fosse pronto è stato proprio Gorge Lucas a non essere soddisfatto della nuova sceneggiatura, rimettendo al lavoro Frank Darabont, già regista dei bellissimi “le ali della libertà” ed “il miglio verde”, nonché sceneggiatore di grande talento ed autore dei capitoli precedenti sulla base delle storie create dalla coppia di Dei Lucas-Spielberg. E proprio quest’ ultimo potrebbe avere un problema. Lo slittamento delle riprese fa si che si vada ad incastrare con altri suoi progetti, mettendone in pericolo la presenza sulla sedia del regista. Avremo un Indy senza Spielberg? Santo cielo, spero di no!
Altri due progetti in pericolo sono i lungamente attesi “Mad Max 4” ed “Arma letale 5”, di cui ormai si parla da anni. Qui la causa è Mel Gibson, il quale ha dichiarato che i tempi si stanno facendo così lunghi che ormai si sente vecchio per fare film d’azione. Del resto è mio parere che il suo osteggiatissimo prossimo film, ovvero “the passion”, in cui racconta (di nuovo!) le ultime ore di vita di tale gesù cristo, tutto recitato in aramaico (non sto scherzando, non ne ho mai parlato perché a me ‘sto film mi pare una stronzata) e tacciato di antisemitismo, sarà un tale buco nell’acqua da farlo tornare di corsa a casa di Martin Riggs.
La notte degli idioti viventi Il cinema ha sempre avuto un pelo sullo stomaco pazzesco e troppo spesso ha accolto in famiglia dei veri e propri idioti pronti a rovinarne ancora un po’ l’immagine. È il caso di un terzetto di orrendi cantantini pop che non vedono l’ora di rovinare un film per dimostrare le loro capacità recitative, più o meno paragonabili cessò, a Lessie. Così avremo Justin Timberlake che rovinerà il film “Edison”, un thriller con nientemeno che Morgan Freeman e Kevin Spacey, in cui, dice lui, avrò un ruolo piccolo ma fondamentale. Forse vuol dire che finirà nelle fondamenta di un palazzo. Poi ci sarà Beyoncè Knowles, che ha il valore aggiunto di saper rappresentare l’ignoranza che diventa arroganza. La settimana scorsa aveva sparato ai quattro venti che lei avrebbe interpretato Lois Lane nel prossimo attesissimo “Superman”, ma la produzione ha poi negato alla velocità della luce. Questo però non le sta impedendo di cercare altri copioni di affondare. Ed infine c’è il perfetto cretino che risponde al nome di Andrè 3000, ovvero l’autore di quel “prodigio” di canzone che è “Ehy Ya”, degli outkast (un nome una garanzia). Avete presente? La passano solo 12000 volte al giorno, a volte vorrei chiamare un’esorcista. Ecco lui dovrebbe comparire in un film con Harrison Ford, di cui ancora non si sa il titolo. Ma il non plus ultra è dato da Alicia Keys, che ha dichiarato di voler seguire sia la strada della narrativa (cioè mettere il suo nome in cima ad un romanzo) che quella del cinema e sta “valutando dei copioni”. Ok, adesso è tutto chiaro, la fine del mondo è vicina!
Ma preferisco chiudere in bellezza, parlandovi dell’imminente, negli Usa, “Sky Captain and the world of tomorrow” superfilmone che rientra nella strana categoria della retrofantascienza, ovvero la SF ambientata nel passato, in questo caso gli anni ’30. periodo in cui la giornalista Gwyneth Paltrow, con un look stupendo degno di quel periodo, si trova ad indagare sulla scomparsa di molti famosi scienziati dietro le quali si nasconde il classico genio del male che vuole distruggere il mondo. Ad aiutarla arriverà l’eroe del titolo, ovvero “Sky Captain”, che avrà il volto di Jude Law, astro sempre più in ascesa dopo l’uscita di “Ritorno a Cold Mountain”, e poi la sempre magnifica Angelina Jolie, qui in una veste del tutto singolare, look militaresco, benda sull’occhio ed al comando di uno squadrone tutto al femminile. Il film ha un’atmosfera ricca di fascino e sarà ricco di azione con un pizzico di romanticismo. come dicevo, un filmone! Ciao e a presto!
mercoledì 11 febbraio 2004
Il mondo del cinema è uno degli ambienti più dinamici che esistano, per conoscere le ultime tendenze e ciò che ci aspetta di vedere al cinema leggete qui di seguito le NEWS di Leo .... Si va sempre più definendo il cast dell’attesissimo sequel di quel mito che è “ti presento i miei”. finalmente sappiamo chi saranno i genitori di Ben Stiller che si incontreranno/scontreranno con il bulldozer De Niro e lo scontro si preannuncia scintillante, infatti se è già confermato che nel ruolo del padre vedremo nientemeno che Dustin Hoffmann (finalmente tornato alla grande a recitare), pare che il desiderio di Stiller di vedere nei panni della madre la mitica Barbara Streisand possa diventare realtà, o quantomeno lei sta leggendo con interesse la sceneggiatura. Come recitava il titolo di un film degli anni ottanta “questa non sarà una vacanza, sarà una guerra!”
Uno strano terzetto si è appena composto per dare vita ad un ancora più strano progetto: I nomi sono: Martin Scorsese, che non ha bisogno di presentazioni (vero?), Dean Koontz, famoso scrittore horror americano (anche se solo una copia sbiadita del grande Stephen King) ed il regista Marcus Nispel, che l’anno scorso aveva portato al successo il remake di “Non aprite quella porta”. Il progetto è: Frankenstein! Voi vi chiederete, cosa ne potrà venire fuori da una siffatta unione? Beh, quello che veniva fuori anche nella storia originale, un mostro! Questa volta però la storia verrà ambientata (sai che novità) ai giorni nostri, in una miniserie televisiva che potrebbe dare luogo ad un vero e proprio telefilm se dovesse andare bene. L’idea? Il caro dottor Frankenstein ed il suo mostro sono ancora vivi (si proprio quelli originali), abitano a Seattle (sarà ideale per il tempo immagino) e su di loro indagheranno un paio di poliziotti che devono scoprire cosa si nasconde dietro strani esperimenti compiuti dal suddetto dottore. Come dire “il lupo cambia il pelo…” solo che a quanto pare la sua prima creatura si ritroverà ad aiutare i protagonisti nel combattere i piani folli dello scienziato. Interessante no? Speriamo di avere modo di vederlo anche qui da noi.
“Il signore e la signora Smith” invece sono una tranquilla e parecchio annoiata coppia di sposi che probabilmente ha ormai visto spegnersi il fuoco della passione, salvo scoprire che non solo entrambi sono Killer professionisti, ma che sono stati appena incaricati di accopparsi a vicenda, ovviamente ignari dell’occupazione del/della consorte. La “happy family” sarà composta da una coppia mica male, visto che il signor Smith avrà il volto di Brad Pitt mentre milady sarà illuminata dallo splendido viso di Angelina Jolie (Grazie Signore!). dietro la macchina da presa il giovane ma già notevole Doug Liman che di recente aveva dato nuova vita a “The Bourne Identity”. Ah, le gioie del matrimonio!
Progetto sospettosamente simile è invece “Shadow boxer”, dove ancora non abbiamo nomi di attori o registi, ma la trama si: matrigna e figliastro conducono la loro tranquilla vita di (ancora) killer professionisti, nonché di coppia a tutti gli effetti (ehi, ho detto matrigna e figliastro, non vi scandalizzate!), almeno finchè non salta fuori un altro killer, incaricato di farli fuori. L’idea suona strana, ma non ci ricorda troppo le righe precedenti?
Se invece siete nostalgici degli anni ottanta, periodo in cui avevate 16 anni, sognavate in grande e vedevate un mucchio di telefilm di cui ancora oggi parlate con gli amici in un tono che ricorda un po’ troppo “il grande freddo”, in pratica se siete me, allora accoglierete con piacere la notizia che negli Usa stanno preparando una “reunion” televisiva, come va molto di moda da quelle parti. In questo caso a rivedere la luce sarà addirittura la serie “Genitori in blue jeans”, che vedrà tornare tutto il cast originale (ne hanno fatta di strada eh? :-) e seguirà i figli cresciuti alle prese con la loro nuova vita ed i genitori sempre onnipresenti. Ve lo ricordate? Il giovane protagonista si chiamava Kirk Cameron ed era una specie di Micheal j. Fox, infatti la serie assomigliava non poco a quella originale con il suddetto attore (ma non chiedetemi come si intitolava questa).
Ciliegina sulla torta, scopriamo con piacere il ritorno del grande Terry Gilliam, autore di “Brazil”, “la leggenda del re pescatore” (di cui è stata appena fatta una splendida versione teatrale ad opera del regista Alessandro Felisi) e “l’esercito delle dodici scimmie” veri capolavori del cinema che ci hanno regalato grandi emozioni (roba che il SDA se lo scorda), seguiti dal completamente inutili “paura e delirio a Las Vegas” che aveva offuscato un po’ la sua stella. Ora Gilliam torna alla grande con “The Brothers Grimm” che non è come potrebbe sembrare, la biografia dei celebri autori di fiabe, o almeno non lo è in termini tradizionali ma in quelli più visionari del regista, che ci racconterà la storia dei due fratelli, interpretati da Matt Damon e Heath Ledger (avete presente “il destino di un cavaliere”? è anche il fortunato compagno di Naomi Watts, la protagonista di “The ring” e dell’attuale “21 grammi”, beato lui). I nostri attraverseranno l’Europa napoleonica offrendosi di affrontare mostri inesistenti, almeno fino a quando non verranno dal suddetto imperatore che darà loro l’incarico di scoprire dietro oscuri fatti avvenuti in una foresta oscura o in alternativa scoprire le comodità della Bastiglia e come viene bene la barba fatta con la ghigliottina. Che bello poter scegliere eh? :-) E per ora vi saluto, a presto con nuove ed esaltanti avventure!
venerdì 6 febbraio 2004
L’ultimo samurai quello che eravamo e quello che siamo Prima o dopo l’esservi fatti rimbambire da quella grossa baggianata infantile che è il signore degli anelli parte 3° “La noia colpisce ancora”, dopo che ve ne sarete usciti con un’oscenità del tipo “il signore degli anelli è il più bel film di tutti i tempi” (su Marte di sicuro ed anche lì Spirit è crepato di noia al solo pensiero), dopo infine aver lodato il pupazzo in computer grafica più ridicolo dell’anno dicendo “non ho mai visto niente del genere” (neanche io, vi assicuro) ovvero tale Gollum, fate un piacere a voi stessi ed alla vostra anima vessata da siffatta scemata e provate a vedere un autentico esempio di grande cinema, di forza narrativa (per quelli a cui è piaciuto il SDA, il termine “narrazione” richiede la presenza di una trama un po’ più articolata di “ un nano peloso deve buttare un anello in un vulcano”) e di autentica recitazione. L’ultimo samurai ha una scrittura dalle tinte forti, intinto nelle emozioni più profonde, nell’inconscio di chi ancora si chiede se esiste un senso in quello che facciamo, di chi si chiede se proprio questa sia la strada giusta che il mondo doveva percorrere. Il film racconta la sua storia fin dalla prima inquadratura, un Tom Cruise accasciato su una sedia in un retroscena polveroso, nei suoi occhi tutto il sapore della sconfitta, nella sua postura il desiderio di non dover più fare un singolo passo. Basterebbe questa sola inquadratura a far entrare nella storia questo film, perché più che un’immagine è un dipinto, come lo sarà ogni scena che vedremo, tratteggiata con colori scuri, densi, accesi, cupi, colori che da soli ci raccontano una storia, una realtà più drammatica di qualsiasi parola. Più di quanto avesse fatto Kubrick con “Barry Lindon”, formalmente perfetto ma come tutte le sue opere del tutto privo di qualsiasi emozione, questo film è composto di quadri viventi, ma in senso letterale, ognuno di essi comunica emozioni forti, terribili, ti fa pensare che forse c’è davvero qualcosa oltre la banalità della vita, che poi sia la morte o la redenzione lo scopriremo solo alla fine, forse. Il regista Edward Zwick ci aveva donato negli anni novanta un altro capolavoro, quel “Glory” che avrebbe fatto vincere un Oscar all’allora sconosciuto Denzel Washington, un grande film epico (epico per davvero, quanto può esserlo la battaglia del singolo contro le avversità di una vita più forte di lui) ambientato durante la guerra di secessione e “Vento di passioni” con Brad Pitt ed Anthony Hopkins, un’altra storia drammatica e malinconica che, insieme alla sua ultima opera compongono un’ ideale trilogia, un trattato drammatico ed intenso su cosa vuol dire “vivere”, sui compromessi che il futuro comporta rispetto agli ideali e sul loro inevitabile crollo. Certo, i samurai che nel film non desiderano altro che tenere vive le loro tradizioni sono ovviamente figli di un passato che non può durare, ma il vero punto del film è che l’avvenire è rappresentato da un giovane imperatore che deve ammettere di essere solo un burattino nelle mani dei politici e da quei cannoni, da quelle armi così moderne, così “perfette” come mezzi di distruzione di massa, da porsi come confine da ciò che eravamo e ciò che stiamo per diventare. E tutto è racchiuso nello sguardo sempre più terreo di un ufficiale dell’esercito giapponese mentre osserva i samurai fedeli alle loro usanze, coraggiosi combattenti una guerra persa in partenza, venire cancellati dalla storia dalla fredda, lucida e mostruosa mitragliatrice che ha al suo fianco. Quello che vede lui e che vediamo anche noi è semplice e terribile: certo quello che sta scomparendo sul campo di battaglia è il passato, ma se questo è il futuro, non abbiamo niente di cui rallegrarci. Voto 9
Mona Lisa Smile Sottotitolo: un quieto orrore. Ambientato a cavallo tra il 1953 ed il 54, esattamente nello stesso periodo in cui il film è uscito nelle sale (tra natale e gennaio in pratica), parallelo non casuale, nato per creare un parallelo tra i due periodi, il film racconta la storia “di una persona che voleva fare la differenza”, come viene detto all’inizio del film, ma ancora di più parla dello scontro tra gli ideali e le rigide ed ipocrite regole della società, che sia quella di 50 anni fa o quella odierna non ha importanza, scontro destinato ad una sconfitta. Avete notato anche voi il parallelo? Se ne “L’ultimo samurai” si parla della perdita dei valori che definivano un mondo, cui si parla dell’impossibilità di cambiare le cose, dell’immane differenza tra ideale di reale, dove con il secondo termine si definisce un mondo dove gli unici valori sono il conformismo, la cancellazione delle identità, l’aderenza ostinata alle regole che porta all’attacco di qualsiasi forma di “pensiero libero” o più semplicemente, di individualismo. Ed è questo il primo impatto della sempre bravissima Julia Roberts con il mondo accademico in cui va ad insegnare: un’intera scolaresca femminile capace di imparare a memoria interi libri di testo ma assolutamente incapaci di capire cosa c’è scritto, del tutto disinteressate a capirlo e, quel che è peggio, incapaci di pensare con la loro testa. Perché un conto è sapere la data di nascita e morte di Van Gogh o la descrizione pedissequa di un suo dipinto, altra cosa è definire ciò che il quadro ti comunica, perché questo significa andare a vedere le proprie emozioni, i propri pensieri. Ed andare in quell’angolo può essere spiacevole, potresti scoprire cose di te che non ti piacciono, ad esempio che hai paura di vivere e che preferisci nasconderti nell’oblio delle regole prestabilite. Nella fattispecie, quelle di una società che dice: - sposati - fai figli - fatti una casa - prepara la cena - sorridi
vi sembra davvero così lontana nel tempo? Nel film il personaggio di Julia Roberts, intenso, forte e fragile insieme, è lo specchio in cui volenti o nolenti le giovani menti si ritrovano a specchiarsi, in cui tutta la sonnolenta cittadina si ritrova a scoprire sé stessa ed i suoi errori e quindi a rifiutarli con rabbia, accanendosi contro chi quegli errori glieli ha fatti notare. Supportata da un cast di giovani ma già conosciute attrici, tra cui spicca la bravissima Meggy Gyllenhall (sa il cielo se si scrive così!), capaci di dare vita e intensità ai diversi e speculari personaggi del film e da un cast di comprimari che creano alla perfezione questo mondo che si scopre così povero di emozioni (su tutti splende il personaggio della proprietaria della casa in cui Julia Roberts va a vivere, in fuga dalla sua vita attraverso serate trascorse davanti alla tv ed a corsi di “Bon ton” per giovani mogli), quello che ci viene raccontato è che, tragicamente, non puoi cambiare le persone se loro non vogliono cambiare e non puoi cambiare le regole, perché saranno loro a cambiare te. A quel punto puoi solo scegliere, arrenderti o fuggire, in cerca di una tua dimensione, per quanto difficile sia. Certo le tue parole non andranno del tutto sprecate cara Julia, ma sai altrettanto bene che il futuro non si presenta affatto roseo. Voto 8+
sabato 10 gennaio 2004
Alla ricerca di NEMO Alla ricerca di Nemo? Il punto di domanda è d’obbligo dopo la visione di un “cartone animato in computer grafica” afflitto da quello che potremmo definire una forma di schizofrenia narrativa ovvero, una storia che di fatto è diversa da quella che sembra raccontare. Intendiamoci, niente di nuovo sotto il sole, in fondo è così che funziona la narrazione, che sia x immagini o attraverso la parola scritta ed è il motivo di fondo per cui tanto ci appassionano, perché mentre seguiamo…chessò, Luke Skywalker che cerca di riportare la pace nella galassia, in fondo rivediamo qualcosa di noi, della nostra vita o della vita in generale. Una sorta di messaggio insomma che ci aiuta a capire meglio ‘sto mondo assurdo in cui viviamo. Quando cominciano i problemi? Quando una storia fa di tutto per farti ridere in un contesto fondamentalmente drammatico e soprattutto quando questa drammaticità è alquanto esasperata in un classico clichè disneyano. Mi spiego meglio, ma tenete presente che per farlo dovrò anticipare alcuni momenti della storia, per cui se ancora non avete il film, vi consiglio di rinviare la lettura fino a quel momento: All’inizio del film, tanto per cambiare, la mamma del supposto piccolo protagonista defunge e già che ci si trova lo fa insieme con tutti e ventimila (o quanti sono) i suoi futuri pargoli ancora in forma di uova (di pesce of course). Se ne salva solo uno, che però cresce con una pinna atrofica, ovvero più piccola dell’altra, il che non sarebbe un problema ma anzi un ottimo modo per insegnare ai bambini ad accettare come normale qualsiasi persona si incontri indipendentemente dal suo stato fisico. Il problema risiede nel padre del protagonista, che è il vero centro e motore della storia, perché quello che seguiamo per quasi tutto il tempo è di fatto un padre depresso e superprotettivo, ma parecchio! Quindi, dopo questo preambolo cosa c’è di meglio se non il classico scontro generazionale/sfida padre figlio? La scomparsa del figlioletto che ha voluto andare contro le restrizioni del genitore (sicuramente un gran rompipalle in questo caso). E siamo solo nei primi dieci minuti di film! In tutto questo c’è ovviamente un colorito e surreale mondo sottomarino dove appare evidente che non c’è nessuno sano di mente ma dove sembra essere stato fatto uno sforzo titanico per rendere divertente una situazione drammatica. Per cui una quantità di pesci caratterizzati in modo buffo ed una buffa quanto reale metafora della vita fuori dall’acqua (cioè la nostra). Da qui mentre seguiamo in parallelo le vicende di padre e figlio (decisamente sbilanciati sul padre ma del resto Nemo si trova dentro un acquario, non è che ci si possa inventare più di tanto), quello che vediamo è una serie pressochè interminabile di eventi drammatici che accadono una un personaggio incline a profonde depressioni che arriva quasi alla catatonia. Evviva evviva. Dentro l’acquario la situazione non cambia di molto, perché gli altri pesci pur di sopravvivere alla “prigionia” si sono inventati ogni sorta di bizzarra cerimonia di iniziazione si possa immaginare o sono semplicemente andati fuori di testa (vedi la stella marina che crede di avere una sorella vedendo il suo riflesso nel vetro). Quando poi arriva l’attesa riunione di famiglia ci troviamo davanti alla 700° scena drammatica in cui il povero Nemo deve pure chiedere scusa al padre che sembra in punto di morte, così almeno tutti i bambini in sala imparano subito il concetto di senso di colpa e che non bisogna mai disubbidire ai propri genitori, anche quando sono fuori di testa. Però. Ad alleggerire le situazioni cerca di provvedere lo straordinario personaggio della pesciolina senza memoria su cui grava tutto il peso delle situazioni comiche del film e i vari incontri che padre e pesciolina (non mi ricordo un nome che sia uno, scusate) fanno lungo il loro viaggio, che raggiunge il suo apice con il personaggio della tartaruga, che vi lascerà a futura memoria l’intercalare più divertente di tutto il film, “ciao bbbello!” Cosa è successo? La Pixar ci aveva regalato in passato gioiellini come “Toy story” “A bug’s life” e “monster inc.”, dove erano la fantasia e l’immaginazione, unita ad un pizzico di follia creativa a farla da padrone, senza per questo essere meno intelligenti o peccando di un qualche recondito significato. Il problema, secondo me, è che questo è prima un cartoon disney e poi un film della Pixar, quasi un lavoro su commissione dove il committente ha pesato più del solito, stravolgendo quel mondo perfetto che era stato creato. Perché? Forse il motivo può essere visto nell’insuccesso delle ultime produzioni “classiche” della Disney, come lo sfortunato “Pianeta del tesoro”, di fatto una delle produzioni più intelligenti ed innovative della gloriosa casa di produzione, che aveva avuto solo la sfiga di uscire insieme ad un paio di filmetti quali “Harry Potter” e “Il signore degli anelli” e più recentemente il da noi inedito “Brother bear” scomparso piuttosto in fretta dalle classifiche cinematografiche USA senza lasciare tracce. Questo deve aver portato la casa delle idee ad una veloce ricerca di un nuovo modo di porsi e di riflesso ad essere più invasiva nel settore dei film in CG che fino ad allora aveva solo prodotto lasciando più libertà creativa ai geni della Pixar. Intendiamoci, “alla ricerca di Nemo” è stato negli usa l’unico altro film, insieme con “La maledizione della prima luna” ad aver raggiunto i 300 milioni di dollari di incasso quando tutti gli altri successi annunciati non superavano il tetto dei 100 (che non è bello quando ne hai spesi 150, vedi “Hulk”), ma permettetemi di dire, che preferisco la follia geniale del film di pirati alla superflua drammaticità di Nemo, che avrebbe meritato un miglior bilanciamento dei toni. Cara Disney, riprova sarai più fortunata. Voto 6+
Master and Commander Si trova all’inizio del film, nelle primissime inquadrature, il vero senso del nuovo grande film di Peter Weir. Una nave immersa nel buio di una notte che sta finendo, il silenzio, l’equipaggio che dorme, personaggi silenziosi che finiscono il loro turno su, in cima alle gigantesche vele, il cuoco che prepara la colazione, i marinai che prendono i loro posti senza clamore, come uno di noi che si alza e va a lavorare. La trama, in un modo che per me è geniale, viene raccontata sullo schermo in poche parole, è il 1807 e la nave da guerra inglese “Surprise” ha come ordine di trovare ed affondare l’avversaria francese “Acheron”, che sta facendo dei grandi danni da qualche parte nell’oceano. Tutto qui, non si vede la base, non si vedono superiori o la consegna degli ordini, nessuna urgenza militaresca, soltanto un gruppo di persone, noi ed il mare. La realtà è lì da qualche parte ma la nostra vita è qui, in tutta la sua quieta assurdità. Ci alziamo, ci arrangiamo una colazione, saltiamo da una parte all’altra del nostro piccolo mondo, viviamo in una parola, poi arriva il momento dello scontro con le difficoltà, con i piccoli e grandi casini che fanno parte della nostra vita e dopo si torna alla vita di tutti i giorni, se si è sopravvissuti ovviamente. Intanto un marinaio ripara una fiancata, ricostruisce la splendida sirena che adorna la nave, qualcuno rattoppa ciò che c’è da rattoppare, cose o persone che siano. Nel frattempo ci dedichiamo ai nostri hobby, la musica ad esempio o inseguiamo un sogno che sembra impossibile ma che da un senso alle nostre vite. La “Acheron” è Moby Dick ed il capitano della “Surprise”, un grande Russell Crowe, è un Achab che la segue non perché ne è ossessionato, ma solo perché è il suo lavoro e perché è incuriosito da questa nave così sfuggente che sembra un fantasma. Il fantasma del senso della vita? chi può dirlo. Noi andiamo avanti, poi si vedrà. Potrei andare avanti con questa recensione ma non potrei spiegare meglio di così quello che è il film di battaglie marine più poetico e filosofico che si sia visto. Niente giudizi, niente spiegazioni, la nostra strada è laggiù all’orizzonte e noi la seguiamo, tranquillamente, surrealmente, in attesa di vedere cosa succederà la prossima volta. Voto 8
Le news del 2004
L’anno che sta arrivando è bello che arrivato e già che c’era ci ha portato un paio di novità, magari un po’ assurde: come ad esempio che Luc Bessòn, il geniale regista dei non dimenticati “Leon” e “Nikita” e del dimenticabile “Giovanna D’arco”, dopo un periodo (alquanto lungo) in cui si è limitato a produrre scemate ciclopiche quali “Taxxi 1,2,3” “Wasabi” e qualcos’altro che preferisco non ricordare, ha deciso di ritornare alla regia. Con cosa? Ahinoi il seguito di “Leon”, in cui la ragazzina co- protagonista del film Natalie Portman, l’unica sopravvissuta che nel frattempo è diventata la protagonista dei nuovi Guerre Stellari, ritornerà come Killer a sua volta in cerca di vendetta. Ma di chi, se anche il cattivo ci lasciava le penne alla fine del film? Caro Luc, non è che sei a corto di idee?
Dall’altra parte del mare, cioè in Inghilterra, la lotteria sul nome del prossimo attore che indosserà i mitici panni di James Bond ha aggiunto un nuovo candidato, nientemeno che Ewan Mcgregor, che dopo aver acquisito una risonanza mondiale con i nuovi Guerre Stellari (pure lui, malgrado abbia sempre seccato il prossimo dicendo che i film non gli piacevano, un po’ snob inglese no?) adesso pare essere stato inserito nella rosa dei successori, visto che Pierce Borsnan ha già detto che dopo il prossimo film, ancora da girare, passerà la mano. Che poi Mcgregor possa essere un degno successore, questo è ancora da vedere, lui in una intervista si è limitato a dire che “preferisce non credere a queste voci, così come aveva fatto quando si parlava di lui per il nuovo Star wars”. Che sia una implicita conferma?
Ma esistono anche i film che non si fanno più, lo sapevate? Così è sparito l’annunciato “Fantasma delle ragazze del passato”, di cui avevo parlato taaaaaaaanto tempo fa, una commedia romantica con Ben Affleck che si ritrovava ad essere visitato dai “fantasmi” delle ragazze che aveva lasciato in passato in una versione moderna dello Scrooge Dickensiano (e se non lo conoscete vi basta rivedere “SOS fantasmi” con Bill Murray per avere un’idea), film sparito per motivi non meglio dichiarati se non con voci sull’affidabilità commerciale di Affleck dopo il flop bastardamente annunciato dalla stampa di “Gigli” da noi uscito con il titolo senza ritegno di “amore estremo” (mah…), cosa di cui dubito visto che sempre a lui è associabile il successo di “Daredevil” e “Al vertice della tensione”.
E sparisce anche lo spin-off bondiano dedicato al personaggio interpretato da Halle Berry nell’ultimo film della saga di James Bond, quella “Jinx” (sfiga, detto per inciso nel film) che riusciva a tenere testa al mitico agente segreto e da cui sia noi che la splendida Berry ci aspettavamo grandi cose, al punto che, giustamente, l’attrice si è alquanto inc…quando ha avuto la pessima notizia. Peccato, sembrava una buona idea.
E per concludere non ce l’ha fatta neanche Baz Luhrman, il regista del grande “Moulin Rouge”, che doveva portare sullo schermo la vita di Alessandro Magno, in gara con lo stesso personaggio in preparazione da parte di Oliver Stone, due film paralleli insomma. Solo che la perdita di finanziatori essenziali al proseguimento della produzione ha fatto si che naufragasse l’Alessandro che doveva essere interpretato da Leonardo di Caprio in favore di quello che avrà le fattezze di Colin Farrell. E chi sarebbe stato il migliore non lo sapremo mai ahinoi.
Con questo è tutto, vi faccio i miei migliori auguri di un grande 2004 e vi rimando alle prossime notizie di quest’anno nuovo spettacolare! |
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